Toni Comello
L'ho rivisto mercoledi 7 febbraio al Circolo di Via Maccari
In queste ultime settimane Comello si è trattenuto più spesso a Firenze che a Milano, la sede storica del suo Trebbo. Ho avuto modo di incontrarlo presso il notaio Piccinini per la ratifica formale dell'Associazione Passo d'Arno, con la quale si intende dar vita a un teatrino stabile dantesco. Chiunque venga a Firenze dovrà aver modo di incontrarsi con Dante-Toni insieme ai suoi amici che saremmo noi: una dozzina di padrini al battesimo dell'Associazione e tutti coloro che vorranno seguirci in questa avventura. Avremo modo di riparlarne, anche per far qualche proselito-a fra qualcuno di voi.
Ma stare a tavola con Toni, familiarizzare, sentirlo parlare del suo giro d'Italia fatto nel corso di lunghi anni in bicicletta, recitando Dante e Omero in tutti gli angoli del Bel Paese, isole comprese, mentre si sdà senza risparmio e ti regala, tra un piatto di spaghetti e un bicchiere di chianti, la dizione de "I miei fiumi" di Ungaretti, due sonetti del Belli, lo scudo di Achille intarsiato da Vulcano o la ginestra del Leopardi è un grande privilegio. E quando parla di Dante s'illumina. A parte che lo sa tutto a memoria, ma non di cervello, par coeur, col cuore. E ti trasmette l'emozione. Caro Toni, un toast da questo post.
Flash back
...Io dirigevo, a quel tempo, il camping di Milano Marittima. Nel ’53 capitarono lì due giovani che venivano da Milano. A quei tempi non c’era molto a Milano Marittima, per cui, la sera, non si sapeva cosa fare. Ci si trovava assieme dentro al camping, in circolo, a raccontare storielle, barzellette, libri letti, film visti, eccetera. Una sera capita che qualcuno dice una poesia, qualcun altro ne dice un’altra, e così via. Erano recitazioni sul filo della memoria, di quando andavamo a scuola.
A un certo punto, una sera, s’inserisce, nel circolo, uno di questi due giovani di Milano. Recita una poesia (mi pare il Lamento di Garçia Lorca) e capiamo tutti che è un qualcosa di eccezionale, di straordinario, tanta era la capacità di rendere viva e visibile una poesia. Quel giovane era Toni Comello. Le serate si susseguirono, con lui al centro dei nostri interessi poetici. Poi Comello partì.
Nei mesi successivi lessi di lui, casualmente, sul settimanale Epoca, dove si dibatteva fra poeti e studiosi, sul rapporto dizione-poesia. Fu allora che mi resi conto chi era e del suo modo di dire poesia. Mi rimisi in contatto, scrivendogli a Milano, e nell’estate del ’55 ritornò al camping. Si decise allora di fare una serata speciale all’interno del camping. Invitammo anche le autorità di Cervia, fra cui il sindaco Gino Pilandri, il dottor Filippo Luminasi, l’ufficiale sanitario di quel comune, e altri. Facemmo un programma di massima, ignorando che quello era “in nuce” il primo esperimento di ciò che sarebbe divenuto poi.
Il successo quella sera fu esaltante...
(Da un intervista a Walter della Monica)
Nota lessicale: Nella lingua romagnola trebbo significa veglia.
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