Divagazioni casentinesi
E' così che sono diventato socio del Trillo. L'invito di Mariella, sabato scorso alle Lame, non lo potevo eludere. 10€ ed è fatta. Stamani mi ha telefonato, qui a Firenze, per avere il CF e i dati anagrafici. D'altronde ho ancora gli occhi dilatati dalla meraviglia quando penso a quella lunga scorribanda nel cuore delle foreste casentinesi, il luogo inaccessibile agli antichi tagliatori di alberi, per questo rimasto vergine e inviolato,Sassofratino, con Wolfang, cieco nato che salta di fosso in balzo con la sensibilità dei piedi che neppure uno stambecco...(nella foto con zaino e calzini rossi)
Frugando nel sito di Wolfgang ho trovato un racconto di Mariella; è piaciuto a me e a Paola e lo pubblichiamo. Letteratura online.
Una passeggiata di ascolto
per imparare ad usare le maiuscole
Quando qualcuno, una sera di agosto, mi ha proposto di andare a camminare nel bosco, di notte, non mi son sentita troppo entusiasta. A me il bosco di notte fa un po' paura, mi oriento male anche di giorno e nei miei ricordi d'infanzia il buio è sempre stato un ostacolo insidioso, difficile. E poi camminare di notte perchè? Non può bastare camminare di giorno, quando il sentiero è chiaro e si può procedere spediti?
Ho deciso comunque di andare per non essere da meno, incuriosita semmai dalla presenza di altri e dalle attività di Wolfgang, il cui nome è sempre una garanzia.
Siamo partiti sul far della sera, iniziando a camminare dopo un breve saluto, semplice ed essenziale, come semplici ed essenziali sono poi stati i rapporti tra di noi, i passeggiatori notturni, una ventina di persone in tutto, alcuni giovani e altri meno, volti noti e non.
Abbiamo camminato in silenzio, fianco a fianco, prima sulla strada in salita che da Quorle sale verso il bosco e poi sui sentieri che lo costeggiano e lo attraversano. Il buio calava lentamente e la luce si smorzava passo dopo passo. Ci fermavamo ogni tanto, su consiglio di Wolfgang, ad ascoltare rumori e suoni nell'aria tiepida della sera, le voci di un luogo che solo il silenzio rende possibile sentire. Un Silenzio con la maiuscola. Wolfgang da esperto ci aiutava ad ascoltare, conoscere e riconoscere. L'allocco e la ghiandaia, i grilli di campo e quelli di bosco. Il buio migliorava l'Ascolto.
Così, nel silenzio della notte, potevo ascoltare la voce di tutti quegli Esseri che ci circondavano, non visti, protetti dall'ombra e che immaginavo raccolti nelle loro tane, nidi, abitazioni, fermi a riposare e anche loro tesi nell'ascolto dei nostri rumorosi passi e dei nostri strani odori.
Camminando in salita, ma tenendo il passo senza sforzo, cominciavo a riflettere. Sentivo la presenza forte degli Altri. Altri con la maiuscola, che salivano insieme a me, silenziosi sotto il peso dei loro zaini, con i loro passi più o meno spediti, più o meno pesanti. Provavo un gran senso di pace, di calma. Certo, senza di loro non sarei stata lì a godermi la Natura (lettera maiuscola), il bosco, l'aria tiepida, la compagnia. Il Cielo. Un Cielo spalancato sopra di noi che arrivava, nella radura, quasi ai nostri piedi. Lo guardavo di continuo mentre continuavo a salire. Immenso, bello, luminoso. Un Cielo madre capace di abbracciarmi e accogliermi per quel che ero, un cielo uguale per tutti, dimora di angeli custodi e cari defunti, pianeti e satelliti circolanti. Anche il Cielo voleva la maiuscola.
Poi, dentro la tenda indiana, intorno al fuoco, la Condivisione. Abbiamo parlato e mangiato insieme, come a dire che insieme si può fare quasi tutto, superare le sforzo e la fatica, intrattenersi, incoraggiarsi, servirsi, costruire le nostre Storie. Come quella che Wolfgang ci ha raccontato del giovane che cerca e sa dare libertà, con la favola del Pesce d'Oro.
E' venuto dopo però il momento più importante. Per me almeno. Una volta ripartiti, dopo la chiesetta di Loscove e il paesaggio notturno che da lassù si domina, Wolfgang ci ha guidato, ormai padrone della notte e noi totalmente affidati a lui, nel fitto del bosco. Un percorso da sopravvissuti: buche, rami, sassi a ripetizione senza soste. Inutile dire, ormai si procedeva tutti alla cieca e lui, con il suo tono pacato e gentile, capace di godere di ogni cosa, ci sollecitava. Chiudete gli occhi. Mollate il controllo. Affidatevi ai piedi e lasciatevi andare. Ci siamo presi per mano e abbiamo fatto una catena. Una mano avanti a cui affidarsi, una guida, un'altra mano dietro da aiutare.
E' questo il momento che ricordo con più piacere ed è davvero strano perchè a causa del buio non ho immagini nella memoria. Ma ho sensazioni, sentimenti, emozioni: i miei piedi sulla terra più liberi e più forti, il mio corpo stranamente leggero, il gusto di andare avanti, la mano calda dei miei compagni, il loro respiro vicino, la loro premura, la presenza calma di Wolfgang. Tutto questo al buio era più potente e più vero.
Questo viaggio al buio era un po' come la vita. Incerta a tratti, faticosa e difficile. La presenza degli Altri, indispensabile.
Come procedere in certi casi senza mollare? Non ci sono ricette miracolose, solo qualche utile consiglio: affidarsi alle lettere maiuscole, farne tesoro, e magari ascoltare qualche maestro che ci vede, anche al buio, meglio di noi.
Poppi, 21 settembre 2006
di Mariella Maglioni
Bel posto Sassofratino....una foresta da "Gnomi".
RispondiEliminaA presto Guido
Prima o poi dovremo farla una camminata insieme nella "cattedrale" (la più bella faggeta ad alto fusto del...pianeta). Ho visto che ci sei passato poco tempo fa.
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