Laudato si, mi signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare. (S.Francesco)
'A morte 'o ssaje ched''e?...è una livella. (Totò)
UN NUOVO SPAZIO PER DIRE ADDIO
COMUNE DI FIRENZE
Consiglio di Quartiere 4
VENERDI’ 9 FEBBRAIO ALLE ORE 17.00
C/O VILLA VOGEL
SALA CONSILIARE TOSCA BUCARELLI
VIA DELLE TORRI 23
IL COMITATO PROMOTORE IN COLLABORAZIONE CON IL CONSIGLIO DI QUARTIERE 4 PROPONE L’INCONTRO SUL TEMA:
UNO SPAZIO CIVICO NEL NOSTRO QUARTIERE PER I FUNERALI LAICI
INTERVENGONO:
PAOLA GALLI Rappresentante del gruppo promotore dell’iniziativa
SILVANO CALISTRI Presidente della Croce Verde di Pistoia
ROBERTO BARONTINI Ex Presidente della Croce Verde di Pistoia
CORRADO MARCETTI Direttore Fondazione Michelucci di Firenze
TIZIANO RIMOLDI Avventista, membro della consulta Regionale del dialogo interreligioso
GIUSEPPE D’EUGENIO Presidente del Consiglio di Quartiere 4
UN ALTRO MODO DI DIRE ADDIO
La laicità è un tema che appassiona specie se si lega a proposte concrete.
Tempo fa in una lettera al Presidente della Circoscrizione 4 un gruppo di cittadini dell’Isolotto di Firenze chiedeva uno spazio adeguato nella sede istituzionale dove svolgere le cerimonie funebri, un’opportunità in più rispetto a quelle tradizionali ed esistenti per socializzare il dolore che si accompagna ad un lutto. La richiesta rendeva esplicito un bisogno già affiorato nell’esperienza di tante persone del quartiere, sottolineando alcuni punti:
1) Creare un’alternativa alle celebrazioni religiose e alle esequie svolte nelle Cappelle del commiato. Le chiese (salvo casi eccezionali) sono sempre pronte all’accoglienza dei morti e tuttavia risultano inconciliabili con scelte di vita laiche e anticonformiste. Come spesso accade si va in chiesa per abitudine, per non sentirsi emarginati ma anche per mancanza di alternative soddisfacenti. Così all’autorità ecclesiastica viene delegata “per competenza” la gestione del momento più alto della debolezza umana e le cerimonie religiose finiscono per assumere un significato poco rispettoso delle idee di tutti coloro che vi partecipano.
D’altra parte, le attuali Cappelle del commiato sono terribilmente desolanti per la loro collocazione e organizzazione. Vale la pena sottolineare che la creazione delle Cappelle del commiato, peraltro recente a Firenze e diffusa solo nel nord d’Italia, costituisce senza dubbio un importante passo avanti verso la laicizzazione delle cerimonie funebri (l’istituzione di queste strutture è probabilmente una conseguenza della politica ecclesiastica ispirata alla Francia rivoluzionaria e poi napoleonica con la quale lo Stato assunse la competenza in materia cimiteriale, condannando l’uso – in particolare per motivi igienici - di seppellire i morti negli edifici di culto). A causa della loro sistemazione periferica, dell’utilizzazione contingentata, della destinazione esclusiva a luoghi di morte, queste strutture restano però ancora lontane dal soddisfare le esigenze più spontanee e profonde.
2) Offrire un servizio alla generalità e senza alcuna discriminazione. E’ proprio vero, come dice Totò nella poesia “La livella”, che gli uomini diventano uguali solo quando appartengono in modo definitivo al regno della morte: accade di frequente che sedi pubbliche vengano momentaneamente e sbrigativamente utilizzate per i funerali di personalità che hanno ricoperto un ruolo di spicco nella società e nelle istituzioni. All’uomo comune questa possibilità non è concessa. In tal senso lo spazio messo a disposizione nel Consiglio di quartiere ristabilirebbe un minimo di parità di trattamento. 3) Cercare di non separare la morte dalla vita. Tra le tanti divisioni della nostra esistenza il dualismo fra morte e vita sembra il più inconciliabile. Nella società moderna tutto concorre a determinare la rimozione del pensiero della morte dalla quotidianità. Eppure, a guardar bene, la morte non è solo un inquietante scrigno di misteri (di cui non a caso rivendicano la chiave specie le religioni), ma l’evento che dà un senso alla vita, rinnovandola continuamente: non ci sarebbe vita se non ci fosse morte. Il consiglio di circoscrizione, la casa comune più vicina ai cittadini, l’istituzione che rappresenta i bisogni sociali più immediati, ove confluisce ogni aspetto vitale del quartiere e che per prima deve essere capace di avviare processi di superamento di ogni forma di divisione, non può che essere la sede più giusta anche per chi voglia ricordare una persona cara.
(LUCIANO ZANNOTTI)
Ma chi te cride d'essere...nu ddio?
Ccà dinto,'o vvuo capi,ca simmo eguale?...
...Muorto si'tu e muorto so' pur'io;
ognuno comme a 'na'ato é tale e quale".
"Lurido porco!...Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri,nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?".
"Tu qua' Natale...Pasca e Ppifania!!!
T''o vvuo' mettere 'ncapo...'int'a cervella
che staje malato ancora e' fantasia?...
'A morte 'o ssaje ched''e?...è una livella.
'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt'o punto
c'ha perzo tutto,'a vita e pure 'o nomme:
tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?
Perciò,stamme a ssenti...nun fa''o restivo,
suppuorteme vicino-che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie...appartenimmo à morte!"
(Da "La livella" di Totò)
Un comunicato dell'UAAR (Unione atei e agnostici)
Apprendiamo solo ora dalla stampa, peraltro con grande piacere, che non siamo più in una fase progettuale, ma che l'iniziativa ha avuto finalmente concreta attuazione.
Come UAAR di Firenze vogliamo quindi porgere un sentito ringraziamento a Paola Galli che ha portato avanti tenacemente il progetto che ci vide già concordi nel lontano 2002 in occasione dell'incontro avvenuto in una Assemblea domenicale della Comunità dell'Isolotto sotto i portici del mercatino.
Ma un ringraziamento particolare va anche al presidente del Q4 D'Eugenio a cui - dopo aver bussato inutilmente a tante porte istituzionali - ci rivolgemmo un paio di anni fa tramite i giornali di quartiere per
promuovere l'iniziativa oggi coronata da successo. Ci accolse, si dimostrò interessato, ma non promise nulla: "Vedrò quel che si può fare...". Be', l'ha fatto.
La cosa forse più significativa è che dei fili sparsi tanti anni fa in piazza dell'Isolotto da credenti, diversamente credenti e non credenti abbiano potuto intrecciarsi in una trama di civiltà in cui le diverse
visoni della vita convergono senza combattersi.
Ed ora, visto che è possibile dire addio ai nostri cari con maggior serenità, perché non provare a dare un benvenuto ai nuovi nati in un modo più responsabile, meno freddo e impersonale della burocratica registrazione anagrafica?
Anche questo è un atto di civiltà. Perché non lo portiamo avanti ancora assieme?
Un saluto cordiale con l'auspicio di ritrovarci nuovamente accanto in altre battaglie di laico civismo.
per il coordinatore Baldo Conti
Marco Accorti
UAAR - Firenze
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