Prova di funerale
L’avevo in testa da un po’ di tempo, perché, se è vero che molte persone pensano a come potrebbe avvenire il proprio funerale, con poca o tanta gente, con una cassa semplicissima oppure di legno lucido con borchie metalliche, con un semplice mazzo di fiori o con abbondanza di sontuose corone e via dicendo, è altrettanto vero che non è per nulla frequente, anzi totalmente inesistente il fatto che un tale evento possa essere visto, diciamo in anteprima o meglio in prova, dalla persona per cui è stato organizzato. Infatti mi dicevo forse un po’ pirandellianamente (e la cosa già per questo mi intrigava) che non c’è una ragione accettabile perché questa “cerimonia” debba essere usufruita solo da amici e parenti. Perché a me che ricavo piacere o piuttosto consolazione dall’immaginare come potrà essere preparata, secondo il mio desiderio di lasciare una determinata immagine di me stessa, non dev’essere permesso di vederlo veramente nel suo svolgersi questo “momento finale”, questo addio o congedo che dir si voglia? Potrebbe sembrare una cosa assurda, un’idea di cattivo gusto, una farsa macabra? O forse piuttosto qualcosa che creerebbe un’emozione insostenibile per l’interessato? O magari sarebbe impossibile esprimere veramente l’affetto, la stima, il piacere che ci è venuto dall’essere stati con qualcuno, se questa persona è ancora viva?
A questo punto sorretta dal barlume di verità che mi pare ci sia in quest’ultima osservazione (e di nuovo non posso non pensare a una suggestione pirandelliana) voglio provare e vado avanti con l’idea. C’è una stanza non troppo piccola ma nemmeno troppo grande, in penombra. Al centro una cassa rettangolare di legno chiaro grezzo (che sarà poi bruciata). Sopra un mazzo di fiori piccolo o fiori sparpagliati qua e là. Amici e amiche sono seduti intorno e parlano fra loro, sottovoce, come si conviene. Poi uno di loro si alza e parla. E’ uno che parla bene, con semplicità, ma con precisione. Vengono fuori momenti di vita, cose serie, cose allegre. Anche altri e altre intervengono, appare qualche sorriso quando viene ricordato un momento divertente. Una persona così distratta, e poi golosa la sua parte. E li sapeva anche fare i dolci. Intervengo io dal fondo: per piacere la musica. Viene fuori una fisarmonica e si attacca la mia canzone preferita, “Amapola”. No, il ballo no, non è il posto giusto, anche se un ballo serio, fra amici, per questa bella canzone popolare sarebbe un regalo bellissimo per me. Avverto che manca una cosa, i libri: Sì, metteteci anche due o tre libri. Magari “Le memorie di Adriano” e i racconti di Katherine Mansfield. Mi hanno fatto tanta compagnia i libri. E anche un dolce, perché anche i dolci mi hanno fatto tanta compagnia. Poi naturalmente vorrei che fosse mangiato, un pezzetto per uno. Sarebbe davvero una cosa insostenibile?
Paola, dietro suggestione del barba.
In effetti l'argomento è tornato fuori quando il discorso è cascato su Alba incontrata poco prima nel viale dei bambini con i suoi due cani. Alba è la madre di Sandra, morta poco tempo fa a meno di 40 anni. E sempre mi ribolle dentro lo scorno subito quando il mio Quartiere n.4 nel quale è collocata la nobile porzione chiamata Isolotto ha rifiutato a tutti noi la soddisfazione di celebrare il funerale di Sandra nella bella sede di Villa Vogel, sottratta dalle nostre lotte e rivolte alla speculazione edilizia assieme a Villa Strozzi, la Montagnola, la Fattoria e decine di aree a verde che rendono così caratteristica questa zona di Firenze sud ovest frontaliera del parco lorenese delle Cascine dove da secoli messer aprile fa il rubacuori sui prati in fior. Per la cerimonia ci siamo obbligatoriamente ritrovati alle cappelle del commiato di Careggi, mostra quotidiana dei deceduti. Dò atto alla ASL e all'Ente ospedaliero di aver provveduto ad una sistemazione logistica quanto meno dignitosa. Ma sempre ospdale è. A Villa Vogel sarebbe stata un'altra "prova di funerale". Laico. Parola così ripetuta, accarezzata, lucidata, corteggiata, esposta e sovraesposta in convegni, assemblee e tavole rotonde...per finire - all'atto pratico - all'obitorio di Careggi. Merde! (interiezione francese)
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