Veglia di Natale
"Germogli di speranza testimoniati da tante mani che si uniscono e da tanti piedi che si affaticano nella gioia di un cammino comune verso la pace nella giustizia": questo il tema a cui sarà dedicata la Veglia di Natale della Comunità dell'Isolotto che inizierà alle ore 22 del 24 dicembre alle "baracche" in via degli Aceri 1 a Firenze.
Pensiamo a tante esperienze di minoranze critiche capaci di nutrire il desiderio di fare festa per la vita che nasce e di scambiarsi "auguri" che siano voglia e testimonianza di un cammino di crescita culturale e vitale verso la consapevolezza profonda dei valori, non solo politici ma anche etici, spirituali e religiosi, su cui costruire un "mondo nuovo possibile".
"Pace agli uomini di buona volontà" è l’annuncio natalizio nel quale è possibile riconoscersi al di là della varietà delle fedi. Ma è un annuncio che pronunciato oggi nelle liturgie cristiane di tutto il mondo ha un sapore amaro di grave contraddizione
Il mondo cristiano che celebra il Natale di Gesù ha una sua parte non piccola di responsabilità verso le situazioni di ingiustizia, di oppressione e di guerra che insanguinano il mondo a partire dalla Palestina.
Questa consapevolezza di ipocrisia dei nostri canti e riti e moralismi e presepi e pranzi e regali e lustrini natalizi è una premessa indispensabile.
Ma se non si vuol cadere in un moralismo infecondo anzi distruttivo e paralizzante, bisogna anche saper attivare la nostra capacità di vedere e valorizzare gli aspetti positivi, quelli che puntano alla trasformazione profonda del sistema di ingiustizia e di guerra e che spesso sono oscurati e ignorati dai media, ma in realtà costituiscono autentici germogli di speranza. Sono per lo più esperienze e buone pratiche di minoranze critiche le quali tentano oggi di ridare significato vero all’annuncio di pace che accompagna l’umanità dalla profondità dei millenni e che ha risuonato anche, sottolineiamo questo "anche", nella Betlemme o più probabilmente nella Nazareth dove forse nacque Gesù all’alba dell’era cristiana. Più che nei grandi progetti è proprio nelle microstorie che germoglia la speranza.
Fra le tante, a cui i media riservano al massimo le briciole dell’informazione, si può citare a titolo di esempio il progetto straordinariamente funzionante che si intitola "Fiori di pace", uno dei molti tentativi di favorire l’incontro fra ragazzi e ragazze palestinesi e israeliani perché possano uscire dalla separatezza e dall’odio a cui sono condannati e gestire il conflitto e la paura in cui sono immersi attraverso la conoscenza reciproca, il dialogo, la condivisione, cioè con un metodo nonviolento. Un altro germoglio di speranza si può ritrovare nella raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che dichiari il territorio della Repubblica Italiana, ivi compresi lo spazio aereo, il sottosuolo e le acque territoriali, "zona libera da armi nucleari". E ancora, la positiva conclusione dell’occupazione del "Luzzi", che suona come un buon augurio per le tante occupazioni disseminate nell’intero paese. Il "Luzzi" è un grande sanatorio abbandonato, con un bellissimo parco, al confine fra Firenze e Sesto, occupato da parte di una comunità composta da circa 300 tra bambini e adulti provenienti da ogni parte del mondo, ai quali è stato riconosciuto il diritto a restare nella struttura, la quale verrà adeguata ai bisogni abitativi, e tutto questo per l’impegno del Movimento di lotta per la casa e dell’associazionismo della solidarietà e dei diritti, in collaborazione con le istituzioni pubbliche cittadine; o ancora le nuove iniziative di "Fuori Binario", il giornale toscano dei senza dimora, fratello di altre testate analoghe, che non è solo parole ma azioni concrete in cui i senza dimora non sono consumatori, spesso umiliati, di carità, ma essi stessi attori di autoaiuto e solidarietà; la straordinaria partecipazione di detenuti, più di settecento, al digiuno per l’abolizione dell’ergastolo; il forte contributo dell’Italia alla moratoria mondiale della pena di morte, in significativa coerenza col fatto che dal nostro paese è partita la prima scintilla di abolizione della pena di morte fin dal lontano 1786. Ma se uno apre gli occhi trova tante microstorie positive di questo genere, diverse cioè dal buonismo festivo e dalla carità assistenzialista che bene serve al sistema coprendo le falle e le ferite. Sono esperienze spesso più vicine di quanto si possa immaginare e capaci di dare alla festa e agli auguri un senso di autenticità
La comunità dell'Isolotto
Appena tornata faccio a te e Paola tanti auguri per le festività invernali così riccamente documentate , insieme a Luci Orni
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