Dov'era l'ombra or sé la quercia spande
Firenze, ospedale di S.Maria Nuova, ore 23,50 del 5 dicembre 2007.
Ciao grande Toni. Davvero un tuono la tua voce e il suo rimbombo. 700 anni la tua vita, reincarnazione di Dante come dichiaravi di essere. Non è un caso se, da Milano, sei venuto a morire nell'ospedale costruito dal padre di Beatrice. Proprio lei. Come l'hai trovata? Ah, no, ancora no? Un po' d'aria rarefatta lassù? Certo, sì, c'è sempre tempo. Meglio cominciare dall'aria mite del vestibolo d'inferno. Ti è stato facile travestirti da Dante e pesentarti a loro, ricominciando a far teatro, con Virgilio che ti fa da spalla:
«O tu ch'onori scïenzïa e arte,
questi chi son c'hanno cotanta onranza,
che dal modo de li altri li diparte?».
E quelli a me: «L'onrata nominanza
che di lor suona sù ne la tua vita,
grazïa acquista in ciel che sì li avanza».
Intanto voce fu per me udita:
«Onorate l'altissimo poeta;
l'ombra sua torna, ch'era dipartita».
Poi che la voce fu restata e queta,
vidi quattro grand' ombre a noi venire:
sembianz' avevan né trista né lieta.
Lo buon maestro cominciò a dire:
«Mira colui con quella spada in mano,
che vien dinanzi ai tre sì come sire:
quelli è Omero poeta sovrano;
l'altro è Orazio satiro che vene;
Ovidio è 'l terzo, e l'ultimo Lucano.
Però che ciascun meco si convene
nel nome che sonò la voce sola,
fannomi onore, e di ciò fanno bene».
Così vid' i' adunar la bella scola
di quel segnor de l'altissimo canto
che sovra li altri com' aquila vola.
Da ch'ebber ragionato insieme alquanto,
volsersi a me con salutevol cenno,
e 'l mio maestro sorrise di tanto;
e più d'onore ancora assai mi fenno,
ch'e' sì mi fecer de la loro schiera,
sì ch'io fui sesto tra cotanto senno. "
La prossima visita?
Ulisse. Ma non c'è fretta. Prima voglio rivedermeli tutti con calma. Ti ricordi?
Traemmoci così da l'un de' canti,
in loco aperto, luminoso e alto,
sì che veder si potien tutti quanti.
Colà diritto, sovra 'l verde smalto,
mi fuor mostrati li spiriti magni,
che del vedere in me stesso m'essalto.
I' vidi Eletra con molti compagni,
tra ' quai conobbi Ettòr ed Enea,
Cesare armato con li occhi grifagni.
Vidi Cammilla e la Pantasilea;
da l'altra parte vidi 'l re Latino
che con Lavina sua figlia sedea.
Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino,
Lucrezia, Iulia, Marzïa e Corniglia;
e solo, in parte, vidi 'l Saladino.
Poi ch'innalzai un poco più le ciglia,
vidi 'l maestro di color che sanno
seder tra filosofica famiglia.
Tutti lo miran, tutti onor li fanno:
quivi vid' ïo Socrate e Platone,
che 'nnanzi a li altri più presso li stanno;
Democrito che 'l mondo a caso pone,
Dïogenès, Anassagora e Tale,
Empedoclès, Eraclito e Zenone;
e vidi il buono accoglitor del quale,
Dïascoride dico; e vidi Orfeo,
Tulïo e Lino e Seneca morale;
Euclide geomètra e Tolomeo,
Ipocràte, Avicenna e Galïeno,
Averoìs, che 'l gran comento feo.
Io non posso ritrar di tutti a pieno,
però che sì mi caccia il lungo tema,
che molte volte al fatto il dir vien meno.
Gran bella compagnia. Senti, Toni, ma com'è che proprio ieri, 5 dicembre, ci è arrivato per posta il tuo ultimo Omero, Iliade frammenti, autografato "a Paola e Urbano" e datato 1 gennaio 2008? Un presagio? Leggo nella prefazione: "Queste traduzioni sono le mie vacanze 2007 ho salito in tanti monti nuotato in tanti mari nessuno bello come Omero lo possono fare tutti un po' di buona voglia e allegria il premio è impagabile e non costano NULLA!"
Tradotto verso verso da te nelle vacanze dell'ultimo Agosto.
Sarà a Careggi alle Nuove Cappelle del Comiato in via delle Gore 60, fino a sabato alle ore 14.
Poi la cremazione a Trespiano. il suo non sarà un cenere muto.
E il Trebbo, centro di resistenza culturale, continuerà ad esistere e resistere.
In questo blog lo trovi qui e ancora qui.
La cronaca illustrata di un bell'incontro al Circolo di Via Maccari (Isolotto)
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