lunedì 31 dicembre 2007

Il raggio verde (II)

Controcanto natalizio


 .. il Natale, inteso come nascita verginale di un Dio destinato a salvare l’umanità, ha almeno 5.000 anni. Nel mondo mediterraneo e del Vicino e Medio Oriente si contano a decine gli dei nati da una vergine e in una grotta, uccisi per amore del genere umano e per esso resuscitati. Il mito di Apollo/Dioniso è forse il più bello, crocifisso anche lui. Tutte queste divinità, compreso Gesù, nascono ovviamente in una grotta per il semplice motivo che questa rappresenta evidentemente l’utero femminile: per l’esattezza, l’utero della Madre Terra, divinità primigenia che nel mondo Mediterraneo benché sdradicata col ferro e col sangue è sopravvissuta – o risorta? – in una infinità di simboli. 


... Se Gesù nasce bambino da un vergine e in una grotta, assai più saggiamente il Dio etrusco nasce da un’ara e già adulto, evitando così l’amarezza di una Madonna che – ufficialmente – non godrà mai le gioie del sesso e l’umiliazione di un Giuseppe padre putativo, cioè non carnale, con tutto ciò che di assurdo, misogino, maschilista e castrante questo comporta nella religione ed educazione cristiana, cattolica in particolare.


...Ma torniamo al Natale del 25 dicembre. Dopo il solstizio d’inverno del 21 dicembre, giorno in cui cioè il sole raggiunge il punto più basso dell’orizzonte, a un occhio non dotato di telescopi quale era quello degli antichi il sole pare stia fermo in quel punto per tre giorni di fila prima di rimettersi a risalire sull’orizzonte inaugurando così un nuovo ciclo dell’anno solare, astronomico. Prima cioè di “nascere”. O meglio: “rinascere”. 21 più 3 fa 24, ed ecco che alla mezzanotte del giorno 24 inizia il fatidico 25, giorno del Natale, cioè della nascita anche di Gesù Cristo oltre che di uno stuolo di altre divinità benefiche o salvatrici del genere umano. In pratica, il Natale non è altro che la nascita dell’anno nuovo, anche astronomicamente parlando, come prova la tradizione della messa di mezzanotte: a nascere a mezzanotte non è infatti certo Gesù, che nessuno sa in che giorno sia nato e tanto meno a che ora, a nascere è invece il nuovo giorno, 25 dicembre, che in questo caso come abbiamo visto è l’inizio del nuovo anno astronomico perché il sole prende a rialzarsi sull’orizzonte. Analogamente, la Pasqua non è altro che la “resurrezione” della Natura con la primavera, tant’è che la Pasqua è fissata con un criterio astronomico e non ha una data fissa del calendario. Da notare che già prima della nascita di Cristo si usava sotterrare uova nel periodo pasquale, essendo l’uovo l’allegoria del seme della vita, al punto che “l’Uovo cosmico” era in antichità il principio dell’Universo intero.


... Gli antichi romani dell’epoca di Gesù e successiva chiudevano l’anno facendo bagordi per molti giorni con le feste dei Saturnalia, esattamente come si usa fare oggi a dicembre e con la stessa frenesia di acquisti, regali e mangiare e bere in modo molto superiore al normale. In particolare, per un bel pezzo e fino all’epoca costantiniana il 25 dicembre era il “dies natalis Solis Invicti”, cioè il giorno del “sole non vinto”, non vinto perché – appunto – ricominciava a sollevarsi dalla sconfitta di essere finito nel punto più basso dell’orizzonte e a “nascere” per il nuovo anno solare.


...Sol Invictus, “Sole Invitto”, o per esteso, Deus Sol Invictus, “Dio Sole Invitto”, era l’appellativo religioso di tre diverse divinità nel tardo impero romano, vale a dire di Eliogabalo, Mitra e Sol.  Il culto del Sol Invicuts era molto diffuso in tutto l’impero romano... A Roma il culto acquisì importanza con l’imperatore Eliogabalo (Elio significa appunto Sole), che volle imporre il culto di Elagabalus Sol Invictus, il Dio-Bolide solare di Emesa, la sua città nativa in Siria. Eliogabalo fece costruire sul Palatino un tempio dedicato alla nuova divinità. Ucciso Eliogabalo nel 222 dopo Cristo, questo culto cessò di essere coltivato a Roma, anche se gli imperatori continuarono ad essere ritratti sulle monete con l’iconografia della corona radiata solare per quasi un secolo. Nel 272 Aureliano riunificò l’impero sconfiggendo Zenobia, regina del regno di Palmira, principale nemica di Roma, grazie all’aiuto provvidenziale della città Stato di Emesa, aiuto provvidenziale: arrivò infatti proprio nel momento in cui le milizie romane stavano cedendo. L’appoggio dei sacerdoti di Emesa, cultori del dio Sol Invictus, bendispose l’imperatore che, all’inizio della battaglia decisiva, disse di aver avuto la visione benaugurante del dio Sole di Emesa. Insomma, Costantino per la battaglia decisiva di ponte Milvio, quella della famosa visione “In hoc signo vinces”, non fa altro che copiare da Aureliano…. Il lato comico è che lo stesso Costantino aveva già avuto la stessa visione in occasione di un’altra battaglia importante, quando era ancora un seguace del dio Sole, anzi ne era il pontefice massimo, cioè il “papa”. Costantino infatti fu Pontifex Maximus del culto del Sole Invitto e raffigurò il Sol Invicuts sulla sua monetazione ufficiale, con l’iscrizione Soli Invicto Comiti, cioè “al compagno Sole Invitto”, definendo quindi il dio come un compagno.


... il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell’impero, e, l’adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione, a parte i motivi di gratitudine personale, né più e né meno come Costantino farà con il cristianesimo. Si noti che Gesù Cristo verrà definito “il nostro Sole” e rappresentato per un bel pezzo esattamente come il dio Sole e il dio Mitra, cioè con l’aureola solare attorno al capo e alla guida di un cocchio trainato da quattro cavalli.


Anche se il Sol Invictus di Aureliano non era ufficialmente identificato con il dio Mitra, altra divinità importata dall’Oriente, il suo culto richiama molte caratteristiche del mitraismo.


...Dell’origine della credenza della resurrezione converrà parlare a Pasqua, ma è il caso di dire sin da ora che essa nasce nel mondo mediterraneo con il culto egizio di Osiride e Iside. Prima di tale culto le vita nell’Aldilà era appannaggio esclusivo dei faraoni. La democratizzazione della vita eterna e della resurrezione anche per i comuni mortali avviene con il culto di Osiride e Iside, che in pratica anticipa molto dell’iconografia e delle credenze cristiane. Ringrazio la lettrice Ele che ha inviato in un suo commento della puntata precedente del blog il link di un film che cerca di fare chiarezza su tutto ciò, tanto che - pur scusandomi con la lettrice Anita che mi sconsiglia di riportarlo -  credo utile indicare a mia volta il link in questione: http://zeitgeistmovie.com


Insomma, la Sacra Famiglia e Dio non sono altro che la rappresentazione del ciclo naturale delle stagioni e del lavoro umano per trarre nutrimento da essa. La Madonna altri non è che la Madre Terra, e Gesù non è altro che la rappresentazione del fatto che tutto ciò che da essa stagionalmente nasce è destinato a stagionalmente morire per poi nascere nuovamente in un nuovo e sempre rinnovato ciclo di nascita/morte/nascita/morte…… S. Giuseppe non è altri che il lavoro dell’uomo, che per quanto si dia da fare per fecondare la Madre Terra, sia con l’agricoltura che con l’allevamento animale, non ne è mai il fecondatore decisivo perché le leggi della natura, compreso il ciclo delle stagioni, non dipendono da lui. Dio non è altro che il cielo (“Padre nostro che sei nei cieli”), il quale feconda la Dea Madre con la pioggia – simbolo verginale dello sperma – e presiede con il sole alla possibilità stessa di esistenza della vita e con le stelle e le costellazioni allo sviluppo delle vicende umane. E’ infatti credenza millenaria, viva ancora oggi, che le stelle e le costellazioni condizionano la vita e il destino di ogni essere umano.


...(Pino Nicotri)



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