Giove
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Lo rivedo in queste sere casentinesi, grande e luminoso più di Antares che gli si trova accanto in queste sere di luglio, lato sud.
E' un gigante, anzi il gigante del sistema solare. Per un pelo non è diventato stella. E chissà se noi ci saremmo stati. Apprezzare la sconfitta: Sertorio, Gorbaciov. In attesa di Berlusc (si licet iniquum componere aequis). Con pensierino finale al papa che apprezza la ventata finalmente fresca e nuova del governo berlusc.
In mancanza di telescopio o di cielo non inquinato dalle nostre luci ridondanti, scarica il programma da questa web: http://www.skylive.it/skylive-new/index.php e cerca compagnia tra gli astrofili dilettanti.
Sempre con il Dantino a portata di mano; e Wikipedia:
Il sesto è il Cielo di Giove, la cui virtù caratteristica è la giustizia: il cielo è infatti sede delle anime di principi saggi e giusti; essi appaiono a Dante come luci che volano e cantano, formando lettere luminose che compongono la frase «Diligite iustitiam qui iudicatis terram» (cioè "Amate la giustizia voi che giudicate il mondo"); dopo le lettere i beati, a partire dall'ultima m (prima lettera della parola "Monarchia"), danno anche forma all'immagine di un'aquila, allegoria dell'Impero.
Le questioni filosofiche e teologiche affrontate in questo cielo sono:
l'imperscrutibilità della giustizia divina: perché sono condannati coloro che non poterono conoscere Cristo;
la predestinazione divina.
Questo cielo è ancora mosso da intelligenze angeliche della seconda gerarchia, cioè dalle dominazioni.
Sono qui beati: David, Marco Ulpio Nerva Traiano, Ezechia, Gaio Flavio Valerio Aurelio Costantino, Guglielmo II di Sicilia e Rifeo.
Preghiera
O dolce stella, quali e quante gemme
mi dimostraro che nostra giustizia
effetto sia del ciel che tu ingemme!
Per ch'io prego la mente in che s'inizia
tuo moto e tua virtute, che rimiri
ond' esce il fummo che 'l tuo raggio vizia;
sì ch'un'altra fïata omai s'adiri
del comperare e vender dentro al templo
che si murò di segni e di martìri.
O milizia del ciel cu' io contemplo,
adora per color che sono in terra
tutti svïati dietro al malo essemplo!
Già si solea con le spade far guerra;
ma or si fa togliendo or qui or quivi
lo pan che 'l pïo Padre a nessun serra.
Ma tu che sol per cancellare scrivi,
pensa che Pietro e Paulo, che moriro
per la vigna che guasti, ancor son vivi.
Ben puoi tu dire: «I' ho fermo 'l disiro
sì a colui che volle viver solo
e che per salti fu tratto al martiro,
ch'io non conosco il pescator né Polo».
(Paradiso XVIII, 115-136)
O dolce pianeta Giove, quali e quante anime luminose mi mostrarono ( prima col loro canto e poi con la figura dell’aquila, simbolo dell’Impero e della giustizia che esso solo può realizzare ) che la giustizia umana deriva dall’influsso del cielo che tu adorni con il tuo splendore!
Perciò prego Dio, dal quale prende inizio il tuo movimento e il tuo potere di influsso, affinché rivolga la sua attenzione al luogo da cui esce il fumo che offusca la tua luce, in modo che Egli si adiri una seconda volta per i commerci che si fanno nel la Chiesa che fu edificata con i miracoli e il martirio (di Cristo e dei suoi santi).
O anime beate del cielo di Giove, che io contemplo (nella mia memoria), pregate per i mortali, che hanno deviato dalla giusta via per il cattivo esempio ( degli uomini di chiesa) !
Un tempo si era soliti fare la guerra con le armi, ma ora si fa sottraendo ai fedeli, or qua or 1à, il pane spirituale che il misericordioso Padre celeste non nega a nessuno.
Ma tu che scrivi ( i decreti di scomunica ) solo per annullarli poi ( per denaro ), pensa che Pietro e Paolo, che morirono per la Chiesa che tu ora vai distruggendo, sono ancora vivi (in cielo e pronti a chiedere vendetta a Dio).
A buon diritto puoi dire: “ Il mio desiderio è volto con tanta forza a San Giovanni Battista, colui che volle vivere solitario nel deserto e che fu martirizzato per premiare una danza, che io non mi curo né di San Pietro né di San Paolo”.
8 luglio a Piazza Navona.
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