giovedì 23 ottobre 2008

Giordania-Siria



Diario di viaggio

In Giordania e Siria (I)


4 ott-19 ott 2008


Che senso può avere atterrare a Damasco per poi volare ad Amman e passare in Giordania la prima parte del viaggio? La notte trascorsa tra Damasco e Amman è stata piuttosto dura, ma l’avevamo già accettata dall’inizio. La differenza fra i due aeroporti dice già qualcosa dei due paesi. Sicuramente Amman una città occidentalizzata e le donne, spesso velate, all’aereoporto di Amman stavano sedute su comode portone. A Damasco invece erano tutte in cerchio accosciate per terra. Accanto a loro discutevano uomini con la lunga veste e la kefia in testa. Mi sono sembrate un po’ gallinelle spaesate, mentre i maschi parlavano, discutevano, decidevano. A un certo punto è passato quasi come una folata di vento un gruppo di velate in bianco che correvano tutte dalla stessa parte. Chiaramente un pellegrinaggio a qualche luogo sacro. Però nella faticosa notte di Damasco, assonnati e piuttosto stanchi, ci siamo rifatti la bocca con gli ottimi cioccolatini del famoso maitre chocolatier Chraoui al quale faccio volentieri la réclame.


Amman




Amman è una grande, grande città tutta bianca, con costruzioni piuttosto belle di pietra chiara. La cosa non bella è la sua estensione all’infinito senza un centro, senza un progetto vivibile. Il nostro albergo è dignitoso, ha spazi esterni per sedersi e parlare. Intorno nelle strade affollate i negozi restano aperti fino a tarda ora.


Jerash




E’ un bel sito, vicino ad Amman, risalente ai tempi di Traiano. Due grandi portali segnano rispettivamente l’entrata e l’uscita. Ci vien fatto notare che le grandi colonne corinzie hanno ognuna due capitelli: uno alla base e l’altro in cima.

La cosa più eclatante, direi quasi all’eccesso, è la grande piazza centrale completamente circondata da colonne che sembrano essere veramente un simbolo del potere. Quanto senso dell’apparire in questi grandi imperatori. Da filmare la nostra guida: preciso, compreso del suo ruolo, pieno di dettagli a non finire. A un certo punto sono riuscita a scappare e mi sono goduta il centro della città coi suoi tempietti e le sue pietre consunte, mentre intorno il muezzin intonava a gran voce il suo richiamo. Non è commistione di culture questa?  Peccato che non ci sia a Jerash traccia di case comuni, come a Ercolano e Pompei, ma solo di templi e di edifici pubblici.


Mar Morto



C’è una certa attesa, la strada è stata lunga e alla fine buttarci in mare era un gran desiderio. Però…l’acqua del Dead Sea è caldina molto salata come tutti sanno, quasi amara e più che starci a galla senza neppure muoversi non si può. Abbiamo cercato di fotografare le due “bagnanti integraliste”, una velatissima, solo gli occhi fuori, indispensabili per guardare il mare. L’altra, più ardita, s’è bagnata in piscina con una graziosa tenuta nera formata da un vestitino corto con sotto pantaloni neri. Lo sposo garbatamente la guidava nell’acqua strizzandole qua e là la stoffa bagnata, ogni tanto.  Ho raccolto un grosso grumo di sale da portare a casa. C'erano due persone con le stampelle che lentamente entravano nell'acqua: mi è venuta in mente la "piscina probatica"; tra le persone galleggianti ho intravisto Gesù che camminava sulle acque. C’erano anche due belle piscine dove ci siamo rinfrescati. Del resto anche a non volere in acqua ci si doveva buttare per forza perché nugoli di mosche petulanti non lasciavano tregua. La sera al buio si vedevano bene sulla sponda opposta le luci della Palestina occupata da Israele. E’ stato lungo il viaggio di ritorno attraverso la calcinata campagna tutta o quasi desertica col poverissimo pascolo di graziose caprette e di pecore dalla lana scura e folta. Ci sono anche parecchi asini e non di rado cammelli di un colore chiarissimo quasi bianco. (Paola)



Qualche foto del nostro viaggio

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