giovedì 23 ottobre 2008

Il Wady Rum


Diario di viaggio

In Giordania e Siria (II)


La visita è stata bella. Il luogo ha un’attrattiva particolare con le sue rocce tondeggianti, lavorate dagli agenti atmosferici a volte in maniera fantasiosa e barocca. E fra una roccia e l’altra la sabbia rossastra del deserto. Il viaggio sulla jeep mostra meglio alcuni dettagli. Il beduino che ci ha dato informazioni era autentico: magro, lungo, sdentato con la sua kefia e la veste bianca impeccabile. Faceva un po’ pena pensare che vive sempre lì solo e gli unici con cui può parlare sono i turisti.

La notte ci ha accolto una fila di tende fatte con il tessuto caratteristico degli insediamenti all’aperto dei nomadi che abbiamo visto via via nel deserto: una stoffa nera fatta, pare, con peli di capra e di cammello, robusta, pesante, che traspira col tempo asciutto e si restringe diventando impermeabile con la pioggia. L'accampamento è costituito da tende biposto, pavimentate, troppo più confortevoli  del tendone da otto che ci ospitò nell’oasi tunisina dopo una lunga traversata su fuoristrada provenienti da Djerba. Bella tutta la serata con cena all’aperto, musica e canti.


Usciti dal Wady Rum, con un saluto figurato a Lawrence d’Arabia che qui radunò le tribù arabe per partire alla reconquista delle terre occupate dall'Impero Ottomano, dopo un rapido e saporito felafel mangiato in piedi all’ombra di un chiosco lungo la strada, siamo arrivati alla Piccola Petra (Siq al-Barid), un luogo solitario e pieno di fascino dove alcuni antichi resti parlano della lontana civiltà dei Nabatei, che sono anche i costruttori della più famosa Petra. Eravamo stanchi e l’abbiamo visitata in fretta, ma già vari elementi architettonici facevano presentire la bellezza della “città variopinta”.

Un piccolo spazio per dire due parole sulla gente. Certo non posso argomentare che sugli sguardi che ho potuto gettare qua e là e sul poco che ho potuto intuire. La gente dei negozietti dove abbiamo comprato qualcosa è gentile, ma senza scomporsi tanto.  Come dire che c’è una certa fierezza. I tipi fisici sono prettamente meridionali: teste scure, baffi adeguati e occhi come carboni ardenti. Le donne sono quasi tutte col velo in testa. In certi luoghi ne abbiamo viste molte interamente velate. Che tristezza queste donne così imbacuccate e tutte nere! C’è però da dire che nelle vetrine dei negozi brillano vestiti da danza del ventre, tutti lustrini e veli. Queste donne devono avere una doppia vita e quella che noi vediamo non è certo la più travolgente. (Paola)

Alcune foto

1 commento:

  1. Mi hanno detto che anche nello Yemen le donne semmbrano avere una doppia vita. Super velate fuori con un doppio velo sugli occhi e abiti colorati fascinosi e abbondante trucco in casa. Paola ha visto giusto Orni

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