mercoledì 12 maggio 2010

L'Iran mi viene incontro col suo colore di perla



Un popolo gentile e accogliente

 






Video  (Puoi cliccare anche sulla foto)
A passeggio per Shiraz, un giorno di settembre del 2009, in compagnia delle nostre guide Soheila e Shahab. Meta la tomba di Hafez.






In questo viaggio l'Iran mi viene incontro col suo colore di perla. Tutti i fiori che mancano su questi monti sono nei tappeti che le donne hanno tessuto per secoli e millenni. Ma sono anche nei giardini dove l'acqua scorre nei piccoli canali a rallegrare le famiglie nei giorni di festa. E le tombe dei poeti: non sarebbero più tristi senza fiori? In quale altro paese la gente viene a pregare così numerosa sulle tombe dei poeti? Guardano i bambini dagli occhi grandi e dai capelli nerissimi, guardano le donne col viso stretto nel velo che io non vorrei e nemmeno il poeta vorrebbe. Perché ai poeti piacciono i bei riccioli liberi e la curva dolce del collo che scende verso la spalla. Non è Dio che ha voluto la bellezza? I gelsi fanno corona intorno e mandano un leggero profumo. Ce n'è uno tutto storto e avvolto nel tronco. Certo questo albero ha sofferto molto, ma con quanta forza ha fatto rinascere intorno al suo corpo straziato tante e tante foglie: un bel mantello a coprire tutto. E' qui a questa pianta che viene la gente che ha sofferto, ma che più del dolore ha amato la propria rinascita. Paola.(pezzo inedito ritrovato fra gli appunti di viaggio) 





 





 






Ghazal dell’Amore
(o della Rosa dei Venti.)
Il ponente incide le rocce. L’acqua
usa il sale che acceca come inchiostro.
La procellaria grida:“E’ qui” o “E’ fuggito”
ma anche “Non esiste”
e “L’hai inventato”
a seconda di come il mare la stordisce.
E’ vero. Il desiderio abita il mondo disfatto.
Perfino questa cucina dove la pentola soffia
nella cappa dove il vento si ostina
è una forma di nozze. Olio che frigge
ghisa che svetta fumo fino al buio
e là si coniuga davvero.
Tra i fuochi dei fornelli
l’anima chiede
quattro volte per fiamma
per ogni cardine di terra
ai quattro venti
che le disperdano il destino.

 


Un sito sull'Iran (l'ho scoperto ora e forse vale la pena): http://opiran.wordpress.com/

martedì 11 maggio 2010

Viaggio in Iran



Iran, settembre 2009






Sono contento che Soheila, la nostra guida nel viaggio in Iran, sia riuscita, nonostante la censura su youtube, a mettere nel suo sito l'intervista che le facemmo a Isfahan. Viaggio raccomandato, lontano dal terrorismo e dal vulcano islandese.
 


PS. Quanto segue mi convince a insistere sull'invito a visitare l'Iran. E' il metodo migliore per aiutare questo grande popolo.


Cari amici,


dagli amici democratici iraniani ricevo questa drammatica segnalazione (cui la nostra "normale" informazione sta dando pochissimo spazio) delle recentissime esecuzioni capitali a Teheran.


Mi viene anche comunicato che questa sera, a partire dalle ore 20.00, in Piazza delle Repubblica a FIrenze, si terrà una veglia, di commemorazione delle vittime, e di protesta, promossa dagli studenti e dagli iraniani democratici della nostra città.


Parteciparvi in segno di solidarietà è, ovviamente, un atto politico da promuovere e da incoraggiare.


Siamo/siete tutti invitati.


Fate girare cortesemente la notizia.


Cordiali saluti


Severino


 


ANSA.it > Mondo > News


Iran, 5 impiccati, accusati di legami con gruppi antirivoluzionari



Farzad Kamangar, Ali Heydarian, Farhadi Vakili, Shirin Alam Holi, Mehdia Eslamian, impiccati 9 giugno a Teheran


(ANSA) - TEHERAN, 9 MAG - Cinque persone accusate di aver commesso attentati e atti di terrorismo, sono state impiccate oggi nella prigione Evine di Teheran. Lo ha annunciato l'agenzia Irna secondo la quale i cinque erano accusati ''di legami con gruppi antirivoluzionari''. L'agenzia non precisa a quali date e citta' si faccia riferimento nel comunicato dell'ufficio del procuratore di Teheran che non specifica nemmeno a quali gruppi i condannati fossero affiliati.


lunedì 10 maggio 2010

Mi sono commosso anch'io

Il racconto del medico di Eluana: «Ho reso giustizia a papà Beppino»
Centinaia di persone per il libro di Amato De Monte: presentazione in due turni per accontentare tutti
di Anna Buttazzoni

UDINE.Non il medico, ma l’uomo. L’uomo che quando si trova di fronte Eluana Englaro per la prima volta, resta scioccato. Lui che non voleva vederla e che ora, a distanza di 15 mesi dalla morte più indagata del Paese, racconta: «No, non sogno mai Eluana, ma ogni giorno ho lei in mente e la rivedo com’era in foto, giovane e sorridente. Lei che ora fa parte della mia famiglia».

Amato De Monte non è il medico scontroso e severo conosciuto nel percorso che Beppino Englaro ha attraversato per «liberare» sua figlia, come ha sempre detto. È una delle persone che ha accompagnato Englaro nel suo percorso e che alla fine ha voluto renderlo libro, Gli ultimi giorni di Eluana edito dalla pordenonese Biblioteca dell’I mmagine e presentato in sala Aiace, per informare, per mettere gli individui nelle condizioni di scegliere. Ma anche come omaggio a papà Beppino, per rendergli giustizia rispetto a tutte le accuse subite. È un uomo che racconta anche le sue lacrime, arrivate quando Eluana morì, arrivate scrivendo.

In una sala strapiena, tanto da richiedere due turni di presentazione del volume per accontentare tutti, il medico mostra il suo punto di vista sulla vicenda. E lo fa con la moglie Cinzia Gori, con cui ha scritto il libro e che fu l’infermiera coordinatrice dell’équipe creata per Eluana; con Beppino Englaro, con Elena Nave, curatrice dell’opera, e con la giornalista Marinella Chirico, moderatrice della serata.

Udine non è la città dell’inizio del 2009 spaccata a metà da manifestazioni pro e contro Beppino. È cambiata da allora, lo afferma il sindaco Furio Honsell, ma a mostrarlo è anche l’a ppuntamento con il testo di De Monte e Gori, perché nessuna contestazione anticipa o affianca la presentazione. In sala c’è chi ha sostenuto Englaro, da Honsell a Ines Domenicali, presidente de La Quiete, fino ad Aldo Gabriele Renzulli. Non ci sono, ma vengono citati e ringraziati, il presidente della Regione Renzo Tondo e il senatore Pdl Ferruccio Saro. «Quanto è avvenuto qui con il caso Englaro – dice Honsell – è stato uno di quei momenti moralizzatori dai quali nessuno esce come vi è entrato».


Così ha inizio il racconto dei protagonisti. Con De Monte che ripercorre la telefonata di Tondo «e a lui diedi la mia disponibilità ad aiutare Beppino, che ho incontrato a Lecco nel settembre 2008 e non volevo vedere Eluana – dice De Monte –, fu lui a insistere e quando la vidi rimasi scioccato, in imbarazzo. E in questa vicenda per me era impossibile scindere l’uomo e il medico».

La paura che Eluana morisse nel trasporto da Lecco a Udine. La telefonata a Beppino la sera del 9 febbraio 2009 e di quelle otto parole pronunciate in friulano: «A je lade Bepino, tu le as liberade». L’imparare a piangere. «C’è tutto Amato e c’è tutta Cinzia in questo libro – commenta Beppino –, un libro eccezionale, perché non c’è nulla di più forte dell’accompagnare una persona nel morire». Englaro ripete anche il suo orgoglio d’essere friulano: «Una delle forze di questa terra è la famiglia, io ho incontrato quella di De Monte, di Tondo, di Renzulli, di Giuseppe Campeis, il mio avvocato, e in tutte ho sentito il calore della mia terra».

De Monte e Gori si commuovono. Lei appare la più imperturbabile, ma non è così. «Mi spaventava vedere Amato piangere perché pensavo “se crolla lui, è finita”. Ho un carattere diverso – racconta l’i nfermiera – e ho tenuto duro fino all’ultimo, nemmeno quando Eluana è morta ho ceduto, perché pensavo alle cose che ancora dovevamo fare. Ma quando, tolti i sigilli alla stanza di Eluana che non c’e ra più, sono entrata a prendere le sue ultime cose, in quel momento è stato il disastro».

Il racconto della Gori si interrompe, i suoi ricordi si fanno lacrime e allora Beppino le accarezza la schiena. De Monte applaude, come la platea, perché lui si è già lasciato andare: «Ho pianto quando è morta Eluana e ho pianto scrivendo il libro. È stata come una liberazione».


Dal Messaggero Veneto

sabato 8 maggio 2010

La pedata di Totti

La notizia


Tre settimane fa Francesco Totti è uscito dallo stadio
Olimpico facendo il gesto del pollice verso. La Roma aveva
sconfitto la Lazio e il capitano stava augurando ai rivali
di finire in serie B. Non ha ricevuto sanzioni sportive per
questo ma ha dovuto pagare 20mila euro di multa. Il 5
maggio, durante la finale di coppa Italia contro l'Inter, è
stato espulso per aver fatto un brutto fallo contro Mario
Balotelli. Il centrocampista italiano, che ha totalizzato
ben 13 espulsioni nella sua carriera, è stato spesso
criticato perché perde le staffe nei momenti chiave.

El País, Spagna

La citazione: Il vizio e la virtù sono due prodotti, come il vetriolo e lo zucchero (Zola)

L'Impero romano: panem et circenses. I re del circo e dell'audience erano i gladiatori; il loro atto più grande era la morte.



I circensi di oggi sono ciclisti e calciatori: la loro fine è quella Pantani e Facchetti. In mezzo ci sta l'infermeria. L'unico modo per stare in riposo. Come nei campi di lavoro forzato (in tedesco lager). Si gioca al buio, al freddo, sotto la neve, dovunque ci sia una telecamera in funzione, tutti i giorni, a tutte l'ore. Società per azioni. Catena di montaggio, turni continuati di 24 ore, cottimisti. Tendini, legamenti e fasce muscolari sono in vista; turbe emotive, stress da sovraesposizione, da illusione, umiliazione si manifestano con depressione (Buffon), additivi (Mutu), testate e insulti ( Zidane-Materazzi ), imprecazioni, gestacci e finalmente la pedata in diretta. Totti, 14 o quante sono espulsioni, 10 o quanti sono infortuni; un modo per difendersi dalla depressione da sovraesposizione; oggi sull'altare domani nella polvere, a giorni alterni. E l'assedio mediatico pilotato dai padroni del congegno. Quanti soldi. Tanti tra noi vedono gli ingaggi dei calciatori; ma nessuno sparla dei guadagni di chi siede in tribuna coperta. Guadagni coperti, affari mostruosi. Ma la platea urla ai gladiatori in campo: andate a lavorare. Io ho scritto a volte che la Fiorentina mi piace anche quando perde; ma Sergino no: a lui piace solo quando vince, anche se ha giocato scorretta. E così il Bayern Monaco è in finale coppa campioni per un segnalinee venduto. Tanti soldi. Mettere la prova televisiva impedirebbe la compra di arbitri e segnalinee. Così va il mondo. Ma cerchiamo di dargli una sterzata. Anche le tifoserie; perché deve sempre prevalere e far notizia quell'un per cento di scassinatori seriali della tifoseria romanista, riconoscibili, che distruggono attrezzature, bagni e servizi a Firenze, Empoli, Siena, Livorno?..



Per finire: A Barcellona ho tifato Barca, all'Olimpico ho tifato Roma. Viva sempre la Fiorentina. (continuerò a vederla da Sergino).

giovedì 6 maggio 2010

In nome di Mandela e Barghouti

- Ho firmato la petizione contro l’ingresso di Israele all’OCSE: http://bit.ly/be4ksi


Mancano ormai pochi giorni all’11 maggio, data in cui si prevede la decisione dell’OCSE sull’adesione di Israele come stato membro. A meno che non ci sia una forte mobilitazione per fargli cambiare idea.
Per bloccare l’ingresso di un nuovo stato membro è sufficiente un solo voto contrario.
Austria
Belgio
Danimarca
Francia
Gran Bretagna
Grecia
Irlanda
Islanda
Italia
Lussemburgo
Norvegia
Paesi Bassi
Portogallo
Svezia
Svizzera
Turchia
Nota:
OCSE
Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico
La creazione dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, da cui l'acronimo OCSE (o Organisation for Economic Co-operation and Development - OECD in sede internazionale), nasce dall'esigenza di dar vita a forme di cooperazione e coordinamento in campo economico tra le nazioni europee nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale. Tra gli obiettivi vi è soprattutto quello di usufruire al meglio degli aiuti statunitensi dell'European Recovery Program, meglio conosciuto come Piano Marshall. Nell'aprile del 1948 si giunge così alla firma di una prima convenzione per la cooperazione economica, entrata in vigore il 28 luglio 1948 e ratificata da 16 stati europei:
Austria
Belgio
Danimarca
Francia
Gran Bretagna
Grecia
Irlanda
Islanda
Italia
Lussemburgo
Norvegia
Paesi Bassi
Portogallo
Svezia
Svizzera
Turchia
Mentre la Repubblica Federale Tedesca ne divenne membro solo dopo la fine del periodo di occupazione dei paesi alleati, e la Spagna vi aderì nel 1959. La sede dell'organizzazione, inizialmente denominata Organizzazione Europea per la cooperazione economica (OECE) fu fissata a Parigi. La cooperazione economica tra gli aderenti fu essenzialmente sviluppata attraverso una liberalizzazione dei rispettivi scambi, attuata puntando alla liberalizzazione degli scambi industriali e dei movimenti di capitali. Nel 1950 in particolare i paesi membri dell'OECE diedero vita all'Unione Europea dei pagamenti (UEP) che introduceva un sistema di pagamenti multilaterali, permettendo una compensazione dei crediti in una moneta europea di uno stato membro verso l'altro. Questo sistema si trasformò nel 1959 in un regime di piena convertibilità delle monete, con mutamento dell'UEP nell'accordo monetario europeo.

Per saperne di più visita Wikipedia.org...


x
Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa
L'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE - Organization for Security and Co-operation in Europe nella terminologia inglese) è un organizzazione internazionale per la promozione della pace, del dialogo politico, della giustizia e della cooperazione in Europa che conta, attualmente, 56 paesi membri ed è, pertanto, la più vasta organizzazione regionale per la sicurezza.

domenica 2 maggio 2010

Pentecoste pedofiliaca






 Ho davanti le foto dove Di Pietro paragona il Parlamento a un Confessionale: tu confessi un peccato di mafia a un parlamentare e sei assolto dal reato.
Ho seguito su La Repubblica di Firenze gli articoli di Franca Selvatici e Maria Cristina Carratù su le miserevoli storie della Parrocchia fiorentina della Regina della pace (dove mi sono sposato tanti anni fa), rivedo con la memoria le pagine best seller de "Le ceneri di Angela" e "This" di Frank McCourt che racconta dei preti irlandesi che lo confessano bambino e adolescente, vedo l'ex cardinal Ratzinger che scrive alla chiesa americana di non gettare in pasto alla magistratura le debolezze di un prete pedofilo seriale, penso ai miei anni di convitto salesiano e al modello di castità indicatomi in S.Luigi che non guardava il volto della mamma per riservare i suoi occhi alla vista della Madonna in cielo...
E mi viene in mente la prossima festa di Pentecoste e la prima Comunione, il giorno più bello della vita. La famiglia in festa, il vestito nuovo col fazzolettino al taschino della giacca, l'abito bianco da sposa, tutta la parrocchia in festa intorno a lui, intorno a lei, alle soglie della pubertà. Ma non si può fare la Comunione se prima non c'è stata la Confessione. Da un prete - obbligato a vita a rimanere celibe e casto - che è stato ammaestrato a conoscere e giudicare i peccati, anzi il peccato, quello contro il sesto comandamento di cui conosce, per obbligo statutario, tutte forme e le varianti, più numerose di quelle del Kamasutra. Mille modi di andare all'inferno. Il virus della pedofilia trova qui la porta d'oro, the golden gate.

Da cui alcune mie indicazioni "alternative" ai genitori:
- Rinunziare alla Prima Comunione
- rifiutare la confessione, senza rinunziare alla Comunione
- Organizzare la "festa dell'accoglienza", o della "raggiunta pubertà" in parrocchia o alla casa del popolo, ma senza crismi sacramentali.In sostanza si tratta di evitare la confessione di bambini e adolescenti, maschi e femmine. Potranno farlo, in libertà - se lo vorranno - quando saranno maggiorenni.
Nota.
Io penso che tante famiglie sarebbero disposte a rinunciare alla prima comunione dei figli, ma non alla Festa della Prima Comunione. 

  Chi affida queste scadenze dei figli alla chiesa deve farsi più attento. Mai mandare al confessionale bambine e bambini. Aggiungo anche, a conforto dei "credenti ostinati" che oggi nella chiesa reale si aprono spazi dove è possibile partecipare ad una assemblea "eucaristica" (di ringraziamento) senza essere obbligati a passare sotto le forche confessionali inquinate da virus pedofiliaco. Consiglio i genitori interessati a guardarsi intorno; ci sono un po' dappertutto CDB (comunità cristiane di base) http://www.cdbitalia.it/ che seguono una teologia della liberazione, libera dalle decretali vaticane figlie di una teologia demenziale prima che reazionaria e fondamentalista. Ma anche all'interno delle 25.000 parrocchie si possono trovare preti, frati e monache con i quali "trattare". Sono più numerosi di quello che può apparire; chiedono solo un po' di riservatezza, ma sono ben felici di togliersi di dosso la cappa vaticana e  quell'odor di sacrestia nel quale si sentono intrappolati; hanno una lunga tradizione già presente nel Vangelo; il loro fondatore si chiama Nicodemo,  il fariseo che, secondo il Vangelo secondo Giovanni, [cap.3] di notte veniva di nascosto ad ascoltare Gesù, mentre di giorno simulava un rigoroso rispetto dei precetti ebraici.

















Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio".
 (Giovanni, cap 3).


PS. Il battesimo come antefatto negativo
 Le premesse negative sono già nel battesimo, gran capostipite del complesso di colpa che avvelena l'anima cattolica.
Anche qui occorre  trasformare la cerimonia del battesimo in festa dell'accoglienza - non più un esorcismo contro il demonio presente nel bambino affetto da peccato originale -  concordando con il prete la nuova formulazione.
La soluzione laica:
- sostituire la festa del battesimo con una festa dell'accoglienza in sede civica istituzionale. Così come si sta facendo da tante parti per i funerali "civili".
Concludendo: cari genitori "occhio al 23 maggio" p.v.!

Divagazione letteraria


Frank McCourt - Le ceneri di Angela. Adelfi ed. 1997
(pp.302-303)   C'è un prete redentorista che sbraita in continuazione di questo sesto comandamento. Dice che l'impurità è un peccato così grave che la Beata Vergine Maria si gira dall'altra parte e piange.
E perche piange, ragazzi? Piange per colpa vostra e per quello che fate al suo adorato figlio. Piange quando guarda il lungo e squallido orizzonte del tempo e vede con orrore lo spettacolo dei ragazzi di Limerick che si insozzano, si corrompono, si toccano, si masturbano e lordano i loro giovani corpi che sono il tempio dello Spirito Santo. Nostra Signora piange per questi abomini sapendo che ogni qual volta vi toccate inchiodate alla croce il suo adorato figlio, calcate ancora una volta intorno a quella cara testa la corona di spine, riaprite ancora una volta quelle sue orribili ferite. Lui sta sulla croce a impazzire di sete e che cosa fanno i perfidi romani? Gli ficcano una spugna di gabinetto imbevuta d'aceto e fiele in bocca, in quella povera bocca che si muove appena per pregare, pregare anche per voi, ragazzi, anche per voi che lo avete inchiodato a quella croce.
Pensate alle sofferenze di Nostro Signore. Pensate alla corona di spine. Pensate cosa si può provare con uno spillo conficcato nella testa, allo strazio della trafittura. E pensate cosa si può provare con venti spine conficcate nella testa.
Riflettete, meditate sui chiodi che gli lacerarono le mani, che gli lacerarono i piedi. Riuscireste a sopportare anche solo in minima parte quello strazio? Prendete quello spillo, quel semplice spillo. Ficcatevelo nel fianco. Moltiplicate per cento quella sensazione e sarete trafitti da quell'orribile lancia. Oh, ragazzi miei, il demonio vuole la vostra anima. Vi vuole con sé all'inferno e sappiate che ogni qual volta vi toccate, ogni qual volta soccombete allo spregevole peccato della masturbazione non solo inchiodate Cristo alla croce ma fate un ulteriore passo verso l'inferno. Ragazzi miei, allontanatevi da quell'abisso. Resistete al demonio e tenete le mani a posto.
 Io non riesco a non toccarmi. Prego la Madonna, le dico che mi dispiace tanto di aver rinchiodato suo figlio alla croce e che non lo farò più ma poi non resisto e allora giuro che mi confesserò e che dopo questa volta, anzi, assolutamente dopo questa volta non lo farò più. Non voglio finire all'inferno tra i diavoli che mi inseguono per l'eternità infilzandomi con i forconi roventi.
Ma i preti di Limerick non hanno pazienza con gente come me. Vado a confessarmi e loro mi rispondono sibilando che non sono nello spirito giusto per pentirmi, che se lo fossi rinuncerei a quell atroce peccato. Vado di chiesa in chiesa cercando un prete più indulgente fin che Paddy Clohessy non mi dice che dai domenicani ce n' è uno novantenne sordo come una campana. Ogni due o tre settimane questo vecchio prete sente la mia confessione e mi farfuglia di pregare per lui. Certe volte si addormenta addirittura e io non ho il coraggio di svegliarlo per cui il giorno dopo faccio la comunione senza penitenza ne assoluzione. Mica è colpa mia se i preti mi si addormentano davanti e in ogni modo il solo andare a confessarmi mi metterà senz'altro in uno stato di grazia. Poi capita che un giorno il pannelletto del confessionale si apre e dietro non c'è affatto il mio confessore bensì un prete giovane con un orecchio grosso come un conchiglione. Che di certo sentirà tutto.
Mi benedica, padre, perche ho peccato. L'ultima volta mi sono confessato due settimane fa.
E da allora, bambino mio, che cosa hai fatto?
Ho picchiato mio fratello, ho fatto sega a scuola e ho detto una bugia a mia madre.
Sì, bambino mio, e che altro?
Ho... ho... ho fatto delle cose sporche, padre.
Ah, bambino mio, le hai fatte da solo, con qualcun altro o con un animale?
Con un animale? Un peccato così non l'avevo mai sentito. Questo qui dev'essere un prete di campagna. In tal caso mi sta veramente aprendo orizzonti nuovi.

 












336-337
...Da quel giorno continuo per settimane a consegnare il vaglia. Certe volte facciamo  l'eccitazione sul divano ma altri giorni Theresa ha la tosse e la malattia le si legge in faccia. Lei non mi dice mai di essere malata. Non mi dice mai che ha la tisi. Gli altri fattorini commentano che devo proprio divertirmi un sacco con Theresa Carmody e lo scellino di mancia. Io non gli racconto che lo scellino di mancia non lo prendo più da un pezzo. Non gli racconto del divano verde e dell'eccitazione. Non gli racconto del dolore che mi viene quando lei apre la porta e sul viso le si leggono i segni della malattia e io non voglio fare altro che prepararle un tè e stare seduto sul divano verde tenendola stretta fra le braccia.
Un sabato mi dicono di consegnare il vaglia da Woolworth dove lavora sua madre. Io cerco di fare il disinvolto:
Signora Carmody, il vaglia lo consegno sempre a sua... è sua figlia, no? Theresa.
Sì, adesso sta all'ospedale.
Al sanatorio?
Ho detto all'ospedale.
La signora Carmody è come tutta la gente di Limerick, si vergogna della TBC e non mi dà né uno scellino di mancia né niente. Vado in bicicletta al sanatorio a trovare Theresa. Per entrare bisogna essere un parente adulto. lo dico che sono suo cugino e che a agosto faccio quindici anni.
Loro mi rispondono va' via. Allora vado alla chiesa francescana a pregare per lei. San Francesco, ti prego, non è che puoi parlare con Dio? Digli che non è stata colpa di Theresa perché tutti quei sabati potevo pure rifiutarmi di prendere il vaglia. Digli che l' eccitazione sul divano non è responsabilità sua perche così ti riduce la tisi. Comunque non fa niente perche io a Theresa le voglio bene. Le voglio bene tanto quanto tu vuoi bene a qualunque uccello, bestia o pesce che sia, e se tu chiedi aDio di farle andare via la tisi
prometto che a Theresa non mi ci avvicino più.
Il sabato successivo mi ridanno il vaglia per i Carmody. A metà della via vedo già le tende tirate. Vedo la corona di crespo nero sulla porta. Vedo il biglietto bianco listato a lutto. Vedo al di là della porta e dei muri me e Theresa che ci rotolavamo nudi e scatenati sul divano verde e mi rendo conto che adesso lei sta all'inferno e tutto per colpa mia. Infilo il vaglia sotto la porta e ritorno alla chiesa francescana a pregare che l'anima di Theresa riposi in pace. prego ogni statua, ogni vetrata colorata, ogni stazione della croce. E giuro che d'ora in poi vivrò all'insegna di fede, speranza e carità, povertà, castità e obbedienza.
Il giorno dopo, domenica, vado quattro volte a messa. Faccio tre volte le stazioni della croce. Recito il rosario tutto il giorno. Non mangio né bevo e dovunque trovo un posto tranquillo piango e supplico Dio e la Beata Vergine Maria di avere pietà dell'anima di Theresa Carmody.
Lunedì vado al funerale con la bicicletta dell'ufficio postale e seguo il corteo fino al cimitero. Mi metto dietro un albero a qualche distanza dalla tomba. La signora Carmody piange e geme. Il signor Carmody tira su col naso e sembra sconcertato. Il prete recita le preghiere in latino e spruzza la bara di acqua santa. Io vorrei andare dal prete e dai signori Carmody per dirgli che se Theresa è andata all'inferno è solo colpa mia. Che facessero di me quello che vogliono. Che mi maltrattassero. Che mi insultassero. Che mi buttassero addosso la
terra del cimitero. Invece resto dietro l'albero finche non se ne vanno tutti e i becchini finiscono di riempire la fossa.
La brina sta già imbiancando la terra fresca della tomba e io penso a Theresa che giace fredda nella bara, ai suoi capelli rossi, agli occhi verdi. Non capisco i sentimenti che mi si agitano dentro ma so che per tutti i parenti che mi sono morti, per tutti gli amici e conoscenti dei vicoli che mi sono morti e per tutti gli altri che sono partiti non ho mai sentito un dolore così forte al cuore e spero che non lo sentirò più. Sta calando il buio. Esco dal camposanto spingendo la bicicletta. Devo ancora consegnare qualche vaglia.