Sarebbe una bella endiadi. Quando ho partecipato alle parlamentarie ho analizzato i 90 candidati toscani (scegliendone i 3 consentiti). E' gente non solo onesta, ma che ragiona. Io credo nell'intelligenza collettiva e dico a Grillo quello che gli dice Rodotà: lasciali liberi. Son convinto che questa intelligenza collettiva prima o poi esploderà, in Parlamento e, se occorre, anche in braccio a Grillo. Insisto: due in uno!
giovedì 30 maggio 2013
Endiadi (mancata)
(Il titolo è stato aggiornato in data 21 giugno 2013)
mercoledì 29 maggio 2013
Quotidie morior
Ieri D.Gallo, oggi Franca Rame.
lunedì 27 maggio 2013
All'Acquacheta, la cascata di Dante
Come 700 anni fa, quando Dante, profugo politico, in fuga dai sentieri del Comune fiorentino, correva ai ripari tra S.Godenzo, Forli, Dovadola, Porciano, Romena, Poppi. A piedi!
Ci sono stato, con Guido e i suoi compagni, mercoledi 22 maggio, in una giornata insolitamente solatia e senza pioggia. Altrimenti non so come sarei rientrato dalla cascata fino a S.Benedetto - un'ora e mezzo di saliscendi tortuosi, in compagnia di una improvvisa discopatia - Ho ricevuto una perfetta assistenza in itinere da professionisti del cammino di S.Jacopo di Compostella, via Francigena, via Romea, Cammino di S.Francesco e via continuando. E la Yaris di guido a fatto il resto.
ore cammino 5:30!
Copio qui il racconto professionale di Guido:
Dal Muraglione prendiamo il segnavia n.00 dietro al ristorante Bar del Sig. Giovanni, in direzione Colla di Casaglia - Cascate Acquacheta. Il sentiero inizia subito a salire nel bel bosco di faggi e con sali scendi arriviamo a Fiera dei Poggi, un pianoro prativo dove una volta si svolgeva, in estate, una fiera di bestiame tra i pastori transumanti e gli allevatori che popolavono queste montagne. Continuiamo fino a trovare una carrareccia, siamo a Colla dei Lastri (h1:25 km 4.76). Proseguiamo e poco dopo sulla destra si inerpica il sentiero che porta al Poggio Erbolini per poi scendere alla Colla della Maestà, salita che è possibile evitare continuando sulla carrareccia che porta ugualmente alla Colla della Maestà.
Dalla Maestà lasciamo il segnavia 00 e prendiamo a destra il segnavia n. 419 per scendere successivamente con il segnavia n. 419a. Arriviamo al bivio (h 2:40 km 9) che seguendo a destra con il segnavia n. 411 ci porta nel Fosso dell'Acquacheta.
Costeggiamo di continuo il torrente e ogni tanto delle tracce ingannevoli e la mancanza di segni potrebbero indurci a guadare....dobbiamo fare attenzione perchè si deve tenere sempre la destra orografica del torrente fino a incontrare, dopo sali scendi in terreno dissestato, il vero guado che ci immette nella suggestiva conca prativa dei Romiti. Nel medioevo il villaggio dei Romiti....due tre case oggi ruderi, era luogo di eremitaggio, dipendente dall'Abbazia di San Godenzo. Dal prato continuiamo in discesa con il segnavia n. 407 fino a trovare la prima cascata (Le Cadute)...con una bella pozza di acqua che in estate dà refrigerio ai pellegrini bagnanti. Attraversiamo agevolmente il torrente continuando fino al punto panoramico sulla cascata dell'Acquacheta... che per la tanta acqua caduta questo inverno, è bellissima.
Proseguiamo con sali scendi sul vecchio percorso medioevale con alcuni punti ancora selciati e, dopo ore 1:40 dalla cascata, arriviamo a San Benedetto in Alpe.
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sabato 11 maggio 2013
At-Tuwani, 10 Maggio 2013
COMUNICATO STAMPA
Doppio attacco dei coloni
nelle Colline a sud di Hebron: 62 alberi di ulivo tagliati durante la notte
nell'ambito della 'strategia del price tag' e un campo di grano dato alle
fiamme
Su un muro nelle vicinanze
del luogo dove si è verificato il primo incidente i volontari hanno trovato una
frase scritta in ebraico: "prezzo da pagare per coloro che
rubano"
At-Tuwani, 10 Maggio 2013
Il 10 di
Maggio, alle ore 6 del mattino, alcuni palestinesi del villaggio di At-Tuwani e
due volontari di Operazione Colomba hanno scoperto che 62 alberi di ulivo sono
stati tagliati durante la notte in un campo situato in prossimità della Bypass
road 317.
Su di un
piccolo muro vicino al campo di ulivi è stata notata la presenza della frase
"prezzo da pagare per coloro che rubano". La "price tag"
(Ebraico: מדיניות תג מחיר) è, secondo B'Tselem, il nome
dato ad "atti di violenza occasionale nei confronti della popolazione
palestinese e delle forze di sicurezza israeliane" commessi dalle frange più
radicali del movimento dei coloni israeliani nei Territori Palestinesi. Secondo
il New York Times essi: "esigono un prezzo dai Palestinesi locali o dalle forze
di sicurezza israeliane per qualsiasi azione intrapresa a contrasto della loro
impresa di colonizzazione".
L'uliveto
appartiene alla famiglia Amor ed è stato piantato circa 30 anni fa. I membri
della famiglia palestinese presenti sul luogo dell'incidente erano
particolarmente sconvolti dall'accaduto.
La prima
jeep di soldati israeliani è arrivata sul posto alle ore 7 del mattino circa,
seguita da un altro veicolo dell'esercito e da un'auto dell'
Amministrazione Civile israeliana. Alle ore 7:30 un'auto della Polizia
israeliana è arrivata nelle vicinanze del campo ed un poliziotto ha iniziato a
documentare utilizzando una videocamera. Un membro della famiglia proprietaria
del campo ha fornito una testimonianza all'ufficiale riguardo alla storia
dell'uliveto. La Polizia israeliana non ha parlato con i volontari
internazionali e non ha fornito ulteriori spiegazioni riguardanti le indagini.
Intorno alle 8:00 il responsabile della sicurezza della colonia di Ma'on si è
confrontato con le forze di Polizia, con alcuni militari e ha scattato alcune
fotografie.
Alle ore
8:10 un ufficiale dell'Amministrazione Civile ha provato a detenere un pastore
palestinese di At-Tuwani con l'accusa di mancanza di rispetto verso la sua
autorità. L'uomo palestinese ha negato di essersi espresso malamente nei
confronti del militare. Intorno alle ore 8:30 un soldato israeliano incaricato
di analizzare le impronte ha iniziato la sua indagine sul campo. Alla fine della
sua analisi ha affermato che i responsabili del danneggiamento erano in sei,
cinque uomini e una donna più alcuni altri che monitoravano da lontano.
Nel pomeriggio, intorno alle
2.30 p. m., un gruppo di coloni ha dato fuoco a un campo di
grano palestinese, vicino al villaggio di Tuba. Un minorenne palestinese, di
sedici anni, li ha visti fuggire da lontano. Il campo appartiene alla famiglia
degli Aliawad che hanno immediatamente chiamato la polizia israeliana. Quando la
polizia è arrivata, il ragazzo e suo fratello sono stati portati alla più vicina
stazione di polizia, Kiryat Arba, per sporgere denuncia.
Gli alberi di ulivo e il grano
sono una risorsa fondamentale per i palestinesi delle Colline a sud di Hebron ed
il loro danneggiamento costituisce una grave perdita
economica.
Cionostante le comunità
palestinesi delle Colline a sud di Hebron sono ancora fortemente impegnate nella
resistenza popolare nonviolenta contro l'occupazione
israeliana.
Operazione Colomba mantiene una presenza costante a At-Tuwani e nelle
Colline a Sud di Hebron dal 2004.
Foto dell'incidente: http://snipurl.com/270rxvs
Operation Dove - Nonviolent Peace Corps
Palestine/Israel
Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII
Email: tuwani@operationdove.org
Web: www.operationdove.org
Mobile: +972 54 9925773
Palestine/Israel
Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII
Email: tuwani@operationdove.org
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martedì 7 maggio 2013
There Romena lies
Ivi è Romena - Dante in Casentino, tradotto e arricchito magistralmente da Francesca White, viene presentato il 16 maggio al British Institute. Un onore per me, grazie anche alla presenza della traduttrice Francesca White venuta apposta da Londra per questa evenienza. Ha fatto tutto "gratis et amore Dantis". Mi ha suggerito modifiche, correzioni, trasposizioni e soprattutto ha regalato al libro un capitolo che delinea un aspetto simpatico quasi commovente di un ambiente londinese fatto di persone belle, positive, progressiste e amanti dell'Italia vista come un paese dove scorre latte e miele, pieno di sole e di persone buone, oneste, semplici; una specie di Arcadia.
In omaggio a Francesca pubblico di seguito il suo testo (in originale e tradotto) che occupa le pagine 6-17. Grazie Francesca.
Presentatori:
FRANCESCA STANLEY WHITE, translator
MA Oxon. MPhil. Columbia University, New York
Freelance lecturer at colleges and institutions in the UK and the US
Bill Dodd, ex docente di Lingua e Letteratura Inglese presso le università di Bologna e Siena (Arezzo).
Giovanni Caselli, archeologo del paesaggio e viabilità
(Landscape and communication archeologist)
(v. link fondo pagina con gli acquerelli di Dora Noyes)
Ella and Dora Noyes’ The Casentino and its Story
(1905), which has inspired Urbano Cipriani to write Ivi
è Romena: Dante nel Casentino, is an interesting product
of various outcrops of the Medieval Revival in Britain.
This cultural event started in the 1840s – the Palace
of Westminster probably its most famous statement.
By the 1890s, medievalism in England had acquired a
strong patina of late Victorian sentimentality where
pre-industrialized society was concerned. For instance,
The Casentino and its Story concludes with the author’s
observation that this story belongs to the Middle Ages
which she defines as a time ‘of arcadian pastoral simplicity’.
Dora’s illustrations, especially the pen and ink
vignettes at the opening and close of each chapter, are
deeply idealized Arcady.
The Medieval Revival’s earlier social programme of aesthetics
and urban reform had also, by the 1880s, become
the aesthetics of the Arts and Crafts movement. These
included the principles of self -improvement for the artisan
who, inspired by the beauty and heroic virility of the
middle ages, would create a society dependent on skilled
and creative workers to counteract the ugly effects of an
industrialized society. To this credo the sisters’ publisher
J M Dent most strongly subscribed.
The two sisters and their elder sister Minna (Mary Noyes,
1851-1949) were born in Harrow. Ella (Margaret Ella,
1863-1949) was a writer who, between 1901 and 1908,
had five books published by J M Dent, all of which were
about Italy. The first of these was Saints of Italy: Legends
Retold. This, like the other books, was illustrated
by her sister Dora (Theodora Joan, 1864-1960).
Dora was a painter who worked both in oil and in water
colour. She exhibited regularly at the Royal Academy
between 1883 and 1903. From 1897 on, the three
sisters lived together in Wiltshire, first in Milston near
Salisbury, then in Upton Lovel and lastly in Sutton Veny
where they are buried in the churchyard of St John the
Evangelist.
Joseph Malaby Dent
Joseph Malaby Dent (1849 – 1926) left school at thirteen
to become an apprenticed printer. Soon after he changed
to bookbinding and worked at this trade till he set up his
own shop in the East End of London in 1872, becoming
a publisher in 1888 when he founded J M Dent and Co.
Today Dent is remembered above all for his Everyman
Library series, with their beautiful bindings, the hand
lettered title in gold stamped on the spine, the end papers
and title pages designed by Reginal Knowles in the fashion
of William Morris. But Dent’s crusade to raise the
standards of book publishing started much earlier, with
his Temple Library series intended to widen the horizons
of British reading, and bring European culture within the
gasp of all readers.
In the Temple Library series Dent published the first European
text of the Divina
Commedia. First Purgatorio,
followed by Inferno
and Paradiso, all with a parallel text
in English by various translators. These would have been
the primary source of Ella Noyes’s readings of Dante’s
works, as it was later to be for T S Eliot and later still for
A N Wilson, both of whom have told us that it was thus
that they learnt to read Dante in Italian. Later Dent published
Okey’s translation and Italian text of the The Vita
Nuova and Lyrics and also Edmund Gardner’s Dante, a
primer or guide to the reading of Dante.
The career of J M Dent, a Liberal non-conformist, is a
powerful example of that culture of self improvement
prevalent among many artisans in the Victorian era.
Based on a theory of craftsmanship and social reform in
urban dwelling, put forward by Ruskin and Pugin in the
1840s and 1850s, these notions were now having a late
flowering in the aesthetics of the Arts and Crafts movement
and their social programme of pre industrialized
rural and suburban living.
By the early 1890s Dent was closely associated with
the Toynbee Hall settlement in East London, founded in
1884 and named after the 19th century social reformer
Arnold Toynbee. The Hall was the residence of Oxford
University graduates who wished to live in a deprived
industrialized area and contribute to the advancement of
adult education in the area together with an improvement
of local social and economic conditions. This is Dent’s
impression of their work:
... Here were men who made no pretence of particular
religion, but who had been at universities
and had every opportunity for cultured thought,
and came here to be in touch with workers and to
offer the results of their culture in exchange for
intimacy with the life of the workers - a comradeship,
in fact, between high and low, as we call it,
was the chief aim of the settlement, at least so it
seemed to me, and at that time they were there
with earnest purpose.
J M Dent, The
House of Dent 1888-1938,
London, 1938 p.49
As secretary of the Shakespeare Society at Toynbee Hall,
Dent was involved with Thomas Okey (1852-1935), basket
maker and Italian scholar, who taught at Toynbee
Hall, and with Bolton King (1860-1937), educational administrator
and historian who lived and taught at Toynbee
Hall from the first years of the settlement till 1892.
In Thomas Okey one has a most vivid example of how
many of the cultural strands mentioned above combined
in one man: craftsman, self-taught, social reformer, medievalist,
Italianist and eventually a Dante scholar.
The Medieval Revival had started about the time Okey
was born in Spitalfields, East London. He was one of
eight sons of a basket maker, a trade he followed till
1896 studying each day before and after work. He then
became a teacher at Toynbee Hall and started his career
as a translator from the Italian.
For Dent’s Temple Classics he produced a translation of
Purgatorio (1899), Mazzini’s Essays (1901), The Little
Flowers of St Francis of Assisi (1901), and an English
edition of The
Vita Nuova and Lyric poetry (1906); Venice
and its Story (1903) and several other books on Venice.
In 1919 Okey was called to the Serena chair of Italian
at Cambridge, despite his complete lack of formal academic
qualifications, where he became a much esteemed
lecturer in Dante Studies.
In 1887, while still a student at the Hall , Okey had started
to organize educational trips to Italy for London East
Enders. Here is Dent’s account of what such a trip meant
to a London East Ender:
In 1888 the Travellers’ Club, founded in the previous
year, arranged its first journey to Florence to be carried
out on co-operative principles. ...
I can never make anyone understand what the revelation
of this wondrous old world meant to me. Here
was a city built before industrialism had destroyed
the spirit of beauty, where man had lived by something
other than money-making, luxury and power. A
city of flowers, indeed, and a city beautified by men’s
handicraft.
Try to imagine what it was to come out of the East
End of London (I had no knowledge of the West
at that time, nor have I had much since) with its
sordid grime, to cross the Alps in glorious sunshine
with every mountain pinnacle draped in robes of
crystalline snow, shining in light divine, with rushing
waterfalls and spring tenderness adorning the hills
and the borders of sapphire lakes. Oh! Glory upon
glories! Those first great days of travel. I had literally
been lifted into heaven beyond my dreams, indeed
my whole being had been transformed. Remember
that I had come out of years of sordid struggle for a
living, with hardly time to lift my eyes to the dull grey
skies of the weary toilsome streets, of all the suffering
and almost hopeless fight for dear life, and suddenly
was lifted up and carried by a magic carpet into a
wealth of beauty and wonder not to be surpassed in
all the world. My blessing for ever be with the men
who first conceived the idea and made it possible for
the toiler to get away from humdrum life into a new
heaven and a new earth – if only for three weeks –
and brought this within the means of hard working elementary
schoolmasters and mistresses, the clerk and
the working man; for the cost of that three weeks of
glorious life, including every expense (even tips and
coach fares), was only some £13 or £14. And, mind
you, we travelled in real comfort. We owed all this to
my friends Bolton King and Thomas Okey, who conceived
the idea and carried it out completely without
the aid of travel agents. They were their own couriers
and men of business, and continued for many years to
give joy to hundreds of over-worked men and women.
May all benisons from a hundred grateful hearts
be upon them now and for ever!
J M Dent, ibid., London, 1938, p. 51-52
The supposition that the beauty of Florence had nothing
to do with ‘money-making, luxury and power’ is truly
naïve, but the joy and gratitude for the experience of the
beauty of the Italian landscape, and appreciation of the
still extant pre industrial way of life is one that the Noyes
sisters deeply shared with him. Ella will echo Dent in
her description of sunrise on the Falterona, using very
similar terms and purple passages.
This passionate appreciation of the beauty of the Italian
landscape, together with the proliferation of Dante
studies and publications of his works in English are all
part of the early Edwardian interest in medieval Europe,
an interest which J M Dent identified and exploited in
his Medieval Towns series which he launched after a trip
to Florence and Siena in 1890. He tells us that he “never
forgot the deep impression Italian cities had made upon
me and desired to produce a series of books which should
tell the story of their mediaeval life, especially those with
a distinct personality and national life. (J M Dent, The
House of Dent 1888-1938, London, 1938 p.79)
Among the authors recruited for this project were Edmund
Gardner (whose The
Story of Florence which had
appeared in 1900 ran to eleven editions, to be followed by
The Story of Siena and San Giminiano, 1902), Thomas
Okey (whose Venice
and its Story appeared in 1903 (reprinted
in 1905 as The
Story of Venice) and Ella Noyes
whose The Story of Ferrara appeared in 1904).
Dent visited the Noyes sisters while they were researching
this book. Giving an account of his yearly visits
to Italy after the launch of the Everyman series, he
mentions visits to his authors whose books have given
him ‘infinite pleasure’: Mrs Ross, (The Story of Florence),
Lina Gordon - Duff, (The Story of Perugia and
The Story of Rome), Thomas Okey (The Story of Venice)
and Dora and Ella Noyes, The Story of Ferrara and The
Story of Milan). “My craft” Dent writes “you will see
added zest to my enjoyment, for were not all these wonders
to be printed and pictured in books of my producing!”
Although not part of the ‘city’ series, The Casentino and
its Story, 1905, obviously fits in with this part of Dent’s
publishing programme, and one might dare to speculate
that it was on this occasion in Ferrara that the book was
first discussed. As Cecil Clough has pointed out (his is
the only published article on the Noyes sisters) Edmund
Gardner was in Ferrara at the time writing his Kings and
Poets for Constable. Gardner was one of Dent’s first authors
and, with Okey, the most important in his Dante
Temple Classics. I think it most unlikely that Ella did
not know this, although Clough is probably correct in
his speculation that she felt she had missed out on the
archival help Gardner had obtained.
Ella Noyes’ sharp eye for local customs and sharp ear
for local idiom, her considerable historical knowledge
of the Conti Guidi and the part they played in the story
of the Casentino, her sympathy with the spiritual ideals
of St Francis, a subject she had already written on for
Dent in her first book, made her the perfect choice for
an author to tell the medieval story of a whole area and
reveal its ‘distinct personality’. As she says in her concluding
chapter, “the story of the Casentino belongs to
the middle ages”. And yet her keen observation of and
familiarity with the “contadini” she met leads her to make
interesting comments on actual social concerns such as
the mezzadria and the dreaded annual transhumance to
the malarial Maremma.
The sisters, certainly Ella, was a fine Italianist in the
tradition
of George Elliot. We do not know where she learnt
her Italian, but I bet it was mostly through reading the
Italian classics, the Divina Commedia in particular, and
for this she would have been indebted to Dent’s publication
of the first parallel text of the poem in his Temple
Classics series. She, together with Thomas Okey and
the rest of Dent’s italianisti belonged
to that wonderful
institution which is the London Library, and together
with other admirers of Italian culture, they belonged to
Luigi Ricci’s London Dante Society.
Ella collaborated with Okey in his translation of Giuseppe
Mazzini’s The
Duties of Man and other Essays published
by Dent in 1907 and reprinted in 1910. In this reprint the
translation of The
Duties of Man is attributed to her.
As Ella tells us, her chief source of information for the
Casentino was Carlo Beni’s 1889 Guida al Casentino,
which in turn relied considerably on Luigi Passerini’s
Storia della famiglia Guidi, Milano 1865 and G G Ampere,
Il viaggio dantesco, Firenze Le Monnier 1870, all
to be found at that other wonderful institution, the Gabinetto
G P Vieusseux in Florence.
Reading these works, I realized that trends I have identified
as naïve late Victorian ‘arcadian pastoralism’ in British
writing of this period are shared by Italian writers in the
late Ottocento. Dent’s description quoted above, some of
Ella’s descriptions of the Casentino and doubly so Dora’s
arcadian illustrations can all be found in spades in
Beni’s Guida al Casentino , abundantly sprinkled with
many a purple passage. He opinions that within the rude
peasants of the Casentino “palpita un cuore non sordo
alle voci della gioia” and points out their ‘vesti semplici
e monde’ made from homespun ‘ruvide lane’.
Whereas Ella’s staunch admiration for Sofia Guerra, the
12th century nun-princess clad in a coat of mail with
a
sword for her pastoral staff: the female counterpart of the
fighting bishops of that period as Ella calls her, reflects
strongly the proto feminist attitude attributed by Clough
to the two English spinsters.
What really gave me a glimpse of what a challenge the
Casentino must have posed for these two intrepid ladies
are the ‘indicazioni utili’ in Beni’s guidebook. Entries on
places such as Stia, Pratovecchio, Bibbiena inform the
reader that the mail coach comes three times a day, that
in each place there is a medic, a midwife and a vet. That
at Stia the owner of the Albergo della Patria is Giuseppe
Manzi, ‘detto Picchio’; that Pompilio Berti detto Pollino
provides a coach hire service; that Fabbriani detto
Borbottino runs a very good trattoria. Those wonderful
Tuscan nick names! Even today you come across them,
fastened onto various individuals to pinpoint a very personal
foible. And to think that Ferdinando Masili, detto
Basusi, the ‘guida patentata’ of Stia may well have led
the sisters down that amazing scramble from the Falterona
which Ella describes with such brio.
I fully understand how this old book, discovered by
chance a few years ago among the bric-a-brac of a country
market would have captured the heart of any casentinese
and in the case of a dantista such
as Urbano Cipriani
inspired him to link once more the poetry of Dante
with his beloved land.
Francesca White
Traduzione italiana
Traduzione italiana
Le sorelle inglesi: Ella e Dora Noyes
Il Casentino e la sua storia (1905) di Ella e Dora Noyes,
libro che ha ispirato Urbano Cipriani a scrivere Ivi è Romena: Dante nel
Casentino, è un prodotto interessante delle varie manifestazioni della
Rinascita Medievale in Gran Bretagna. Questo evento culturale iniziò negli anni
40 del 1800 ed il Palazzo di Westminter ne è probabilmente l' espressione più
famosa. Intorno agli anni 90, per quanto
riguarda la società pre-industriale, il medievalismo inglese aveva ormai
acquisito una patina di sentimentalismo tardo vittoriano. Ne è un esmpio Il Casentino e la sua storia,
che si conclude con una osservazione dell' autrice che afferma che questa
storia appartiene al medioevo, periodo che lei definisce 'di arcadica semplità
pastorale'. Le illustrazioni di Dora, e in particolare le vignette/ i
bozzetti/disegni a inchiostro e penna che aprono e chiudono ogni capitolo,
rappresentano un'Arcadia profondamente idealizzata.
Il primo programma sociale della Rinascita Medievale riguardante
l'estetica e la riforma urbanistica era anche diventato, negli anni 80,
l'estetica del movimento delle Arti e Mestieri. Essa comprendeva il principio
del miglioramento personale dell'artigiano che, ispirato dalla bellezza e dalla
virilità eroica del medioevo, avrebbe creato una società dipendente da operai
qualificati e creativi, capaci di contrapporsi agli effetti deleteri di una
società industrializzata. J.M. Dent, l'editore delle sorelle, aderiva
fermamente a questa visione politica.
Le due sorelle e la loro sorella maggiore Minna (Mary Noyes,
1851-1949) erano nate a Harrow. Ella (Margaret Ella, 1863-1949) era una
scrittrice cui, fra 1l 1901 e 1908, J.M. Dent pubblicà 5 libri, tutti
riguardanti l'Italia. Il primo della serie era Santi d'Italia: leggende
raccontate di nuovo. Questo, come pure tutti gli altri, venne illustrato da
Dora (Theodora Joan, 1864-1960).
Dora era pittrice e dipingeva sia ad olio che con
acquerelli. Fra il 1883 e il 1903 fece regolarmente mostre alla Royal Academy.
A partire dal 1897 le tre sorelle abitarono insieme nel Wiltshire, prima a
Milston, vicino a Salisbury, poi a Upton Lovel ed infine a Sutton Veny, dove
sono sepolte nel cimitero parocchiale di San Giovanni Evangelista.
Joseph Malaby Dent (1849-1926) lasciò la scuola a tredici
anni per diventare apprendista tipografo. Presto lasciò questo lavoro per
diventare rilegatore e lavorò in questo campo finchè nel 1872 non avviò il
proprio laboratorio nel East End di Londra. Diventò poi editore quando nel 1888
fondò la casa editrice J. M. Dent & Co.
Oggi Dent è
soprattutto ricordato per le serie della Everyman Library, con le loro
bellissime rilegature, con i titoli dorati scritti a mano sulla costa e con le
pagine dei titoli disegnati da Reginald Knowles, alla maniera di William
Morris. Ma la crociata di Dent per alzare il livello dell'editoria era
cominciata assai prima, e precisamente con le sue serie della Temple Library
che aveva lo scopo di ampliare gli orizzonti della lettura in Gran Bretagna e
di portare tutti i lettori alla comprensione della cultura europea.
Dent pubblicò il primo testo europeo della Divina Commedia
nella serie della Temple Library:er primo il Purgatorio, seguito dall' Inferno
e dal Paradiso, tutti con corrispondente testo in inglese tradotto da
traduttori diversi. Queste pubblicazioni dovrebbero essere state la fonte
principale della lettura delle opere di Dante per Ella Noyes, come in seguito
lo furono per T. S. Eliot e in seguito ancora per A.N. Wilson, entrambi i quali
ci hanno detto che è stato in questo modo che hanno appreso a leggere Dante in
italiano. In seguito Dent pubblicò la traduzione di Okey de La Vita Nova e
Liriche, con corrispondente testo italiano, ed anche il Dante di Edmund
Gardner, un manuale o guida alla lettura di Dante.
La carriera di J.M. Dent, un Liberale non conformista, è un
ottimo esempio di quella cultura di auto formazione diffusa fra molti artigiani
dell'era vittoriana. Questi concetti erano basati su una teoria di abilità
artigianale e riforme sociali nelle aree urbane avanzata da Ruskin e Pugin
negli anni 1840 e '50 e che ora venivano ripresi nell'estetica del movimento
delle Arti e Mestieri e nel loro programma di vita pre-industriale rurale e
suburbana.
All'inizio degli '90 Dent frequentava assiduamente l' istituzione
della Toynbee Hall nella East London, fondata nel 1884 e così chiamata da
Arnold Toynbee, riformatore sociale del diciannovesimo secolo. La Hall era la
residenza dei laureati presso l'università di Oxford che desideravano vivere in
una zona povera industrializzata e contribuire all'accrescimento
dell'istruzione degli adulti per mezzo del miglioramento delle condizioni
economiche e sociali locali. Ecco l'impressione che ebbe Dent del loro lavoro:
C'erano uomini che non pretendevano di appartenere ad una
particolare religione, ma che erano stati all'università ed avevano ogni
possibilità di accesso al pensiero colto e venivano qui per mettersi in
contatto con gli operai e per offrire i risultati della loro cultura in cambio
della dimestichezza con la loro vita di operai – in realtà lo scopo principale
dell'istituzione, almeno così mi sembrava, era la familiarità tra il ceto alto
e quello basso, come noi li chiamiamo, e all'epoca coloro che erano là
dimostravano un intento serio.
J.M. Dent, The House of Dent 1888-1938, Londra, 1938, p.49
Thomas Okey è il più fulgido esempio di come i molti fattori
culturali qui sopra citati potessero convivere in un'unica persona: artigiano,
autodidatta, riformatore sociale, medievalista, italianista ed infine studioso
di Dante. Il Rinascimento Medievale era iniziato più o meno all'epoca della
nascita di Okey a Spitalfields, nella East London. Era uno degli otto figli di
un cestaio/fabbricante di cesti; lui stesso continuò quel lavoro fino al 1896,
studiando nel frattempo prima e dopo il lavoro. Divenne poi insegnate al
Toynbee Hall e iniziò la carriera come
traduttore dall'italiano.
Per i Classici Temple di Dent produsse una traduzione del
Purgatorio (1899), Saggi di Mazzini (1901), I fioretti di San Francesco
d'Assisi (1901) e un'edizione inglese de La Vita Nuova e poesie liriche (1906);
Venezia e la sua storia (1903) oltre ad altri libri su Venezia Nel 1919 fu
chiamato come titolare della cattedra Serena di Italiano a Cambridge,
nonostante la sua completa mancanza di titoli accademici formali, dove diventò
uno stimato docente di Studi Danteschi. Nel 1887, quando Okey era ancora
studente alla Hall, cominciò a organizzare viaggi d'istruzione in Italia per
gli abitanti dell'East End di Londra. Ecco il resoconto di Dent di quello che
un tale viaggio significava per un abitante dell'East End:
Nel 1888 il Circolo dei Viaggiatori, fondato l'anno precedente, organizzò il suo primo viaggio a Firenze che doveva essere effettuato su su principi di cooperazione. (...)
Non riesco a far capire a nessuno cosa abbia significato per me questo stupendo mondo
antico. Ecco una città costruita prima che l'industrializzazione avesse distrutto lo spirito della bellezza, dove l'uomo aveva vissuto per qualcosa di diverso che non fosse far denaro, il lusso e il potere. Davvero una città di fiori e una città abbellita dall'abilità umana. Provate a immaginare cosa poteva significare uscire dall'East End di Londra (non ero a conoscenza del West End allora, nè ne so molto di più ora) con la sua squallida sporcizia, e attraversare le Alpi con un sole spendente, con tutte le cime delle montagne rivestite di manti di neve cristallina, scintillanti in una luce divina, con cascate impetuose e tenere erbe primaverili che ornavano le colline e le rive di laghi color zaffiro. O, meraviglia delle meraviglie! Quei primi meravigliosi giorni di viaggio. Ero stato letteralmente trasportato in paradiso al di là di ogni possibile sogno – in realtà il mio intero essere era stato trasformato.
Ricordatevi che uscivo da anni di faticosa lotta per il mio sostentamento, senza neppure il tempo di alzare gli occhi al cielo plumbeo di quelle strade di fatica, da tutta quella sofferta lotta per la vita, quasi senza speranza, e improvvisamente ero sollevato e trasportato da un tappeto magico in una profusione di bellezza e di meraviglia insuperabile al mondo. Siano per sempre benedetti quegli uomini che per primi ebbero l'idea e poi permisero a un lavoratore di allontanarsi – se pure soltanto per tre settimane – da una vita monotona per raggiungere un nuovo paradiso e una nuova terra, e che portarono tutto ciò alla portata di instancabili maestri e maestre di scuola elementare, di impiegati e di operai. Infatti il costo di quelle tre settimane di vita stupenda, tutto compreso (anche le mance e il prezzo della carrozza) fu di sole 13 o 14 sterline. E, attenzione, abbiamo veramente viaggiato comodi. Dobbiamo tutto questo ai miei amici Bolton King e Thomas Okey, che concepirono l'idea e la portarono completamente a buon fine senza l'aiuto di agenzie turistiche. Essi stessi fungevano da accompagnatori turistici e da uomini d'affari e continuarono per molti anni a procurare gioia a centinaia di uomini e donne sovraccarichi di lavoro. Possano le benedizioni di un centinaio cuori grati essere su di loro, ora e per sempre!
J M Dent, The House of Dent 1888-1938, London, 1938 p.51-52
Nel 1888 il Circolo dei Viaggiatori, fondato l'anno precedente, organizzò il suo primo viaggio a Firenze che doveva essere effettuato su su principi di cooperazione. (...)
Non riesco a far capire a nessuno cosa abbia significato per me questo stupendo mondo
antico. Ecco una città costruita prima che l'industrializzazione avesse distrutto lo spirito della bellezza, dove l'uomo aveva vissuto per qualcosa di diverso che non fosse far denaro, il lusso e il potere. Davvero una città di fiori e una città abbellita dall'abilità umana. Provate a immaginare cosa poteva significare uscire dall'East End di Londra (non ero a conoscenza del West End allora, nè ne so molto di più ora) con la sua squallida sporcizia, e attraversare le Alpi con un sole spendente, con tutte le cime delle montagne rivestite di manti di neve cristallina, scintillanti in una luce divina, con cascate impetuose e tenere erbe primaverili che ornavano le colline e le rive di laghi color zaffiro. O, meraviglia delle meraviglie! Quei primi meravigliosi giorni di viaggio. Ero stato letteralmente trasportato in paradiso al di là di ogni possibile sogno – in realtà il mio intero essere era stato trasformato.
Ricordatevi che uscivo da anni di faticosa lotta per il mio sostentamento, senza neppure il tempo di alzare gli occhi al cielo plumbeo di quelle strade di fatica, da tutta quella sofferta lotta per la vita, quasi senza speranza, e improvvisamente ero sollevato e trasportato da un tappeto magico in una profusione di bellezza e di meraviglia insuperabile al mondo. Siano per sempre benedetti quegli uomini che per primi ebbero l'idea e poi permisero a un lavoratore di allontanarsi – se pure soltanto per tre settimane – da una vita monotona per raggiungere un nuovo paradiso e una nuova terra, e che portarono tutto ciò alla portata di instancabili maestri e maestre di scuola elementare, di impiegati e di operai. Infatti il costo di quelle tre settimane di vita stupenda, tutto compreso (anche le mance e il prezzo della carrozza) fu di sole 13 o 14 sterline. E, attenzione, abbiamo veramente viaggiato comodi. Dobbiamo tutto questo ai miei amici Bolton King e Thomas Okey, che concepirono l'idea e la portarono completamente a buon fine senza l'aiuto di agenzie turistiche. Essi stessi fungevano da accompagnatori turistici e da uomini d'affari e continuarono per molti anni a procurare gioia a centinaia di uomini e donne sovraccarichi di lavoro. Possano le benedizioni di un centinaio cuori grati essere su di loro, ora e per sempre!
J M Dent, The House of Dent 1888-1938, London, 1938 p.51-52
La supposizione che la bellezza di Firenze non avesse nulla
a che fare con ' il far denaro, il lusso e il potere' è davvero ingenua, ma la
gioia e la gratitudine per l'esperienza della bellezza del panorama italiano e
l'apprezzamento dello stile di vita pre industriale ancora esistente sono
aspetti che le sorelle Noyes condivisero profondamente con lui. Ella echeggia
Dent nella sua descrizione del sorgere del sole sul Falterona, usando termini e
passi elaborati molti simili. Questo apprezzamento appassionato della bellezza
del paesaggio italiano, contemporaneamente alla proliferazione degli studi su
Dante e le pubblicazioni delle sue opere in inglese rientrano tutti
nell'interesse del primo periodo Eduardiano per l'Europa medievale, interesse
che J.M. Dent identificò e sfruttò nella sua serie Città Medievali, che lanciò
dopo un viaggio a Firenze e Siena nel 1890. Dent ci racconta che 'non
dimenticai mai l'impressione profonda che mi avevano fatto le città italiane e
mi venne il desiderio di produrre una serie di libri che raccontassero la
storia delle loro vita medievale, in particolare quelle che avevano una ben
precisa personalità e una vita nazionale. (J M Dent, The House of Dent
1888-1938, London, 1938 p.79).
Fra gli autori reclutati per questo progetto c'erano Edmund
Gardner (la cui Storia di Firenze apparrsa nel 1900 arrivò a undici edizioni e
fu poi seguita nel 1902 dalla Story of Siena and San Giminiano), Thomas Okey
(il cui Venezia e la sua storia apparve nel 1903 e ripubblicato nel 1905 col
titolo La storia di Venezia) e Ella Noyes, la cui Storia di Ferrara apparve nel
1904. Dent fece visita alle sorelle Noyes nel periodo in cui esse facevano
ricerche proprio per questo libro. Nel dar conto delle sue visite annuali in
Italia dopo il lancio della serie Everyman, egli fa cenno alle visite ai propri
autori, i cui libri gli davano 'infinito piacere': Mrs Ross, (La storia di
Firenze), Lina Gordon-Duff, (La storia di Perugia e La storia di Roma), Thomas
Okey (La storia di Venezia) and Dora and Ella Noyes (La storia di Ferrara e La
storia di Milano). Scrive Dent: “Come potete capire, la mia capacità
artigianale aggiungeva entusiasmo al mio diletto, poichè tutte queste
meraviglie dovevano essere stampate e illustrate in libri di mia produzione!”
Benchè Il Casentino e la sua storia del 1905 non faccia parte della serie delle
'città', ovviamente rientra perfettamente in questa parte del programma
editoriale di Dent, e si può osare di supporre che il libro fu discusso per la
prima volta in occasione delle visita a Ferrara. Come ha fatto notare Cecil
Clough (suo è l'unico articolo pubblicato sulle sorelle Noyes...), Edmund
Gardner era a Ferrara e in quel periodo sciveva il suo ... Re e Poeti per
Constable. Gardner era uno dei primi autori di Dent e, con Okey, l'autore più
importante della sua serie Dante Temple Classics. Considero molto improbabile
che Ella non lo sapesse, benchè probabilmente Clough ha ragione sulla sua
congettura che ella sentiva di non aver avuto l'aiuto degli archivi ottenuto
invece da Gardner.
L'acuto occhio di Ella Noyes per le abitudini locali e il
suo attento orecchio per l'idioma locale, la sua notevole conoscenza storica
dei Conti Guidi e del ruolo che ebbero nella storia del Casentino, la sua
condivisione degli ideali spirituali di San Francesco, argomento su cui aveva
già scritto per Dent nel suo primo libro, ne fecero una scelta perfetta quale
autore in grado di narrare la storia medievale di una intera zona e rivelarne
la sua 'particolare personalità'. Come lei stessa afferma nel suo capitolo
conclusivo “la storia del Casentino appartiene al medioevo”. E tuttavia la sua
attenta osservazione dei contadini e la dimestichezza che ebbe con quelli che
incontrò la ha portata a fare commenti interessanti su problemi sociali reali
quali la mezzadria e la temuta transumanza annuale nella malarica Maremma.
Le sorelle, Ella sicuramente, erano buone italianiste,
secondo la tradizione di George Elliot. Non sappiamo dove Ella imparò
l'italiano, ma scommetto che avvenne soprattutto attraverso la lettura dei
classici italiani, in particolare la Divina Commedia, e fu pertanto debitrice
per questo alla pubblicazione di Dent del primo testo parallelo del poema nella
sua serie dei Temple Classics. Ella, come anche Thomas Okey e gli altri
italianisti di Dent, apparteneva a quella meravigliosa istituzione che è la
London Library (Biblioteca di Londra); inoltre tutti loro, insieme ad altri
ammiratori della cultura italiana, appartenevano alla Società Dantesca
Londinese di Luigi Ricci.
Ella collaborò con
Okey alla traduzione de I doveri dell'uomo e altri saggi pubblicato da Dent nel
1907 e ristampato nel 1910. In questa ristampa la traduzione de I doveri
dell'uomo è attribuita a lei.
Come ci dice Ella, la sua principale fonte d'informazione
per il Casentino fu la Guida al Casentino del 1889 di Carlo Beni, che a sua
volta si basava su La storia della famiglia Guidi di Luigi Passerini (Milano
1865) e Il viaggio dantesco di G.G. Ampere (Firenze, Le Monnier 1870) – tutti
testi che si possono trovare in quell'altra meravigliosa istituzione che è il
Gabinetto G.P. Vieusseux a Firenze.
Leggendo queste opere mi sono resa conto che le tendenze,
che avevo identificato come ingenuo 'pastoralismo arcadico' nelle opere
letterarie inglesi del tardo vittorianesimo, sono condivise dagli scrittori
italiani del tardo Ottocento. Le descrizioni di Dent citate in precedenza,
alcune descrizioni del Casentino da parte di Ella e senza dubbio le
illustrazioni arcadiche di Dora, si possoto tutte trovare in grande quantità
nella Guida al Casentino di Beni, punteggiata con dovizia da passi molto
elaborati. Beni è del parere che nei rozzi contadini del Casentino “palpita un
cuore non sordo alle voci della gioia” e mette in evidenza le loro 'vesti
semplici e monde’ fatte con ‘ruvide lane’ tessute in casa. Invece la profonda
ammirazione di Ella per Sofia Guerra, la principessa monaca del 12° secolo,
coperta da una cotta di maglia e con una spada per pastorale (la controparte
dei vescovi guerrieri di quel periodo, come la chiama Ella) chiaramente
riflette l'atteggiamento proto femminista attribuito da Clough alle due
zitelle/sorelle inglesi.
Capisco perfettamente come questo vecchio libro, scoperto
per caso qualche anno fa fra le cianfrusaglie di un mercatino di campagna,
avrebbe catturato il cuore di qualsiasi casentinese e che nel caso di un
dantista quale Urbano Cipriani lo abbia ispirato ad associare ancora una volta
la poesia di Dante alla sua amata terra.
Francesca White
Note a margine di Francesca W.
- Viene definito East End di Londra un'area di Londra situata ad est della City
(il centro storico e finanziario) e a nord del Tamigi benché non siano
stabiliti dei confini formali. A differenza del West End, la vasta area
elegante verso cui negli ultimi due secoli si è spostato il centro di Londra,
l'East End è sempre stata una zona di quartieri poveri e ad alto tasso di
criminalità, contraddistinti da un'urbanistica disordinata che la fa
assomigliare ad un'immensa periferia.
Negli ultimi anni la situazione è migliorata. Una nuova rete
metropolitana leggera (Dockland Light Railway o DLR) connette le zone dell'East
End con la City. Nell'area di Canary Wharf, che rappresenta una vistosa
eccezione rispetto alle caratteristiche storiche dell'East End, vi sono dei
moderni grattacieli verso cui si è spostata parte dell'attività finanziaria,
riducendo così la congestione della City. Notevoli anche i lavori di rinnovo e
riqualificazione della zona di Spitalfields, adiacente alla City, dove l'area
dedicata al mercato domenicale è stata ristrutturata. Anche la vicina zona di
Brick Lane rappresenta oggi un fulcro culturale ed artistico della città.
(da Wikipedia)
- The Edwardian era o Edwardian period è il periodo che
copre il regno del re Edoardo VII (1901-1910) nel Regno Unito.
Nota
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Qui trovi alcuni degli splendidi Acquerelli di Dora noyes
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