lunedì 10 febbraio 2003

Domenica 9 febbraio sono proseguite le riprese di Stefano per il documentario riguardante le attività sociali della Caritas di Firenze gestite in collaborazione col Comune. La mattina siamo stati alla mensa di Via Baracca, che si trova nei pressi del cavalcavia, non lontano da Via Pistoiese, all’interno di una vecchia fabbrica dismessa. Gianni, pensionato dell’Antella, ci spiega un po’ le cose come stanno:

lì dentro si distribuiscono 350 pasti al giorno, si garantisce una doccia calda 3 volte la settimana, si distribuisce un cambio di indumenti una volta la settimana: calzini, mutande, canottiera; sempre nuovi. Gli utenti sono al 95% extracomunitari. Ho potuto così vedere tanti uomini, giovani, di pelle appena più scura della nostra, attendere il proprio turno, col biglietto numerato, seguire il contatore automatico appeso alto sulla parete, ed entrare con ordine rispettando il proprio turno. Distribuzione delle vivande a uso self-service: vassoio, piatti, posate e bicchiere (tutto di plastica). Menu di oggi, domenica: pastasciutta, carne impanata e fritta più insalata, pane, arancia e fetta di panettone. Da bere acqua. La pastasciutta si può passare a riprenderla.

Personale stipendiato: 5 persone e cioè: 2 cuochi, un segretario, un responsabile capo, un manutentore. Per la distribuzione dei pasti c’è personale volontario, mandato a rotazione dalle Parrocchie.

Il manutentore ha in carico diverse strutture come questa. “Lavora 26 ore al giorno”, ci dice Gianni. E’ un ragazzo di 40 anni che vale la pena di conoscere: cresciuto in una famiglia di 16 figli, in carcere per 15 anni all’Asinara e Volterra, componente di un famoso gruppo teatrale carcerario, mandato in affidamento a Firenze, inserito nelle attività della Caritas, sposato, 2 figli, felice del suo lavoro che gli permette di aiutare altri che vivono ora le difficoltà della vita che sono state le sue.

- All’Asinara era dura – ci dice. - Poi, dopo la legge Gozzini, le cose sono migliorate -.

Speriamo che dia ascolto al mio consiglio: scrivi il diario della tua vita e mandalo a Pieve S.Stefano.

Gli domando se conosce il giudice Margara. Gli si illuminano gli occhi. – Ora è in pensione -.

Gran giudice, il giudice Margara (giudizio mio).

La sera sono ritornato con Stefano all’”Emergenza freddo” in via del Porcellana, per visitare il comparto uomini. 24 inquilini, in maggior parte extracomunitari. Organizzazione come già specificato per le donne ( v. sotto giovedi 6 febbraio). Solo che nel reparto non c’è la mensa e quindi i ricoverati vanno alle mense organizzate in città dal Comune in collaborazione con le varie realtà solidali tipo la Caritas. E mentre dalle donne la nostra visita era finita con il canto di Antonina la barbona e l’applauso di tutte le altre, qui la visita è finita con lo sfogo disperante di un egiziano di 40 anni (moglie e figli in Egitto), da 13 anni in Italia, cameriere e pizzaiolo, 7 anni di contributi regolarmente pagati, licenziato e non più riassunto, senza casa e senza lavoro, umiliato e offeso. Mai una condanna, sempre in regola con le Leggi. L’intervista finisce con un alterco tra lui e un ricoverato italiano, piuttosto anziano, ladro per necessità, litigioso per natura o meglio per disperazione. Mi ricordo di un vecchio principio: la frustrazione genera aggressività.

Che esperienza, per me e Stefano, dover ascoltare e non essere capace di dire altro che bla bla bla. Analfabetismo di ritorno di noi garantiti.

Ma Piccolo, il manutentore, è riuscito a riscattarsi. Speriamo di leggere, prima o poi, il suo Diario.

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