Oggi domenica di sole. Passeggiata della memoria con Paola. Siamo ritornati dalle parti della Fortezza da Basso che i partecipanti all'ultimo Socialforum di Firenze conoscono bene. Con l'autobus dall'Isolotto alla stazione e poi a piedi Viale Strozzi, Viale Lavagnini, Via XX Settembre, Piazza della Vittoria, Liceo Dante, fino al Giardino dell'Orticultura. Colti al volo: in Piazza Affari, proprio alla Stazione, due corriere targate Polonia e Ucraina o Russia. A conferma abbiamo intravisto un giornale in caratteri cirillici. In Viale Strozzi fermata obbligatoria alla Gelateria Alpina, la nostra preferita e da noi raccomandata: nocciòla e cioccolata alla soia per Paola, crema e croccantino per Barbabianca. Cioccolata con soia non buona, il resto coi baffi. Contenti e beati ci siamo diretti alla vasca che affianca la fortezza in direzione Rifredi, per capirsi. Arrivati all'altra parte si trattava di attraversare Viale Strozzi per raggiungere Via Statuto ( vedi TuttoCittà, tav. 11): niente da fare; siccome Firenze sta predispondosi per la Metropolitana di superficie S.Maria Novella -Scandicci, il Viale Strozzi dalla parte Sud è stato chiuso e tutto il traffico, proprio tutto, si è riversato lì, davanti a, noi, tra noi e Via Statuto. Se si fosse stati due tedeschi avremmo rifatto tutta la strada indietro, fino alla gelateria, avremmo mangiato un altro gelato, e poi si sarebbe preso Viale Strozzi dalla parte di Viale Lavagnini, Via Lorenzo il Magnifico, Viale Milton, Via XX Settembre. Dove siamo comunque arrivati: tutta al sole, bella passeggiata sul lungo Mugnone (quello di Calandrino e Buffalmacco), tutto sommato tenuto in ordine e abbastanza pulito, flash back mentale "carrozzina-bambini" nei 3 anni che siamo stati lì, e poi ecco il Liceo Dante: scuola media, ginnasio, liceo, 8 anni di Paola, scuola antica e all'antica, insegnanti seri, validi, tecnicamente preparati, uno per tutti il Prof. Bruscaglioni, cattedra di latino e greco, asciutto quasi scorbutico, versatile nei campi artistico scientifico musicale: signore e gentiluomo. Interessato al racconto di Paola mi trovo senza accorgermene al Giardino dell'Orticoltura, un angolo fiorentino quasi magico, stretto tra la ferrovia che appena affiora alla base della collina che dà su Via Trieste e Via Bolognese, il Ponte Rosso, Via XX Settembre e Via Vittorio Emanuele ( per i fiorentini Via Vittorio, che non è Cecchi Gori). Già attraverso l'entrata balza agli occhi, nello sfondo, quasi addossata alla collina, una grandissima costruzione, tutta in vetro e ferro, capolavoro ottocentesco unico nel suo genere dalle nostre parti. Una serra per gigantesche piante tropicali? E quale azienda lo costruì? La risposta la trovate qui.
Anche oggi come allora il Giardino è pieno di bambini che giocano, di coppie giovani (poche) e, novità, di russi o polacchi o ucraini che fanno picnic, fanno pipi (perché il giardino è attrezzato - particolare non dappoco -) e, così riempiti e scaricati, ridono fino allo schiamazzo ed è un piacere per me pensare che le loro guide abbiano indovinato il posto giusto per godersi alcuni momenti di pace in una parte quieta e verde di Firenze, senza i magrebini, cinesi, peruviani, giapponesi, iugoslavi che abbiamo puntualmente incontrato sulle scalinate di S.Maria Novella (la stazione, non la chiesa, ovviamente ).
Chi è arrivato a leggere fino in fondo si consoli perché gli ho risparmiato un appello in favore della pace, l'invito formale a leggere, come ogni domenica, l'articolo di fondo di Eugenio Scalfari su La Repubblica.
Però non rinuncio a manifestere la mia soddisfazione per la bellissima lettera di Eliana-ritornata da Baghdad-, pubblicata in piena evidenza sulla stessa Repubblica di oggi, in cronaca fiorentina (pg.III). Però meritava di stare in cronaca nazionale. Brava Ely.
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