Lo dicevo, io.
Dalla stampa
Sarah Delaney è una giornalista statunitense che collabora con il Washington Post
Due eventi recenti, non collegati fra loro, mi hanno fatto pensare all’Italia e alla sua identità culturale. Uno è stato la piccola ma allegra manifestazione per la difesa del tempo pieno alle scuole elementari; l’altro, il lancio del terzo episodio tratto dal Signore degli anelli.
Mi ha detto un amico italiano: “Che noia tutta questa enfasi sui buoni contro i cattivi e sul Bene che trionfa sul Male. Sono cose che non hanno niente a che fare con noi italiani. Noi siamo cresciuti a forza di Iliade e Odissea, dove il bene e il male stanno da entrambe le parti e anche dentro i personaggi”.
E questo mi riconduce alla manifestazione per la scuola. Non voglio certo discutere i meriti o demeriti della riforma Moratti, o i problemi enormi che affliggono la scuola pubblica in Italia. Dico solo questo: a me sembra che quella maggiore sottigliezza (cioè la capacità di accettare le ambiguità della vita, la creatività nel risolvere i problemi o almeno mediarli) che vedo in tanti italiani venga forse da quell’istruzione che è comune a tutti ed è imperniata sui classici, sulla storia, sulla geografia.
Sono perfettamente d'accordo: per fortuna non siamo rigidi, e quel che può sembrare debolezza o incertezza è forse solo saggio, moderato relativismo...
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