martedì 26 settembre 2006

Mazze di tamburo (barùciole)




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Ne abbiam trovate una ventina stamani martedi 26 settembre, sopra Quota, alle carbonaie. Sul prato, ai margini del bosco, come detto nella scheda.  Siamo entrati nonostante la pioggia dentro il bosco di castagni, ma ancora niente. L'acqua di stamani, ci dicono a casa Rossi, fa più male che bene, perché raffredda e rallenta l'uscita dei funghi che sono già sulla via. Ma secondo me e Stefano è ancora caldo, anche la notte. Quindi non disperare.

La magia del bosco, alle otto di mattina, sotto la pioggerellina, alle falde del Pratomagno.


Ce le siamo mangiate a mezzogiorno seguendo le indicazioni della Ermelina (casa Rossi sotto Quota) da cui eravamo passati per avere conferma sulla bontà delle "barùciole", perché esiste una parente stretta che è tossica, e non poco. La Mariella non si è fidata finché non ha visto noi (Paola, Anna Maria *** e me) ancora vivi e senza mal di corpo dopo un'ora dall'ingestione.


La cottura, ricetta Ermelina: mettere in padella senza niente, far uscire l'acqua. Quando sono raggrinzite buttare via l'acqua, aggiungere olio sale pepe prezzemolo aglio  (Ermelina le preferisce senza nepitella, ma noi ci abbiamo messo anche quella). Risultato ottimo salvo un difetto: la cottura le ha  troppo rimpicciolite e da tante che erano sulla tavola son diventate poche in padella e meno sui singoli piatti.  Lo stomaco, a distanza di 4 ore, perfetto.

NB. Farò il permesso presso il Comune per la licenza, insieme a quello per la raccolta delle castagne.


Anna Maria***

è una amica d'infanzia di Paola (stesso condominio stesso piano), fresca pensionata da ITC fiorentino, insegnante di diritto, poetessa, traduttrice, elzevirista, saggista. E' stata nostra ospite due giorni in campagna, ha apprezzato le baruciole del sottoscritto e ci ha letto la  poesia lasciata alla scuola al momento del commiato da alunni e colleghi. La metto qui pensando a Ornella, altra neo pensionata, che la leggerà con interesse e gradimento, insieme al suo Luciano.



Commiato - 15 marzo 2006


Resterai nel mio ricordo giardino

coi fiori asimmetrici

e il profumo d'erba tagliata


Dovrò lasciarti,

poi il silenzio

Nelle orecchie ancora

il rimbombo di voci giovani,

della campana un po' fessa

e la voglia di stare e

di fuggire, insieme

quell'odio-amore che ti lega

negli anni come un cappio

Quell'essere vivi, servire a qualcosa

o soltanto il volerlo credere


E' un po' come la fine

di uno spettacolo

ma non ci sono applausi


E' il consuntivo di una intera

vita


Scheda bio-bibliografica di Anna


*** Ceterum censeo Bush administration delendam esse. Courage, american people.

5 commenti:

  1. Le mazze di Tamburo l'Anna me le cucina impanate. Però io preferisco i tartufi d'Alba e, d'estate, gli ovoli. Tutti gli altri funghi sono da barboni.

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  2. ma anche i tartufi bianchi di S.Miniato (Pisa) non son da meno. Gli ovoli, d'accordo. Ma trovarli. Comunque dovresti sentire i porcini dei boschi casentinesi, colti e mangiati: è un'altra cosa.

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  3. Meglio di quelli che vengono dalla Polonia sicuramente, almeno profumano di qualcosa.

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  4. Quanti commenti per i funghi. Ma io non sono una neopensionata. Ho lasciato la scuola nel 1993. Come dice l'amica di Paola anche per me è stato un odio amore. ma devo dire che da quando ho lasciato la scuola ho cominciato a vivere, anche se solo per me stessa e per il mio Luciano. Dì a Paola che sto scrivendo una lettera per lei da tempo. Ornella

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