martedì 17 aprile 2007


AHI SERVA

ITALIA

DI DOLORE OSTELLO

 

 

NON DONNA DI PROVINCIE

MA BORDELLO


la Chicago degli anni ’20 di Guido Rossi.

Indovinate chi è Al Capone?

16 Aprile 2007

Intervento di Grillo all'Assemblea Telecom



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La Security di Telecom-Pirelli ha avuto modo di avere a propria disposizione una risorsa tale da consentire facilmente l’acquisizione di notizie privilegiate nell’interesse del gruppo, inteso sia come ente giuridico sia come gruppo dirigente” e ha rilevato che: “la vastità dell’intrusione indebita nei segreti della vita altrui si è manifestata in una davvero allarmante trama di acquisizione di informazioni riservate da utilizzare contro importanti personaggi dell’imprenditoria, del giornalismo e della politica italiana, prima di incontri che l’alta dirigenza aveva in programma con questi personaggi”.

Gli ex responsabili della sicurezza Telecom: Tavaroli, Ghioni e altri sono in carcere. Un loro collega, Adamo Bove si è apparentemente suicidato e suo padre, Vincenzo Bove, ne attribuisce la morte alle calunnie create ad arte in Telecom...

L’alta dirigenza Telecom è qui, si chiama Carlo Orazio Buora, Marco Tronchetti Provera, Riccardo Ruggiero. ..

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Post scriptum


Per un bel corso di economia attualizzato sulla vicenda Telecom ora mettiti in poltrona, accendi la pipa e leggi Stefano Quintarelli. (si apre un po' a fatica).


Comunque, se come me, non sei un esperto né un azionista, ma rimani pur sempre un infaticabile internauta, leggi l'intervento di



STEFANO QUINTARELLI

Intervento all’Assemblea degli azionisti di Telecom Italia SpA del 16 aprile 2007


Signor Presidente,


ho seguito con estrema attenzione la Sua presentazione al Telecom  Day, in particolare per quanto riguarda il posizionamento corrente e l'evoluzione strategica della nostra azienda, riassunti in due (di numero) slide.


Gli aspetti che vengono considerati sono aspetti relativi a macrotrend di mercato e rapporti verso i concorrenti da cui si derivano tre linee guida:

1) focalizzazione sul core business,

2) crescita in mercati adiacenti innovativi

3) spinta sul business internazionale.


Mi sarei aspettato nella Sua presentazione una riflessione più approfondita sulle grandi discontinuità tecnologiche che si stanno verificando e che nell'ambito di una analisi dell'evoluzione strategica, in un orizzonte oltre il breve periodo, mi sembrerebbe essenziale affrontare.


A Ginevra, all'International Telecommunications Union, a inizio anno si è svolta una riunione mondiale sul futuro degli operatori telefonici; ormai ci sono pochi dubbi che il business della   telefonia, nella sua struttura integrata verticalmente, stia per tramontare.


Una volta il servizio telefonico coincideva con la rete, era un tutt'uno.


Con l'avvento del protocollo di Internet e sotto la spinta evolutiva dell'elettronica di consumo non è più così; la telefonia si divide in due strati: trasporto di bit e servizio telefonico


Non si può più pensare che esista una telefonia integrata verticalmente e, di fianco ad essa un servizio di trasporto di bit NON integrato verticalmente (sopra al quale l'utente può fare qualunque applicazione, dal web, alla posta elettronica e altro).

 

Il servizio telefonico è ormai un servizio come gli altri, sopra allo strato di spostamento di bit: un servizio come il web e la posta elettronica.


Ma questi servizi (web e mail) o se li gestisce direttamente l'utente (grazie alla riduzione dei costi dell'elettronica) o sono a costo zero.


Non è pensabile di ricreare forzatamente una integrazione verticale con servizi chiusi, è  contro l'evoluzione tecnologica oltre a non essere consentito dalle leggi che sanciscono l'obbligo di interoperabilità.


Pensiamo di fare diventare anche “la voce” a costo zero? Ma allora, dove andremo a guadagnare?


Però così sembrerebbe a guardare la pubblicità in questi giorni in televisione che propaganda telefonate a costo zero tra i nostri abbonati al servizio Alice.


Una offerta che mi ha stupito profondamente in quanto ovviamente vietata dalle norme antitrust, e quindi una offerta che potrebbe addirittura costringerci legalmente a dover assicurare ai concorrenti (per non discriminazione) di scambiarci con loro telefonate a costo 0, accelerando così l'annullamento del costo della telefonia.


L'idea di compensare il calo di ricavi e, soprattutto, di margini della telefonia vendendo film, partite e canzoni, a giudicare da quanto abbiamo appreso nelle nostre presentazioni ufficiali, non  sembra che stia funzionando.


I motivi sono vari: ma tra questi i principali mi paiono essere l'entrata in gioco di un attore della filiera con grande forza negoziale (i padroni dei contenuti) e il necessario rispetto delle  leggi vigenti.


La prima nostra offerta di questo genere risale al 2003, quasi 4 anni fa: ormai il management certamente dispone delle indicazioni numeriche sulla efficacia (o non efficacia) di questa iniziativa.

Ma i numeri a noi azionisti non sono stati mai comunicati.


Per concludere: con gli obblighi regolamentari circa l'accesso alla rete, la interoperabilità e le normative antitrust, con marginalità deludenti della vendita di contenuti, con il prezzo della telefonia che sta andando a zero, - dato che la nostra è una azienda che, in Europa, è tra le più dipendenti dal traffico telefonico - quale strategia pensate di adottare per compensare questo fenomeno  determinato dall'evoluzione tecnologica?


Se non ti basta

Che fare, allora?



Intanto è un bene che Tronchetti Provera esca! Nessuna criminalizzazione, beninteso, ma la constatazione è che anche lui non ce l’ha fatta. E’ un problema per il capitalismo italiano aver dimostrato di non saper tenere nelle sue mani una impresa che ha trenta miliardi di ricavi e dodici di margine operativo! Una azienda sana che è in grado, se lasciata in pace e non stressata da dividendi altissimi per tenere insieme il patto di sindacato attorno a Tronchetti, di pagarsi i debiti e gli investimenti che, è bene ricordarlo ai curiosi dei numeri, ammontano tra quattro e cinque miliardi all’anno! Certamente di più di quelli che realmente il nostro paese riesce a mettere in campo con le finanziarie, di tutti i colori!



La seconda questione riguarda il metodo: i patti di sindacato hanno dimostrato di essere dannosi per le aziende. Sono forme antidemocratiche in cui una ristrettissima minoranza, come nell’America latina degli anni passati, un manipolo di uomini era arbitro di ricchezze non sue, governava nonostante fosse una minoranza e l’alternanza era garantita dai colpi di stato! Forse il Parlamento dovrebbe occuparsene. Non è forse una vera riforma liberale quella che impedisca a minoranze di sopraffare le maggioranze? Telecom, in quanto utility, è giusto che evolva, nel tempo, verso una Public company. Come? Attraverso un’azione convergente del sistema bancario che produca un  cambio di proprietà e prepari  uno sbocco verso un azionariato diffuso. Io credo che, così come succede in Telefonica, una autonomia tra azionisti e management possa solo fare bene a Telecom! In seguito si vedrà, ma la mancanza di imprenditori italiani non può far velo.


Terzo, va separata la rete sul modello inglese e va affrontato il tema della costruzione della rete di nuova generazione. Con una Telecom che evolve verso una Public company non avrei dubbi sull’integrazione tra operatore e rete, diversamente il tema va affrontato perché ha implicazioni di non poco rilievo per la parità d’accesso e per la modernizzazione del paese.


Emilio Miceli

*segretario Slc Cgil

L'articolo intero qui


E il mio contributo dei primi di febbraio?

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