Budapest, quinto giorno
Lunedi 8 agosto, primo escursus in macchina in terra d'Ungheria. Destinazione Eger, 130 km a nord-est di Budapest, autostrada M3. Le previsioni davano tempo variabile, senza pioggia. Puntualmente é cominciato a piovere via via che l'autoroute ci avvicinava alla destinazione. Camminare sotto la pioggia accompagnata da un venticello freddino e persistente con vestiti da paese mediterraneo non é proprio il massimo. I soliti ombrellini ripiegabili resi presto semiinutilizzabili dal vento (due andati, mi ricorda Pinuccia). Eger é un paese che ha la solita lunga e tormentosa storia di tante terre d'Europa. Il primo rifugio in caso di tempo balordo é spesso una chiesa. Noi ne avevamo trovata una immensa, neoclassica, grande pronao con enormi colonne bianche, ma la porta era chiusa a coloro che non avevano il biglietto del concerto d'organo in corso in quel momento. Chiusa anche la biblioteca che contiene il codice con la prima traduzione latina di Dante, 1417. Non so se mi spiego. Eger é una cittadina consapevole del suo passato, ci tiene a farlo sapere e per questo si é rivestita a festa: strade piastrellate, case ridipinte, chiese e palazzi restaurati. Paesaggio collinare ricoperto di vigneti che producono il Sangue di toro, vino rosso scuro forte e secco; oltre a dirlo le guide lo confermano le gole da sommelier piemontesi di Franco e di Pinuccia e lo deve ammettere anche il barba neofita enologico. Chiusa la chiesa, chiusa la biblioteca, ci infiliamo nel primo ristorante che capita piú per liberarci dalla pioggia che dalla fame. Come infatti. E' andata male. No comment. La scoperta lieta é stato il mercatino al chiuso-aperto gestito da contadini piú veri di quelli di Piazza dell'Isolotto, che pure non scherzano. Un vecchietto mi vende 4 uova sciolte che profumano di gallina ruspante, la nonna accanto ci pesa due o tre chili di susine piccole e nere tutte succo e sapore, due bambine caricano Paola di meline di campo bianche e rosse come le loro guance. Non era un mercato trasandato: tutto era posto in buon ordine, pulito e curato, per far bella figura. Dall'alto del castello abbiamo ammirato il panorama di questo antico paese, con le sue chiese, i palazzi, le case sparse in un territorio collinare, circondato da vigneti che rendono questa cittadina un centro enologico di prim'ordine. Chiari anche i segni della travagliata storia passata, nel castello prima cristiano, poi moro,poi ricristiano, nella chiesa ortodossa che si faceva largo tra le altre chiese cattoliche, nel minareto ancora impettito, anche se isolato e muto, tra i tanti campanili circostanti. Il ritorno ha avuto il suo epilogo trionfale nella perfetta manovra di atterraggio in Balzac Utca (leggi uza), proprio in centro cittá a due passi dal Parlamento. Merito piú che del sottoscritto driver, della prof.ssa ..gnaldi che maneggia lo stradario con la sovrana indifferenza di chi é abituato a orientarsi nelle contorsioni viarie di antichi manoscritti latini e greci. Last but not least: Il decollo, cioé l'uscita con la macchina da Budapest per Eger, era avvenuto "naturalmente" grazie a nostro angelo tutelare Adam che la sera prima aveva accompagnato me e Franco per la prova generale, senza dimenticarsi di farci acquistare il ticket austradale che ti consente qui un Ungheria di viaggiare per 4 giorni sulle autostrade senza barriere e paytoll o péage. Capito? Tutti col telepass.
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