lunedì 3 aprile 2006

                                                                       

 



      The ballot or the bullet     La scheda o la pallottola

(suggestione venuta da un estratto d’articolo di Giorgio Bocca in cui l’ultimo dei nostri grandi giornalisti e storici testimoni ci avverte che questo regime, se non fermato in tempo, avrà come sbocco la violenza (cioè la guerra civile).
Mala tempora currunt. Come quando Cicerone  scriveva al fratello Quinto:

 Cogitanti mihi saepenumero et memoria vetera repetenti perbeati fuisse, Quinte frater, illi videri solent, qui in optima re publica, quom et honoribus et rerum gestarum gloria florerent, eum vitae cursum tenere potuerunt, ut vel in negotio sine periculo vel in otio cum dignitate esse possent. M’è capitato spesso riandando con la mente ai  tempi andati di considerare che quando la cosa pubblica è ben amministrata gli uomini godono di una vita felice, perché prima possono amministrare i loro affari senza pericolo e poi si possono godere il meritato riposo in dignitosa pace.
Quam spem cogitationum et consiliorum meorum cum graves communium temporum tum varii nostri casus fefellerunt.  Nam qui locus quietis et tranquillitatis plenissimus fore videbatur, in eo maxumae moles molestiarum et turbulentissumae tempestates extiterunt.   Ma questa mia speranza che  finora aveva accarezzato i miei pensieri e prodotto le mie riflessioni è per il momento  svanita, causa la situazione generale del mondo e alcune disavventure personali. Infatti proprio nel momento in cui tutto sembrava arridere, proprio allora ci son capitate addosso gravi disgrazie e terribili tempeste.
Cicerone,
De oratore
                         Malcom X                                                                                                                       Giorgio Bocca










 

...non sono venuto qui stasera a parlare della mia religione o a cercare di cambiare le vostre convinzioni in materia. Non sono venuto qui per discutere di ciò che ci divide perché è tempo di cancellare i nostri disaccordi e di renderci conto che abbiamo tutti lo stesso problema, un problema comune, un problema che vi costringerà a vivere in questo inferno sia che siate battisti, metodisti, musulmani, o nazionalisti. Non importa se siete colti o analfabeti, se abitate in zone eleganti o nel ghetto, siete anche voi in questo inferno, proprio come me. Siamo tutti nelle stesse condizioni e tutti dovremo vivere nello stesso inferno che ha organizzato per noi lo stesso uomo. Quell'uomo è il bianco e tutti noi abbiamo sofferto qui, in questo paese, l'oppressione politica, lo sfruttamento economico, la degradazione sociale ad opera dell'uomo bianco.

 

 

Il dire queste cose non significa che siamo contro i bianchi come tali, ma contro lo sfruttamento, contro la degradazione e contro l'oppressione. Se l'uomo bianco non vuole che siamo suoi nemici, ebbene la smetta di opprimerci, di sfruttarci e di degradarci. Indipendentemente dal fatto che siamo musulmani, cristiani, nazionalisti, agnostici o atei, dobbiamo prima di tutto imparare a superare i nostri contrasti. Se tra noi ci sono delle divergenze, discutiamone in privato e quando ci mostriamo in pubblico non accapigliamoci tra di noi prima di aver finito di discutere con l'uomo bianco. Se il defunto presidente Kennedy poté incontrarsi con Kruscev e stabilire degli scambi commerciali, noi abbiamo molte più cose in comune tra di noi di quante non ne avessero loro.

 

Se non si agisce presto, penso che dovrete convenire sul fatto che saremo costretti a servirci o della scheda o delle pallottole. Non è che stia per arrivare il momento: il momento è già arrivato.

 


 

Ma vogliamo chiederci a che punto è la nostra democrazia, la democrazia che vorremmo regalare agli afgani e agli iracheni e poi all'universo mondo? È una democrazia che nelle regioni meridionali è ancora legata al patto mafioso fra borghesia del sottogoverno e cosche criminali. Le cosche criminali e il loro controllo del territorio sopravvivono perché garantiscono la continuità di una borghesia che campa e cresce sui ricatti economici ed elettorali. I criminali della lupara sono necessari come lo sono nei paesi autoritari le polizie politiche, le Gestapo, la Ghepeu.

 

 

Il capitalismo è fuori discussione, il neocolonialismo globale è una necessità, la legge del Condor, cioè dell'imperialismo che nasconde i suoi cadaveri è, in fondo, accettata dalla massa dei privilegiati, le utopie comuniste sono tragicamente fallite: ma qual è la società che si è formata sotto la guida illuminata di Reagan e della Thatcher? È la società in cui 2 mila vip milanesi e decine di migliaia nel resto di Italia corrono, al modico costo di 500 euro a testa, ai pranzi elettorali dell'onorevole Gianfranco Fini, l'ultimo super-trasformista passato dal neofascismo all'antifascismo nel deserto delle idee e delle tradizioni, secondo la regola berlusconiana che questo è il paese in cui si può dire tutto e il contrario di tutto, tanto l'unica cosa che conta è avere il controllo del pubblico denaro da spartire con la nuova classe padrona delle tecniche e dei nuovi consumi.

 

Non è sempre andata così? La Milano da bere in cui i craxiani facevano un miliardo di debiti solo al ristorante Savini, la Milano di Mani pulite sono state surclassate dai crack Parmalat e Cirio e simili: un saccheggio dei risparmiatori che il presidente del Consiglio giudica normale.




Malcom pronunziò questo discorso ai primi di Aprile del 1964, a Cleveland e lo ripeté il 12 Aprile a Detroit.  Se vuoi fare una buona e utile esercitazione di inglese apri questo sito:

 http://www.americanrhetoric.com/speeches/malcolmxballot.htm
Ci trovi il testo completo con il file audio  mp3. Il testo e l'audio sono quelli del discorso così come venne registrato, con i commenti e gli applausi così caratteristici nei convegni dei neri americani. Una vera liturgia della parola.
L'audio lo puoi scaricare in MP3. (A questo punto scarica anche il discorso delle  Grassroots - La seconda parte dove parla del negro dei campi e di quello da cortile è uno spasso) .
Qui trovi la traduzione italiana.

Dedico questo post
agli israeliani di Gush Shalom  e  Not in my name 
e agli americani  di  the world can't wait,   e  Not in our name.

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