Si chiama Maria Barberini, riposa al Louvre, è in visita di cortesia a Firenze, presso Costanza Bonarelli, la donna amata dal Bernini. E si vede, se la guardi bene. (intendo Costanza). Ma i merletti di Maria...Non c'è una rottura, non un graffio. Neppure con un bulino laparoscopico. Di mano del grande allievo Giuliano Finelli...La faccia è del Bernini.
Nota esplicativa:
Nella prima metà del Seicento, Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) rinnovò radicalmente l’idea stessa di busto ritratto. Concepito nel Cinquecento soprattutto come ‘state-portrait’ con una forte connotazione ufficiale, il ritratto scolpito conobbe una straordinaria diffusione nella Roma della prima metà del Seicento, tramandandoci così le fattezze non solo di pontefici, cardinali e aristocratici, ma anche di avvocati, scienziati, scrittori e di non poche figure femminili. Nel giro di poco più di vent’anni - dalla metà del secondo decennio del secolo e la fine degli anni trenta - si passò così da immagini severe e compassate, di carattere ancora schiettamente manierista, a figure che se pure scolpite nel marmo, sembrano però respirare, vivere e addirittura ‘colloquiare’ con lo spettatore. Con il busto di Costanza Bonarelli, il Bargello possiede la testimonianza più emozionante e più celebre di questo momento capitale della ritrattistica scultorea: alla quale, nonostante l’attuale, crescente interesse nei confronti del Bernini e della civiltà figurativa barocca, non era stata finora dedicata in Italia nessuna rassegna espositiva specifica.
Rispetto alla mostra che si è tenuta a Los Angeles (agosto-ottobre 2008) e ad Ottawa (novembre 2008 – marzo 2009) per l’esposizione fiorentina sono state operate scelte mirate e alcune significative aggiunte. Se infatti per il pubblico americano è stato necessario fornire un quadro di contesto molto ampio, attraverso numerosi dipinti e disegni, in Italia, dove alla stagione barocca sono state dedicate negli ultimi anni molte ed importanti rassegne, monografiche e non (recentissima la mostra romana su Bernini pittore), si è pensato di concentrare l’attenzione sui ritratti scolpiti, accompagnandoli con un nucleo sceltissimo di dipinti, di grande forza evocativa: tutte opere dei massimi pittori contemporanei a cui Gian Lorenzo ha soprattutto guardato (Rubens, Annibale Carracci, Anthony van Dyck, Diego Velazquez, Simon Vouet, Valentin de Boulogne…), a diretto confronto anche con alcuni dipinti del Bernini stesso.
Come già detto, la mostra fiorentina intende mettere in luce, all’interno della lunghissima parabola artistica berniniana, la fase più significativa per quanto riguarda la produzione ritrattistica, ovvero gli anni giovanili, fino alla fine del quarto decennio: l’arco di tempo in cui, tra l’altro, al magistero berniniano si affianca quello, per molti aspetti ancora misconosciuto, di Giuliano Finelli, allievo ed ‘aiuto’ di Gian Lorenzo, presente in mostra con alcuni dei suoi più superbi ritratti.
Dalla scheda ufficiale della mostra
Nota storica
Quando parlo del Bargello (ci stava il capo delle guardie che si chiamava così. Tipo il nostro Questore. Ma un po' più brutale) ho sempre bisogno di ricordare Pietro Leopoldo di Lorena, Granduca di Toscana, che nel bellissimo cortile fece fondere gli strumenti di tortura che facevano parte della procedura investigativa normale.
Come ancora oggi negli Stati Uniti. Era l'anno 1786.
Perché nel frattempo era divenuto prigione di Stato (per 3 secoli).
Il Bargello era già in costruzione al tempo di Dante che abitava vicinissimo e avrà visto i primi lavori di costruzione. Ma non lo vide finito. Sta tra il Duomo e la Signoria, un po' a lato. c'è di fronte la chiesa della Badia dove Boccaccio fece la prima lectura dantis della storia. La Badia oggi è stata praticamente requisita da una associazione di persone che amano vivere lì e pregare per tutti noi. Che rimaniamo fuori, salvo un paio d'ore il lunedi (mi sembra). Praticamente requisita a noi "per il nostro bene". Il Palazzo Non Finito nacque durante un momento evolutivo della storia di Firenze, quando (1282?) il potere passò dai Magnati ai Popolani, dai proprietari di terre e di castelli ai proprietari di fabbriche e fiorini.
E' da vedere perché è ben conservato e pieno, appunto di storia, con tante opere d'arte e con un cortile all'aperto splendido, specialmente se ti capita di starci una sera a goderti uno spettacolo teatrale o musicale con la luna e le stelle per soffitto.
Insomma, la mostra del Bernini occupa due semplici stanze, al piano terra. Poi continui con il resto.
Un gran bel palazzo. (pizzeria a pochi metri).
A lode e gloria
Pietro Leopoldo, per grazia di Dio, principe reale d'Ungheria e di Boemia, arciduca d'Austria, granduca di Toscana
Con la più grande soddisfazione dei Nostro paterno cuore Abbiamo finalmente riconosciuto che la mitigazione delle pene congiunta con la più esatta vigilanza per prevenire le reazioni, e mediante la celere spedizione dei Processi, e la prontezza e sicurezza della pena dei veri Delinquenti, invece di accrescere il numero del Delitti ha considerabilmente diminuiti i più comuni, e resi quasi inauditi gli atroci, e quindi Siamo venuti nella determinazione di non più lungamente differire la riforma della Legislazione Criminale, con la quale abolita per massima costante la pena di Morte, come non necessaria per il fine propostosi dalla Società nella punizione dei Rei, eliminato affatto I"uso della Tortura, la Confiscazione dei beni dei Delinquenti, come tendente per la massima parte al danno delle loro innocenti famiglie che non hanno complicità nel delitto e sbandita dalla Legislazione la moltiplicazione dei delitti impropriamente detti di Lesa Maestà con raffinamento di crudeltà inventati in tempi perversi, e fissando le pene proporzionate ai Delitti, ma inevitabili nei rispettivi casi, ci Siamo determinati a ordinare con la pienezza della Nostra Suprema Autorità quanto appresso.
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Dato in Pisa li 30 Novembre 1786.
Anche se le cose non andarono poi così lisce..
Pietro Leopoldo era fratello di Maria Antonietta.
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