lunedì 28 febbraio 2005
venerdì 25 febbraio 2005
Ritorno del sole
Alzarsi, tirare la serranda e ritrovare il sole. Oggi si apre a Firenze il Forum del Movimento contro la guerra.
Per trovare Piazza Ghiberti a Firenze clicca qui
mercoledì 23 febbraio 2005
Il pianto del
Esponenti del mondo politico e religioso italiano hanno
pianto la morte di Luigi Giussani, fondatore di un potente
movimento cattolico ancora attivo negli ambienti
ecclesiastici, politici e imprenditoriali del paese. Don
Giussani, morto giovedì a Milano all'età di 82 anni, ha
ricevuto grandi omaggi da politici di destra e di sinistra:
con le elezioni regionali alle porte, nessuno vuole
rischiare di perdere il voto dei cattolici.
Financial Times, Gran Bretagna [in inglese]
S'è mangiato l'Azione Cattolica di Carlo Carretto, quando questi volle rifiutare il collateralismo democristiano, dopo che aveva abbandonato la linea filofascista di Gedda, senza tener conto del vento che soffiava in Vaticano.
martedì 22 febbraio 2005
Odissea svizzera
La Svizzera mi piace per due cose, una cosa che si vede e una che non c’è: le montagne innevate del 17-20 febbraio 2005 e i monumenti ai caduti che qui non ci sono, ma che riempiono le piazze dei più sperduti insediamenti umani in tutto il resto d’Europa..
L’unica caduta è stata la mia a 2500 m. con un po’ di nebbia per il tipico giramento di testa che prende a molti nella doppia circostanza (altitudine e nebbia). Mi era già successo many years ago a Cervinia tra il Plateau Rosa e Plan Maison: allora ci volle il toboga; questa volta è bastata una pasticca di zucchero di Lucignolo, al secolo Pierfrancesco Martini.
Per la cronaca: il nome Odissea deriva dal fatto che il gruppo di sciatori cambia comprensorio ogni giorno, col pulman al seguito che a fine giornata ti porta alla destinazione del giorno seguente, nuovo albergo. Così era stato 3 anni fa con l’Odissea Francese (Deux alpes, Val Thorens, Les Menuires…); questa volta si è trattato di un Odissea posta su tre direzioni radiali: Laax-Flims-Falera, poi Davos-Klosters, infine Valbella-Churwalden. L’albergo a Chur, un amore di centro storico medioevale (vedi foto). L’ultimo giorno gli ulissidi non rientrano in albergo: si cambiano in pulman e prendono immediatamente e direttamente la via del ritorno. Mordi e fuggi. Tre giorni intensivi: il lunedì tutti al lavoro, anche Bianca che ha lasciato gli sci sepolti sulla neve fresca di Klosters: li riprenderà a primavera. La neve fresca e farinosa; proprio così: era caduta per noi fino al giorno prima del nostro arrivo. Non una lastra di ghiaccio; non avevo mai fatto tante nere divertendomi così, senza patemi (Io sono tecnicamente e anagraficamente da piste rosso-azzurre); ci siamo scapicollati su pendenze, dicono i miei esperti maestriTrail Ducci e Martini, superiori alla nera della Gran Risa. Mi sento come Bush quando passa in rivista il suo esercito ammazzasette. Tanto è vero che il biancore del sole risplendente sulla neve ha un potere euforizzante.
Per la cronaca va segnalata l’organizzazione svizzera: quando Bianca è rimasta bloccata sulla neve fresca, senza sci e nell’impossibilità di muoversi, assenti per circostanze impreviste tutti i compagni del gruppo fiorentino, è stata avvistata dall’elicottero di ronda, recuperata col toboga, senza spesa di alcun genere.
Nota di geografia: Chur si trova lungo la strada che va da Lugano a Zurigo, lato est della Svizzera; lingua tedesca.
Alla magia della neve dedico due poesie e il gran finale de "I morti" di Joyce. Le poesie sono le prime regalatemi da google.
La neve è una poesia.
Una poesia di un candore smagliante.
In gennaio ricopre la metà settentrionale del Giappone.
Lì dove viveva Yuko la neve era la poesia dell'inverno.
Contro il volere del padre, nei primi giorni del gennaio 1885 Yuko intraprese la carriera di poeta.
Decise di scrivere solo per celebrare la bellezza della neve. Aveva trovato la propria strada. Sapeva
che quella vita sfolgorante non l’avrebbe mai stancato.
Nei giorni di neve prese l'abitudine di uscire assai presto di casa e incamminarsi verso la montagna.
Per comporre le sue poesie andava sempre nello stesso posto. Si sedeva a gambe incrociate sotto un
albero e rimaneva così per ore e ore, vagliando in silenzio le diciassette sillabe più belle del mondo.
Poi, quando infine sentiva di possedere la sua poesia, la vergava su carta di seta.
Ogni giorno una nuova poesia, una nuova ispirazione, una nuova pergamena. Ogni giorno un
paesaggio diverso, una luce nuova. Ma sempre l'haiku e la neve. Fino al calar della notte.
Rientrava sempre per la cerimonia del té.
Chôsui (Giappone)
La bianca betulla
sotto la mia finestra
s'è coperta di neve
come d'una coltre d'argento.
Sui rami piumosi
dalla cimosa di neve
si sono sciolti i fiocchi
d'una bianca frangia.
Sta ritta la betulla
nella quiete assonnata
e arde la neve
nel fuoco dorato.
Ma l'alba,pigra
girando intorno,
cosparge i rami
d'un argento nuovo.
poesia dall'Ucraina (S. Esenin)
A few light taps upon the pane made him turn to the window. It had begun to snow again. He watched sleepily the flakes, silver and dark, falling obliquely against the lamplight. The time had come for him to set out on his journey westward. Yes, the newspapers were right: snow was general all over Ireland. It was falling on every part of the dark central plain, on the treeless hills, falling softly upon the Bog of Allen and, farther westward, softly falling into the dark mutinous Shannon waves. It was falling, too, upon every part of the lonely churchyard on the hill where Michael Furey lay buried. It lay thickly drifted on the crooked crosses and headstones, on the spears of the little gate, on the barren thorns. His soul swooned slowly as he heard the snow falling faintly through the universe and faintly falling, like the descent of their last end, upon all the living and the dead.
Un battere leggero sui vetri lo fece voltare verso la finestra. Aveva ripreso a nevicare. Assonnato guardava i fiocchi neri e argentei cadere di sbieco contro il lampione. Era venuto il momento di mettersi in viaggio verso l'ovest. I giornali dicevano il vero: c'era neve dappertuto in Irlanda. Neve che cadeva su ogni punto dell'oscura pianura centrale, sulle colline senz'alberi; cadeva piana sulle paludi Allen e più a occidente sulle fosche onde rabbiose dello Shannon. E anche là, sul cimitero deserto in cima alla collina dov'era sepolto Michael Furey. S'ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle tombe, sulle punte del cancello e sui roveti spogli. E l'anima lenta gli svanì nel sonno mentre udiva la neve cadere lieve su tutto l'universo, lieve come la discesa della loro ultima fine su tutti i vivi, su tutti i morti."
(James Joyce - "I morti" in Gente di Dublino, 1907)
Un ricordo anche agli "impressionisti sulla neve" della bellissima mostra di Torino: ore e ore al freddo con le mani via via riscaldate al braciere mobile del loro piccolo carretto.
Le foto nell'Albo, alla cartella "neve". Prova anche qui direttamente.
Cloaca Massima
Bush affida a Negroponte il nuovo organismo che unificherà i
servizi segreti americani. George W. Bush ha detto che "in questo
storico momento è l'uomo giusto per fermare il terrorismo
prima che ci colpisca".
Ennio Caretto sul Corriere della Sera.
Il nuovo "ZAR"
John Dimitri Negroponte è il nuovo "zar" dell'intelligence Usa.
[Alberto Flores D'Arcais - La Repubblica - ]
Inedito!?
Ci riprova George Bush con la formula dell'"uomo solo al comando" di Cia, Nsa, Fbi, Dia ecc. John Dimitri
Negroponte è il nuovo e inedito "zar dello spionaggio", la "spia delle spie", o "el supremo" dopo la sua lunga e oscura esperienza in America latina e centrale, John Dimitri, un "servitore dell'America" sorpreso a dormire la mattina dell'11 settembre 2001 (aveva fatto la notte in bianco ndr).
[Vittorio Zucconi - La Repubblica ]
Opzione Salvador
E’ sin troppo facile prevedere che il nuovo incarico offertogli da Bush nell’era post-11 settembre gli concederà poteri amplissimi, dei quali si servirà per destabilizzare altri paesi, come già avvenne in Vietnam e in Honduras.
http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=6064
Quattro nel senso di due.
Quando avviene un attentato, come quello che lo scorso 14 febbraio ha ucciso l’ex primo ministro libanese Rafik Hariri, bisogna sempre chiedersi…cui prodest. Senza fare dietrologismi è impensabile che un attentato di quelle proporzioni, con più di trecento chili di esplosivo sistemati in vari tombini nel cuore di Beirut, possa essere opera di gruppuscoli di terroristi. È quasi inevitabile dunque parlare di cooperazione da parte dei servizi segreti di qualche stato che ha interesse in quell’area. Ma chi ha interesse a destabilizzare l’area? La lista potrebbe comprendere quattro paesi: l’Iran, la Siria, Israele e gli USA.
http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=6079
Negroponte aiutaci tu
Può ben essere definita l’inizio della risposta latinoamericana all’Alca, l’intesa raggiunta tra Venezuela e Brasile. Venti protocolli di accordo bilaterale, quattordici dei quali legati alla produzione, raffinazione e distribuzione petrolifera, più altri sei concernenti infrastrutture, scienza e tecnologia militare, sono infatti stati firmati dal Presidente venezuelano Hugo Chavez e dal suo omologo brasiliano, Lula, nei giorni scorsi a Caracas.
http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=6072
Posta celere
La stampa americana ha deciso
di aggredire uno dei capitoli opachi della guerra al
terrore: "le consegne straordinarie". Vale a dire il
sequestro di cittadini stranieri sospettati di terrorismo e
la loro consegna clandestina a paesi come Egitto, Giordania
e Siria, dove questi prigionieri fantasma vengono torturati
per ottenere informazioni.
[Carlo Bonini - La Repubblica - a pagamento]
Il testimone
"Parlando in condizioni di anonimato, un medico siede con me in
una stanza di albergo ad Amman, dove è ora rifugiato. Ha
raccontano in Gran Bretagna di ciò che ha visto a Falluja, e ora
non può tornare in Iraq perché è minacciato dall'esercito
statunitense."
http://www.zmag.org/Italy/jamail-storie-falluja.htm
Ora te li vengo a riprendere
"Donald Rumsfeld, segretario alla difesa statunitense, faceva
parte tre anni fa del consiglio d'amministrazione di un'azienda
che vendette due reattori nucleari alla Corea del Nord - un
paese che ora considera parte dell'asse del male e che è stato
messo in lista d'attesa per un cambio di regime da Washington a
causa dei suoi piani di costruire armi nucleari."
http://www.zmag.org/Italy/ramesh-rumsfeld.htm
Il duro lavoro
Bush all'Europa:
"Uniti per diffondere la libertà; nessun dibattito, nessun disaccordo passeggero tra i governi,
nessuna potenza sulla terra ci dividerà mai". "l'America appoggia un'Europa forte perché ha bisogno di un partner
forte nel duro lavoro di diffondere la libertà nel mondo".
[Ennio Caretto - Corriere della Sera]
nuovo ordine mondiale
"Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po' più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto".
(Nicholas Murray Butler, membro del CFR - Council on Foreign Relations)
Foibe
"In un momento storico in cui gli eredi del partito fascista sono
al governo del Paese, ed in cui la retorica patriottarda risuona
ancor più violenta e oscurantista del solito, riteniamo
necessario ricollocare storicamente e documentatamente la
vicenda delle foibe istriane, vicenda alla quale la destra e le
sinistra amorevolmente unite hanno deciso di dedicare una
speciale giornata della memoria."
Ottanelli: La verità sulle foibe
http://www.zmag.org/Italy/ottanelli-foibe.htm
lunedì 21 febbraio 2005
Il 21 febbraio 1965 Malcom viene invitato a tenere una conferenza ad Harlem, ma non ha neppure il tempo di iniziare a parlare. Davanti ad un’inorridita Betty, che è in attesa del quinto figlio, e delle quattro bambine terrorizzate, l'ultima delle quali ha solo un anno, due uomini iniziano a sparare verso il palco con fucili e pistole senza che gli uomini della scorta possano intervenire. Mentre Malcom, colpito da 16 proiettili, si accascia al suolo, i due sparatori, Thomas Hagan e Reuben Hayden, si fanno largo tra la folla con le armi in pugno.
Riferimenti: *.* *.*
Il negro dei campi e il negro da cortile
Ecco com’era il negro da cortile. A quei tempi era chiamato house nigger. Del resto li chiamiamo cosi anche oggi, visto che abbiamo ancora fra i piedi parecchi di questi niggers da cortile.
Questo servo ama il suo padrone e vuole vivere vicino a lui. Pur di fare ciò è disposto a pagare affitti tre volte superiori per poi andare in giro a vantarsi: «Sono l’unico negro qui! » «Sono l’unico negro in questo settore». « Sono l’unico negro in questa scuola». Ma se non sei altro che un negro da cortile! E se qualcuno viene da te e ti propone di separarti dal padrone, tu rispondi le stesse cose che diceva il negro da cortile nella piantagione. «Che vuol dire separarsi? Dall’America? Da questo buon uomo bianco? Dove lo trovi un posto meglio di questo? » Ecco cosa ti dice il negro da cortile:
« Io in Africa non ci ho mica lasciato niente! » Ma sì, vai, in Africa ci hai lasciato il cervello!
In quelle stesse piantagioni c’era il negro dei campi: le masse. I negri che lavoravano nei campi erano sempre più numerosi di quelli che erano addetti alla casa del padrone. Nei campi si viveva come all’inferno, si mangiavano gli avanzi. Mentre in casa si mangiavano tutte le parti buone del maiale, al negro nel campo non toccavano altro che le interiora. Oggi le chiamano chitt’lings, ma a quei tempi le chiamavano col loro vero nome, e cioè budella. Ecco cosa eravate voi: dei mangiatori di budella. Alcuni lo sono ancora.
Il negro dei campi prendeva legnate dalla mattina alla sera, abitava in una capanna, anzi una baracca, e indossava vecchi abiti smessi. Odiava il padrone, vi assicuro che odiava il padrone. Era intelligente. Dunque, mentre il negro da cortile amava il suo padrone, quello dei campi, e si trattava della maggioranza, lo odiava. Quando la casa bruciava, non muoveva un dito per spengere l’incendio e anzi pregava perché si alzasse il vento, un bel vento forte. Quando il padrone si ammalava, il negro dei campi pregava perché morisse e se qualcuno andava da lui a dirgli:
« Separiamoci! Corriamo via! », lui non domandava certo: «Dove?», ma rispondeva: «Qualsiasi posto sarà sempre meglio che qui! » Oggi in America ci sono parecchi negri dei campi e io sono uno di quelli. Le masse sono composte di questi negri dei campi e quando vedono che la casa del padrone piglia fuoco non li sentite dire che «il nostro governo è nei guai». Loro dicono: «Il governo è nei guai! »Immaginatevi un po’ un negro che dice: «il nostro governo». Ho persino sentito uno che diceva « i nostri astronauti». Non lo lasciano neanche avvicinare alla fabbrica dei missili e lui dice « i nostri astronauti »! « La nostra marina»... Ma quello che dice queste cose è un negro che ha perso il cervello, ve lo dico io, proprio uno che ha perso il cervello.
Cosi come il padrone di schiavi del passato si serviva di Tom, il negro da cortile, per tenere a bada i negri dei campi, lo stesso padrone di schiavi oggi ha a sua disposizione i moderni zii Tom, gli zii Tom del ventesimo secolo, per tenere sotto controllo voi e me, per mantenerci passivi, pacifici e non violenti. E' proprio Tom che vi rende non violenti. E' come uno che va dal dentista. Questi si appresta a strappargli un dente: quando comincia a tirare bisogna reagire per forza ed è per ciò che il dottore vi mette in bocca un po’ di novocaina che vi rende insensibili dafidovi l’impressione che non vi stia facendo niente. Il paziente sta li seduto e poiché ha assorbito tutta quella dose di novocaina, soffre pacificamente. Il sangue gli scorre giù dalla mascella e lui non sa cosa gli sta succedendo perché c’è chi gli hà inségnato a soffrire: pacificamente.
L’uomo bianco vi fa la stessa cosa per le strade, quando vuole riempirvi la testa di botte, sopraffarvi senza aver paura che voi vi ribelliate. Per impedire appunto che vi ribelliate, prende questi vecchi « zii Tom » religiosi perché insegnino a voi e a me, proprio come fa la novocaina, a soffrire pacificamente. Non è che cessiate di soffrire: soffrite solo pacificamente! Come ha messo in evidenza il reverendo Cleage, essi dicono che dovete far scorrere il vostro sangue per le strade. E una vergogna! Sapete che lui è un predicatore cristiano e se è una vergogna per lui, potete immaginare cos’è per me.
Nel nostro libro, il Corano, non c’è nessun insegnamento a soffrire pacificamente. La nostra religione ci insegna ad essere intelligenti. Siate pacifici, gentili, obbedite alle leggi, rispettate chiunque, ma se qualcuno leva la mano contro di voi, mandatelo al cimitero. Questa è una religione come si deve, e infatti è la religione del buon tempo antico, quella di cui parlavano i vecchi: occhio per occhio, dente per dente, testa per testa, vita per vita. Questa è una religione come si deve e nessuno protesta perché viene insegnata, all’infuori del lupo che ha in mente di divorarvi.
Questo è il modo in cui si comporta l’uomo bianco in America. Lui è il lupo e voi siete le pecore. Tutte le volte che un pastore, dico un pastore, insegna a voi e a me di non distaccarsi dall’uomo bianco e nello stesso tempo di non combatterlo, ebbene, quel pastore per voi e per me non è altro che un traditore. Non buttate via una vita, ma difendetela perché è la cosa migliore che avete. Però se dovete rinunciarvi, che sia alla pari!
Il padrone prendeva Tom e lo vestiva bene, lo nutriva bene e gli dava persino un po’ d’istruzione: un po’. Gli regalava un cappotto lungo e un cappello a cilindro e cosf tutti gli altri schiavi lo guardavano con invidia. Poi si serviva di lui per controllare gli altri. La stessa strategia di cui si serviva in quei tempi, lo stesso uomo bianco l’adopera oggi: prende un negro, un cosiddetto negro, e lo rende famoso, gli suona la grancassa, gli fa tutta la pubblicità possibile fino a farlo diventare celebre, fino a farne un portavoce e un leader dei negri.
Lo trovi qui: *.*
giovedì 17 febbraio 2005
Rassegna stampa
Cellule umane in un cervello di topo
Secondo me Giuliana ritorna
CRONACHE
AHMED CHALABI
«Sono vicino all'Italia. Ora non deve cedere al ricatto dei terroristi»
DAL NOSTRO INVIATO
BAGDAD - «Grazie agli italiani, al loro governo e al loro esercito che rinnova il suo mandato per costruire un Iraq libero e democratico contro il ricatto del terrorismo e contro i rapitori di Giuliana Sgrena».
(Corsera)
mercoledì 16 febbraio 2005
Campo dei fiori
17 febbraio 1600
Dimenticati di tutto quello che ti hanno insegnato i pedanti
Convinciti che niente ti è impossibile.
Pensati in grado di comprendere tutto:
le arti le scienze, la natura di ogni essere vivente.
Richiama in te tutte le sensazioni di ciò che esiste,
del fuoco, dell’acqua…
Immagina di essere ovunque, sulla terra, nel mare, in cielo…
di non essere ancora nato, poi di trovarti nel grembo
materno, quindi di essere adolescente, vecchio, morto…
Al di là della morte.
Il successivo giovedi 17 febbraio 1600 - anno santo - venne condotto a Campo de’ Fiori con la lingua in giova" cioè con una mordacchia che gli impediva di parlare e qui, spogliato nudo e legato a un palo venne bruciato vivo ostentatamente distogliendo lo sguardo da un crocefisso, del quale stava condividendo la sorte ma che gli volevano far apparire come carnefice. Aveva messo in pratica e purtroppo sperimentato sulla sua pelle una considerazione di molti anni prima e cioè che "dove importa l’onore, l’utilità pubblica, la dignità e perfezione del proprio essere, la cura delle divine leggi e naturali, ivi non ti smuovi per terrori che minacciano morte" (Dialoghi Ital. a cura di G. Gentile Firenze 1985 pp. 698-99).
A hore due di notte fu intimato alla Compagnia che la mattina si dovea far giustitia di un impenitente;
et però alle 6 hore di notte radunati li confortaori e cappellano in Sant'Orsola, et andati alla Carcere di Torre di Nona, entrati nella nostra cappella e fatte ìle solite orazioni, ci fu consegniato l'infrascritto a morte condennato, cioè: Giordano del quondam Giovanni Bruni, frate apostata da Nola di Regno, eretico impenitente.
Il quale esortato da' nostri fratelli con ogni carità, e fatti chiamare due Padri di San Domenico, due del Gesù, due della Chiesa Nuova e uno di San Girolamo, i quali con ogni affetto et con molta dottrina mostrandoli l'error suo, finalmente stette sempre nella sua maledetta ostinatione, aggirandosi il cervello e l'intelletto con mille errori e vanità. E tanto perseverò nella sua ostinatione, che da ministri di giustitia fu condotto in Campo di Fiori, e quivi spogliato nudo e legato a un palo fu brusciato vivo, acconpagniato sempre dalla nostra Compagnia cantando le letanie, e li confortatori sino a l'ultimo punto confortandolo a lasciar la sua ostinatione, con la quale finalmente finì la sua misera et infelice vita.
( commento di un monaco che lo ha assistito negli ultimi momenti)
Giovedì mattina in Campo di Fiore
fu abrugiato vivo quello scelerato frate domenichino da Nola,
di che si scrisse con le passate eretico obstinatissimo,
ed avendo di suo capriccio formati diversi dogmi contro la nostra fede,
ed in particolare contro la SS. Vergine ed i Santi,
volse obstinatamente morire in quelli lo scelerato,
e diceva che moriva martire e volentieri, e che se ne sarebbe la sua anima ascesa con quel fumo in paradiso.
Ma ora Egli se ne avede se diceva la verità.
(avviso pubblicato due giorni dopo l'esecuzione )
per chi sta a Roma http://www.giordanobruno.info/feb2005.htm
- Giovedì 17 febbraio, ore 10, c/o Campidoglio di Roma, sala della Protomoteca – Conferenza della Consulta per la libertà di pensiero e la laicità delle Istituzioni sul tema: “Laicità: valore fondante della convivenza democratica”. Relatori: Federico Coen, prof. Piergiorgio Donatelli, prof. Mario Alighiero Manacorda. Moderatore: Enzo Marzo. Saranno eseguite musiche di Beethoven.
Info: Comune di Roma, politiche della multietnicità, tel 0668307278 – email multietnicita@comune.roma.it.
- Giovedì 17 febbraio, ore 16:30, in Piazza Campo dei Fiori, Roma – Manifestazione pubblica “laicità si – teocrazie no”, organizzata dalla associazione nazionale del libero pensiero "Giordano Bruno" con il patrocinio del Comune di Roma, assessorato alle politiche culturali. L’associazione e il Comune deporranno corone per commemorare Giordano Bruno, condannato al rogo nel 1600 dal tribunale dell’Inquisizione sotto il pontificato di Clemente VIII. Sono previsti interventi recitativi e letture di brani delle opere del filosofo nolano.
Il candelaio...
eccovi la candela che vi vien porgiuta per questo Candelaio che da me si parte, la qual in questo paese, ove mi trovo, potrà chiarir alquanto certe Ombre dell'idee, le quali in vero spaventano le bestie e, come fussero diavoli danteschi, fan rimaner gli asini lungi a dietro; ed in cotesta patria, ove voi siete, potrà far contemplar l'animo mio a molti, e fargli vedere che non è al tutto smesso.
Ricordatevi, Signora, di quel che credo che non bisogna insegnarvi: — Il tempo tutto toglie e tutto dà; ogni cosa si muta, nulla s'annichila; è un solo, che non può mutarsi, un solo è eterno, e può perseverare eternamente uno, simile e medesmo. — Con questa filosofia l'animo mi s'aggrandisse, e me si magnifica l'intelletto. Però, qualunque sii il punto di questa sera ch'aspetto, si la mutazione è vera, io che son ne la notte, aspetto il giorno, e quei che son nel giorno, aspettano la notte: tutto quel ch'è, o è cqua o llà, o vicino o lungi, o adesso o poi, o presto o tardi. Godete, dunque, e, si possete, state sana, ed amate chi v'ama.
(dalla dedica della Commedia)
Siamo nella Napoli cinquecentesca. Il Candelaio è un certo Messer Bonifacio, che, nonostante sia sposato con Carubina, spasima per la signora Vittoria. Messer Bonifacio, insieme a Manfurio, un pedante goffo e credulone, che sproloquia in latino, e a Bartolomeo, un dilettante alchimista, sono tutte e tre facile preda di un gruppetto di imbroglioni di vario calibro ( tra i quali Vittoria, che vorrebbe approfittare della passione di Bonifacio per spillargli un po’ di quattrini). Bonifacio si affida al mago Scaramurè, affinchè con un incantesimo lo faccia amare da Vittoria: ma al desiderato convegno troverà l’indignata Carubina, che, fino ad allora virtuosa, si lascerà convincere dall’innamorato Gioan Bernardo che non è grave metter le corna a siffatti mariti. Quanto a Manfurio e a Bartolomeo, vengono sbeffeggiati, derubati e più volte bastonati.
…In questo testo -scritto da Bruno alla fine del Cinquecento- l’autore intreccia la storia delle burle orchestrate da Messer Gioanbernardo pittore e da Sanguino per punire tre individui: il "libidinoso" Bonifacio (candelaio) che, sposato alla bella Carubina, è colto da un’insana passione per la giovane Vittoria; il pedante Manfurio con il suo vezzo di parlare più in latino che in italiano; l’alchimista Bartolomeo, disperatamente in cerca della ricetta per produrre in casa l’oro.
Collocato all’interno di una struttura scenica senza tempo di scale e porte, Candelaio secondo Luca Ronconi è un omaggio alla libertà del pensiero, alla violenza iconoclasta, alla lotta di ogni società e di ogni secolo contro la superstizione e l’ignoranza. Ma è anche l’esplorazione di una nuova possibilità drammaturgica: "La commedia di Bruno -dice Ronconi- è a mio avviso un magistrale modello, toccante e sconvolgente, di antidrammaturgia, di un testo la cui straordinaria forza teatrale è tutta nel suo rifiuto della teatralità convenzionale e nel suo parallelo affondare nel reale più primitivo e brutale".
(Dalla locandina Candelaio di Giordano Bruno regia Luca Ronconi Novembre dicembre 2001)
.....io sorgo impavido a solcare con l'ali l'immensità dello spazio, senza che il pregiudizio mi faccia arrestare contro le sfere celesti, la cui esistenza fu erroneamente dedotta da un falso principio, affinchè fossimo come rinchiusi in un fittizio carcere ed il tutto fosse costretto entro adamantine muraglie. Ma per me migliore è la Mente che ha disperso ovunque quelle nubi.
(De innumerabilibus, immenso et infigurabili )
"Ho lottato, e molto: credetti poter vincere (ma alle membra venne negata la forza dell'animo), e la sorte e la natura repressero lo studio e gli sforzi. E' già qualcosa l'essersi cimentati; giacchè vincere vedo che é nelle mani del fato. Per quel che mi riguarda ho fatto il possibile, che nessuna delle generazioni venture mi negherà; quel che un vincitore poteva metterci di suo: non aver temuto la morte, non aver ceduto con fermo viso a nessun simile, aver preferito una morte animosa a un'imbelle vita."
(De monade, numero et figura)
Gli aristotelici sono simili a coloro che sanno foggiare delle belle spade, ma non sanno come adoperarle: non basta possedere metodi e strumenti di conoscenza, se non si sa come usarli, il rischio è costringere la realtà entro la gabbia delle classificazioni e distinzioni concettuali, senza però possedere la cosa più importante, cioè la chiave che consente di aver ingresso alla contemplazione della natura, che solo può dare significato agli strumenti, linguistici e filosofici a cui ricorriamo per studiare ed investigare l’universo naturale.
"This entire globe, this star, not being subject to death, and dissolution and annihilation being impossible anywhere in Nature, from time to time renews itself by changing and altering all its parts. There is no absolute up or down, as Aristotle taught; no absolute position in space; but the position of a body is relative to that of other bodies. Everywhere there is incessant relative change in position throughout the universe, and the observer is always at the center of things." (De la causa principio e uno)
Nota a margine. Nel 1600 Galileo stava insegnando matematica (geometria e astronomia) all'Universita' di Padova, dove sarebbe rimasto fino al 1610. E' in questo periodo che comincia ad orientarsi verso la teoria copernicana del moto planetario.
Nel 1599 aveva conosciuto Marina Gamba, che gli dara' tre figli: Maria Celeste, Arcangela e Vincenzio.
Padova, sotto la giurisdizione di Venezia, era un porto franco contro i tribunali dell'Inquisizione...finchè ci si riusciva.
martedì 15 febbraio 2005
martedì, febbraio 15, 2005
Galileo Galilei nacque a Pisa il 15 febbraio 1564 da Giulia Ammannati e Vincenzio Galilei, entrambi appartenenti alla media borghesia.
Vincenzio, nato a Firenze nel 1520, ex liutista ed ex insegnante di musica, in passato era entrato in conflitto con la tradizione classica che attribuiva la consonanza tra tutti i suoni al controllo delle proporzioni numeriche ed aveva proposto idee proprie al riguardo.
Era quindi ferrato in matematica, ma, intuendo le difficoltà pratiche che la professione di matematico presentava, spinse il figlio a studiare medicina proprio come un loro avo, quel Galileo Bonaiuti che nel XV secolo si era distinto nell'esercizio dell'arte medica ed in onore del quale un ramo della famiglia aveva preso il nome di Galilei. Galileo compì i primi studi di retorica, grammatica e logica nel monastero camaldolese di Vallombrosa ed entrò a far parte dell'ordine come novizio.
La decisione non poté che contrariare Vincenzio, il quale, nutrendo appunto ben altri progetti per il figlio, lo fece tornare a Pisa e lo fece iscrivere a Medicina. I corsi della facoltà vertevano su Galeno e sui libri di scienza naturale di Aristotele, che costituirono i principali oggetti di critica da parte del giovane Galileo, sempre più attratto dalla matematica e dalla filosofia e sempre meno produttivo in veste di studente di medicina. Nel 1583 vi fu il suo incontro con Ostilio Ricci, un matematico probabile allievo di Tartaglia. Ricci era aggregato alla corte di Toscana e teneva le sue lezioni in volgare, come in volgare era scritto il testo di Euclide su cui basava i suoi corsi.
Citazione
“Io non ho mai pensato di negare le verità contenute nelle Sacre Scritture o di peccare di eresia,
il mio scopo è sempre stato quello di alleviare la fatica dell’esistenza umana, chiarendo,
sebbene solo parzialmente, i dubbi che da secoli l’affliggono. Se prima questi erano colmati
dalla fede, ora solo la scienza li può risolvere.”
...Pertanto, visti e maturamente considerati i meriti di questa tua causa...
Vergine Maria; ...
processo e da te confessate come sopra, ti sei reso a questo S.o Off.o veementemente sospetto
d’eresia, cioè d’aver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture,
ch’il sole sia centro della terra e che non si muova da oriente ad occidente, e che la terra si
muova e non sia centro del mondo, e che si possa tener e difendere per probabile un’opinione dopo
esser stata dichiarata e diffinita per contraria alla Sacra Scrittura; e conseguentemente sei
incorso in tutte le censure e pene dai sacri canoni e altre constituzioni generali e particolari
contro simili delinquenti imposte e promulgate. Dalle quali siamo contenti sii assoluto, pur che
prima, con cuor sincero e fede non finta, avanti di noi abiuri, maledichi e detesti li sudetti
errori e eresie, e qualunque altro errore e eresia contraria alla Cattolica e Apostolica Chiesa,
nel modo e forma da noi ti sarà data.
E acciocché questo tuo grave e pernicioso errore e transgressione non resti del tutto impunito, e
sii più cauto nell’avvenire e essempio all’altri che si astenghino da simili delitti. Ordiniamo
che per publico editto sia proibito il libro de’ Dialoghi di Galileo Galilei.
Ti condaniamo al carcere formale in questo S.o Off.o ad arbitrio nostro; e per penitenze salutari
t’imponiamo che per tre anni a venire dichi una volta la settimana li sette Salmi penitenziali:
riservando a noi facoltà di moderare, mutare o levar in tutto o parte, le sodette pene e
penitenze.
E così diciamo, pronunziamo, sentenziamo, dichiariamo, ordiniamo e reservamo in questo e in ogni
altro meglior modo e forma che di ragione potemo e dovemo.
Ita pronun.mus nos Cardinales infrascripti:
F. Cardinalis de Asculo.
Fr. Ant.s Cardinalis S. Honuphrii
B. Cardinalis Gipsius.
F. Cardinalis Verospius.
M. Cardinalis Ginettus.
L'ABIURA (parte iniziale)
Io Galileo, fig.lo del q. Vinc.o Galileo di Fiorenza, dell’età mia d’anni 70, constituto
personalmente in giudizio, e inginocchiato avanti di voi Emin.mi e Rev.mi Cardinali, in tutta la
Republica Cristiana contro l’eretica pravità generali Inquisitori; avendo davanti gl’occhi miei
li sacrosanti Vangeli, quali tocco con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo
adesso, e con l’aiuto di Dio crederò per l’avvenire, tutto quello che tiene, predica e insegna la
S.a Cattolica e Apostolica Chiesa. Ma perché da questo S. Off.io, per aver io, dopo d’essermi
stato con precetto dall’istesso giuridicamente intimato che omninamente dovessi lasciar la falsa
opinione che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la terra non sia il centro del
mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere né insegnare in qualsivoglia modo, né
in voce né in scritto, la detta falsa dottrina, e dopo d’essermi notificato che detta dottrina è
contraria alla Sacra Scrittura, scritto e dato alle stampe un libro nel quale tratto l’istessa
dottrina già dannata e apporto ragioni con molta efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna
soluzione, sono stato giudicato veementemente sospetto d’eresia, cioè d’aver tenuto e creduto che
il sole sia centro del mondo e imobile e che la terra non sia centro e che si muova;
Pertanto volendo io levar dalla mente delle Eminenze V.re e d’ogni fedel Cristiano questa
veemente sospizione, giustamente di me conceputa, con cuor sincero e fede non finta abiuro,
maledico e detesto li sudetti errori e eresie.
Una lettera A ELIA DIODATI IN PARIGI
(Arcetri, 25 luglio 1634)
...
Nella mia sentenza in Roma restai condennato dal S.to Offizio alle carceri ad arbitrio di S.
S.tà; alla quale piacque di assegnarmi per carcere il palazzo e giardino del Granduca alla
Trinità de’ Monti; e perchè questo seguì l’anno passato del mese di Giugno e mi fu data
intenzione che, passato quello e il seguente mese domandando io grazia della total liberazione,
l’avrei impetrata, per non aver (costretto dalla stagione) a dimorarvi tutta la state e anco
parte dell’autunno, ottenni una permuta in Siena, dove mi fu assegnata la casa dell’Arcivescovo:
e quivi dimorai cinque mesi, dopo i quali mi fu permutata la carcere nel ristretto di questa
piccola villetta, lontana un miglio da Firenze, con strettissima proibizione di non calare alla
città, né ammetter conversazioni e concorsi di molti amici insieme, né convitargli. Qui mi andavo
trattenendo assai quietamente con le visite frequenti di un monasterio prossimo, dove avevo due
figliuole monache, da me molto amate e in particolare la maggiore, donna di esquisito ingegno,
singolar bontà e a me affezzionatissima. Questa, per radunanza di umori melanconici fatta nella
mia assenza, da lei creduta travagliosa, finalmente incorsa in una precipitosa disenteria, in sei
giorni si morì essendo di età di trentatré anni, lasciando me in una estrema afflizzione. La
quale fu raddoppiata da un altro sinistro incontro; che fu che, ritornandomene io dal convento a
casa mia in compagnia del medico, che veniva dalla visita di detta mia figliuola inferma poco
prima che spirasse, mi veniva dicendo il caso esser del tutto disperato, e che non avrebbe
passato il seguente giorno, sì come seguii quando, arrivato a casa, trovai il Vicario
dell’Inquisitore che era venuto a intimarmi d’ordine del S.to Offizio di Roma venuto
all’Inquisitore con lettere del S.r Card.le Barberino, ch’io dovessi desistere dal far dimandar
più grazia della licenza di poter tornarmene a Firenze, altrimenti che mi arebbono fatto tornar
là, alle carceri vere del S.to Offizio.
la lettera qui
lunedì 14 febbraio 2005
Rassegna stampa
quando Sharon ha espresso il desiderio di visitare Ramallah, immediata la risposta, venata di umorismo, di Abu Abbas: “ Sarai il benvenuto a Ramallah, ma per favore non ti presentare su un carro armato…!”.
Il neo presidente di Al-fatah, Faruk Qadumi, l’unico leader dell’Olp a non aver mai creduto fino in fondo al cosiddetto “Processo di pace di Oslo” e che non ha mai accettato di vivere permanentemente sotto occupazione militare israeliana: “Arafat ha concesso a Israele metà della nostra terra in più di quanto stabilito dall’Onu. E il risultato finale per Arafat è stato poi quello di rimanere priogioniero nel suo stesso ufficio”.
L'Aeronautica italiana conta 40 bombe atomiche B61 conservate nella base italiana di Ghedi (Brescia). Sono pronte a essere armate e agganciate sotto le ali dei Tornado del 102° e 154° del Sesto Stormo.
gli Stati Uniti mantengono nelle loro basi in Europa 480 testate nucleari
90 di queste testate sono presenti in Italia
domenica 13 febbraio 2005
sabato 12 febbraio 2005
Il simulacro
SCV (se Cristo vedesse)
Scrive Filippo Gentiloni sul Manifesto del 3 febbraio 2005:
" Nel corso degli anni si è verificata una forte personalizzazione. Anche i mass media vi hanno contribuito: il papa che viaggia dappertutto, la sua voce in ogni casa ha inevitabilmente diminuito il valore delle mediazioni. Vescovi, parroci, suore meno rilevanti a favore delle parole e della presenza di Giovanni Paolo II. Proprio quella voce che si sta spegnendo, ma che forse, proprio per questo affievolimento, acquista un fascino particolare."
Nel 1964 Philip Dick scriveva "I simulacri" dove rappresentava un'America del futuro che reggeva la sua struttura sociale su un incredibile inganno: per conservare una fittizia stabilità il Presidente, eletto dal popolo, in realtà era un simulacro elettronico. Un androide teleguidato da un consiglio di sconosciuti al servizio di potenti cartelli industriali.
Ancora una volta la fantascienza si è trovata a gareggiare con la realtà.
Parafrasi di Stigli
La struttura della Chiesa cattolica si regge su un incredibile inganno: un mitico essere domina il Vaticano, venerato dalle masse come un dio. Ma si tratta in realtà di un simulacro elettronico. Il potere reale è detenuto da un consiglio di sconosciuti e da potenti cartelli industriali.
I mass media, nel 2005, hanno ormai la funzione che nella Genesi viene attribuita a Lui, creatore e signore del cielo e della terra: il papa che viaggia dappertutto, la sua voce in ogni casa e, qui in Italia, a tutte le ore del giorno e della notte, ha eliminato, più che diminuito, il valore delle mediazioni. Vescovi, parroci, suore sono stati ingoiati e disfatti elettronicamente dentro il simulacro; possono continuare a vivere solo come simulacri anch'essi, immagini fittizie; ma in realtà sono morti o mai esistiti.
Se vogliono uscire alla vita reale fuori dallo schermo mediatico, vengono eliminati elettronicamente o posti in sedazione mediatica.
Su questa voce che si sta spegnendo e che, proprio per questo affievolimento, acquista un fascino particolare, il consiglio di sconosciuti ci sta preparando un programma mediatico di quelli destinati a fare epoca, quanto e più delle inaugurazioni dei giochi olimpici: prepariamoci a goderlo. La vittima è già sull'altare del Parkinson, ben in mostra sul proscenio mondiale; il sadomasochismo delle masse spaventate e disorientate come in pochi momenti della storia toccherà gli apici della sofferenza liberatrice, fino all'estasi mistica.
L'Opus dei nel frattempo, coperta dal "rumore" mediatico, avrà ricostruito il nuovo simulacro tra le grida di giubilo degli atei clericali. Amen.
venerdì 11 febbraio 2005
Il Vaticano brucerà
(per autocombustione)
Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica “Evangelium vitae” ha accusato i parlamenti che osano legiferare su aborto e eutanasia: “La democrazia ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo”, ha detto, quando vota in contrasto con l’etica sostenuta dalla Chiesa."
... oggi però quasi nessuno crede più alla verità assoluta: non la scienza che procede per ipotesi, non la politica che fonda la sua autorità sulla democrazia, cioè la risultante di diverse interpretazioni del reale.
La religione cristiana può avere un futuro solo se recupera l’autenticità del suo messaggio, il “dialogo” tra gli uomini, la “carità” che sono i fondamenti sui quali ha basato il suo insegnamento rivoluzionario.
Lasciando da parte i preservativi o la pretesa di stabilire per legge se una donna possa ricorrere all’aborto o alla fecondazione eterologa, quanti embrioni debba farsi impiantare, se una coppia possa divorziare, se due persone dello stesso sesso possano vivere insieme, se una persona sofferente senza speranza possa metter fine alle sue torture”.
(liberamente estratto da LETTERE di Augias – La Repubblica del 10 febbraio 2005)
Memento homo: "Le libertà civili finiscono
quando le regole religiose
si mescolano con le leggi dello Stato"
Teorema Zapatero
giovedì 10 febbraio 2005
Salve a tutti,
vi invitiamo a firmare e a linkare ai vostri siti l'appello per la
liberazione di Giuliana Sgrena e di Florence Aubenas.
Lo trovate qua
www.petitionspot.com/petitions/freevoicesfreedom
"Un ponte per..."Associazione Non Governativa di Volontariato per la Solidarietà Internazionale
ONG - piazza Vittorio Emanuele II, 132 00185 ROMA
tel.0644702906 mail to: stampa@unponteper.it
web: www.unponteper.it
mercoledì 9 febbraio 2005
martedì 8 febbraio 2005
Emozioni
lunedì 7 febbraio 2005
Accanimento terapeutico
Card. Sodano: preghiamo per una lunga vita di Giovanni Paolo II.
con effetto collaterale
Domani, ad esempio, sarà il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato Vaticano ad accogliere Condoleeza Rice nella Santa Sede, nuovo segretario di Stato americano, così come aveva fatto venerdì scorso con Josep Borrell presidente del Parlamento europeo.
(Dai giornali)
sabato 5 febbraio 2005
Ma insomma, ora basta! Se no faccio un altro Honduras. Lo sapete o non lo sapete chi sono io?
In che lingua ve lo devo ripetere?
Via dall'Iraq, spioni che non siete altro.
Goddamn! (Scusa Dabliù, non ce l'ho col tuo)
Policlinico delle Torri Gemelle
Omelia di Carolus Magnus de Polonia
Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Gesù disse loro: “Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata”.
Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: “Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo”.
Gesù rispose: “Guardate che nessuno vi inganni; molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno. Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvo. Frattanto questo annuncio del mondo nuovo sarà diffuso in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.
Matteo cap. 24
Il brano di cui sopra è un modo di esprimersi molto lontano dalla nostra capacità di comprensione. Va visto nel contesto storico in cui è stato scritto. Forse così è possibile trovarvi un messaggio di sapienza valido per noi oggi.
Chi ha scritto il Vangelo di Marco probabilmente si riferiva alla distruzione di Gerusalemme da parte dell’esercito romano nel 70 dopo Cristo, dopo un lungo assedio durato quasi un anno. La città fu prima saccheggiata e poi letteralmente rasa al suolo. Migliaia di persone furono massacrate. Il tempio distrutto. Fu la risposta dell’impero a una ribellione generalizzata del popolo ebreo scoppiata quattro anni avanti, nel 66. Prima di Gerusalemme tutte le città e i villaggi della Palestina erano stati distrutti. Gerusalemme si era riempita di profughi. Per questo il massacro fu immane.
I primi cristiani furono presi fra due fuochi. Anzi tre. Erano perseguitati per il loro pacifismo dagli ebrei ribelli armati, gli zeloti, i guerriglieri si direbbe oggi, quelli che dirigevano la rivolta. Ma i cristiani erano anche malvisti dal partito dei farisei, i moderati si direbbe oggi, perché i cristiani era sì pacifisti ma radicali, contrari al compromesso con l’impero, mentre i farisei avrebbero voluto cercare una via di compromesso con i romani. Infine i cristiani erano considerati dai romani come la fazione degli ebrei più pericolosa. Il loro radicalismo pacifista basato su un messianismo nonviolento poteva infiammare la rivolta popolare più di quello che non sapessero fare gli zeloti-guerriglieri. Contro la ribellione armata i romani avevano armi a quel tempo imbattibili. Ma contro la ribellione sorda del messianismo pacifista si sentivano impotenti.
Anche noi, come i primi cristiani, abbiamo le nostre apocalissi. Ci servono motivi per continuare a sperare. Forse il pacifismo radicale dei primi cristiani ci può dare qualche spunto di speranza.
Oggi parlerò dell’apocalisse dello tsunami nel sudest asiatico. ... La tragedia vissuta da milioni di persone ha riempito giornali e televisioni fino a che faceva audience. Gradualmente è passata in secondo ordine. ... Il silenzio sulla tragedia si deve anche al bisogno di creare il buio intorno alle tre grandi questioni che restano aperte.
Prima questione. La ricostruzione deve seguire le leggi inesorabili del mercato. Quelle stesse leggi che hanno reso quei paradisi turistici fragilissimi di fronte alla violenza dello tsunami. Si ricostruisce preparando il prossimo disastro. Meno se ne parla meglio si traffica.
Seconda questione. Il rapporto fra il terribile terremoto che ha prodotto poi il maremoto e l’aggressione al delicatissimo equilibrio della natura attraverso imponenti esplosioni sottomarine alla ricerca di petrolio e gas e attraverso la stessa estrazione indiscriminata di questi elementi. Anche a questo proposito, timide ammissioni su cui è bene che cada il silenzio.
Terza questione. Il nostro rapporto malato con la natura, con la vita e con Dio stesso fatto affiorare dalla sensazione di angoscia che ci ha preso di fronte alla immane tragedia. Anche questa questione va risepolta nel profondo, annegata nelle parti oscure della nostra coscienza. Perché se ci convinciamo che il nostro rapporto con la natura, con la vita e con Dio è malato allora nasce il bisogno di guarirlo. E guarire questi aspetti così intimi della nostra esistenza può significare mettere in crisi gli ordinamenti su cui si fonda la convivenza a tutti i livelli.
Su questo una breve riflessione.
Di fronte all’ “apocalisse” molti di noi hanno immediatamente provato come un senso di ostilità verso “madre natura”. L’abbiamo sentita nemica. Ci sono gravi responsabilità umane nel disastro.
Detto questo, però, il problema della distruttività della natura resta. Chi crede in Dio “creatore onnipotente” scioglie in lui il fondo del problema. Il mistero di Dio tappa ogni buco nero della razionalità impotente. Da molto tempo qui - fuori da quelle mura - abbiamo messo in discussione l’onnipotenza divina. Mi sento in compagnia non solo di tanta gente comune, la gente della strada a cui quando ho potuto mi sono accompaganto, la più saggia, ma sono anche in compagnia di una crema di teologi. Ad esempio Dietrich Bonhoeffer, il grande teologo evangelico impiccato nel campo di sterminio di Flossemburg a causa della sua opposizione al nazismo fino a cospirare contro Hitler. Durante la prigionia contestualizza con forza nuova l’interrogativo cruciale che rimbalza da sempre nei secoli: dov’è Dio nell’orrore dei campi di sterminio? Giunge così a negare l’onnipotenza divina e a immaginare una società umana che vive e si organizza nella piena laicità “come se Dio non ci fosse”.
Ma che Dio è un essere impotente? Non è come negare l’esistenza di Dio? O forse no?
Ernesto Balducci giunge a far propria la famosa implorazione del mistico medioevale Eckardt, teologo domenicano, che nel XIII-XIV secolo invitava a liberarsi dalla onnipotenza divina: «Io prego che Dio mi liberi di Dio».
Ma dopo che Dio, o la nostra razionalità, a piacere, ci ha liberato da Dio, resta il problema della distruttività della natura. Chi è questa terra. questo pulviscolo, vagante nello spazio forse infinito, che genera la vita con tanto amore e la schiaccia con così inaudita ferocia? E chi siamo noi suoi figli fatti della sua stessa pasta?
Forse la riflessione su Dio va rivolta anche alla natura.
La percezione che abbiamo di Gaia è distorta, direi quasi malata. O forse meglio sarebbe dire mitica.
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Ci può esser di aiuto avvicinare l’esperienza di Pierre Teilard de Chardin. gesuita, teologo con propensione al misticismo, grande scienziato, geologo e paleontologo. Professore all’Istituto Cattolico di Parigi, poi ricercatore in Cina e quindi negli Stati Uniti dove è morto nel 1955. Gli fu proibito dai miei antecessori di pubblicare gli scritti teologici e dopo la morte furono condannate le opere pubblicate postume. L’accusa era di scarsa chiarezza teologica, in sostanza di panteismo e di materialismo. La sua intuizione di fondo sembra essere il “muoversi verso”, cioè la trasformazione finalizzata. Attraverso la sua indagine di rigore scientifico sulla evoluzione biologica giunge alla convinzione che la Biosfera tende alla coscienza, cioè si evolve verso la Noosfera. Ma ciò non avviene perché già all’inizio c’è un ordine precostituito. L’evoluzione non segue una linea ben individuabile, si muove anche a tentoni, a strappi e a impennate inspiegabili. L’ordine è nel futuro, non nel passato: cioè va costruito. L’Universo si dipana nella libertà e nell’autonomia. E sono precisamente questi valori di trasformazione che costituiscono il compito umano di “costruire la Terra”. Nel 1919 egli esplode in un mistico “Inno alla materia”:
“Benedetta sii tu, aspra Materia … pericolosa Materia, mare violento, indomabile passione, tu che ci divori se non t'incateniamo. …Per raggiungerti, o Materia, bisogna che, partiti da un contatto universale con tutto ciò che, quaggiù, si muove, sentiamo via via svanire nelle nostre mani le forme particolari di tutto ciò che stringiamo, sino a rimanere alle prese con la sola essenza di tutte le consistenze e di tutte le unioni. Se vogliamo possederti, bisogna che ti sublimiamo nel dolore dopo averti voluttuosamente stretta tra le nostre braccia. O Materia, tu regni sulle vette serene ove i santi pensano di evitarti. …Portami su, o Materia, attraverso lo sforzo, la separazione e la morte, portami dove sarà finalmente possibile abbracciare castamente 1'Universo”.
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E siamo al dunque finale. Oltre a guarire la percezione di Gaia, abbiamo bisogno contestualmente di guarire anche la nostra malata percezione del rapporto fra vita e morte. Noi percepiamo la morte come separata dalla vita, anzi contrapposta alla vita. In particolare il cristianesimo ci ha abituati se non obbligati fin da piccoli a considerare la morte come punizione per il peccato: “a causa di un solo uomo (Adamo) il peccato è entrato nel mondo e col peccato la morte e la morte si è estesa a tutti perché tutti hanno peccato” (Lettera ai Romani di Paolo). E la Chiesa indefettibile assicura la vita eterna a chi si affida al suo abbraccio. E nel mondo secolarizzato la funzione di esorcizzare la morte è assolta da altre grandi costruzioni sociali fra cui non ultime il danaro e le strutture militari. E non è forse una tale assolutizzazione della vita e la separazione fra vita e morte che rende tanto aggressivo l “ordine” mondiale in cui viviamo? Chi s’intende di psicoanalisi potrebbe aiutarci.
Mentre portiamo avanti ogni giorno il nostro impegno politico e sociale per la giustizia e la pace, contro la guerra, al tempo stesso il nostro pacifismo ci deve portare oltre la dimensione socio-politica della lotta.
Assumere in noi stessi e diffondere questa cultura della vita potrebbe essere indispensabile per combattere la violenza, anche quella contro la natura, e la guerra e per affrontare un futuro incerto nella piena consapevolezza della nostra vulnerabilità e finitezza.
Ho approfittato del momento in cui ero fuori dallo SCV, lontano da Sedano, non visto da Vaiolo (Laiolo?), libero dal Ramarro. Ho sognato la mia gemella com'era ai tempi dell'imbianchino, si chiama Polonia, ho messo a dormire l'Alzeimer e finalmente son riuscito a dire quello che ho detto.
Sono ancora qui tra i Gemelli, ma domani, domenica 6 febbraio 2005, mi troverete travestito da prete scomodo, insieme alle pie donne Adriana, Fiorella, Benedetta, Paola, sulle rive dell'Arno, presso un Isolotto, alle 11 per chi può - o in piazza o dentro una baracca - a due passi dai giardini di Castelgandolfo che lì si chiamano Cascine.
Ho invitato due nunzi apostolici clandestini: Marco, un medico senza frontiere, e Gregorio, quello che vi ha scritto da Porto Alegre.
Adesso devo interrompere perché c'ho un ratzinger in gola che mi toglie il fiato e mi impedisce di respirare.
PS. Quello che vedrete in TV domenica è un robot mediatico, l'avete capito.
venerdì 4 febbraio 2005
Una dichiarazione di coscienza
Non permettiamo che il mondo, che oggi ci osserva, si disperi per il nostro silenzio e per la nostra incapacità di azione. Facciamo in modo che tutti possano sentire il nostro impegno: resisteremo di fronte alla macchina da guerra e alla repressione e coinvolgeremo altri per fare tutto il possibile per fermarla. (v. qui)
Leggo sui giornali che lUlivo chiede la fine del Governo Berlusconi, perché ha fallito. Io preferisco Daniele Luttazzi quando ci ha ripetuto dal proscenio del teatro Sachal qui a Firenze che l'attuale governo sta realizzando con precisione cronometrica, punto per punto, un progetto che viene da lontano, anzi da vicino, visto che la Loggia Propaganda P2 ha sede a Villa Vanda, 70 km da qui.
Nel documento americano scrivono: We cannot, we will not, wait until 2008. The fight against the second Bush regime has to start now.
Impariamo l'inglese, come consigliava De Gasperi.
Tutto il pezzo qui.
http://bloggerdiguerra.splinder.com/1107538888#3989309
mercoledì 2 febbraio 2005
Pseudonimi o nomi d'arte
-attacco preventivo: dichiarazione di guerra senza casus
-combattente per la libertà: soldato regolare, mercenario, irregolare, terrorista, purchè dalla nostra parte
-danni collaterali: uccisione di innocenti, perdite umane non preventivate, distruzione di cose non preventivate
-esportare la democrazia: creare colonie
-guerra asimmetrica: guerra, quando portata avanti con tecniche proprie del terrorismo
-liberismo: anarchia, riduzione dei sistemi di controllo statali
-normalizzazione: repressione con la forza
-operazione di pace: invio di truppe in un paese straniero
Lo trovi qui
martedì 1 febbraio 2005
Una lettera da Porto Alegre
Il campeggio si smantella di ora in ora. Siamo oramai alla fine di un
Forum che sarà chiuso domani con l'approvazione da parte
dell'assemblea dei movimenti sociali dell'Appello finale e dalla
manifestazione di chiusura contro l'ALCA.
Gregorio (Leggilo qui)
Se ti interessano le 104 foto trasmesse da Gregorio durante il World Social Forum, clicca su : http://www.trekshare.com/members/gregorio16. Quando sei su questo sito clicca sul simbolo della macchina fotografica con accanto il numero 104.