mercoledì 7 marzo 2007

 Il giardino di Archimede


 ...mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto i panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo, che solum è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la povertà; non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro. *.*


E' il sollievo che provo quando entro nel Giardino di Archimede, di martedi, alle 17,30, Via Simone Martini, zona Firenze Sud-ovest.  Via la veste cotidiana della ottusa venale falsa orripilante banale mediocre mediaticità, rivestito condecentemente di serena curiosità si sapere, entro nella antiqua corte delli passati matematici, dove mi pasco di quel cibo che solum è mio e che io nacqui per lui: bellezza degli anacoluti.


Mentre posteggio scribacchiando mi interrompe non so se Splinder o se Google per dirmi che Alessioadami sta leggendo il mio profilo. Mi affaccio al suo blog e leggo, pari pari:


Dobbiamo smettere di credere



Le convinzioni uccidono la verità. L’uomo filtra la realtà in modo da rafforzare le proprie convinzioni. Se io credo nell’amicizia e un amico mi inganna dirò: capita, che ci vuoi fare.

Se non credo nell’amicizia, anche se 100 persone mi saranno amiche e solo una mi tradisce dirò: ecco lo sapevo, l’amicizia non esiste.

Se dicessi: io credo negli Elfi, voi mi prendereste in giro.

Se dicessi: io credo in Dio, pochi di voi mi prenderebbero in giro.

Eppure sono due elementi mai dimostrati.

Le convinzioni portano ad analizzare le cose prima di averle veramente percepite.

Lasciate cadere l’occhio per solo un secondo sulla carta in immagine.

Che carta è?  A voi la parola.



Lupus in fabula. Cartesio, Stenone, Newton hanno sperimentato sulla loro pelle il peso delle convinzioni dei loro contemporanei che li hanno obbligati a fare, con la penna, salti mortali per riuscire a portare all'esterno la realtà che andavano scoprendo, senza finire all'indice (I testi) o al rogo (la loro pelle). Buffo.

Newton per esempio si difendeva così: la Bibbia non è un testo scientifico, ma ha finalità essenzialmente religiose. Dio si rivela agli uomini sia mediante la Bibbia, si mediante la natura. Entrambe sono opera di Dio dettate dallo Spirito Santo; la seconda è opera del Verbo creatore ed esecutore dei suoi decreti. La loro diversità sta nel linguaggio: la Bibbia si adatta alla comprensione della maggioranza, la Natura è accessibile agli scienziati. Le verità scientifiche non possono essere in contrasto con quella della fede perché derivano da un'unica fonte; insomma la Bibbia non è un testo scientifico, ma serve per la salvezza dell’anima.


Newton Temeva che le sue idee poco ortodosse sulla religione potessero causargli problemi e tenne segreti i suoi scritti filosofici. Non solo, egli non pubblicò nemmeno, o pubblicò molto tardi, gran parte dei suoi scritti scientifici. Probabilmente fece ciò per paura delle critiche ma alcuni ritengono che egli non pubblicasse i sui scritti per delle convinzioni molto vicine al pitagorismo.

Newton si interessò molto anche di religione. Negli anni 1690 Newton scrisse numerosi opuscoli religiosi sulla interpretazione letterale della Bibbia. La fede di Henry More nell'infinitezza dell'universo ed il rifiuto del dualismo Cartesiano potrebbero aver influenzato le idee religiose di Newton. Un manoscritto che egli inviò a John Locke nel quale metteva in discussione l'esistenza della Trinità non fu mai pubblicato.

Questo lo dice  Wikipedia


Ritorniamo nel Giardino di Archimede, martedi 6 marzo 2007, ore 17,30.





Niccolò Guicciardini mi incanta per il contenuto del suo discorso, per il modo di porgere. Davvero ti senti ricevuto amorevolmente nel salotto di Newton con il quale il prof. ha una lunga consuetudine derivata da una frequentazione di anni.  Guicciardini ti insegna a non giudicare per poter capire. Non devi star di fronte allo scienziato con la matita rossoblu in mano. Hai visto, sbagliava, non aveva capito... Devi metterti nei loro panni, nei loro tempi... Non ti far prendere da simpatia o antipatia preconcetta. Anche se...

Newton era, a detta di molti, un uomo scorbutico e antipatico. Era paranoico e temeva la povertà o le critiche degli altri. Era litigioso e si imbarcò in liti accanite con molti suoi contemporanei come Hoocke, Leibniz o Flamsteed.

Temeva che le sue idee poco ortodosse sulla religione potessero causargli problemi e tenne segreti i suoi scritti filosofici. Non solo, egli non pubblicò nemmeno, o pubblicò molto tardi, gran parte dei suoi scritti scientifici. Probabilmente fece ciò per paura delle critiche ma alcuni ritengono che egli non pubblicasse i sui scritti per delle convinzioni molto vicine al pitagorismo. (Wikipedia).


 Il resto al resoconto sul sito del Circolo Arci di Via Maccari.



I prossimi incontri nel salotto di Archimede


Mercoledi 21 marzo ore 17:30-Circolo Arci Isolotto, Via Maccari

Werner Heisenberg (1901-1976) di Angelo Baracca

(data e relatore sono cambiati rispetto al programma originario)


  • Martedi 27 marzo ore 17:30-Il Giardino di Archimede

    Kurt Gödel (1906-1978) di Daniele Mundici


  • Martedi 3 aprile 17:30-Circolo Arci Isolotto

    Linus Pauling (1901-1994) di Ivano Bertini
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