Radici cristiane d’Europa (4)
Anniversario: 1307-2007
Il Monte Rubello, da "ribelli", nel Biellese, ove i resistenti montanari e gli eretici dolciniani si asserragliarono per l'ultima, disperata resistenza. Alla fine, molti furono massacrati sul posto, qualcuno riuscì a fuggire, mentre Dolcino, Margherita e Longino Cattaneo, catturati, furono successivamente posti al rogo. Sulla cima del Rubello, fu eretto dapprima un oratorio, poi un santuario dedicato a San Bernardo (nella foto), per celebrare la vittoria delle forze cattoliche contro i "figli di satana".
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Durante settimana santa del 1307 ebbe fine la resistenza triennale di Fra Dolcino e Margherita contro la crociata indetta da papa Clemente V.
Freddo fame morte e distruzione, cavalieri dell’Apocalisse, arrivarono con le spade dei crociati sulla cima del monte ribelle e la pace fu.
Questa:
Freddo fame morte e distruzione, cavalieri dell’Apocalisse, arrivarono con le spade dei crociati sulla cima del monte ribelle e la pace fu.
Questa:
La crociata contro fra' Dolcino fu bandita dal papa Clemente V. Con lo "Statutum Ligae contra Haereticos" (statuto di Scopello) redatto il 24 agosto 1305 e firmato da quasi tutti i paesi della valle, i valligiani decisero di costituire una lega per combattere i dolciniani e il 3 settembre dello stesso anno, numerosi rappresentanti delle genti delle tre principali valli valsesiane, riuniti nella chiesa di San Bartolomeo a Scopa, giurarono sui Vangeli di scendere in armi contro i dolciniani fino al loro totale sterminio. Chiunque indossi la veste con croce e si appresti a partire verso le valli del Novarese e Vercellese per combattere l'eresia dolciniana - questo il senso della disposizione delle autorità ecclesiastiche - avrà rimessa la totalità dei peccati.
Nella settimana Santa (23 marzo) del 1307 le truppe di Raniero riuscirono a penetrare nel fortilizio fatto costruire da Dolcino sul Monte Rubello, vicino a Biella, dove ancora resistevano disperatamente gli ultimi superstiti del gruppo ormai falcidiato. Lo spettacolo che si presentò loro era drammatico: gli assediati, per sopravvivere, si erano cibati dei resti dei compagni morti. Tutti vennero immediatamente passati per le armi eccetto Dolcino, Longino e Margherita.
Il processo e l'esecuzione
Fra' Dolcino fu processato a Novara e condannato a morte. L'Anonimo Fiorentino (uno dei primi commentatori della Divina Commedia) riferisce che egli rifiutò di pentirsi e anzi proclamò che, se lo avessero ucciso, sarebbe resuscitato il terzo giorno.
Fra' Dolcino fu processato a Novara e condannato a morte. L'Anonimo Fiorentino (uno dei primi commentatori della Divina Commedia) riferisce che egli rifiutò di pentirsi e anzi proclamò che, se lo avessero ucciso, sarebbe resuscitato il terzo giorno.
Margherita e Longino furono arsi vivi sulle rive del torrente Cervo, il corso d'acqua che scorre vicino a Biella. Un cronista annota che fra' Dolcino, costretto ad assistere, "darà continuo conforto alla sua donna in modo dolcissimo e tenero". L'Anonimo Fiorentino però scrive invece che Margherita fu giustiziata dopo di lui.
Per fra' Dolcino si volle procedere ad un'esecuzione pubblica esemplare: secondo Benvenuto da Imola (un altro antico commentatore dantesco), fu condotto su un carro attraverso la città, venne torturato a più riprese con tenaglie arroventate e gli furono strappati il naso e il pene. Dolcino sopportò tutti i tormenti con resistenza non comune, senza gridare né lamentarsi. Infine fu issato sul rogo e arso vivo a sua volta.
Dante ricorda fra' Dolcino nella Divina Commedia con questi versi:
«Or di' a fra Dolcin dunque che s'armi,
tu che forse vedrai lo sole in breve,
s'egli non vuol qui tosto seguitarmi,
tu che forse vedrai lo sole in breve,
s'egli non vuol qui tosto seguitarmi,
sì di vivanda, che stretta di neve
non rechi la vittoria al Noarese,
ch'altrimenti acquistar non sarìa lieve.»
non rechi la vittoria al Noarese,
ch'altrimenti acquistar non sarìa lieve.»
" Dì dunque, tu che forse vedrai il sole tra poco, a fra Dolcino, se non vuole seguirmi all’inferno fra breve, di provvedersidi vettovaglie, in modo che l’assedio causato dalla neve non consenta al vescovo di Novara quella vittoria, che non sarebbe facile conquistare in altro modo. "
(Inferno XXVIII, 55-60)
(Inferno XXVIII, 55-60)
Nota storica
Nel 1300 il Purgatorio era una scoperta recente. La seconda grande donazione a favore del papato romano. Se la prima, un dono del Secolo VIII, aveva fruttato a Bonifacio VIII la primazia politica su tutta l’Europa occidentale, l’acquisto del Purgatorio, dono del secolo XIII, gli permise di inaugurare il secolo quattordicesimo con il primo Giubileo della storia ecclesiastica: amnistia generale da tutte le pene comminate al peccatore pentito, ivi comprese la custodia cautelare in purgatorio e l’affidamento ai servizi sociali delle buone opere sulla terra. Col giubileo diventi puro e perfetto e vai direttamente in paradiso, sei giubilato. Il potere delle chiavi, spirituale e materiale, di proprietà papale, ti apre le porte: l’offerta monetaria e la sottomissione a Roma sono la prova del pentimento, le sole condizioni e valgono il sangue di Cristo. Industria dell’olocausto.
Fu un grande avvenimento, il primo pellegrinaggio alla mecca romana, una folla ininterrotta sul ponte di Castel Sant’Angelo. Più tardi un altro giubileo romano permetterà al papa di pagare le spese della Cupola di Michelangelo anche se costerà la perdita di metà del gregge europeo.
Il primo giubileo fu illuminato da una grande fiaccolata: a Parma con Gherardo Segarelli.
Dante osserva questi fatti, prima da Firenze, consigliere comunale e anche ministro del governo per 2 mesi, poi dall’esilio romagnolo-casentinese. Mette all’inferno sia il papa che fra Dolcino, per motivi diversi. Con più simpatia per fra Dolcino.
Fu un grande avvenimento, il primo pellegrinaggio alla mecca romana, una folla ininterrotta sul ponte di Castel Sant’Angelo. Più tardi un altro giubileo romano permetterà al papa di pagare le spese della Cupola di Michelangelo anche se costerà la perdita di metà del gregge europeo.
Il primo giubileo fu illuminato da una grande fiaccolata: a Parma con Gherardo Segarelli.
Dante osserva questi fatti, prima da Firenze, consigliere comunale e anche ministro del governo per 2 mesi, poi dall’esilio romagnolo-casentinese. Mette all’inferno sia il papa che fra Dolcino, per motivi diversi. Con più simpatia per fra Dolcino.
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