Un racconto di Paola (Pag. 51)
I ‘mangiari’
Il cibo è una parte importante nella giornata di noi donne, un argomento di cui si parla volentieri e con gusto, un piacere sostitutivo che ci attutisce spesso un pensiero molesto e ci crea un gradevole senso di attesa. Con le nostre rom abbiamo mangiato insieme molte volte portando ognuna le proprie cose oppure al ristorante.
Loro prediligono la pasta al forno e comunque la pasta al sugo, meglio se corta. Mi ricordo di quando mangiammo insieme alla casa del popolo “XXV Aprile”, era uno dei primi ‘mangiari’ da quando eravamo diventate cooperativa. Avevo davanti Scegersada e Rabije e vedevo che spelluzzicavano senza convinzione il loro piatto di spaghetti. Più tardi, durante il ritorno a casa, ci scambiammo qualche impressione e chiesi perché non era loro piaciuta la pasta, forse il sugo non era buono? Era cotta troppo poco?
- No, no - rispose Scegersada col tono discreto e ben educato che la distingue.
- E' che non si sapeva come mangiare, avevo paura che sugo va tutto qua e là.
Così altre volte abbiamo preferito la pasta corta o il riso che loro cucinano magnificamente nei dolma, gustosi involtini di foglie di cavolo o di bietola, ripiene di riso e carne, o pasticci di pasta sfoglia con ricotta e spinaci, una specie di pizza bianca, come dice Scegersada, a cui da parte mia ho insegnato le polpette di carne e il patataccio che è uno sformato di patate e formaggio molto appetitoso. Ci vorrebbe anche la mortadella ma loro non mangiano maiale.
Il pane è a volte oggetto di scambio: un pane comprato, sciocco com e il nostro toscano, magari insaporito con olive o ramerino, in cambio di un pane fatto in casa, nel forno della cucina nuova acquistata un anno fa, verdolina e lucida come la voleva Leila, la figlia di Scegersada, un pane bianco e soffice, quasi briosciato, che mi viene offerto involto nella carta perché lo porti a casa. E ancora tiepido e offre così poca resistenza al morso che me lo mangio subito per la strada, mentre torno a casa.
Per Sabilia, che predilige le cose morbide, una volta ho preparato gli gnocchi di patate, un’altra volta il risotto.
- - Buono - dice lei - lo mangio spesso la sera, con latte. Faceva mia mamma.
Ride, come fa lei, un po’ giocherellona, un po’ accattivante. Qualche volta Sabilia è venuta a casa mia con certi wùrstel saporiti! Una montagna di salsicciotti scuri e ben affumicati.
- Mi ci vorrà un anno per mangiarli tutti! - le dico.
- Ma no, tu mangia uno al giorno, buono per la salute - ride, battendomi la mano sulla schiena e attirandomi a sé.
Zenepa invece è golosa di verdure crude.
- Io no mangia verdura cotta, solo cruda. E io: Insalata?
- No, no - risponde lei con quella voce che non ammette replica e fa un gesto con la mano, - mangio carote, cetrioli tutti interi così, come conigli. Ti ricordi?
Certo, mi ricordo di quando portai dall’orto due cetrioli piccoli e teneri e lei se li mangiò di gusto, a morsi, senza neanche lavarli.
Siamo sedute al laboratorio intorno a quattro tazze di caffè e due di tè, nel momento della pausa.
Sul vassoio c’è anche qualche pastina proveniente dalla spesa, che con una certa regolarità Leila e Angela fanno al supermercato, contente e orgogliose di provvedere ai bisogni della nostra piccola comunità.
In alcune occasioni abbiamo fatto dolci per i nostri “mangiari”. I loro non rappresentano al meglio la cucina rom. Secondo noi sono troppo unti e troppo dolci, con la pasta sfoglia che rimane decisamente sullo stomaco. Ma ho l’impressione, o forse la segreta speranza, che ce ne siano di più misteriosi e allettanti, che ancora non conosciamo e che loro tirano fuori soltanto in occasioni specialissime di feste particolari. Dei nostri amano le crostate ricche di marmellata casalinga e i tiramisù con quel saporino nascosto di caffè che il cucchiaino lascia in bocca. Col caffè sono maestre e lo fanno tutti i giorni alla turca, bello corposo e fragrante. Allora l’odore inconfondibile si diffonde per il negozio e sappiamo che è gradito a tutte nello stesso modo.
I QUADERNI DI PORTO FRANCO. nuova serie.
16. Manididonne
un racconto a più voci
donne
si incontrano,
comunicano,
progettano
un’esperienza
di integrazione
Un libro per comunicare uno stile di integrazione ed una capacità operativa al femminile: contenuti, valori e realizzazioni di donne che accettano di mettersi in gioco e di osare il futuro possibile.
dicembre2006
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dicembre2006
Copie della pubblicazione si possono richiedere presso:
Regione Toscana Giunta Regionale - Direzione Generale politiche formative e beni culturali
PORTO FRANCO.Toscana. Terra dei popoli e delle culture
Via G. Modena 13- 50121 Firenze
Tel. 0554384127-129-122
Fax 0554384100
Leggi anche qui. Ci trovi l'introduzione del libro, a cura di Luciana Angeloni.
Ceterum censeo north american gang dimittendam esse
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