venerdì 30 marzo 2007

Radici cristiane d'Europa (3)


Nel XV secolo la Spagna non era riunita in un singolo Stato ma in una federazione di Reami, ognuno con una propria amministrazione, come Aragona e Castiglia, governate rispettivamente da Ferdinando e Isabella.

Gran parte della Penisola iberica era stata governata dai musulmani e in particolar modo le regioni meridionali, fra cui Granada che mantenne la propria autonomia dai Regni cristiani fino al 1492, erano densamente abitate da Arabi e Berberi. Le città principali, come Siviglia, Valladolid (capitale della Castiglia) e Barcellona, capitale d'Aragona, includevano grandi comunità ebraiche nei propri ghetti, chiamati Juderías.

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L'Inquisizione, in quanto organo religioso, era presieduto da autorità clericali; tuttavia, in caso di eresia accertata, il condannato veniva affidato alle autorità secolari per l'esecuzione della condanna. La tortura era ampiamente usata per ottenere la purificazione dell'anima del condannato. La penitenza andava dall'umiliazione pubblica al rogo - dopo lo strangolamento per chi si pentiva, da vivi per chi non rinnegava il proprio peccato; al posto degli irreperibili veniva bruciata una loro effige, per gesto simbolico. Queste erano le pene eseguite durante gli autodafé, che potevano durare un giorno intero. I membri religiosi del tribunale erano assistiti da civili (familiari), il cui incarico era molto prestigioso.


Molte delle condanne si basavano su accuse nate dall'invidia o dal desiderio di vendetta. Molte altre, rivolte ad Ebrei molto ricchi, erano molto probabilmente patrocinate dalla corona.


L'Inquisizione diresse la propria azione anche contro i primi Protestanti, gli Erasmiani, gli Illuministi, e nel XVIII secolo contro gli autori dell'Encyclopédie. Nonostante la piega presa dalle altre Inquisizioni, quella spagnola non si diede mai alla caccia alle streghe: la maggior parte delle donne accusate veniva prosciolta come malata di mente.


L'Inquisizione fu abolita dal governo napoleonico (1808-1812) ma fu reistituita col ritorno sul trono di Ferdinando VII; fu abolita definitivamente nel 1834.


Statistiche

Stabilire dei numeri relativi all'azione dell'Inquisizione spagnola è molto difficile, ed è in corso un dibattito tra le recenti indagini, supportate dalla Chiesa Cattolica, secondo cui le stime riguardo le condanne a morte sarebbero state sempre molto esagerate, e le teorie di altri storici, secondo cui sarebbero state eseguite anche centinaia di migliaia di persone. Alcuni studiosi e storici spagnoli sostengono l'esistenza di una leggenda nera al riguardo, che teorizza un "effetto distruttore" della Spagna verso le altre nazioni e popoli.


Alcuni rapporti di grandi stragi sono riportati da storici come Will Durant che, nel suo "The Reformation" (1957), cita Juan Antonio Llorente, Segretario Generale dell'Inquisizione dal 1789 al 1801, il quale stima l'esecuzione di 31.912 persone nel periodo 1480-1808; egli cita inoltre Hernando de Pulgar, segretario della regina Isabella, il quale stima che 2.000 persone siano state arse prima del 1490. Philip Schaff, nella sua Storia della Chiesa Cattolica, diede il numero di 8.000 persone arse nei 18 anni di azione di Torquemada. Matthew White, esaminando questi dati, dà un'approssimazione di 32.000 morti, di cui 9.000 sotto Torquemada. R.J. Rummel giudica queste "stime realistiche", nonostante altri studiosi attribuiscano a Torquemada la responsabilità per 135.000 decessi, includendo 125.000 avvenuti in prigione a causa degli stenti.


Altri studi, come quello del Prof. Agostino Borromeo della Sapienza di Roma, riporta 125.000 processi effettuati dall'Inquisizione, con sole 2.000 esecuzioni circa realmente avvenute, nonostante molte altre ne fossero state decretate da tribunali laici.


Un autodafé prevedeva:

una messa cattolica, preghiere, una processione pubblica dei colpevoli e la lettura della loro sentenza.

I condannati venivano trascinati in pubblico con i capelli rasati, vestiti con sacchi (sanbenitos) e berretti da somaro (corazos), o copricapi con la fenditura centrale.

Le immagini riprodotte sulle vesti del reo indicavano la pena decretata: una croce di Sant'Andrea se si era pentito in tempo per evitare il supplizio, mezza croce se aveva subito un'ammenda, le fiamme se condannato a morte.

Gli autodafé si svolgevano sulla pubblica piazza e duravano diverse ore: con la partecipazione di autorità ecclesiastiche e civili.


Il condannato che non aveva in alcun modo mostrato di pentirsi veniva bruciato sul rogo, anche se spesso veniva strangolato prima che venisse appiccato il fuoco.

A chi si presentava spontaneamente a confessare venivano inflitte pene inferiori, come pellegrinaggi, ammende pecuniarie, pubblica fustigazione o il recare croci cucite sui vestiti.

Ai falsi accusatori veniva imposto di cucire sugli abiti due lingue di panno rosso.

Nei casi gravi la pena era la confisca dei beni o il carcere, la più severa che gli inquisitori potessero comminare.

La condanna a morte poteva essere eseguita solo dall'autorità civile, a cui il condannato veniva consegnato, e poteva essere eseguita sul rogo.


Il primo autodafé di cui si ha notizia si svolse a Parigi nel 1242, durante il regno di Luigi IX (Stavans 2005:xxxiv).


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