Golfo di Baratti
La regina di Saba in vesti di clandestina
Lunedi mattina 24 agosto 2009.
Anche ilmare è rimasto senza fiato al suo passaggio.
Golfo di Baratti
La regina di Saba in vesti di clandestina
Lunedi mattina 24 agosto 2009.
Anche ilmare è rimasto senza fiato al suo passaggio.
http://www.youtube.com/watch?v=lKCblAJtzgE
Questa poesia è stata letta a Farheneit il 19 agosto 2009, nella puntata dedicata a Fernanda Pivano.
Pity the nation whose people are sheep
And whose shepherds mislead them
Pity the nation whose leaders are liars
Whose sages are silenced
And whose bigots haunt the airwaves
Pity the nation that raises not its voice
Except to praise conquerers
And acclaim the bully as hero
And aims to rule the world
By force and by torture
Pity the nation that knows
No other language but its own
And no other culture but its own
Pity the nation whose breath is money
And sleeps the sleep of the too well fed
Pity the nation oh pity the people
Who allow their rights to erode
And their freedoms to be washed away
My country, tears of thee
Sweet land of liberty!
Lawrence Ferlinghetti
Ha raggiunto, anche lei, gli immensi spazi profumati dell' eternita'.
Forse e' questo il segreto del vecchio Suonatore Jones dello Spoon River caro alla mia giovinezza 'che gioco' con la vita per tutti i novant'anni (Fernanda Pivano)
IL SUONATORE JONES (Fabrizio De André)
In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità,
a me ricordava
la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa.
Sentivo la mia terra
vibrare di suoni
era il mio cuor,
e allora perché coltivarla ancora,
come pensarla migliore.
Libertà l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato.
Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo
per un compagno ubriaco.
E poi la gente lo sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.
Finì con i campi alle ortiche
finì con un flauto spezzato
e un ridere rauco
e ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.
IL VIOLINISTA JONES (Il suonatore Jones)
La terra emana una vibrazione
là nel tuo cuore, e quello sei tu.
E se la gente scopre che sai suonare,
ebbene, suonare ti tocca per tutta la vita.
Che cosa vedi, un raccolto di trifoglio?
O un prato da attraversare per arrivare al fiume?
Il vento è nel granturco; tuti freghi le mani
per i buoi ora pronti per il mercato;
oppure senti il fruscio delle gonne.
Come le ragazze quando ballano nel Boschetto.
Per Cooney Potter una colonna di polvere
o un vortice di foglie significavano disastrosa siccità;
Per me somigliavano a Sammy Testarossa
che danzava al motivo di Toor-a-Loor.
Come potevo coltivare i miei quaranta acri
per non parlare di acquistarne altri,
con una ridda di corni, fagotti e ottavini
agitata nella mia testa da corvi e pettirossi
e il cigolìo di un mulino a vento - solo questo?
E io non iniziai mai ad arare in vita mia
senza che qualcuno si fermasse per strada
e mi portasse via per un ballo o un picnic.
Finii con quaranta acri;
finii con una viola rotta -
e una risata spezzata, e mille ricordi,
e nemmeno un rimpianto.
FIDDLER JONES
The earth keeps some vibration going
There in your heart, and that is you.
And if the people find you can fiddle,
Why, fiddle you must, for all your life.
What do you see, a harvest of clover?
Or a meadow to walk through to the river?
The wind's in the corn; you rub your hands
For beeves hereafter ready for market;
Or else you hear the rustle of skirts.
Like the girls when dancing at Little Grove.
To Cooney Potter a pillar of dust
Or whirling leaves meant ruinous drouth;
They looked to me like Red-Head Sammy
Stepping it off, to Toor-a-Loor.
How could I till my forty acres
not to speak of getting more,
With a medley of horns, bassoons and piccolos
Stirred in my brain by crows and robins
And the creak of a wind-mill - only these?
And I never started to plow in my life
That some one did not stop in the road
And take me away to a dance or picnic.
I ended up with forty acres;
I ended up with a broken fiddle -
And a broken laugh, and a thousand memories,
And not a single regret.
Martedi 18 agosto 2009, ore 23,30
Giove l'ho visto così come Galileo il 15.1.1610. Solo che i due satelliti esterni erano più vicini tra loro e piccoli come gli altri.
Il giorno quattordici (gennaio 1610) il tempo fu nuvoloso.
Il quindici, alla terza ora di notte, quattro stelle eran rispetto a Giove nella posizione qui sotto raffigurata:
occidentali tutte e disposte quasi su una stessa linea retta; quella che, contando da Giove, era terza, si levava un poco verso borea: la più vicina a Giove era la più piccola, le altre di seguito apparivan maggiori; le distanze fra Giove e le tre stelle seguenti erano uguali tutte e di due minuti, ma la più occidentale distava quattro minuti da quella a lei vicina. Erano alquanto luminose e per nulla scintillanti, quali sempre apparvero, e prima e dopo.
Nota
Giove possiede almeno 28 satelliti e se ne scopriranno certamente degli altri con le future missioni spaziali. Gli ultimi sono stati individuati da riprese di telescopi terrestri nel corso del 2000.
I primi ad essere scoperti, da Galileo nel 1610, sono stati i pianeti medicei detti anche satelliti galileiani.
V. Wikipedia
Borgo alla Collina - casa e cattedra di Cristoforo Landino.
I problemi ineludibili posti dal comunismo
All’interno della famiglia liberaldemocratica si è distinto anche un filone propriamente di sinistra che, pur rifiutando la filosofia marxista della storia e la deriva totalitaria dell’URSS, si è chiesto quali problemi ineludibili il comunismo moderno – non diversamente dal socialismo - abbia sollevato nel lungo periodo. In alcuni autori (come Dewey e Kelsen, Karl Polanyi e Bertrand Russell, Norberto Bobbio e Claude Lefort) le idee marxiste che sono risultate più convincenti sono le seguenti:
1) la tendenza costante dell’economia capitalistica a generare la mercificazione, lo sfruttamento e l’isolamento del lavoratore salariato (la marxiana Entfremdung), e dunque forme inique di diseguaglianza di potere tra chi detiene il potere economico e chi compie un lavoro subordinato.
2) la debolezza teorica e la smentita pratica delle teorie economiche (‘neoclassiche’ e ‘marginaliste’) fondate sull’autoregolamentazione del mercato. Al riguardo, celebri e di bruciante attualità sono le pagine scritte da Keynes e da Karl Polanyi tra le due guerre (e quindi prima e dopo la grande crisi del ’29) contro le politiche liberiste che puntavano esclusivamente sulle forze della domanda e dell’offerta.
3) la concezione della libertà come potere effettivo di fare da parte degli oppressi (v. Politica e cultura, p. 240 “Io sono sicuro che se non avessimo imparato dal marxismo a veder la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell’isola dell’interiorità [come i religiosi] o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni”).
Parte finale della conferenza di Franco stamani a Borgo alla Collina (AR) intitolata:
La forza dei bisogni e le ragioni della libertà. Il comunismo nella riflessione liberale e democratica del ‘900.
Nota - In questa situazione di m. in cui si trova la patria mia, mi è sembrato di essere Astolfo sulla luna, a cavallo dell'ippogrifo. Grazie Franco.
Ieri 7 agosto i birichini, visti qui dal Casentino, era 3 disposti come li vide Galileo il primo febbraio 1910:
Il giorno primo febbraio, alla seconda ora di notte, la posizione era la seguente:
La stella più orientale distava da Giove 6 minuti, la occidentale 8; ad oriente una stella, molto piccola, distava da Giove 20 minuti secondi: determinavano una linea esattamente retta.
Nota (mia):
Molto lontano, verso occidente, ce n'era un altro, in linea con gli altri. Ma forse era una stella.
Nota 2:
Penso al freddo patito da Galileo.
Omaggio alla memoria:
Ma quel che di gran lunga supera ogni meraviglia, e principalmente ci spinse a renderne avvertiti tutti gli astronomi e filosofi, è l'aver scoperto quattro astri erranti, da nessuno, prima di noi, conosciuti né osservati, che, a somiglianza di Venere e Mercurio intorno al Sole, hanno le loro rivoluzioni attorno a un certo astro cospicuo tra i conosciuti, ed ora lo precedono ora lo seguono, non mai allontanandosene oltre determinati limiti. E tutte queste cose furono scoperte e osservate pochi giorni or sono con l'aiuto d'un occhiale che io inventai dopo aver ricevuto l'illuminazione della grazia divina.
...Altre cose più mirabili forse da me e da altri si scopriranno in futuro con l'aiuto di questo strumento, della cui forma e struttura e dell'occasione d'inventarlo dirò prima brevemente, poi narrerò la storia delle osservazioni da me fatte.
Ieri sera, sotto un cielo che abbaglia,
ho rivisto Giove stringersi a tenaglia
verso la Luna puntando la mitraglia:
in 4 formavan la marmaglia:
due a sinistra stretti a sé vicini
uno alla destra piuttosto a lui lontano;
il quarto così fuor de la sua culla
che se Giove non lo riprende in mano
rischia proprio di perdersi nel nulla.
... lungo la strada
che mal non seppe carreggiar Fetòn.
Nota estravagante
Speriamo che il satellite che rischia di perdersi - come il carro di Giove in mano a Fetonte - non sia Europa (in mano alla NATO).
Riferimento dantesco:
Ond'elli a me: «Se Castore e Poluce
fossero in compagnia di quello specchio
che sù e giù del suo lume conduce,
tu vedresti il Zodiaco rubecchio
ancora a l'Orse più stretto rotare,
se non uscisse fuor del cammin vecchio.
Come ciò sia, se 'l vuoi poter pensare,
dentro raccolto, imagina Siòn
con questo monte in su la terra stare
sì, ch'amendue hanno un solo orizzòn
e diversi emisperi; onde la strada
che mal non seppe carreggiar Fetòn,
vedrai come a costui convien che vada
da l'un, quando a colui da l'altro fianco,
se lo 'ntelletto tuo ben chiaro bada».
Purg. IV
L'ho appena sognato
Se è vero che
presso al mattin del ver si sogna
L'Italia senza il caudillo. Un senso si sospensione in tutto l'ambiente intorno a me. Perché non crederci, amico Frank? In fondo in fondo chi immaginava la caduta del muro di Berlino nel 1988? E chi la fine di Ceasuscu, un mese prima della fine?
Nota letteraria
Tra li ladron trovai cinque cotali
tuoi cittadini onde mi ven vergogna,
e tu in grande orranza non ne sali. 6
Ma se presso al mattin del ver si sogna,
tu sentirai, di qua da picciol tempo,
di quel che Prato, non ch'altri, t'agogna. 9
E se già fosse, non saria per tempo.
Così foss'ei, da che pur esser dee!
ché più mi graverà, com' più m'attempo. 12
Inf.XXVI
Nota astrofisica
Luna - Giove:
stasera 6 agosto la Luna Piena sorge accompagnata dal pianeta più luminoso visibile nella prima parte della notte, Giove. La Luna e Giove si trovano nei pressi del confine tra le costellazioni del Capricorno e dell’Acquario (vedi mappa).
Deduzione astrologica
Giove con i suoi satelliti potrebbe scomparire dietro la luna. Per sempre. Dietro questa Italia lunatica. Perché no. Così foss'ei, da che pur esser dee!
Ce l'ho proprio davanti a casa, qui sulla collina sopra S.Piero in frassino. "De la padella del ciel la gran frittata". Accanti a lei Giove. Nient'altro nel cielo. Ieri sera ho puntato per la prima volta il telescopio verso la luna. Non fatto l'allineamento del mirino al reticolo, ma non è stato difficile centrare la gran frittata. Più complesso il puntamento di Giove, ma alla fine è arrivato; d'altronde, come satellite della terra è enorme. Da solo, leggo nei testi, contiene quasi il 70% di tutta la massa del sistema planetario. Era lì lì per diventare una stella..ma non ce l'ha fatta.
E poi li ho visti: 3, più forse un quarto, piccolo e vicinissimo a lui, tutti in fila retta, dalla parte del destra (nel telescopio, quindi, forse, dalla sinistra nella realtà): i satelliti. Sidereus nuncius, quattri secoli fa esatti, di queste notti. Annuncio per me ancora prematuro, ma stasera lo posso dare anch'io: i satelliti sono 2 sempre a destra, mamolto distanziati in cfr a ieri. E gli altri 2? Mi son cavato gli occhi per vederli dalla parte opposta, ma niente. Saranno dietro. Li aspetto al varco le prossime sere.
Fu un annuncio che spaccò il cielo, letteralmente lo ruppe. Perché Giove non poteva essere imbulonato dentro la sua sfera di cristallo se quattro cinque astri birichini si divertivano a pigliarlo in giro girandogli intorno. Appriti cielo! E il cielo si aprì davvero ricadendo in testa al povero Galileo che per non far la fine di Giordano Bruno (l'odore della brace si sentiva ancora, di quei tempi) dovette dire al solito papa infallibile nello sbagliare, allora come oggi e forse sempre: 'un n'è vero niente; mi so' sbagliato; lo giuro in ginocchio. E il papocchio s'accontentò di mandarlo a domicilio coatto. Per questa volta. L'infallibile Rutzinger486.
La parola a Galileo:
Il giorno sette gennaio, dunque, dell'anno milleseicentodieci, a un'ora di notte, mentre col cannocchiale osservavo gli astri mi si presentò Giove; poiché mi ero preparato uno strumento eccellente, vidi (e ciò prima non mi era accaduto per la debolezza dell'altro strumento) che intorno gli stavano tre stelle piccole ma luminosissime; e quantunque le credessi del numero delle fisse, mi destarono una certa meraviglia, perché apparivano disposte esattamente secondo una linea retta e parallela all'eclittica, e più splendenti delle altre di grandezza uguale alla loro.
Fra loro e rispetto a Giove erano in questo ordine:
cioè due stelle erano a oriente, una a occidente. La più orientale e l'occidentale apparivano un po' maggiori dell'altra: non mi curai minimamente della loro distanza da Giove, perché, come ho detto, le avevo credute fisse. Quando, non so da qual destino condotto, mi rivolsi di nuovo alla medesima indagine il giorno otto, vidi una disposizione ben diversa: le tre stelle infatti erano tutte a occidente rispetto a Giove, e più vicine tra loro che la notte antecedente e separate da eguali intervalli, come mostra il disegno seguente:
A questo punto, non pensando assolutamente allo spostamento delle stelle, cominciai a chiedermi in qual modo Giove si potesse trovare più ad oriente delle dette stelle fisse, quando il giorno prima era ad occidente rispetto a due di esse. Ed ebbi il dubbio che Giove non fosse per caso diretto, diversamente dal calcolo astronomico, ed avesse col proprio moto oltrepassato quelle stelle. Per questo con gran desiderio aspettai la notte successiva: ma la mia speranza fu resa vana, perché il cielo fu tutto coperto di nubi.
Ma il giorno dieci le stelle mi apparvero in questa posizione rispetto a Giove:
cioè ve n'erano due soltanto, ed entrambe orientali: la terza, come supposi, era nascosta sotto Giove. Erano come prima sulla stessa retta con Giove, e poste esattamente secondo la linea dello Zodiaco. Quando vidi questo e compresi che in alcun modo potevano attribuirsi a Giove simili spostamenti, sapendo inoltre che le stelle osservate eran sempre le stesse (nessun'altra precedente o seguente ve n'era entro grande intervallo sulla linea dello Zodiaco), mutando la perplessità in meraviglia, compresi che l'apparente mutazione non era di Giove ma delle stelle da me scoperte; e per questo pensai di dovere da allora in poi osservare a lungo il fenomeno attentamente e scrupolosamente.
Trovato qui
Sarà un bel giorno
Enzo Mazzi per il manifesto - 3 agosto 2009
Scomunica, censura, peccato mortale, inferno, dannazione eterna: parole di un altro tempo, anzi di un altro mondo, il tempo della teocrazia, il mondo del dominio del sacro.Quelle minacciose parole sono state usate di nuovo in questi giorni da cardinali e monsignori in relazione al via libera dell’Agenzia del farmaco per la pillola abortiva Ru486. Lo stesso cardinale Bagnasco in una intervista al quotidiano dei vescovi italiani di domenica scorsa ribadisce la scomunica, "come medicina in chiave pedagogica" (bontà sua!), per chi compie l’aborto o anche solo collabora ad esempio vendendo o somministrando la pillola abortiva. Costa fare affermazioni drastiche e ripeterle ogni volta. Ma lo sgomento è troppo grande. Il potere ecclesiastico amministra le paure che l'uomo e la donna hanno di fronte alle pulsioni della vita e su tale paura e sui sensi di colpa edifica il proprio autoritario paternalismo. Tutti sanno bene quanto ciò sia vero. Manca a molti il coraggio di dirlo apertamente. Cari "crociati della vita", laici, teologi, prelati e papi, pretendete di sedere in cattedra e di insegnare etica, ma forse è meglio che impariate prima il vocabolario essenziale dell'etica il quale per tanta parte è iscritto nella memoria e nella saggezza secolare delle donne. La Chiesa, nata dal Vangelo, dovrebbe ispirarsi sempre alla “buona notizia” annunciata da testimoni senza potere e rivolta ai poveri. Purtroppo da Costantino in poi si è creata una rovinosa divaricazione. E’ nata la Chiesa del potere. Nell’epoca della secolarizzazione questa Chiesa, privata ormai degli strumenti politici e culturali che nel Medioevo le assicuravano il dominio globale sulla società, ha individuato una specie di vuoto di spiritualità e di valori etici e lì, in quello spazio non coperto dalla tecnologia, dal mercato e dalla democrazia, hanno costruito il proprio fortino. Quel vuoto lo sentiamo tutti. Ma sentiamo anche che ci sono nell’umanità e in ciascuno di noi le energie per colmarlo e c’è la memoria della saggezza che nei millenni ha accompagnato il cammino umano. Il Vangelo è parte di questa memoria di saggezza a cui è possibile ancora oggi alimentare la ricerca. Per questo molti cattolici critici verso la Chiesa del potere non rompono i legami per non lasciare che la ricchezza del Vangelo, e della tradizione che lo ha mantenuto vivo nei secoli, sia monopolizzata totalmente dalle gerarchie. E’ così, in particolare, per la comunità di base. L’intervento delle gerarchie deprime le energie umane. Ci vogliono eterni bambini o meglio pecore belanti. L’elemento culturale su cui oggi si fonda il paternalismo ecclesiastico è la “verità perenne della natura” di cui la gerarchia avrebbe la chiave. Non c’è niente di tutto questo nel Vangelo. Anzi il Vangelo è un grande messaggio di valorizzazione della creatività dello Spirito che anima costantemente la ricerca umana e la conduce ben oltre la cosiddetta etica naturale codificata. Ed è anche una denuncia forte dei soprusi che provengono dalle cattedre di verità. Gli uomini che stavano lapidando una adultera erano molto religiosi, si appellavano a Dio creatore e rivelatore e alla sua legge, era Dio stesso che imponeva di considerare l’adulterio un atto contro la verità della natura, la loro mano era mossa dalle cattedre di verità di quel tempo. Gesù li freddò con una frase che dovrebbe freddare anche oggi le gerarchie ecclesiastiche: “chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra, nessuno ti ha condannata, nemmeno io ti condanno”. Come il Sabba fu lo strumento inquisitorio della caccia alle streghe così oggi si usa l’aborto per accendere nuovamente i roghi delle donne. Un passo avanti si è fatto: è sparito il rogo fisico. Ci si contenta di riproporre la condanna penale dell’aborto. Ma il risultato culturale e politico è sempre lo stesso: l’annullamento della soggettività femminile come soluzione finale per il dominio moderno sulla natura e sulle coscienze. La donna che ha potere sulla vita è in sé una concorrente pericolosa di ogni sistema di dominio, non solo di quello religioso. Quando il potere ecclesiastico arriverà a chiedere perdono alle donne di tutti i misfatti compiuti contro le loro coscienze fin dalla più tenera età, contro i loro corpi, i loro uteri, la loro capacità generativa e creativa, allora e solo allora sarà credibile nel suo parlare d'aborto e di difesa della vita. Quando il potere ecclesiastico avrà compiuto una riparazione storica facendo spazio alla visione femminile di Dio, della Bibbia, di Cristo, della fede e della vita della Chiesa, allora potrà intervenire credibilmente sull'etica della vita. Ma in quel momento si sarà dissolto come "potere". Credetemi, sarà un bel giorno. Merita lavorare perché si avvicini.
Intervista a Webster Griffin Tarpley
La puoi scaricare mentre prosegui il lavoro sul PC. Ci vuole un quarto d'ora. Parla in italiano con la chiarezza di un anglosassone scafato. Sul terrorismo non ci sono misteri. E lui te lo spiega.
Tarpley ha vissuto in Italia negli anni della contestazione e negli anni di piombo. Ha seguito da vicino, in particolare, la vicenda di Aldo Moro, dirigendo una commissione indipendente d'inchiesta patrocinata dal parlamentare italiano Zamberletti. Il risultato di tale inchiesta è stato pubblicato nel volume Chi ha ucciso Aldo Moro, che ha avuto subito vasta eco su "Panorama". La conclusione di questa indagine era che i mandanti dell'assassinio di Moro erano membri di alto livello dei governi britannici e americani (un grande sospetto sarebbe caduto su Kissinger), intenti a impedire il "compromesso storico" che nei delicati anni della Guerra Freddda avrebbe finito per portare i comunisti al governo, formando un governo italiano stabile di democristiani e comunisti insieme, con il rischio di uno sbilanciamento dell'Italia verso l'URSS, cosa che avrebbe rischiato di spalancare le porte a un'invasione sovietica di gran parte dell'Europa.
La Fabbrica del Terrore made in USA
Dall'11 settembre ai futuri obiettivi - Un'indagine ineccepibile sul Terrorismo di Stato nell'Era Globalizzata e sul ruolo attivo dei servizi segreti Anglo-Americani negli attentati attribuiti ad Al-Qaeda.
...L'11 settembre non è il prodotto di un gruppuscolo di terroristi islamisti, ma il misfatto di forze assai più potenti e assai più vicine agli apparati statali degli USA.
...Questo golpe ha portato al governo figure che hanno interesse a condurre guerre in Afghanistan, Iraq, Iran e forse Pakistan, Russia e Cina, e che hanno fatto di tutto per approfittare dell'11 settembre al fine di scatenare quelle guerre.
Responsabile dell'operazione è una rete canaglia con rami nelle aziende militari private, nei think tank, nell'intelligence e con tape sparse in punti cruciali dei media in tutto il mondo, dell'FBI, della polizia e del governo.
Tarpley, fin dalla copertina originale, che mostra talpe (Wolfowitz, Rumsfeld, Cheney, Blair) e zimbelli (Bin Laden, Atta), fa i nomi di tutti i criminali o sospetti identificati nel suo libro.
Webster Griffin Tarpley
Prezzo € 18,50
Arianna Edizioni
Libro - Pagg. 653
Volumi e articoli in italiano: