Si prega la
massima diffusione!
La campagna Stop Sodastream ha ricevuto una risposta da Sodastream Italia, tramite l'agenzia per le pubbliche relazioni Edelman, alla lettera firmata da oltre 1100 persone e con 30 firme collettive per chiedere ai rivenditori/promotori di interrompere i rapporti con la ditta israeliana perché operante in contravvenzione del diritto internazionale.
Consideriamo i punti sollevati dalla Sodastream completamente irrelevanti in quanto non affrontano la questione centrale della violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, e della complicità con l'occupazione israeliana dei Territori palestinesi occupati.
Tuttavia, riteniamo opportuno ripercorrere quanto sostenuto da Sodastream per dimostrare le ragioni della nostra campagna.
1. "SodaStream ha sede in Israele, presso Tel Aviv, e produce i suoi prodotti in 12 impianti produttivi distribuiti in numerosi Paesi. Fra di essi figurano fabbriche in Cina (2), Germania, Svezia, Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa, Paesi Bassi, USA e due in Israele, una delle quali è quella di Mishor Adumim…"
Anche se ci fossero centinaia di
"impianti produttivi" in tutto il mondo, non cambierebbe il fatto che la
fabbrica di Mishor Adumim è costruita su terre rubate ai palestinesi e quindi
viola i diritti umani ed il diritto internazionale.
Inoltre, il rapporto annuale
di Sodastream dimostra chiaramente che la fabbrica a Mishor Adumim è anche
quella principale di produzione:
§ L’impianto, con una
superficie di 15.256 m2, è
quattro volte più grande della sede di Tel Aviv, otto volte l'altro impianto
israeliano a Ashkelon che produce solo concentrati per le bibite.
§ L'impianto in Cina produce
solo "certi componenti".
§ Gli "impianti produttivi" in
Germania, Svezia, Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa, Paesi Bassi, USA sono
solo uffici di rappresentanza, marketing e stazioni di ricarica per i cilindri
di CO2.
Fonte: Sodastream International Ltd. Annual Report for the Fiscal Year
Ended December 31, 2010, "Manufacturing and Production," p. 37 e
"Facilities," p. 40.
2. "…dove lavorano
circa 160 palestinesi che ricevono per intero tutte le prestazioni sociali e
sanitarie in conformità con la legge israeliana e anche più, inclusi contributi
pensionistici e assicurativi. Il diritto del lavoro di Israele richiede che un
datore di lavoro paghi salari e contributi che sono 4 volte superiori a quelli
richiesti dall’Autorità Palestinese. Se si considera che, in media, ogni
dipendente palestinese mantiene 10 persone, considerando il tasso di
disoccupazione nell’Autorità Palestinese (stimata al 30%), l’azienda assicura
cibo e alloggio a 1.600 persone. Oltre a ciò, SodaStream eroga anche benefici
accessori che includono: pasti caldi quotidiani, abbigliamento, trasporto e
retribuzione per lavoro straordinario fino al 200% conformemente alla legge
israeliana."
Il fatto che una società
come SodaStream, che trae profitto dal regime di occupazione, si proponga come
benefattrice dei palestinesi suona come mistificatorio. Anche se le condizioni
di lavoro dei palestinesi nell’impianto di Mishor Adumim fossero quelle
descritte (cosa smentita nel passato dall'organizzazione israeliana Kav LaOved),
rimane il fatto che questi lavoratori non godono dei diritti civili (inclusi
quelli di sindacali) in quanto soggetti ad un regime di occupazione e che
rimangono sotto continuo ricatto da parte dell’azienda che può fare revocare il
loro permesso di lavoro nella colonia in ogni momento.
I lavoratori palestinesi
spesso non hanno altra scelta che lavorare nelle colonie, in una situazione di
alti tassi di disoccupazione che sono il diretto risultato dell'occupazione
israeliana. Il rapporto 2011 della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio
e lo Sviluppo collega esplicitamente il declino nei settori agricoli e
industriali palestinesi e le condizioni umanitarie disastrose con le politiche
del governo israeliano, in particolare la confisca di terra e di risorse
naturali, la restrizione sul movimento delle persone e della merce e
l'isolamento dai mercati internazionali. Il vantarsi di aver dato lavoro a
coloro ai quali sono state rubate la propria terra e la libertà non può che
essere considerato un atteggiamento coloniale.
Fonti:
- Kav LaOved, "Palestinian Workers in Israeli West Bank Settlements –
2009"; "Employees at Soda Club fired without wages (follow up
report)"
3. "Fra i 700
dipendenti della fabbrica di Mishor Adumim, figurano Ebrei, Palestinesi,
Cristiani, Russi, Etiopi, Beduini e Americani. Dal punto di vista di SodaStream
questo è uno splendido esempio di coesistenza pacifica che conduce a una
prosperità economica da cui tutti traggono vantaggio. L’azienda celebra
regolarmente le festività di tutti e è favorito lo scambio
culturale."
Parlare di “coesistenza
pacifica” tra persone che non hanno gli stessi diritti e le stesse opportunità a
livello sociale, economico e politico è una mistificazione. Tra i dipendenti
della Sodastream, c’è inevitabilmente una netta differenza tra le condizioni
degli occupanti e quelle di chi subisce l'occupazione. Ad esempio, come nel Sud
Africa dell'Apartheid dove alla maggioranza nera era consentito entrare nelle
zone riservate ai bianchi solo per lavorare, così anche i palestinesi dipendono
dai coloni per i permessi di lavoro.
Inoltre, i Beduini di
Jahalin, già cacciati dalle loro terre del Negev negli anni 50, sono stati poi
espulsi proprio dalla zona di Mishor Adumim dove la Sodastream ha la
fabbrica.
Fonti:
- Human Rights Watch, Separate and
Unequal, "Jahalin
Bedouin and Ma’ale Adumim"
4. "Come è noto, Soda
Stream ha deciso recentemente di non espandere ulteriormente la fabbrica di
Mishor Adumim, ma di costruirne invece una all’interno della Green Line. La
costruzione è già in atto, su delibera del Consiglio
d’amministrazione."
L'impegnarsi a non espandere
un'attività illegale che, secondo il sito della Sodastream, la ditta porta
avanti dal 1996, conta ben poco. Rimane il fatto che l’impianto produttivo è
localizzato in una colonia illegale in contravvenzione alla legislazione
internazionale.
Fonte: Sito Sodastream, History of the Sodastream Group
5. "Attualmente
SodaStream non beneficia di affitti bassi e potrebbe affittare altre strutture
nei territori non contesi di Israele per molto meno. Lo stesso vale per gli
incentivi: l’azienda gode degli stessi incentivi fiscali di qualsiasi altra zona
industriale di Israele, indipendentemente dal fatto che si trovi o no in
territori contesi."
Nel rapporto annuale della
Sodastream, tra i "fattori di rischio" figura la possibilità, a causa di
pubblicità negativa e boicottaggi, di "dover trasferire una parte importante
delle attività manufatturiere fuori dalla Cisgiordania" che potrebbe "limitare
certi incentivi fiscali" dei quali la ditta può attualmente usufruire.Infatti,
secondo il sito del parco industriale di Mishor Edumim, questo è designato "Zona di Sviluppo 'A'"
che gode dei massimi incentivi fiscali da parte dello stato
Israeliano.
Infine, i territori
Palestinesi sono occupati, non "contesi", come è stato riconosciuto tra gli
altri dalla Corte Internazionale di Giustizia, dal Comitato internazionale della
Croce Rossa e dalla Conferenza delle Alte Parti Contraenti della Quarta
Convenzione di Ginevra .
Fonti:
- Sodastream International Ltd. Annual Report for the Fiscal Year
Ended December 31, 2010, "Risks related to our Location in Israel," p.
17
- Adumim Industrial
Park, Business
Benefits
- International Court of
Justice: Legal Consequences of the Construction of a Wall in the Occupied
Palestinian Territory; International Committee of the Red Cross; Conference of High Contracting Parties to the Fourth Geneva
Convention: Declaration,
6. "Per quanto
attiene alla vicenda della Coop Svezia, è vero sì che lo scorso 19 luglio ha
deciso di sospendere tali prodotti dalla vendita, ma è anche vero che, dopo una
piccola indagine, ora ha deciso di rimetterli negli
scaffali."
Gli attivisti svedesi ci
informano che COOP Svezia afferma di avere in mano i risultati di un'indagine
che giustifica, a loro dire, la commercializzazione dei prodotti Sodastream.
COOP Svezia si rifiuta, però, di condividere con il rapporto con gli attivisti.
Se Sodastream vuole fornirci il rapporto saremo felici di
commentarlo.
7. "SodaStream del
resto è tenuta sotto stretto controllo da parte dell’Ufficio per la protezione
ambientale di Israele, il che comporta ispezioni a sorpresa, e si attiene ai più
alti standard ambientali."
È noto che le imprese
israeliane e internazionali ritengono inapplicabili le leggi israeliane sulla
protezione dell'ambiente per quanto riguarda le fabbriche nella Cisgiordania
occupata. Secondo il rapporto del 2009 dell'organizzazione israeliana B'Tselem,
Israele non applica le leggi ambientali nelle colonie e nelle zone industriali
israeliane nella Cisgiordania occupata.
Per quanto riguarda
ispezioni a sorpresa, secondo Bloomberg Businessweek e il sito Corporate Watch,
la fabbrica Sodastream a Mishor Adumim è "la più fortemente protetta della zona,
con recinzione elettrica multilivello a proteggere i suoi perimetri e telecamere
che monitorano tutto quello che succede."
Fonti:
8. "In seguito alla
pubblicazione di rapporti mendaci, l’azienda ha anche deciso di ospitare visite
e controlli, in particolari audit sociali, quali l’audit BSCI (Business Social
Compliance Initiative) internazionalmente accettato, con la conclusione che non
sono necessarie azioni correttive."
Chiaramente
un'organizzazione di auditing che certifica una fabbrica ubicata nei Territori
palestinesi occupati non ha nessuna credibilità.
Per far fronte alle
mistificazioni della Sodastream, la nostra campagna continuerà a sviluppare
iniziative per far conoscere le verità che la ditta nasconde e a promuovere
azioni di boicottaggio dei suoi prodotti.
Stop
Sodastreamstopsodastream@gmail.com
Note:
La lettera ai
rivenditori/promotori dei prodotti Sodastream:http://www.stopagrexcoitalia.org/iniziative/online/273-sodastream.html
Comunicato del 23 dicembre,
"No alla violazione dei diritti umani sotto l'albero di
Natale":http://www.stopagrexcoitalia.org/news/comunicati/276-cs-soda.html
Dossier della Coalizione
delle donne per la pace – Israele, "SodaStream: A Case Study for Corporate
Activity in Illegal Israeli Settlements":http://www.whoprofits.org/articlefiles/WhoProfits-ProductioninSettlements-SodaStream.pdf
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