martedì 29 gennaio 2008

Lettera a Prodi



Caro Romano Prodi,

 

Abbiamo il desiderio di socializzare con te valutazioni, idee e sentimenti profondi che scaturiscono dalla collocazione nostra alla base della società dove germina da sempre l’evoluzione culturale, nei crocicchi della vita dove s’incontrano mille percorsi di creatività, in zone di frontiera dove sfumano le appartenenze escludenti e si aprono varchi verso ogni alterità compresa quella che cova inesplorata in noi stessi.

Vogliamo dirti che apprezziamo le tue scelte di trasparenza e coerenza. Questo non significa che mitizziamo la tua persona, che non vediamo le limitazioni, che condividiamo tutte le tue scelte politiche. Riteniamo però che oltre le contingenze imprimi un’orma culturale che non viene cancellata dalle alterne vicende politiche.

...

Trovata qui.



...Sì, non tutto è andato come si voleva. Sì, la gente sta male… Sì, ci siamo trovati in mezzo a guerre, così dette “missioni di pace”, sì i precari, sì gli operai che si alzano alle 5 e vedono crescere i figli quando li vanno a guardare mentre dormono, solo la sera al rientro… Sì, le pensioni fanno schifo… beh, non tutte: un importante politico intasca circa 500 mila euro l’anno… sì, non s’è mosso un dito per il conflitto d’interessi e la cancellazione delle leggi ad personam… Ma in quanti “mangioni” si saranno dati da fare perché a Prodi non si permettesse di affrontare l’argomento? Sì, sì, sì… tutto giusto. Ma che Prodi, in quel suo governo, di fatto, si trovasse come un condannato agli arresti domiciliari con manco un cane che gli portasse le arance… non l’avete mai considerato? Andavano da lui solo a imporgli, a chiedere e a ricattare. Bella gente!


Franca Rame, qui.


 L'ho già scritto e lo ripeto: il peggior governo  Prodi è sempre migliore di un governo Berlusconi. Non credo al tanto peggio tanto meglio. 

Resisti, Italia.

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