Eliana è la figlia di due grandissimi amici di famiglia; durante tanti anni, passati insieme sulla neve a Capannella, strada del Rotari, in quel dell'Abetone, vacanze di Natale indimenticabili: tre coppie di sposi con 7 bambini, tre maschi e quattro femmine: Chiara, Eliana, Michele, Simone, Alberto, Serena, Cristina: più zia Nada, sempre ridente, alta e solenne come un monumento, sulle piste del Pulicchio. Con Piero, il babbo di Eliana, gran maestro e animatore sulle piste e nelle veglie: i cori alpini e le canzoni dei vecchi 45 giri con Piero e Fiorella ( la mamma) più la Chiara, intonatissimi.
E così a un tratto in diretta da Baghdad mi vedo spuntare la Elianina che con la bandiera della pace fa uno slalom di corsa tra i kamicaze degli Scudi Umani. Una folgorazione. Come fo a non dirlo?
Cara Eliana, quando la 7 ha staccato da Piazza S.Giovanni per riprendere il corteo di Baghdad ti ho visto con la bandiera dei sette colori e ho avuto un sussulto al cuore: come se ci fossi anch'io. Piero e Fiorella saranno ad accoglierti all'aereoporto di Milano giovedì prossimo 20 febbraio. Sono molto contenti e orgogliosi. Poi verrai pure a Firenze e ci racconterai. Mandami una bella foto che la voglio mettere sul mio blog.
Intanto trasmetto qui uno dei tuoi messaggi. Un abbraccio.
Diario da Baghdad
Eliana Caramelli e Elena Bouglet
Oggi giorno della manifestazione: stamani finalmente abbiamo smesso di preoccuparci, e siamo scesi per strada, dopo due giorni di preparativi , tra il ludico ed il concitato, molte provenienze diverse, molte appartenenze, molte culture.
Un ponte per Baghdad assolutamente non è una realtà omogenea. Si va dalle persone con il vangelo avvolto nello scialle fino ai disobbedienti. non importa, tutti d`accordo, no blood for oil.
La preoccupazione era: come distinguerci dalle manifestazioni pro Saddam di oggi. Non ce n'e' stato bisogno, ci hanno guardato passare, lungi dall` idea di seguirci o di ... che altro potevano fare ?
I promotori oggi sono tre: voices in the wilderness, essenzialmente preti e suore da Milwakee a Washington state, molto esperti di Baghdad, qui da mesi , veramente ecumenici; human shields, di 14 nazionalità diverse, e 140 profili diversi, compreso chi dice che se c`e` la guerra se ne torna subito a casa.
E poi noi, con piu` bandiere e piu` magliette NO WAR di tutti. Il percorso è immensamente lungo, cinque kilometri, lungo strade ampie e piene di negozi, dove non sfiguriamo affatto.
Saremo 400, più o meno, ma gli scudi sono qui con le loro macchine, e occupano un sacco di spazio. e poi ci sono masse di giornalisti, in testa la ottima Botteri di rai3, che fanno numero con noi. L`ultimo kilometro è un ponte sul Tigri, al Rashid (come l`albergo) appena finito di ricostruire, e si finisce al Press Center,dove anche Lilli Gruber decide di uscire, e ci chiede serafica: che ci fate qui? che cosa credete di ottenere?
Elias Adams, leader di Voices, dice che questa è la più grande manifestazione con questo carattere della storia del medio oriente.
Solo megalomania americana ?
Ieri ho seguito in diretta presso la tv iraquena (ospiti, ci hanno offerto il tè e molti dolci allapposi) la comunicazione degli ispettori all`Onu. Moderati sospiri di sollievo, ma di sicuro prevale lo sconforto; qui dicono che sui binari c`è un solo treno, ed è quello americano.
In contemporanea alla nostra manifestazione, c`è stato un appello del regime alla guerra; donne con kalashnikov con le mani al cielo; anche questo seguito in diretta tv. Difficile davvero raggiungere queste persone ed i loro pensieri.
Per ora, 15 febbraio 2003, h 18.10 questa è una città che sembra assai lontana dalla guerra .
L`ottimo fotografo è Giovanni Dani, di Santa Marinella del Tirreno.
Ciao a presto,
Eliana e Elena