giovedì 3 aprile 2003


 







I left my hearth in S.Francisco








Ringrazio S.Franciscodisobedience che mi ha regalato un’emozione tanto grande con le relazioni delle manifestazioni pacifiste di questi giorni. Vedere la foto di Joan Baez , capelli bianchi, in Market Street, mi ha prustianamente ricondotto nel Campus di Berkeley, là sulla baia di fronte, 1963, quando partì la rivolta contro la guerra del Vietnam. L’occupazione del campus quando Mario Savio,alla fine del suo discorso così concluse:


Now, I ask you to consider: if this is a firm, and if the Board of Regents are the board of directors, and if President Kerr in fact is the manager, then I'll tell you something: the faculty are a bunch of employees, and we're the raw material! But we're a bunch of raw material[s] that don't mean to have any process upon us, don't mean to be made into any product, don't mean to end up being bought by some clients of the University, be they the government, be they industry, be they organized labor, be they anyone! We're human beings!

 


Ora, vi chiedo di riflettere. se questa è un'azienda, e se il Consiglio Universitario è il consiglio d'amministrazione, e il Presidente Kerr realmente è il dirigente capo, allora vi dirò qualcosa: gli insegnanti sono un gruppo di impiegati e noi siamo la materia prima!  Ma noi siamo una materia prima che non intende subire manipolazioni, che non intende essere trasformata in qualsivoglia prodotto, non intende essere oggetto d'acquisto da qualche cliente dell'Università, sia esso il governo, oppure l'industria, o il lavoro organizzato, sia chi voglia! Noi siamo esseri umani! 



[Wild applause.]



There is a time when the operation of the machine becomes so odious, makes you so sick at heart, that you can't take part; you can't even passively take part, and you've got to put your bodies upon the gears and upon the wheels, upon the levers, upon all the apparatus, and you've got to make it stop. And you've got to indicate to the people who run it, to the people who own it, that unless you're free, the machine will be prevented from working at all!


Arriva un momento che l'operato della macchina diviene così odioso, ti fa così male al cuore che tu non puoi più collaborare; neppure passivamente, e tu ti butti con tutto il corpo sopra le marce, contro le ruote, sopra le leve, su tutti i suoi congegni, fino a che non l'hai fermata. E tu puoi così far capire alla gente che la manda, ai proprietari, che se tu non sei libero, alla macchina sarà impedito di funzionare, in modo assoluto.


[Prolonged applause.]


This is the conclusion of Mario Savio's memorable speech, before Free Speech Movement demonstrators entered Sproul Hall to begin their sit-in on December 3, 1964.


Questa è la conclusione del memorabile discorso di Mario Savio, prima che i dimostranti del Movimento per la Libertà di Parola entrasse nella Sproul Hall per cominciare il sit-in, il 3 dicembre 1964.


Mario Savio: italoamericano doc. E' morto nel 1996, a 56 anni, per un attacco cardiaco.


Ho provato una grande emozione quando sono entrato nel campus in un pomeriggio di una splendida giornata deli’Aprile 2001, gli studenti sparsi nel prato, la maggior parte riuniti nella grande sala studio, alla parete la gigantografia con lo studente Jack Weinberg in piedi col megafono sulla macchina della polizia lì bloccata per tutte le 32 ore del sit-in.


E Joan Baez – fascino e calore sudamericano - che canta we shall overcome e blowind in the wind.


Ho abitato a S.Francisco dal 1 al 25 Aprile 2001, con Paola, Simone e poi Giuliana B. e Giuliana P. due colleghe di scuola, mie e di Paola.


In North Beach, quartiere fatto dagli Italiani nel secolo scorso, oggi pressato da vicino da Chinatown, al n.690 di Chestnut street, all’angolo con Columbus Corso, a due passi dal capolinea dei cable-car, di fianco a Lombard Street, la più bella via di S.Francisco. Nella bella casa di Jerry e Dolores, dirigente capo lui di una società informatica che produce antivirus, specialista in igiene mentale, ora in pensione, lei.


Dalla terrazza-tetto della casa si vede, a due passi, the rock, Alcatraz, da prigione divenuta oggi meta turistica visitata da 3000 persone al giorno; di fianco a destra la Coit Tower, monumento ai vigili del fuoco del terremoto del 1906: 4/5 della città distrutta, 28.000 case bruciate, 6000 ricostruite in un anno e il resto a seguire.


Eravamo arrivati a S.Francisco dopo una permanenza in Costarica e un breve soggiorno in Nicaragua ( v. nell'archivio del blog la storia di Paco).


Aprile è il mese più bello dell’anno, da quelle parti, senza la nebbia, quella nebbia che fece ritardare la scoperta della baia di un secolo e mezzo nei confronti del resto della California.


A due passi la fabbrica originaria dei Jeans, fatti con un panno che era venuto dal porto di Genova, - da cui il nome! - e poi Ghirardelli Square, con il grande palazzo che era stato la famosa fabbrica di cioccolata dell’italiano venuto da Rapallo;


la camminata a piedi da casa al Centro città, in direzione de La Piramide Sudmericana, lungo tutta Columbus Corso (scritto in italiano), l’Osteria del forno, Il Pollaio, il caffè Vesuvio a ridosso di City Lights, la mitica libreria di Ferlinghetti, un italo-americano doc. Lo si incontrava tutte le volte, verso le 10,30 o le 17, lungo e dinoccolato, lì sulla strada, alla fine della Columbus, quasi sotto la Piramide Sudamericana.


- Buon giorno, veniamo da Firenze dove l'avevamo incontrata anni addietro alla inaugurazione della City Light, vicino al Lungarno S.Niccolò...


- Oh, è sempre un piacere l'Italia; l'altra settimana ero a Verona...


Il cable car, mitico: dal capolinea sottocasa ti porta fino al cuore di Market Street, l’arteria che divide la Downtown dal resto dei Distretti, a sud.


La macchina compresa nello scambio ( Toiota Corolla in perfetto stato contro Fiat Uno Fire malandata - Jerry dovette cambiare le gomme troppo consumate. Vergogna infinita.) Un gallone di benzina (4,54 l.) al prezzo di un litro.


Sulla piantina di città c’è indicata la Scenic Drive, la Visita Panoramica della città senza scendere di macchina: si segue il cartello rettangolare col gabbiano azzurro presente a tutti i cambi di direzione e si percorrono, a tappe naturalmente, con tutta calma, compreso un picnic, le strade di S.Francisco ( una pacchia lunga 70 km). Immaginate Roma dai sette colli con dentro i monti Albani, ( oddio, un po’ più piccoli) che lì si chiamano Telegraf Hill, North Beach, Pacific Heights, Russian Hill, Noe Hill, haight Ashbury, Buena Vista, Twin Peaks e poi Castro, Noe Valley, Mission, Potrero...Inutile guardare la cartina; appare solo una tavola piatta.


A ogni incrocio tutte le macchine si fermano: lì non c’è la precedenza a destra; prego, prima lei...incredibile. Il senso della legge che hanno gli americani: l’osservanza delle regole, i limiti di velocità. Chi ne ha fatto l’esperienza mi darà ragione: la gioia che dà viaggiare in macchina negli States. Sì, perché il mese dopo ci siamo fatti l’Arizona con la Chrysler di Lee, professore d’orchestra e maestro di trombone in pensione, e di Wanda, impiegata statale retired anche lei.


Flagstaff, Gran Canyon, Monument Valley, Canion di Chelly, Deserto Dipinto, Foresta pietrificata (davvero), tutta la Riserva Navajos, il villaggio degli Hopi ( vietato fotografare; incredibile la resistenza disperata ed assurda, ma commovente, alla dominazione bianca di questi indiani contadini). Molto diversi i Navajos che amministrano oggi con ottimi profitti la Monument Valley e gestiscono casinò, ma sono costretti a vietarsi anche una birra perché i loro reni non sopportano l'alcool. Sto andando fuori tema. Ritorniamo a S.Francisco.


La serata alla Casa de las Mujeres, in Mission District, centro sud, tra Castro e Potrero, ad ascoltare ed applaudire un vecchio piccolo dolce uomo con un basco nero, un camicione bianco, e, sotto il basco, anch’essi ribelli, capelli bianchi che più bianco non si può: Ernesto Cardenal.


Con voce dolce e suadente denunciava la prepotenza arrogante del governo degli States e strappava l’applauso a favore dei sandinisti, ormai sconfitti dalle brigate dei contras foraggiati e manovrati dalla CIA, la quale aveva insegnato loro lo sporco trucco: colpire i sandinisti nel corpo molle: “ perché attaccare le caserme dove ci sono uomini che si possono difendere? meglio distruggere le cooperative agricole, bruciare i raccolti di caffè, ammazzare il bestiame, salvo poi ricrearsi un po’ stuprando le donne. Al netto da qualsiasi rischio. Business assicurato. ( Tranquilli, tutto quanto rivelato da documenti ufficiali di pubblico dominio).


A domanda: What about Fidel Castro? che ne pensi di Fidel Castro?


La risposta: l’unico governante che ha saputo resistere al Governo degli Stati Uniti. Grande.


Una sala piena di Americani che applaudivano: sembrava di sognare.



 


If you're goin' to San Francisco

Be sure to wear some flowers in your hair

If you're goin' to San Francisco

You're gonna meet some gentle people there

For those who come to San Francisco

Summertime will be a love-in there

In the streets of San Francisco

Gentle people with flowers in their hair

All across the nation

Such a strange vibration

People in motion

There's a whole generation

With a new explanation

People in motion, people in motion.

La canzone di Scott Mckenzie ci ricorda che per tutta una generazione S.Francisco è stata la città simbolo della liberazione hippie.


Cari amici blogghisti, forse si percepisce un po’ di emozione in quanto ho scritto sopra: ma è proprio così. Se New York mi ha folgorato la mente e gli occhi, S.Francisco mi ha colpito al cuore.


 I LEFT MY HEART IN SAN FRANCISCO
The loveliness of Paris seems somehow sadly gay,
The glory that was Rome is just another day,
I've been terribly alone and forgotten in Manhattan,
I'm going home to my city by the bay.
Chorus: I left my heart in San Francisco, high on a hill it calls to me
To be where little cable cars climb halfway to the stars.
The morning fog may chill the air, I don't care.
My love waits there in San Francisco, above the blue and windy sea,
When I come home to you, San Francisco, your golden sun will shine for me.
(Lyrics : Douglass Cross/Music : George Cory)
- Originally made famous by: Claramae Turner, Tony Bennett
Prime Artist : Frank Sinatra.
( continua )

 



 



 



 

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