domenica 22 gennaio 2012

Sette giorni nella Palestina occupata II


seconda giornata, venerdi 30 dicembre,  Da Gerusalemme a Nablus
Nablus

Il muro lungo la via
Dai finestrini del pullman abbiamo il primo impatto con il famigerato muro bordato di rotoli di filo spinato che si è insinuato come una metastasi verso Gerusalemme, ben al di là della linea verde, presidiato da decine di checkpoint. Attraversiamo una zona brulla, caratterizzata da alture separate da piccole valli. In cima a molte colline  si ergono le case delle colonie israeliane. Esse sono generalmente costruite in cerchi concentrici, con un misto di architettura civile e militare e hanno una duplice funzione, di aggressione e di difesa, in quanto la loro posizione garantisce il controllo territoriale e militare delle aree circostanti. La collina viene inizialmente occupata da un presidio militare, successivamente vengono portate delle case mobili, infine si dà il via alla costruzione definitiva. Tutto ciò è il risultato della sistematica confisca delle terre che ha portato all’assurda situazione odierna che vede i palestinesi israeliani, che rappresentano il 20% dell’attuale popolazione dello stato di Israele, detenere non più del 3% della terra, mentre il 93% della superficie del paese è stata dichiarata “suolo demaniale”. Decine di villaggi arabi non vengono semplicemente riconosciuti e conseguentemente privati della proprietà e dei servizi (acqua, elettricità, servizi sanitari ecc). Si sta progressivamente realizzando quel progetto politico noto come piano “Stella di Davide” il cui obiettivo è creare una maggioranza ebraica nelle regioni a prevalenza araba, spezzando nel contempo la contiguità territoriale fra le zone occupate da palestinesi. Già alla fine del 2006 erano in Cisgiordania circa 200 insediamenti con 527.000 coloni, il 43% dei quali vivevano in insediamenti intorno a Gerusalemme Est. Dopo lo scoppio dell’Intifada di al-Aqsa sono state realizzate altre 15 colonie ebraiche.  Si può ragionevolmente affermare, pur se in modo approssimativo, che dall’inizio della colonizzazione Israele abbia speso per gli insediamenti 80 bilioni di dollari, finanziati in larga misura dal governo americano.
Ogni tanto, soprattutto nelle zone pianeggianti, appaiono piccoli appezzamenti lavorati strappati alla pietrosità del suolo.
Il contadino  e il caravanserraglio

 Si lascia la strada principale per quella vecchia che si addentra in territorio palestinese. In una bella valle ci fermiamo vicino ad un vecchio caravanserraglio ormai cadente e ci avviciniamo ad un campo lavorato che ospita una bella piantagione di agrumi. Sulla collina soprastante sorge un insediamento dei coloni. Un contadino ci viene incontro e inizia a raccontare la storia delle sue giornate, le angherie che lui e la sua famiglia sono costretti a subire da parte dei coloni che spesso scendono nella valle per attaccarli. Oggi non c’è scuola e tutta la famiglia è a lavorare nel campo perché, ci spiega il contadino con i baffi, i figli si affezionino sempre di più alla terra e la sentano una cosa loro, da mantenere  e curare. Nel frattempo il ragazzo più grande sta arando una striscia di terreno con un aratro a chiodo trainato da un asinello, mentre la moglie, che ci dice di chiamarsi Tagrid, cuoce delle focacce appena impastate su una piastra di ferro scaldata su un fuoco di legna. Sorride e ci offre volentieri un assaggio. I bimbi più piccoli lasciano la zappa e offrono a tutti mandarini, limoni e spremute di agrumi. Siamo stupiti e commossi, in quel momento sentiamo di odiare quei coloni ancora di più.

 Nablus, montagna di fuoco


(gente di Nablus: foto di Alessandra)
Dopo un giro fra le rovine del bel caravanserraglio ottomano, si riparte per Nablus. Questa è una città di 134.000 abitanti e sorge in una stretta gola larga meno di 1 km fra due monti alti circa 900 metri. La città vecchia di Nablus, Shechem, si sviluppò intorno a una fonte sotto quello che oggi è il campo profughi di Balata.  Divenne famosa in tutto il mondo arabo per la produzione di sapone, tessuti di cotone e dolci. Durante la rivolta del movimento nazionale palestinese del 1936, Nablus fu la prima città a creare un Comitato Nazionale Palestinese. Per la sua posizione di avanguardia contro l’occupazione, fu soprannominata Jabal en-Nar (montagna di fuoco). Nella primavera del 1963, i movimenti di liberazione della Palestina dichiararono Nablus “repubblica di Palestina”. L’occupazione israeliana portò a molte forme di repressione e a molti attentati, fra cui uno nel 1980 al sindaco  che sopravvisse allo scoppio della sua auto, ma perse entrambe la gambe e fu arrestato. Nel 1995 Nablus divenne città autonoma, area A, ma fu completamente circondata da insediamenti  ebraici.
Arriva un uomo (anche lui, come tutti quelli che abbiamo incontrato e incontreremo in seguito, conosce bene Luisa, l’abbraccia e ringrazia per la nostra visita. Conosce bene la storia della sua città e insieme a due giovani ci guidano alla visita della città vecchia. Sulle pareti delle case appaiono i manifesti raffiguranti i caduti della prima e seconda intifada. Ci infiliamo nel labirinto di stradine e vicoli, spesso scavati sotto le abitazioni con scure gallerie. Molti sono gli edifici storici di epoca ottomana ma anche mamalucca, crociata e bizantina. Intorno ai portoni di antichi edifici ogni tanto appaiono caratteristiche decorazioni geometriche e molti sono gli scorci interessanti, anche se purtroppo negli angoli più appartati si ergono  cumuli di spazzatura di ogni tipo. Molte abitazioni sono fatiscenti e abbandonate ed anche una bella antica fabbrica di saponi mostra i segni del bombardamento subito dall’esercito israeliano nel 2002. Nablus era famosa in tutto il medio oriente per la sua fiorente industria di saponi che venivano esportati fino in Europa. Anche adesso il sapone di Nablus è ampiamente diffuso nel mondo arabo per le sue proprietà naturali, sfruttando l’olio d’oliva che qui viene soprannominato “oro verde”.  Ad un incrocio ci assale un forte odore di spezie e si invade tutti questo enorme e tortuoso magazzino per i nostri acquisti di saponette e spezie varie. Le foto sono d’obbligo.
 Si giunge alla piazza dei martiri, dove il giovane che ci ha accompagnato ci mostra la sua casa dove sono stati uccisi alcuni suoi familiari e ci racconta l’attacco dell’esercito israeliano del 2002 durante la prima Intifada.  Nablus oppose una strenua resistenza all’esercito e ai carri armati che avanzavano in città distruggendo e uccidendo, tanto da meritarsi il soprannome da parte degli israeliani di “capitale del terrorismo”. Fu bombardata ripetutamente e assediata per molto tempo. Nell’aprile del 2002 fece il suo ingresso in città l’esercito israeliano e la popolazione, ormai stremata e vessata dalla presenza di sette checkpoint che la circondavano, subì da luglio a metà ottobre un coprifuoco quasi permanente, tolto solo per 79 ore complessivamente.
Luisa continua a presentarci persone che la salutano affettuosamente, incluso il babbo di un bambino ucciso a 11 anni. Nella sede dell’Associazione palestinese Human Supporters ci presenta un signore che è stato in  carcere per 32 anni dopo essere stato arrestato a soli 15 anni.  Racconta la sua storia anche una donna, ora assistente sociale, che ha un incontro molto affettuoso con Luisa.  Essa è stata arrestata incinta, ha avuto il figlio in carcere, dove lo ha allevato per 5 anni. Anche il figlio è presente, è ormai adulto ed anche lui, come gli altri, vuole farci conoscere le sue vicende e spiegare ancora la drammatica situazione in cui sono costretti a vivere (quando si riparte da Nablus salirà con noi in pullman). Si termina la socializzazione, trovandoci a mangiare insieme intorno ad un tavolo improvvisato, dove troneggia un dolce spettacolare a base di formaggio fuso ricoperto di miele e marmellata, il “kunafa”. Squisito.
(dal diario di Fiorella e Piero - continua)

2 commenti:

  1. Sempre più difficile la verità delle cose. Saluti da Salvatore.

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  2. E' vero. Per questo è giusto andare a ricercarla. Noi che abbiamo avuto la fortuna di vedere con i nostri occhi queste realtà siamo impegnati a diffonderne la conoscenza.

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