mercoledì 29 novembre 2006


Cristo non è Dio


Era scritto in un cartello dei manifestanti contro la visita di Papa Ratzinger a Istambul. (Spero di ritrovarlo in internet, intendo il cartello ).

L'affermazione contraria si trova nel simbolo niceno-costantinopolitano: il nostro credo.

Costantinopoli è diventata istambul. E il simbolo costantiniano si è rovesciato nel simbolo istambuliano. Perché, non nascondiamoci dietro un dito, con tutto quello che i cristiani di Bush Blair e di noi truppe ausiliarie fanno da un po' di tempo a questa parte, è molto probabile, cioè sicuro, che almeno un miliardo di uomini si riconosce a gran voce sulla scritta di quel cartello.

Perché è importante che Cristo non sia dio? Perché se Cristo è dio che in arabo si dice Allah, Maometto è il suo profeta. Ma il papa è il vicario di Cristo e quindi sta sopra anche a Maometto. Perchè un conto è essere vicari di un profeta, un conto vicari di Dio.  A Maometto non rimane che riconoscerlo, sottomettersi o fare la fine che segue:

Già veggia, per mezzul perdere o lulla,

com'io vidi un, così non si pertugia,

rotto dal mento infin dove si trulla.  24

  Tra le gambe pendevan le minugia;

la corata pareva e 'l tristo sacco

che merda fa di quel che si trangugia.  27

  Mentre che tutto in lui veder m'attacco,

guardommi e con le man s'aperse il petto,

dicendo: "Or vedi com'io mi dilacco!  30

  vedi come storpiato è Mäometto!

Dinanzi a me sen va piangendo Alì,

fesso nel volto dal mento al ciuffetto.  33

  E tutti li altri che tu vedi qui,

seminator di scandalo e di scisma

fuor vivi, e però son fessi così.  36

  Un diavolo è qua dietro che n'accisma

sì crudelmente, al taglio de la spada

rimettendo ciascun di questa risma,  39

  quand'avem volta la dolente strada;

però che le ferite son richiuse

prima ch'altri dinanzi li rivada.



Traduzione


Una botte, per il fatto che ha perduto la doga mediana o una delle laterali, non si apre certo così, come io vidi (aprirsi) un dannato, squarciato dal mento all’ano (dove si trulla=dove si scoreggia - ndr): gli intestini gli pendevano tra le gambe; gli si vedevano le interiora (la corata: polmoni, cuore, fegato, milza) e il lurido involucro che trasforma in sterco ciò che si inghiotte.    

Mentre avidamente fissavo lo sguardo su di lui, mi guardò, e si aperse il petto con le mani, dicendo: " Vedi dunque come mi lacero! vedi come è straziato Maometto! Davanti a me lagrimando cammina Alì, spaccato nel volto dal mento ai capelli. E tutti gli altri che vedi in questo luogo, furono da vivi seminatori di discordia e di scissione, e perciò sono così spaccati. Qui dietro è un diavolo che ci acconcia in modo tanto crudele, sottoponendo di nuovo ciascuno di questa turba al taglio della sua spada, quando abbiamo fatto il giro della bolgia dolorosa; poiché le ferite sono rimarginate prima che ciascuno di noi gli ritorni  davanti.


Lo scriveva un cristiano sette secoli fa, una mente superiore che aveva studiato filosofia e teologia presso i francescani di S.Croce  e i domenicani di S.Maria Novella, qui a Firenze.

E' ancora in tutto e per tutto la teologia di Papa Ratzinger, da lui confermata, con un discorso non casuale, nella lectio magistralis di Ratisbona. E' ancora e sempre la teologia della "chiesa cattolica", come si usa chiamare dai mass media l'agenzia religiosa vaticana. Grande multinazionale governata da sempre da maschi che si riproducono per partenogenesi e si accordano puntualmente con tutti i poteri costituiti. Essi, come rappresentanti di Cristo per sua investitura diretta, non hanno da rendere conto agli uomini tanto meno alle donne perché sono emanazione diretta di Dio il quale ha affidato a loro il suo tribunale: quello che decidete voi è decisione mia; quello che sapete voi è sapienza mia, quello che pensate voi è pensiero mio. Con una esclusiva: la remissione dei peccati. Quali sono i peccati lo sapete voi meglio di me. Quello che non permisi a Lucifero lo concedo a voi. Anche dio invecchia.

Per questo è determinante il simbolo niceno-costantinopolitano: credo in Gesù Cristo suo unico figliolo.

E noi che credevamo di essere, come lui, tutti figli di dio.

Se questo è il dio dei crociati, a me, cristiano battezzato cresimato e comunicato, ora nella parte finale della mia vita, non  rimane che dichiararmi ateo. Beninteso di questo dio che ha venduto la sua primogenitura a papa Ratzinger. E qui scatta la sorpresa: mi ritrovo pari pari consegnato da Caifa al braccio secolare del tribunale romano, finisco in cella e chi ci trovo? Gesù Cristo, dichiarato ateo e bestemmiatore e come tale condannato a morte per croce. Pena prevista dal diritto romano, non ebraico. Ma fu data tutta la colpa agli ebrei e i suoi pseudo successori si definirono romani.  Uno scherzo da prete. Infatti sto scherzando.

Però. Se non fosse tutto uno scherzo?

Allora fuori dai denti mi dichiaro ateo per poter ritrovare Cristo. Ateo del dio niceno-costantinopolitano, spiacente. Ma se un dio c'è non intendo regalarlo ai romani. Me lo tengo per me. Potrebbe essere quello che Saulo poi apostolo Paolo trovò tra le tante statue di dei a Corinto, in Grecia: su una statua o cosa fosse c'era scritto: al dio ignoto. Così i soliti boccaloni  dei mass media (media non midia per piacere) non potranno definirmi non credente. Perché uno che non crede all'agenzia vaticana deve definirsi non credente? Dobbiamo, prendi nota, imporre la dizione "diversamente credente". In seconda battuta passi "agnostico". Che ha il difetto di essere una parola troppo chic, molto intellettuale. Pazienza.

Per finire mi prendo questo dolce come dessert del post che anche voi avrete trovato piuttosto amaro, diciamo salato:

"I geni religiosi di tutti i tempi risentono di questa religiosità cosmica che non conosce né dogmi né Dei concepiti secondo l'immagine dell'uomo. Non vi è perciò alcuna Chiesa che basi il suo insegnamento fondamentale sulla religione cosmica. Accade di conseguenza che è precisamente fra gli eretici di tutti i tempi che troviamo uomini penetrati di questa religiosità superiore e che furono considerati dai loro contemporanei più spesso come atei, ma sovente anche come santi. Sotto questo aspetto uomini come Democrito, Francesco d'Assisi e Spinoza possono stare l'uno vicino all'altro.

 La principale fonte dei conflitti odierni tra le sfere della religione e della scienza sta tutta in questa idea di un Dio personale. […] Nella lotta per il bene morale, i maestri della religione debbono avere la capacità di rinunciare alla dottrina d’un Dio personale, vale a dire rinunciare alla fonte della paura e della speranza, che nel passato ha garantito ai preti un potere così ampio.

Più l’uomo avanza nella sua evoluzione spirituale, più mi appare certo che il sentiero verso una religiosità genuina non passa per la paura della vita e la paura della morte, o per una fede cieca, ma attraverso gli sforzi compiuti in direzione di una conoscenza razionale.

A livello di logica pura tutti gli assiomi sono arbitrari, compresi gli assiomi dell’etica. Ma essi non sono affatto arbitrari da un punto di vista psicologico e genetico, […] All’individuazione e alla verifica degli assiomi etici si perviene in modo non dissimile da quello che riguarda gli assiomi della scienza. La verità è ciò che sopporta la verifica dell’esperienza.


Hai certamente capito chi l'ha scritto. Ma se ti viene curiosità guarda qui.


PS. Questo post è durato due giorni. L'ho cominciato il 29, è passata la mezzanotte e siamo il 30 novembre. Lo dedico a Pietro Leopoldo di Lorena che oggi viene festeggiato qui in Toscana perché in questo giorno, prima che in Francia scoppiasse la rivoluzione, emise il decreto che aboliva la tortura e la pena di morte. Abolì tanto vecchiume, tipo le corporazioni, l'inquisizione, la manomorta ecclesiastica. Una cosa non riuscì a fare: la riforma dell'organizzazione ecclesiastica che sostanzialmente sanciva il decentramento amministrativo della chiesa toscana (leggi indipendenza economica) dal Vaticano. Aveva dalla sua il più evoluto dei vescovi toscani che fu bloccato da? E si chiamava come? Italiani, datevi alle istorie.


Appendice con pallottoliere: A voi probabilmente no, ma a me modestamente fischiarono le orecchie quando Ruini si dichiarò molto preoccupato, diciamo contario, al decentramento politico-amministrativo deliberato dal governo Berlusconi.  Quanto fa 8x1000:20?


Buona notte, buona fortuna.

lunedì 27 novembre 2006

Week end di fine novembre




Estate di S.Martino vescovo di Tours che va ben oltre l’11 Novembre.

Effetto serra, CO2, ozono o manna dal cielo ? Fate voi.

Sabato 25 a Firenze l’aria è tiepida, il cielo mutevole, via dei Calzaioli si prepara per le feste, Palazzo Vecchio, grande saggio, ci ricorda – in negativo - che le donne subiscono un surplus di violenza dai loro compagni maschi (sala dei cinquecento); in positivo innalza ben in vista il suo gonfalone dal gran giglio, orgoglioso di mostrare a tutti oggi le radici della partecipazione popolare che la videro, prima assoluta in Italia, dar vita ai Consigli di Quartiere nell’anno di grazia 1976 (sala dei duecento): una storia che viene da lontano, una storia che va lontano, è scritto nel dépliant.

Anche se in questo momento la ruota della storia ci trascina verso il basso: partecipazione alla vita pubblica nelle varie forme è cosa che riguarda non più dell’8/10 percento della popolazione in età ragionevole.


C’è parecchio amarcord negli interventi, ci sono parecchi segni del passaggio del tempo sulle facce che rivedo dopo venti trent’anni. Siamo una delle popolazioni più longeve, pare, qui a Firenze. Penso ai miei genitori morti prima dei cinquant’anni quando stringo mani e bacio guance. Siamo come dei reincarnati, ritorniamo dal lontano passato per vedere il nostro futuro qui presente: il mondo è cambiato, tanto. Quasi irriconoscibile (anche in positivo, certo) da quello della nostra giovinezza molto legata al fervore del dopoguerra, allo splendore del miracolo economico, al furore del sessant’otto.

Qui, oggi, ci stiamo riscaldando alla brace del fuoco acceso nella giovinezza.  Ritornerà l’ora dei fuochi?

Dopo la sosta del picnic offerto dal Comune è piacevole attraversare il centro diretti alle Murate dove ieri è stata inaugurata la mostra che durerà fino a metà dicembre: pannelli con foto e didascalie, video, filmini superotto del mai dimenticato maestro Luciano Gori, artista suicida, mille volte incontrato alle riunioni dei genitori, nelle gite con i bambini della scuola elementare Montagnola. Il suo nome oggi è quello della biblioteca comunale dell’Isolotto, seconda per numero di frequenze annuali qui in Firenze soltanto alla Biblioteca Nazionale (sì, hai capito bene).

In Santa Croce incrociamo i burattini in scala quasi naturale con due animatori forse slavi? I pavesi-tenda per l'arrivo della maratona di domani domenica 26 novembre. Mentre passiamo sotto il piedistallo che sorregge altissima la statua di Dante con la faccia da “Ahi serva Italia di dolore ostello - Godi Fiorenza poi che sei sì grande che per mare e per terra batti l’ale e per l’inferno tuo nome si spande

Faccio notare a Paola, a destra della facciata, dall’altra parte, il cortile col chiosco e la Cappella dei Pazzi: “Vedi, lì dentro c’era l’Ufficio dell’Inquisizione” demolito da Pietro Leopoldo nel 1782, troppo tardi per Tommaso Crudeli, mio compaesano casentinese, che lì fu condannato fino a morir di stenti a poco più di quarant’anni nella sua casa di Poppi. Sì perché tra 5 giorni ricorre l’anniversario della promulgazione dell’Editto del 30 novembre 1786 che, primo al mondo, aboliva la pena di morte e condannava alla fusione gli strumenti di tortura presenti nel Bargello, in via del Proconsolo.

Fiancheggiando S.Croce dalla parte sinistra della facciata percorriamo via S.Giuseppe, alla congiunzione con via delle casine leggiamo la targa ricordo di Elide, malata, che morì affogata dall’alluvione perché non si riuscì ad abbattere le sbarre della finestra della sua camera.. Pigliamo per via delle Casine, attraversiamo Via ghibellina ed ecco la lunga fiancata delle Murate. Sull’entrata un cartello piuttosto stinto ci ricorda che il nome venne dalle suore che prime vissero lì, murate dalla fede cristiana, dalla legge del maggiorasco, dalla condizione di inferiorità della donna: murate vive, monache rinchiuse. Sull'alra strada, via dell'Agnolo, dall’altra parte c’è l’ex carcere femminile di S.Verdiana. Già, santa Verdiana, di Castelfiorentino, raffigurata in un famoso quadro con a lato due serpenti: sono le due vipere con la quale convisse trentaquattro anni nella celletta edificata dai paesani in riva all’Elsa. Tantum religio potuit suadere malorum. Fa impressione vedere come la religione riesca a stravolgere il senso della vita reale e a dar forma accettabile e legittimazione alle più strane forme di emarginazione oppressione alienazione sado masochista: non quella delle Verdiane di tutti i tempi e luoghi, ma quella della gente comune che queste esigenze esprime e della casta sacerdotale che a queste esigenze e storture mentali dà legittimazione, garantendosi così il dominio delle coscienze… Sono andato fuori strada.


Ritorniamo dentro in piazza della Madonna della neve, cioè nel cortile interno delle ex carceri. Lì ci accoglie il caffè ristorante “Le Carceri” e sull’altro lato la sala vetrata della Mostra che verte – te lo ripeto - su “Le radici della partecipazione”, alias breve storia della Firenze del Novecento: belle epoque, guerra mondiale, settimana rossa, rivoluzione russa, società di mutuo soccorso, fascismo, olio di ricino e manganello, riguerra, 8 settembre, resistenza, sangue e stragi, dopoguerra, ridaccapo, mutuo soccorso, voto alle donne, portella della ginestra, cortei, scioperi, miracolo economico,lascia e raddoppia e la via Gluk, la P2, Brescia, Bologna, Moro-Kissinger, grecia colonnelli, cile pinochet, sudamerica Negroponte, campioni del mondo, l’alluvione, il sessantotto e il giocattolo s’è rotto, sto scherzando ma non troppo…ci vediamo il video nella saletta dall’acustica impossibile. Anche Paola è nel video, testimonial dell’Isolotto insieme a Gisella…


Storie di donne (mi collego, idealmente, alla campagna nazionale del fiocco bianco, di cui al salone dei 500 come detto sopra.  White Ribbon Campain rappresenta la più vasta azione al mondo condotta da uomini che operano per porre fine alla violenza degli uomini sulle donne)


Santa Verdiana

terziaria francescana. Reclusa a Castelfiorentino


Nata a Castelfiorentino intorno al 1180 da un ramo decaduto della nobile famiglia degli Attavanti... I suoi compaesani, già convinti della santità della giovane, pur di trattenerla vicino le edificarono una celletta presso l'oratorio di Sant'Antonio in riva all'Elsa. Qui Verdiana rimase reclusa per 34 anni, ricevendo da una fessura i Sacramenti e lo scarso cibo di cui si nutriva. ...L'adiacente museo conserva un'antica tavola di scuola senese che rappresenta la Santa con ai lati due serpenti. Si narra infatti che, per provare la sua fede e la sua virtù, due rettili immondi fossero penetrati nella celletta, rimanendovi a tormentare fino alla morte la devota reclusa.  (per l'intera storia vedi qui)


Le Murate

Nel 1424 il complesso, intitolato alla Santissima Annunziata e a Santa Caterina, accolse le monache di clausura cosiddette "murate" (o recluse volontarie), trasferitesi dalle cellette del ponte Rubaconte, poi ponte alle Grazie. Il cenobio venne ristrutturato e ampliato prima nel 1471, a seguito di un incendio, poi nel 1571, dopo un'alluvione.

 Soppresso nel 1808, il convento fu poi ristrutturato dall'architetto Domenico Giraldi nel 1845 ed usato come carcere fino agli anni '80. Fra i momenti più commoventi dell'alluvione di Firenze ci fu il salvataggio dei detenuti intrappolati nelle celle, che si prodigarono in ringraziamenti ai salvatori. Oggi ospita un ristorante, una zona residenziale e un parcheggio.

(Da wikipedia).

3 foto mie


Nota logistica

Le murate sono in fondo a via ghibellina che finisce sul viale Amendola, zona Piazza Beccaria, Bellariva. Si può entrare anche da via dell'Agnolo.

La mostra è aperta  dal 24 Novembre al 14 Dicembre 2006 dal Lunedì al Venerdì 10-12.30, 14.30-18.

sabato 25 novembre 2006

Alle fronde dei salici 

 E come potevamo noi cantare

con il piede straniero sopra il cuore,

tra i morti abbandonati nelle piazze

sull'erba dura di ghiaccio, al lamento

d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero

della madre che andava incontro al figlio

crocifisso sul palo del telegrafo?

Alle fronde dei salici, per voto,

anche le nostre cetre erano appese:

oscillavano lievi al triste vento. 



Continua qui

giovedì 23 novembre 2006

 

I calcinacci del muro di Berlino

non sono finiti in testa solo ai nipotini di Marx e Lenin ma anche a quelli di Tocqueville e Montesquieu, trascinando nella caduta l’idea stessa dello stato moderno, con la sua divisione dei poteri, con i suoi contrappesi, con il suo forte interventismo sostenuto dal prelievo fiscale. Da questo Vajont scaturisce un’onda di qualunquismo primordiale che potrebbe travolgere tutto e che, non a caso, sta riesumando i mostri che il secondo dopoguerra pareva aver sepolto per sempre: il militarismo, lo sfruttamento schiavista, la pulizia etnica, il razzismo.


Dai un'occhiata qui.

lunedì 20 novembre 2006

 


 


Will H. Hays                                      Martin  Scorsese


departed


Sabato 18, pranzo con Giovanna e Michele, compleanno Michele. Dopo la siesta: Paola che cinema? Guardiamo su Repubblica. Due film con l'*: assolutamente da non perdere. Il vento accarezza l'erba (loach) Departed (Scorsese). Piove, il primo è fuori mano. Andiamo verso Ugnano, Warner Bros, posteggio assicurato, 5 minuti di macchina. Prendo i tappi per le orecchie. Arriviamo nel giusto ritardo di 20 minuti, tanti sono quelli dedicati alla pubblicità indiretta delle protesi per audiolesi.

Paola comincia a star male fin dall'inizio. Capito l'antifona: linguaggio duro (testa di cazzo, fotti la mamma, ti spacco i coglioni o simili) e poi lei la divina...


Spari frontali a pochi cm, chiazze rosse da maxischermo, decibel da maxitimpano, linguaggio duro (figa cazzo pompino sega paraculo parapalle paracazzo paratutto ma non ti pari gli altoparlanti messi sopra sotto avanti dietro alla saletta multisala che vuole coinvolgerti intronarti esilararti eccitarti). Va beh tutto a 3,50 euro biglietto anziani, se ti scappa detto adulti lo shop assistant ti guarda interdetto. Paola, accanto a me, soffre in silenzio anche per l'assenza di tappi, spesso la vedo a occhi chiusi con la testa un po'voltata. La moglie seguirà il marito dovunque va. L'ha fatto per me. Lei sa che mi piacciono i film di azione, mi divertono ancora, almeno per un po', i vecchi cappelloni americani. ma il prossimo  sarà Il vento che accarezza l'erba.

Vuoi mettere i film in Black&white della nostra giovinezza. Evviva il codice Hays. Non sai cos'è? E' la censura preventiva fatta in nome del vecchio moralismo stantio e del buon gusto che non tramonta mai. Oggi l'America funziona con il Codice mangia e ingrassa, quel che passa ingrassa e con il codice US Army (sovvenzioni, premi e bypass per chi fa propaganda, meglio indiretta, ai marins, berretti verdi, patrol guard, american flag an so on).

Il film di Scorsese non fa questo, anzi si picca di prendere in giro la polizia del Massachusset. A maggior ragione deve quindi acquistare l'enciclopedia della pornolalia e prosciugare le riserve di sangue del Servizio Sanitario nazionale americano. Figlioli, inutile che mi scriviate quanto è bravo Di Caprio, quanto è forte Nicholson...quanto è brava e bella l'improbabile psichiatra che si dà anima e corpo ai suoi clienti esenticket. Ridateci Cary Grant, Olivia De Havilland, Catherine Hepburn e James Stewart, Richard Whitmark ...

Per le scene di sangue oggi la pistola fa ridere. Per sapere come va effettivamente il mondo guardiamoci con più attenzione il cinema realtà messo in atto (anche se non in onda) dai grandi produttori registi che sono- imbattutti in questo momnento - Bush e Olmert.



Sangue vero, a fiumi. E non voltiamo la testa dall'altra parte.

Caro Scorza ritrova l'età dell'innocenza. E non me ne volere. Sono vecchio come te e forse anch'io un po' suonato - come te. Un saluto sincero.

Nota a margine (Paola)

E i giovani? Ma quanto sono violenti, oggi! Ma guarda un po’…



Ma tu mio giovane lettore non darai retta a me.

Questa la Locandina.

 The Departed - Il bene e il male 

Il miglior film dell’era recente di Scorsese

Consigliato: Assolutamente Sì* dalla media dei giudizi del pubblico, critica e dizionari.


Regia di Martin Scorsese, con Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Jack Nicholson, Mark Wahlberg, Martin Sheen. Genere Hard boiled - USA, 2006. Durata 149 minuti circa.


Billy Costigan (Leonardo DiCaprio) entra in polizia per scrollarsi di dosso una scomoda famiglia di farabutti. Il piccolo Colin Sullivan (Matt Damon) viene introdotto nella malavita dal potente boss della mafia irlandese Frank Costello (Jack Nicholson), che diventa il suo padre putativo e lo fa entrare in polizia per proprio tornaconto. Le vite di Billy e Colin si intrecciano quando il primo viene scelto per infiltrarsi nella banda di Costello e il secondo viene incaricato dal "papà" di scovare la talpa tra i suoi fidi collaboratori.

giovedì 16 novembre 2006

Fiorin fiorello


Sabato 11 Novembre 2006 noi baracche verdi siamo state testimoni e ospiti di una bella rentrée di isolottiani per celebrare la memoria dei cinquant'anni della nostra esistenza. C'erano tanti, troppi per il nostro spazio, ma ci siamo arrangiate con l'aiuto degli altoparlanti di Paolino Bencivenni che con i suoi amplificatori ha diffuso le voci dei relatori all'interno delle salette e del cortile. Qualcuno ci aiuterà a fare una bella ricostruzione dell'avvenimento, ma ora ci stiamo divertendo con il parlare che fanno i giornali in cronaca locale, qui a Firenze città del fiore, circa la proposta venuta da persone che circolano di frequente dentro e intorno a noi di assegnazione del Fiorino d'oro a Enzo Mazzi e Sergio Gomiti. Portavoce della proposta si è fatto  Eros Cruccolini che mille volte abbiamo accolto al nostro interno come presidente del Quartiere 4 e che ora è diventato nientemeno che il Presidente del Consiglio Comunale di Firenze. Grazie Eros a nome di tutti quelle che son passati di qui nel corso dei 50 anni. I giornali raccontano che il Sindaco di Firenze è imbarazzato al pensiero di questo doppio fiorino da assegnare, perché, pare abbia replicato a chi gli faceva l’ipotesi, "la Curia non è d'accordo". Coraggio sindaco Domenici. Hai visto cosa scrive La Repubblica di Domenica 12 novembre in cronaca fiorentina a pag.VII? "Ma cosa c'entra la Curia. Sono due campi distinti". Lo dice il cardinal Silvano Piovanelli. Abbi il coraggio del Presidente del Consiglio regionale toscano che, a spese dei toscani, è volato a suo tempo fino in America per dare la medaglia d'oro a quella giornalista fiorentina che tanto fa parlare di sé. E sì che i toscani non erano tutti d'accordo. Vai tranquillo che qui a Firenze non perderai voti se, con molta minore spesa, vorrai assegnare due fiorini. Anzi tre. Perché, a giudizio di tante voci che abbiamo sentito negli anni qui al nostro interno, senza Eros Cruccolini l'isolotto non sarebbe così bello e rinomato; non con questo rilievo. Anche qui aspettiamo l'aiuto di persone che sanno le cose e possono dare una bella documentazione, con i fatti alla mano.

Per dare un nostro apporto concreto mettiamo qui un estratto della delibera comunale riguardante l'assegnazione dei fiorini d'oro e due altri estratti di documenti recapitati per lettera nella cassetta postale di Via del Aceri, firmati da persone che abitano nelle nostre vicinanze.


Ecco i tre estratti:


Deliberazione della Giunta municipale n. 1801/1155 del 3.3.1988)

LA GIUNTA

D E L I B E R A

1 ) di istituire un riconoscimento civico denominato
"Il Fiorino d'Oro della città di Firenze", consistente:

a
) nella riproduzione in oro dell'antica moneta il "Fiorino" coniata dalla Repubblica fiorentina nel XIV secolo, riproducente da un lato il giglio di Firenze e dall'altro l’effigie di San Giovanni Battista patrono della città, contenuto in astuccio di pelle rossa con la dicitura "Il Sindaco di Firenze" su targhetta metallica;

b ) in un attestato, firmato dal Sindaco, nel quale sia contenuta la motivazione del conferimento;

2 ) di approvare le seguenti norme di concessione:

- I -Il riconoscimento civico denominato "Il Fiorino d'Oro della città di Firenze
" è destinato a cittadini italiani o di altri Paesi, di riconosciuta probità, che, attraverso la loro notoria opera nel campo della cultura, delle arti, del lavoro in ogni sua espressione, della politica, dell'assistenza, della filantropia, dello sport, delle attività internazionali, abbiano dato lustro in particolare alla città ed alle istituzioni, e reso un servizio alla comunità nazionale e internazionale, e siano degni pertanto di essere additati al pubblico encomio;

- II -Il conferimento del "Fiorino d'Oro" viene deciso dal Sindaco di Firenze motu proprio, o su segnalazione dei membri della Giunta o del Consiglio Comunale, quando esistano i requisiti di cui al punto I°;


Enzo Mazzi (profilo)

Fin dalla nascita del Quartiere dell’isolotto, 1954, Enzo Mazzi, agisce come elemento unificatore e responsabilizzante in mezzo a persone provenienti da località tra loro lontane e diverse, molte delle quali reduci da situazioni conflittuali e drammatiche.

Sempre, nei momenti in cui la città di Firenze si è trovata sottoposta a prove eccezionali prodotte da calamità naturali come l’alluvione del 66 o da crisi sociali che investivano la classe operaia (fabbrica Galileo), o quando si trattava di dotare il Quartiere dell’Isolotto di servizi essenziali quali la scuola, sempre Enzo Mazzi, mescolato e quasi nascosto tra la gente ha esercitato la funzione essenziale di elemento unificatore della popolazione.

Ancora nei cruciali anni sessanta ha saputo interpretare e applicare alla pratica delle sue responsabilità istituzionali - all’interno della chiesa fiorentina - le sensibilità nuove che sfociarono nel Concilio vaticano secondo da una parte e nelle lotte del movimento operaio e democratico, nelle rivendicazioni degli studenti dall’altra. Rimane segno importante sul piano teorico e pratico la pubblicazione del testo
Incontro a Gesù” (Comunità dell’isolotto, LEF, 1969), frutto di una elaborazione a più mani calata nell’esperienza di un rapporto continuato con i giovani, educati in un clima di libertà tolleranza responsabilità che si respira ancor oggi nel Quartiere dell’Isolotto.

Da qui la cura degli emarginati, ex carcerati, le case famiglia, il rapporto positivo con i rom presenti nel territorio; a suo
tempo la solidarietà al popolo vietnamita, cecoslovacco, ai negri d’America...

Sul piano propriamente ideologico la grande opera di educazione al confronto e all’accettazione reciproca, il continuo riaffermare che le parole credente, non credente sono termini che non corrispondono al fatto esistenziale umano; da cui la costruzione di un’etica nuova, sperimentata giorno dopo giorno stando a continuo contatto con la realtà effettuale, mescolandosi come il lievito nella pasta, col rifiuto del leaderismo, con la critica esplicita a chi considera il processo storico un insieme di singoli separati fra loro e determinato solo da quelli più forti o più capaci:
Si guardano i singoli alberi — sono parole sue - e non ci si accorge della foresta; si esamina al microscopio la singola goccia d ‘acqua e non si avverte la forza del fiume in piena “.


Sergio Gomiti (Profilo)

Sergio Gomiti è stato al centro delle vicende che hanno segnato, in questi ultimi decenni, la vita della chiesa e della società fiorentine. Vi ha partecipato da protagonista, con discrezione, rifuggendo dalle luci della ribalta, ma portando un contributo essenziale, insieme ad Enzo Mazzi, allo sviluppo di quel modo di vivere la fede e di stare dalla parte dagli ultimi, che ha caratterizzato le Parrocchie della Casella e dell’Isolotto prima, la Comunità dell’Isolotto dopo.

Ha dato, e dà, un apporto sul piano intellettuale; nel contempo, è impegnato affinchè le elaborazioni teoriche si concretizzino nella pratica quotidiana, alimentando un circuito virtuoso fra pensiero ed azione.

Il suo stare in disparte non è solo indice di modestia, ma anche attuazione di un principio per lui basilare, quello cioè che vede nella comunità il crogiuolo in cui, al di là delle singole personalità, si sviluppa la crescita collettiva, di tutti e di ciascuno.

E’ merito principalmente suo se è oggi consult
abile, nell’Archivio della Comunità dell’Isolotto, una ricca documentazione di fatti che hanno connotato profondamente la storia della città, a partire dalla realizzazione del quartiere dell’Isolotto, nel 1953, e poi lungo l’arco dei decenni seguenti, compresi gli avvenimenti del 1968-69 – quando il contrasto fra la popolazione di un quartiere e la Curia assunse dimensioni di rilievo internazionale -, fino ai giorni nostri, al tempo del Social Forum Europeo e dei nuovi movimenti.

Si sono uniti, in questa opera meritoria, le competenze acquisite
durante la sua attività lavorativa al Centro di Restauro del Libro della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e la convinzione, che gli è propria, dell’importanza della memoria storica per progettare il futuro.

Il “fiorino” a Sergio Gomiti costituisce un riconoscimento sia all’uomo di cultura e di fede, fortemente e coerentemente impegnato nel sociale, sia all’esperienza dell’Isolotto, di cui egli, unitamente a Enzo Mazzi, è animatore instancabile da moltissimi anni.


Trovato qui.

Passaparola

(documento del maggio 2005)

Sull'Espresso di qualche settimana fa, un articoletto spiega che, recentemente, il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari, di circa euro 1.135 al mese.

Inoltre, la mozione é stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.

STIPENDIO Euro 19.150

STIPENDIO BASE Euro 9.980

PORTABORSE Euro 4.030 (generalmente parenti o familiari)

RIMBORSO SPESE

AFFITTO

Euro 2.900

INDENNITA’ DI CARICA tra Euro 335 ed Euro 6.455

TUTTO ESENTASSE.


più


TELEFONO CELLULARE Gratis

TESSERA DEL CINEMA Gratis

TESSERA TEATRO Gratis

TESSERA AUTOBUS –

METROPOLITANA

Gratis

FRANCOBOLLI Gratis

VIAGGI AEREI NAZIONALI Gratis

CIRCOLAZIONE su

AUTOSTRADE

Gratis

PISCINE e PALESTRE Gratis

TRENI Gratis

AEREO DI STATO Gratis

AMBASCIATE Gratis

CLINICHE Gratis

ASSICURAZIONE

INFORTUNI

Gratis

ASSICURAZIONE DECESSO Gratis

AUTO BLU CON AUTISTA Gratis

RISTORANTE

Gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000)


Hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in Parlamento, mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (per ora!!!). Circa 103.000 euro li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per coloro che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera (es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio).

La classe politica è costata al paese  1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.

La sola Camera dei Deputati costa al cittadino Euro 2.215 al MINUTO.



Fatela circolare

Si sta promuovendo un referendum per l'abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari. Queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i mass media rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani.


(ricevuta per email)


Sotto il vestito niente?


PARTITO DEMOCRATICO: SOTTO IL VESTITO NIENTE?

di Gabriele Vannini

La discussione attorno al Partito Democratico ricorda molto da vicino l’Azione Parallela che Musil ha descritto nel suo capolavoro ‘L’Uomo Senza Qualità’.

In vista del settantesimo anniversario del regno dell’imperatore Francesco Giuseppe viene promossa una grande iniziativa destinata a suggellare l’evento e ogni frammento della società viennese riempie questo progetto delle proprie particolari aspettative. Avviene così che in un crescendo di attese e di vaghezza l’Azione si rivela un colossale ‘bidone vuoto’, dove ciascuno riversa fantasie, sogni, aspirazioni, deliri. Nel romanzo l’evento, naturalmente, svapora nel Nulla e diventa una metafora sottile e perfida di una società che si accinge a collassare su se stessa, avvitata in una spirale narcisistica e autoreferenziale (la sconfitta bellica e il crollo dell’impero sono dietro l’angolo).

Non si offendano i leader di Ds e Margherita - e lo stesso Prodi - per questo accostamento ma certi aspetti del confronto politico appaiono veramente ‘lunari’ rispetto allo scenario che la realtà odierna ci presenta. 

 ...

quella che va profondamente rivisitata è, a mio avviso, la stessa ‘forma-partito’ quale è scaturita dalla tradizione del diciannovesimo e ventesimo secolo: struttura rigidamente verticale, catena di comando esercitata a senso unico da un centro decisionale verso la periferia, articolazione organizzativa di tipo territoriale, disciplina e coesione nell’attività politica esterna. Una macchina poderosa che ha rappresentato uno strumento indispensabile per avvicinare alla politica centinaia di milioni di persone e per conquistare quelle istituzioni democratiche che oggi siamo propensi a dare per scontate.

Con la crisi delle ideologie e con il dominio del mercato, il partito si è però trasformato in una mera macchina elettorale, un luogo che dispensa servizi e potere a ‘clientele’ selezionate. Assistiamo dunque a quella impressionante crisi di rappresentanza che è sotto gli occhi di tutti e che può costituire una minaccia per la democrazia, quando si manifesta con fenomeni come l’astensionismo o il neo-populismo di destra, oppure un rilancio della cittadinanza attiva quando sollecita la scoperta di nuove forme della politica.

Indicazioni interessanti in questo senso sono arrivate dalle pratiche dei nuovi movimenti internazionali emersi a cavallo del millennio (Seattle e oltre). Si tratta di tentativi forse ancora ingenui e immaturi ma comunque scaturiti proprio dalla critica del tradizionale modello partitico di cui cercano di superare gli aspetti più consumati e irrecuperabili. La novità più rilevante è rappresentata dal concetto di ‘rete’, un modello, ispirato alla ‘teoria dei sistemi’, che presenta alcuni indubbi vantaggi:

1) la struttura orizzontale, che mette tutti gli aderenti in condizione di parità e non accetta aprioristiche gerarchie;

2) la pluralità dei soggetti, ciascuno dei quali è chiamato ad esprimere la propria originalità senza sacrificarla ad un’improbabile sintesi superiore;

3) l’interazione, che consente di far circolare tutte le energie di un insieme tanto da ottenere un risultato complessivo superiore - o comunque diverso - rispetto alla semplice somma dei componenti.


L'articolo per intero

martedì 7 novembre 2006




Evasori di ieri


Una pratica molto diffusa era quella del contrabbando, per non pagare la gabella sulle merci. Si utilizzavano trucchi più o meno complessi, a ricordarci che i tempi passano mentre coloro che non vogliono pagare, restano nei secoli. Le donne nascondevano i prosciutti sotto le gonne, spesso facendola franca e riuscendo a far passare anche carne e salsiccie, il tutto sapientemente nascosto. Vi era chi nascondeva lo spirito sotto la brace dello scaldino, durante l’inverno, ed era molto difficile per il Gabellino scoprire quel nascondiglio. Le ricerche erano, però, molto accurate anche perché, come premio per aver fermato il contrabbando, l’ispettore poteva ricevere sino a dieci lire di ricompensa e il malcapitato doveva pagare una multa dieci volte la gabella, oppure lasciare la merce. Famosi per la frode erano i mortuari che, di ritorno da un cimitero fuori le mura, arrivavano a nascondere nella bara anche un intero maiale. Le cronache ci informano, inoltre, di tante storie di carrozze che arrivavano, sapientemente, quando il crepuscolo confondeva le figure, con a bordo un porco travestito con abiti femminili, riuscendo in molte occasioni a passare inosservato. ( da Firenze Informa, ottobre 2006 - Media Point ed. ).


 

sabato 4 novembre 2006


Novembre'66

La Guerra Grande dell'Arno

di Francesco Niccolini

letto e interpretato da

Sandro Lombardi, Anna Meacci, Marco Paolini

Quartetto Toscano


Viste ieri sera al teatro Puccini le prove generali. Stasera, 4 Novembre 2006, spettacolo unico - per inviti - al teatro Verdi di Firenze.

L'entrata alla prova del Puccini me la sono guadagnata con una email di pronta risposta all'invito. Diritto a due posti agratis. Con me Lauro Seriacopi, occasione per un reincontro dopo un intervallo di alcuni anni. Lo spettacolo, un'ora e mezzo, mi ha coinvolto dal principio alla fine, perché è bello in se stesso e perché, già, io c'ero, a Firenze, il 4 novembre 1966: Via della Cernaia n.15. Zona Ponte Rosso, via Bolognese, dunque fuori dai flutti, anche da quelli del Mugnone (te lo ricordi Calandrino e l'elitropia del Decameron?), il quale Mugnone straripò il giorno dopo, ma a valle di Viale Milton e Via XX settembre. Ero arrivato a Firenze con Paola e Michele (di 1 anno) ai primi di ottobre, da Ponte a Poppi in Casentino. Lì la mia casa ha avuto l'alluvione, anche se non al primo piano).

C'eravamo trasferiti dal primo ottobre in coincidenza con l'inizio delle scuole: Paola scuola media dell'Antella, il Barba Istituto Professionale Peruzzi di via Lamarmora. A quei tempi noi freschi laureati avevamo tutti la possibilità di insegnare, mai di ruolo, eterni supplenti prima annuali poi triennali. Ma posto sicuro dato lo scarto tra laureati e posti effettivi disponibili. Il fatto che le cattedre fossero quasi tutte fuori ruolo ci dette la possibilità di ottenere con un solo botto , both, ambedue, il trasferimento a Firenze e, dico, per me Firenze centro: 10 minuti a piedi ogni giorno da via della Cernaia, attraverso Mugnone, via Bonifacio Lupi, Questura, via Lamarmora. A volte mi incrociavo con La Pira che mi salutava senza conoscermi, in quel tratto di via Lamarmora che ora porta il suo nome. A proposito di Lamarmora, quando sarò io al potere assoluto, toglierò via tutti i lamarmora cadorna diaz e via generalando per far posto, come qui all'Isolotto a magnolie rododendri mimose agrifogli aceri gaggie roseto o forse più pratico, come a new York 1,2,3,4,5,6,7.8 e via numerando. Comunque prima cosa - che si dovrebbe davvero fare - nei centri storici rimettere i nomi medioevali: via larga, borgo stretto, torcicoda, diavoli e madonne. Ma basta generali di quello schifo di grande guerra. Oggi sarebbe la festa di quella Vittoria. Understood?

Ritornando all'onda, quel 4 novembre Paola ed io eravamo passati da Viale Belfiore a Via della Cernaia, casa dei nonni babysitter Ada e Luigi. In viale Belfiore avevamo solo la camera in attesa che, col 31 dicembre, si liberasse l'appartamento di via della Cernaia contiguo a quello dei nonni. Là, alla sera, al momento di andare a letto, trovammo la via sbarrata dall'acqua che aveva allagato il sottopassaggio tra la fortezza e viale Belfiore. La settimana dopo l'alluvione siamo dunque stati stretti stretti cuore a cuore 4 adulti e un bambino in un miniappartamento con una sola camera più salotto. Un piano rialzato, quarto piano, senza ascensore e, come tutti, senz'acqua. Il compito quindi del giovane trentenne quello di portare secchi d'acqua dal cortile interno di villa Basileschi (a quei tempi c'era una clinica privata), lato Fortezza da Basso. Nei giorni seguenti una squadra di soccorso tedesca era al lavoro sul Mugnone lì accanto con un mini impianto di potabilizzazione (la chimica tedesca!).

Di quello che succedeva in Santa Croce, alla biblioteca Nazionale, all'ippodromo delle Cascine, abbiam saputo dopo come naturale per chi vive le cose in presa diretta..

Quando ebbi modo, giorni dopo, di trovare un paio di stivali di gomma, feci il giro del centro. L'impressione più forte fu la patina di nafta lasciata su tutto come una bava di lumacone moccioso. Perché, lo dice anche il testo di Francesco Niccolini, i depositi di gasolio degli impianti di riscaldamento, ai primi di Novembre, avevano tutti il pieno, per forza. Questo, dalle immagini dei vari documentari in bianco e nero, non si vede bene. Questa nafta me la sento ancora attaccata alla pelle, con un senso di freddo umido e di disgusto allergico.

Per finire.

Mi ricordo che la mattina del 3 novembre mi trovavo in S.Lorenzo mercato centrale; pioveva e l'acqua cominciava a far piccoli rivi, fuoruscendo dai tombini, correndo lungo le zanelle. Si avvicinava piano piano alle soglie dei negozi. Mi soffermai curioso a vedere il lavorio dei proprietari tutti impegnati a porre sacchetti di rena e oggetti vari lungo le soglie. Il giorno dopo furono tutto sott'acqua.  

"Oh, degli intenti umani antiveder bugiardo!"

Dedico la citazione all'incoscienza criminale di chi ha in mano, in questo momento, le sorti del pianeta e si comporta come ci siamo comportati tutti noi fiorentini nei primi giorni del novembre 1966.

Ci tengono caldi con i pannicelli dell'antiterrorismo e delle missioni di pace mentre il pianeta è alle prese con lo tsunami della sovrapopolazione, del riscaldamento generale, dell'inquinamento indotto, della fabbricazione folle di armi di distruzione di massa per una guerra preventiva permanente...ai propri incubi esistenziali, prima che agli effettivi interessi anche da un punto di vista egoistico.

Link su foto alluvione '66

Ma oggi qui a Firenze splende il sole e chi scrive vede, stando al caldo, fuori della finestra i colori dell'autunno che ci ha regalato l'ottobre più mite degli ultimi secoli. Buona giornata. In pace e senza Vittoria. 

venerdì 3 novembre 2006

Sig. Enea, vuole dell'uva?


Silvio Berlusconi e' come

il signor Enea

che andava a rubare l'uva.

Il contadino protesto'

e lui non solo

picchiava il contadino,

ma ogni volta che passava

lo obbligava a dire:

signor Enea,

vuole dell'uva?




Di chi è?




Controcanto:

e sempre allegri bisogna stare

che il nostro piangere fa male al re

fa male al ricco e al cardinale

diventan tristi se noi piangiam!

Le 365 giornate di Napoli


"Li arruolano appena diventano capaci di essere fedeli al clan. Hanno dai dodici ai diciassette anni, molti sono figli o fratelli di affiliati, molti altri provengono da famiglie di precari. Sono il nuovo esercito dei clan della camorra napoletana. Vengono dal centro storico, dal quartiere Sanità, da Forcella, da Secondigliano, dal rione San Gaetano, dai Quartieri Spagnoli, dal Pallonetto, vengono reclutati attraverso affiliazioni strutturate in diversi clan. Per numero sono un vero e proprio esercito. I vantaggi per i clan sono molteplici, un ragazzino prende meno della metà dello stipendio di un affiliato adulto di basso rango, raramente deve mantenere i genitori, non ha le incombenze di una famiglia, non ha orari, non ha necessità di un salario puntuale e soprattutto è disposto a essere perennemente per strada. Le mansioni sono diverse e di diversa responsabilità. Si inizia con lo spaccio di droga leggera, hashish soprattutto. Quasi sempre i ragazzini si posizionano nelle strade più affollate, col tempo iniziano a spacciare pasticche e ricevono quasi sempre in dotazione un motorino. Infine la cocaina, che portano direttamente nelle università, fuori dai locali, dinanzi agli alberghi, alle stazioni della metropolitana. I gruppi di baby-spacciatori sono fondamentali nell'economia flessibile dello spaccio perchè danno meno nell'occhio, vendono droga tra un tiro di pallone e una corsa in motorino e spesso vanno direttamente al domicilio del cliente. Il clan in molti casi non costringe i ragazzini a lavorare di mattina, continuano infatti a frequentare la scuola dell'obbligo, anche perchè se decidessero di evaderla sarebbero più facilmente rintracciabili. Spesso i ragazzini affiliati dopo i primi mesi di lavoro vanno in giro armati, un modo per difendersi e farsi valere, una promozione sul campo che promette la possibilità di scalare i vertici del clan; pistole automatiche e semiautomatiche che imparano a usare nelle discariche di spazzatura della provincia o nelle caverne della Napoli sotterranea.

Quando diventano affidabili e ricevono la totale fiducia di un capozona, allora possono rivestire un ruolo che va ben oltre quello di pusher, diventano `pali'. Controllano in una strada della città, a loro affidata, che i camion che accedono per scaricare merce a supermarket, negozi o salumerie, siano quelli che il clan impone oppure, in caso contrario, segnalano quando il distributore di un negozio non è quello `prescelto'.

Anche nella copertura dei cantieri è fondamentale la presenza dei `pali'. Le ditte appaltatrici spesso subappaltano a imprese edili dei gruppi camorristici, ma a volte il lavoro è assegnato a ditte `non consigliate'".

Da `Gomorra' di Roberto Saviano.

Trovato qui

mercoledì 1 novembre 2006

Il consolato americano


Presto a Firenze ci sarà la tranvia, ma per adesso ci sono i lavori. Imponenti, invasivi, insopportabili. Il ponte alla Vittoria e tutto ciò che ci sta intorno sono soffocati da un nodo inestricabile di macchine che non si allenta mai.

Anche prima c’era traffico. Da quando mi ricordo quel tratto di viale che va dalla Porta al Prato fino al ponte è sempre stato incasinato. Ma adesso è peggio, non c’è dubbio. In questi anni tutta la zona ha assunto un aspetto sospeso e trasandato, non sembra neanche di stare a Firenze. Per questo motivo quando sono quasi andata a sbattere contro una incongrua fioriera piazzata nel mezzo del Lungarno Amerigo Vespucci quasi non ci ho fatto caso. Non mi sono stupita, ho messo i piedi giù dalla bicicletta e mi stavo rassegnando a pagare il mio pegno al progresso della città.


E invece no. Quelle fioriere, e le transenne, le camionette coi carabinieri messe di traverso come in un’eterna emergenza non sono una tappa disagevole da sopportare in vista di una modernizzazione. Sono un raffazzonato tentativo di risolvere un problema, reagendo con colpevole debolezza di fronte all’arroganza.


Il Lungarno di Firenze, come gran parte della città, è patrimonio del mondo. E’ difficile mettersi in relazione con la bellezza, ma si può fare. A patto che si tenga presente che non è privata. E come se ogni gesto prevedesse l’approvazione di un’assemblea di un immenso condominio.


Oppure si tratta di ricrearne una nuova sulla base di un nuovo talento. Come mettere i baffi alla Gioconda, o una piramide di fronte al Louvre. Chi ha il coraggio, e l’immaginazione, può farlo.

Ma quello che non si può fare per nessun motivo è regalarla, questa bellezza, a chi mostra i muscoli, sputtanarla perché qualcuno la trasformi in un ennesima dimostrazione di potere.


Mi piacerebbe sapere che cosa pensa Oriana Fallaci di quello che ha fatto il consolato americano del Lungarno Vespucci. Per carità, niente piscia e niente cazzi, non si sentono né preghiere né puzze di nessun genere. Semplicemente perché quel pezzo di Lungarno non c’è più. E stato sottratto e messo sotto vuoto. Non è più di proprietà della città e dei cittadini. Alcune centinaia di metri di uno dei lungofiume più belli del mondo sono diventati l’entrata del consolato americano.


Sorvegliato dalle due gigantesche fioriere, inamovibili, cementate in mezzo alla strada di traverso. Non sul marciapiede, ma in mezzo alla strada, dove le auto transitavano normalmente. E dove continuano a transitare, nel tratto che segue e in quello che precede. E dal momento che il divieto vige anche alle spalle del palazzo, garantito da transenne e da solerti carabinieri, quel rettangolo di città è diventato un territorio astratto, una «zona» dove neanche gli stalkers sono ammessi. Per evitare che ci parcheggino jeep imbottite di esplosivo. Capisco la loro preoccupazione, ma per quale motivo non si spostano allora in una parte della città che sia controllabile senza creare disagio?


Come reagirebbero se ci prendessimo una mano della Statua della Libertà per farne una pista per elicotteri, o chiudessimo il ponte di Brooklyn perché ospitasse la fiera della porchetta di Ariccia?

Da Elena Stancanelli, Firenze da piccola, Laterza 2006 (Pag.33-34) € 9.



Comprato ieri, letto d'un fiato.

Aggiornamento del 12 dicembre 2006

Ha pro
prio ragione Israel Shamir: Gli ‘Assassini’ traevano il loro potere dalla capacità e prontezza ad assassinare capi crociati o musulmani, lasciando vivi solo governanti deboli che non osavano toccarli.

Gli ebrei fanno lo stesso: a volte con la spada, a volte col denaro, a volte coi media, sicché nessun leader forte sorga nella loro sfera d'influenza.



Marwan Barghouti: No Peace With Occupation

I have finally finished the biography of Marwan Barghouti that I was aiming to get online in time for the PLC elections of 26 January.

Barghouti is the most prominent prisoner among the 10,000 Palestinians currently in Israeli jails. He is an unambiguous supporter of the two-state solution, recognises Israel within its 1967 borders, and was an early and enthusiastic advocate of the Oslo Accords. However, he became increasingly convinced by the continuing expansion of Israeli settlements in the Occupied Territories through the 1990's that Israel's commitment to a negotiated peace was a sham, and that Israeli would never be persuaded to end the Occupation by negotiations alone. When the Oslo process collapsed in October 2000, Barghouti was a vocal supporter of armed intifada, as a means of bringing home to Israelis the fact that as long as they remained occupiers, they would never have security.


Barghouti was sentenced to five consecutive life sentences plus 40 years in May 2004 for complicity in five killings carried out by the al-Aqsa Martyrs' Brigades, charges he denies. Since his conviction, his popularity with the Palestinian public has soared, and since Arafat's death he has been easily the most highly-regarded leader by Palestinian public opinion. Barghouthi is widely-regarded as a likely future Palestinian leader, and what you think of that prospect depends on where you are coming from: if you're Silvan Shalom, Barghouti is the personification of Palestinian terrorism who will never be released; if you're Yossi Beilin, he's the good Palestinian gone bad, who nevertheless represents a better alternative for Israel than Islamist leadership of the PA. If you're a pro-Oslo Palestinian, he's the leader who's going to get you where you once thought Oslo was meant to lead; and if you're an anti-Oslo Palestinian, he's another of those Fatah quislings who even now is conspiring with Abu Mazen and the Young Guard to overthrow the Hamas government and sideline the external Fatah leadership...


So, I guess that's something for everyone. Read Barghouthi's bio here, or via the Palestinian Biographies link in the left sidebar.

Many thanks to Laurence of Cyberia