venerdì 28 settembre 2007
Un chinotto, grazie
Ci sono delle bevande che è meglio non ordinare come apertivo, se non si vuole passare per vecchi babbioni. Fino a poco tempo fa il chinotto era una queste. Questa bibita analcolica italiana, deliziosamente amara, era nata ai tempi del boom economico. Con gli anni, il suo successo era stato offuscato dall'arrivo della Coca-Cola. Ma adesso il chinotto è tornato, e non solo in Italia, ma anche in Svizzera, dove è venduto in molti supermercati. Per questa bevanda vintage comincia una nuova stagione.
Le Temps, Svizzera [in francese]
http://www.letemps.ch:80/template/societe.asp?page=8&article=215827
Per Paola che insiste con la Coca Cola.
Passo carrabile
Lessico e multe (divertissement)
Imp.Versati | Imp.Dovuti | |||||||||||
Somma | Dovuta: | Rata unica | con scadenza | 31/05/2003 | 141,00 | |||||||
Versamento | effettuato | il | 05/06/'2003 | 141,00 | ||||||||
Penalità | 20% | su | 141 per | ritardato versamento | 28,20 | |||||||
Interessi maturati | sui | ritardati | pagamenti | 0,06 | ||||||||
Recupero | spese | di | notifica | 6,00 |
TOTALE COMPLESSIVO DIFFIDA ARROTONDATO € 34,50
DIFFIDA AD ADEMPIERE N. 4630/2007
Lamadonna!
giovedì 27 settembre 2007
Natura
Lessico e bellezza
La luna che filtrava luce dalla finestra
ieri notte,
lampi e tuoni di stanotte,
sprazzi di sole e scrosci d'acqua
mentre accarezzo la tastiera
in punta di dita:
Placida notte, e verecondo raggio
2 della cadente luna; e tu che spunti
3 fra la tacita selva in su la rupe,
4 nunzio del giorno; oh dilettose e care
5 mentre ignote mi fur l’erinni e il fato,
6 sembianze agli occhi miei; già non arride
7 spettacol molle ai disperati affetti.
8 Noi l’insueto allor gaudio ravviva
9 quando per l’etra liquido si volve
10 e per li campi trepidanti il flutto
11 polveroso de’ Noti, e quando il carro,
12 grave carro di Giove a noi sul capo,
13 tonando, il tenebroso aere divide.
14 Noi per le balze e le profonde valli
15 natar giova tra’ nembi, e noi la vasta
16 fuga de’ greggi sbigottiti, o d’alto
17 fiume alla dubbia sponda
18 il suono e la vittrice ira dell’onda.
19 Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella
20 sei tu, rorida terra.
G. Leopardi, Ultimo canto di Saffo (l822)
mercoledì 26 settembre 2007
Lessico e luce
Bisogna dire, fare, far combaciare il dire con il fare. Firmamento, cioè andate a firmare e andiamo a firmare; testa, senza mento, testa. Usare la testa, altrimenti la penitenza la facciamo noi! I condannati siamo noi se non cambiamo. Questa volta indicare non è maleducato. La sollevazione popolare. Grillo diceva la sollevazione popolare: per vedere cosa c'è dentro, cosa c'è dentro!
Fanno i duecento all'ora, i politici. Certi politici.
Sono stato inquisito. E allora?
Sono stato condannato. E allora?
Non me ne andrò mai.E allora?
Sono colluso.E allora?
Non me ne frega niente.E allora?
E allora?
E' velocità, questa. Vanno fermati per la velocità.
Dobbiamo montarci la testa, montarla! L'abbiamo sul comodino: va montata! A vita, a vita! Se no non funziona! La testa va montata! Chi è steso al potere a prendere il sole, ci prende il sole. Non voglio il sole? Voglio il sole. Non chiedo la luna, lo voglio il sole! Non ce ne facciamo una ragione? Cerchiamo tutte le ragioni! Usiamo le furbici per tagliare. Le furbici per tagliare.
Gli spenti. Abbasso gli spenti, non siamo spenti! Noi non andiamo a elica, andiamo a reazione: questa piazza è una reazione! Una reazione! C'è una monarchia che ci piace: il suo re è re-agire e re-sponsabile. Sono i due re che noi vogliamo. Re-agire! Certe volte siamo avversari del cane, ma amici dell'osso. Siamo conniventi.
Ribelliamoci, torniamo al bello. Ri-bello. Rivoglio il bello! La metereologia sociale, culturale, antropologica, filosofica.
Dove siamo arrivati? Il problema non è dove siamo arrivati, è quando cominciamo. Oggi! Cominciamo oggi! Ora! E' la cosa importante.
Dice: "ma è una forma di violenza". La violenza brutta e cattiva non mi piace, ma siccome c'è quella bella e buona...usiamo la violenza bella e buona! Devono dormire preoccupati. Dormire preoccupati. Non possiamo solo chiedere gli autografi alle persone, dobbiamo anche dire "non va!". Chiediamo a certi giornalisti che vanno a chiedere a una persona che non è ancora condannata che cosa ha fatto o al padre di un bambino morto cosa si prova ad avere un figlio morto, chiediamo a quel giornalista di andare da un'altra parte! Non lì! Questa non è politica, è cultura, è cultura!
Chi è Stato? Noi siamo Stato! Chi è Stato? Noi siamo Stato! Loro sono stati? No, no, non so, ma loro non sono Stato. Vanno contestati. E lo Stato è uno Stato pietoso? Non lo so. Cerchiamo di essere maiuscoli!
L'uomo deserto insabbia e vende miraggi. Non si può. Il popolo degli zittiti non esiste, gli zittiti non esistono! Attenzione ai mezzi di distrazione di massa! Beppe Grillo ci ha raccontato cose che potevamo, forse, sapere prima, ma ci sono i mezzi di distrazione di massa! Certa televisione, certi reality, certo calcio, certe ore spese a cazzeggiare!
E intanto pensiamo ad altro. Meno morbo di "Cronic", il morbo della cronaca. Meno cronaca, parliamo d'altro. A forza di ridere restano. Basta scherzarci sopra, dobbiamo non starci sotto! Il campanello d'allarme lui l'ha suonato. Abbiamo suonato il campanello. Possiamo andare su e vedere cosa c'è, suonando il campanello d'allarme? Questa è la domanda. L'intelligenza e l'onestà sono una dogana, non passano tutti. Scendiamoci in testa, non basta una piazza. Ogni giorno possiamo fare una manifestazione interiore, nella propria testa! L'abbiamo un'anima o abbiamo solo un corpo? E' una domanda. Siamo feriti dall'illegalità e le bende ce le mettono sugli occhi. Non è lì che vanno le bende. Protesta interiore.
L'altra domanda che mi faccio è: è importante vedere perchè Tanzi è arrivato lì, cosa facciamo nella scuola e nell'Università perchè non si formino industriali di quel genere? Cosa si fa? Questo è il tema! Chiudo. La casa di tolleranza. Torniamo a casa, non tolleriamo più! Non tolleriamo più! I partiti dei partiti!
Grazie Beppe! Pensare! Pensare!" Alessandro Bergonzoni
martedì 25 settembre 2007
V-Day Firenze P.zza Della Repubblica 8 Settembre 2007
Questa mi era sfuggita: Ecco perché il processo a Saddam Hussein sulla tragedia dei Kurdi di Halabja non l’hanno mai voluto fare. Ecco perché l’hanno impiccato prima (per aver ucciso 148 estremisti islamici): per evitare il processo per le vittime di Halabja. Sarebbe saltato fuori il famoso rapporto al Congresso intitolato “Iraqi power and U.S. Security in the Middle East (97 pagine)" e sarebbe stato scoperto che in questa faccenda, loro, gli americani, avevano una pesante responsabilità.
Continua qui
Cari amici, io non sono pessimista; sono un ottimista ben informato.
( segnalato da Paola che mi legge un' intervista alla moglie di Saramago che riferisce la battuta del marito - Su Juan Arias, José Saramago L'amore possibile, Frassinelli ed.).
sabato 22 settembre 2007
Webster Tarpley
Webster Tarpley
Clicca sul quadratino bianco.
Audio dell'intervento di Webster Tarpley alla seduta fiume dell'11 settembre u.s. su Arcoiris. Ci tengo che tu lo senta. (Si scarica velocemente. Spero che funzioni: non sono un tecnico).
venerdì 21 settembre 2007
Vaffa day (II)
Prodi, Grillo, effetti cinematografici
Tutto vero quello che dice Grillo anche riguardo a Prodi che dorme da ritto. Quello che Grillo non tratta – non è uno storico – è il contesto dell’8 settembre.
Nel 1943 l’Italia era ancora occupata dai tedeschi, il re cacciò Mussolini ma non i fascisti che cacciarono lui e si ripresero Mussolini. I partigiani cacciarono i fascisti e gli americani ce li rimisero dopo un corso accelerato di addomesticamento. De Gasperi fece miracoli destreggiandosi tra Togliatti, Pio XII, Padre Lombardi, l’America e il Piano Marshall. Gli anni più duri dall’8 settembre 43 fino al 25 aprile del 45. Fine della monarchia. (scusate di questa ricostruzione fata a mano).
Nel 2007 l’Italia è in mano agli USA, attraverso le basi proprie e la NATO, il territorio è in mano a Ratzinger attraverso le 27.000 dislocazioni parrocchiali. Ratzinger si è trovato il terreno spianato dalla cavalleria polacca e dalle “vesti nere” dell’Opus Dei, Kissinger è l’assassino di Aldo Moro insieme a Gardner l’ambasciatore USA a quel tempo. Kissinger un annetto fa è venuto a Roma ed è stato due ore a colloquio con Prodi, senza interprete. Gli USA hanno un Ente, diverso dalla CIA e dalla NSA che ha l’incarico e i mezzi per rovesciare i governi del mondo, sta lavorando a tempo pieno, la CIA o NSA o MOSSAD esercita la licenza di uccidere e rapire; a volte a volto scoperto, normalmente sotto falsa bandiera: Al Qaeda (legione araba della CIA - definizione di Tarpley), Brigate Rosse, Esercito Islamico di Liberazione, Anarchici insurrezionalisti…lo strazio quotidiano dell’Iraq è un’estensione dell’operazione Salvador direttamente portata avanti da Negroponte nominato all'uopo capo di tutti i Servizi segreti unificati. Kissinger era la persona incaricata dai Servizi di sorvegliare Nixon quando giocherellava con la valigetta dell’ordigno atomico, perché i Servizi non si fidavano di Nixon. Io modestamente sapevo con relativa certezza già nel 2002 che le due torri erano state abbattute dal Governo Bush-Cheney, perché me l’aveva spiegato bene Roberto Quaglia, scrittore e cultore di fantascienza, in alcuni files dal titolo “Il crollo dell’Impero Americano”. Ancora oggi vivo a gomito a gomito con amici colti e stimabili che non credono all’autoattentato dell’11 settembre 2001. Colpa dei Bias, diceva Quaglia, e del carrello pieno del supermercato, dico io.
Fantascienza, Fantarealtà. Un altro che aveva descritto tutto, Philip Dick, “I simulacri”, 1970 c.
I 19 attentatori sauditi non sono morti, perché non erano negli aerei dirottati dal Pentagono sulle due torri. Tutti sauditi, solo Atta egiziano, tutti brokers, agenti, compreso Bin Laden, agente CIA certificato. La foto di Atta che tutti ricordiamo è stata scattata durante una tra le mille esercitazioni militari che il governo Americano ha messo in ponte nelle settimane prima e che avevano raggiunto un culmine parossistico i giorni immediatamente prima dell’11 settembre. Tanto che gli addetti ai controlli di sicurezza si dicevano tra loro: ma è una simulazione o siamo sotto attacco? Non ci si capisce più un tacco. Appunto. E il Presidente nascosto dal fratellino, in una scuola coi bambini, con quella faccia rintronata e presaga..
Per mettere le mine nelle due torri ci fu un’interruzione di luce elettrica che durò ore o giorni e che permise ai Servizi di fare il servizio senza il controllo delle telecamere… Stavano piazzando la termite con un pizzico di zolfo. Ecc. ecc.
Tutto questo l’ho saputo attraverso Internet, leggendo articoli in inglese o tradotti da Znet. L’ultima che mi era sfuggita, Atta e i 18 attentatori ripresi durante le simulazioni, l’ho saputa da
Webster G. Tarpley. la sera dell’11 settembre u.s durante la maxi trasmissione di Arcoiris .
Non c’è niente da fare: gli americani sono insuperabili con gli effetti cinematografici. E noi europ ce li godiamo entrando in sala col paiolo di popcorn che ti danno all’entrata della multisala, alle Warner Bros qui all’Isolotto, firenze Sud-Ovest, parcheggio gratuito garantito. Non dimenticare i tappi per gli orecchi contro gli effetti sonori.
Forza Grillo, coraggio Prodi. E noi, prego, un po’ meno brodi.
Prova a scaricare questo servizio; Webster G. Tarpley te la racconta in italiano. E' quasi divertente. Senza quasi. Il download è un po' lungo, ma puoi continuare a lavorare durante l'attesa; quando è scaricato parte da sé.
giovedì 20 settembre 2007
Vaffa day
Vaffa day
Di Beppe Grillo non mi piace il Vaffanculo, preferisco pensare Venceremos. Dò atto a Beppe che col vaffa si casca in piedi, nel caso di partita persa. Ma l’ho messo nel blog, perché io ho un debito di riconoscenza per Grillo. Per tutto quello che mi fa sapere vedere e sentire. Specialmente sul campo dell’economia e degli affari nel quale mi sento molto scarso. Che non saprei né vedrei né sentirei leggendo Repubblica e il Corriere, vedendo il TG, ascoltando la radio. La stessa riconoscenza la devo, che so, a Marco Travaglio (e a Santoro che lo porta in video). Ecc. D’altronde il Grillo strillante non se la piglia solo coi politici, i parlamentari, gli amministratori pubblici, ma anche e particolarmente coi grandi dirigenti d’azienda. E’ chiaro che col piove governo ladro si tira dietro tanti e poi tanti, come l’incantatore dei topi dei fratelli Grimm o Andersen non ricordo. Dietro Grillo c’è posto per tutti. E la partita deve ancora incominciare. Io non c’ero a firmare, perché ero fuori casa, non c’era una bancherella a portata di mano. Non ho letto neppure la proposta per intero. Ma leggo la posta dei post di Grillo tutte le volte che Bloglines mi allerta. E’ un bel servizio, riempie un vuoto. Che rimane vuoto ma muove le acque provocando irritazione all’olfatto, come la pescaia qui sull’Arno che fa ribollire e spumeggiare l’acqua che manda fuori il fetore ma incamera un po’ d’ossigeno. Quanto a Prodi che ha l’alzheimer e Mastella che dà di fuori, d’accordo, ma non fino al punto che tanto vale il Berluska. Perché “il peggior governo di Prodi è sempre meglio del miglior governo di Berlusconi” e D’Alema è meglio di Fini. Ho letto un articolo sul DonChisciotte che non mi piace per niente; dà per scontato quasi augurato il ritorno di Berlusconi come male minore.
Sulle tasse non so che dire, non sono un piccolo artigiano. Per me statale è più facile; d’altronde all’ospedale ti prendono gratis. In America ammalato=ko, sick-ko. L’ho visto da poco: grande documentario, grande Michael Moore. Grandi tutti quegli statunitensi che si battono a fronte alta per l’impeachment. E’ lì l’origine di tutto. Ne cito due per tutti: Debra Sweet, Webster G. Tarpley. (E grazie ad Arcoiris che l'11 settembre mi ha fatto vedere Tarpley che parla anche l'italiano).
Arcoiris è sul satellite; obbligo di qualche visita.
Post Scriptum: Prodi ha detto che gli italiani non sono mediamente migliori dei loro politici. Secondo me è vero, con una precisazione temporale: all'inizio. Ma poi il politico assaggia il potere, si copre di privilegi, non molla l'osso, diventando pericoloso agli altri. Gli italiani senza potere e senza privilegi non sono in grado di diventare pericolosi: portatori sani.
Questo P.S. non va contro le proposte del Grillo Strillante.
venerdì 14 settembre 2007
Shantaram
Un romanzo di 1180 pagine. Paola l'ha preso ieri alla Edison in Piazza della Repubblica su richiesta di Mariella. Ho letto le prime 80 pagine e penso che lo finirò senza addormentarmi ad ogni cpv. Paola mi guarda positivamente esterrefatta.
Su Wikipedia
giovedì 13 settembre 2007
LA FINTA GUERRA AL TERRORISMO:
È TEMPO DI METTERE IN QUARANTENA GLI AGGRESSORI
Estratto da “La fabbrica del Terrore”, di Webster G. Tarpley
400 anni fa, in questo mese, Robert Cecil, il Primo Ministro del Re inglese Giacomo I, compì il suo capolavoro, la Congiura delle Polveri, per far esplodere il Re e il Parlamento. La responsabilità di questo tentativo era stata fatta cadere sullo zimbello Guy Fawkes e altri cospiratori, che furono torturati e condannati a morte.
Furono incolpati anche i cattolici, il Papa, i gesuiti e gli spagnoli, dando così il via a secoli di conflitti e di espansione imperiale. Ma il complotto era una provocazione sintetica, messa in scena da Cecil. Il terrorismo era solo una doglia nel travagliato parto con cui veniva al mondo la fazione finanziaria angloamericana, e il terrorismo accompagna ancora oggi quella fazione nella sua moribonda senilità.
Secondo l’odierno regime neocon a Washington, l’evento centrale nella storia del mondo è rappresentato dagli attacchi dell’11 settembre 2001. I neocon chiedono che gli affari mondiali si riorganizzino intorno a ciò che essi chiamano la guerra al terrorismo, ...
... presumibilmente mossa dagli USA, dalla Gran Bretagna e da altre potenze anglofone contro le potenze oscure dell’Islam radicale. Questa finta guerra al terrorismo è completa di opzioni per attacchi nucleari a sorpresa su qualunque paese a scelta del regime Bush. Questi possono essere corredati da aggressioni convenzionali e dalle cosiddette “rivoluzioni dei colori”, il nuovo nome dei tradizionali colpi di Stato della CIA del tipo “people power”.
La principale premessa della guerra al terrorismo è il mito del 9/11: 3.000 persone uccise presumibilmente da un gruppo di 19 dirottatori, incluso Mohammed Atta, tutti membri di Al Qaeda, guidati da Osama Bin Laden e operanti da una grotta afgana con un computer portatile ecc. Come dimostro nel mio libro, questa premessa è una balla pazzesca. Gli eventi del 9/11 sono stati una provocazione premeditata e messa in pratica a partire dagli intimi meandri dell’apparato militare, di sicurezza e dei servizi segreti degli USA, per mano di una fazione profondamente radicata in questo apparato, variamente chiamata “governo invisibile”, “governo segreto”, “governo parallelo”, “rete canaglia”, “squadra segreta”. Tale fazione coinvolge la CIA, il Pentagono, la NSA, l’FBI, il Ministero del Tesoro, la Riserva Federale e altri punti strategici del governo. È una fazione che opera da oltre un secolo. È intrallazzata con il MI6 e con il Ministero della Difesa britannici.
Il 9/11 è stato un golpe riuscito, progettato per dirottare la Casa Bianca di Bush verso la strategica “Guerra di civiltà” descritta da Samuel Huntington. I mondi arabo e islamico erano i primi obiettivi, con, a seguire, la Cina e anche la Russia, stando alla dottrina Wolfowitz. Il 9/11 rientra quindi nella tradizione degli attacchi autoinflitti o immaginari risalenti all’esplosione della USS Maine nel porto dell’Avana, nel 1898, che diede inizio alla guerra ispano-americana, e con essa all’imperialismo statunitense. Il governo segreto provò a mettere in scena una marcia fascista su Washington contro il Presidente Franklin D. Roosevelt, e provò ad assassinarlo. Tale governo ci ha portato alla Baia dei Porci, all’assassinio di Kennedy, al falso incidente del Golfo del Tonchino (in parte ammesso nelle ultime settimane dalla NSA), alla guerra del Vietnam, al tentato assassinio di Reagan, al traffico di armi e droga dell’affare Iran-Contra, al bombardamento della Serbia, all’affondamento del sommergibile russo Kursk, e alla loro impresa suprema, il 9/11, seguito dalle invasioni dell’Afghanistan e dell’Iraq. I presidenti statunitensi sono generalmente fantocci della rete canaglia, che rispondono ai bisogni di Wall Street e della City londinese.
mercoledì 12 settembre 2007
03)- Menzogna Globale, Natura e significato dell'11 settembre - 2° parte
11-9 Menzogna Globale Natura e significato dell'11 settembre Prima conferenza internazionale del movimento di inchesta italiano sugli eventi dell'11 settembre 2001 La versione ufficiale degli eventi dell'11 settembre ci racconta di quattro aerei dirottati da 19 terroristi arabi... di due torri venute giù perchè la loro anima d'acciaio si sarebbe fatta crema a causa degli incendi seguiti all'impatto degli aerei... di un boing che procedendo a volo radente avrebbe colpito senza lasciare traccia di sè il Pentagono... e di un altro boeing che si sarebbe schiantato in Pennsylvania seminando i prorpi resti come coriandoli in un raggio di diversi chilometri... Questo ed altro ci è stato ripetuto da tutti i principali network, senza il benchè minimo ancoraggio ai fatti accertati, alle fonti disponibili, e soprattutto contro le leggi della fisica... Come in un film pieno di errori, costruito nell'intento di confondere le idee. A distanza di cinque anni, sulla base di un enorme lavoro di documentazione svolto da uno stuolo di riecercatori e attivisti, il movimento internazionale di inchiesta sull'11 settembre è in grado di dimostrare l'insotenibilità di ogni aspetto della versione ufficiale, tutta la menzogna globale che essa contiene. A cominciare da alcuni fatti cruciali: quella mattina tre dei quattro aerei dirottati non furono intercettati non a causa di incompetenze e ritardi ma perchè ai più alti livelli fu ordinato di non reagire; le torri gemelle collasarono in quel modo non per l'impatto degli aerei ma perchè demolite dall'interno mediante potenti esplosivi; il Pentagono non fu affatto colpito da un grosso aereo commerciale ma perforato da un oggetto molto più piccolo... |
(2812 downloads)
data: 17/09/2006 - fonte: ARCOIRIS TV - lunghezza: 133,11 min.
venerdì 7 settembre 2007
Il monastero di Alcobaça
Riporto dalla guida lonely planet:
La grandiosa cucina che William Beckford definì "il più grande tempio all'ingordigia di tutta l'Europa", deve le sue proporzioni sorprendenti alle modifiche eseguite nel 18° secolo, che comportarono tra l'altro la costruzione di un canale al centro della sala che permettesse a un affluente del rio Alcoa di rifornire costantemente il monastero di pesce fresco che fluiva direttamente in una vasca di pietra la cui acqua era anche utilizzata per cucinare e lavare.
Ancora oggi non è difficile immaginare la scena che si presentò a Beckford quando fu condotto in cucina dai padri priori ("mano nella mano, tutti e tre insieme"): egli vide un'enorme quantità di pasta che una folta tribù di fratelli laici e inservienti spianava e sagomava in centinaia di formati diversi, cantando in allegria come allodole in un campo di grano.
Tutto finì nel 1834 con la soppressione degli ordini religiosi. Ma le pietre sono ancora lì in perfetta tenuta. E ti lasciano sbalordito. Con dei corpi così ben nutriti il canto di 400-1000 monaci doveva estasiare il Padreterno e fare invidia alla corte celeste, quando si elevava da quelle volte fatte di pezzi di cielo: queste.
Oggi hanno appena finito di far festa a Luciano Pavarotti, lo dico con affetto, perché come ha dichiarato quel priore di Modena ai giornali "chi canta prega due volte".
Dai un'occhiata alla cucina qui e poi passa al refettorio, ma attento alla porticina, perché "per entrare nel refettorio i monaci dovevano passare da una porticina e coloro che non riuscivano a passare erano costretti al digiuno finché non tornavano sufficientemente magri" (Lonely Planet).
A me sarebbe andata bene, ma il ristorante è ormai chiuso.
Vitorino che ci era venuto incontro all'uscita dell'A1 a Leiria, provenienti da Coimbra, ci ha condotto per mano, da laico priore, ad un ristorantino di campagna che sapeva lui (che in zona aveva anni addietro esercitato la sua professione di legale).
Le nostre foto
Visita virtuale al monastero di Alcobaça.
giovedì 6 settembre 2007
Portogallo VII
Vitorino e Antonio
Ce li aveva mandati l'ARCI durante il Global forum di Firenze del 6-10 novembre 2002. Assegnati d'ufficio a quei fiorentini che si erano dichiarati disponibili ad ospitare degli stranieri. Due sconosciuti portoghesi.
Vitorino ha uno studio d'avvocato con altri due soci a Leiria, dove abita insieme alla moglie Gabriela, Antonio abita a Coimbra con la moglie Nidia. Praticamente li avevo dimenticati..senonché, una quindicina di giorni prima della nostra partenza per Lisbona, Vitorino invia un messaggio ad amici e clienti per notificare la variazione dell'indirizzo email. Nell'accusare ricevuta lo mettiamo al corrente del nostro prossimo viaggio a Lisbona. Ci risponde con un esilarante italiano del traduttore elettronico: insiste che andiamo da lui, ne parlerà ad Antonio, perché non l'avevamo avvertito prima...All'aereoporto di Lisbona ci dà il benvenuto con l'SMS e più tardi per telefono ci offre la Peugeot 205 di un cugino che sta a Lisbona, senza l'aria condizionata ma sicura e adatta all'uopo, ma perché (colloqui dei giorni seguenti) non mi avete avvertito prima, abbiamo un appartamento disponibile a Lisbona, rimanete una settimana in più, potete stare ospiti miei a Leiria e di Toninho a Coimbra..
Insomma con Vitorino vedo incarnato il detto (Atti degli Apostoli?) "c'è più gioia a dare che a ricevere". Vitorino ha passato i primi vent'anni della sua vita in Mozambico, dove il padre aveva non so quale mansione governativa o attività d'altro tipo. Profuma ancora e tutto del profumo dei garofani del XXV Aprile 1974. "Mia moglie mi dice che io "sto sempre dall'altra parte"". Era stato con Antonio e il cugino della Peugeot al Global forum di Nairobi, da dove aveva proseguito per il suo Mozambico per finire in Sud Africa. Sembre sull'onda del profumo dei garofani.
E' così che l'ultima domenica d'agosto mi sono trovato con la macchina sul gran ponte XXV Aprile diretto a Coimbra (200 km a Nord), atteso all'uscita dal casello autostradale da Antonio e Nidia che ci hanno guidato verso casa loro. Molto bella, sulla collina, in zona residenziale.
Antonio è l'opposto di Vitorino: di poche parole, introverso, alto e bello (nota di Paola). A Firenze non l'avevo quasi notato, conoscevo poco la sua voce. Antonio è un Magistrato in pensione da pochi anni; un grosso magistrato: laureato in Direito nella sua Coimbra (abbiamo visitato la sua facoltà, antica sede storica), giudice in vari luoghi del Portogallo, con un anno, verso il termine carriera, a Macao! Un anno duro, sempre sotto scorta. Con il suo fare educato e tranquillo parla dei cinesi con preoccupazione: sono come dietro delle maschere, non riesci a vederli e capirli come realmente sono. E qui in Portogallo stanno realizzando una lenta occupazione di spazi e di attività, inarrestabili come le formiche. Ne parla preoccupato. Come parla dispiaciuto e critico quando, durante la passeggiata in macchina sulle colline intorno, ci mostra le belle ville quasi tutte abitate da medici. Perché il medico oggi in Portogallo si fa ricco in pochissimo tempo: i servizi sanitari pubblici chiudono o si riducono "per mancanza di fondi" lasciando spazio a cliniche private e servizi a pagamento. Le cose vanno male attualmente in Portogallo, soprattutto per i giovani - disoccupati e precari - Il governo attuale "socialista" è per certi aspetti, peggio del precedente, più pericoloso. Pronuncia questi giudizi netti con tono pacato e voce sommessa, mentre insieme assaporiamo, dalla fiasca del decantatore, il più bel vino Porto che un povero profano come me abbia mai gustato in vita sua. "Antonio è un grande intenditore e collezionista di vini" mi dirà Vitorino. L'appartamento è bello ed elegante, anche se non una villa da dottore. Nidia ci ha dedicato tutte le attenzioni. Da gran signora. Lingua di conversazione il francese (materia di insegnamento di Nidia). Poi Nidia ha preferito che Paola parlasse in italiano per gustarne la sonorità, mentre lei rispondeva in portugues.
Antonio e Vittorino, due no-global. Potevano essere a Genova e finire alla Diaz. Con Paola abbiamo parlato di questa anomalia. Abbiamo evocato quei grandi rappresentanti del Terzo Stato che fecero la rivoluzione dell'89, e Pombal che ricostruì Lisbona dopo il terremoto del 1755 e pose le basi civili del Portogallo, regolando i conti con nobiltà e clero, in anticipo sulla Rivoluzione Francese, come Pietro Leopoldo qui in Toscana...
Vitorino e Antonio, una fortuna averli incrociati nella vita.
Serata do Fado de Coimbra, 27 Agosto 2007. Antonio a dx nella foto.
mercoledì 5 settembre 2007
Lavavetri
La questione dei lavavetri, come giustamente osserva Miguel, è legata all'ossessione securitaria che pervade le nostre opinioni pubbliche (l'opinione pubblica, di per sé, è sempre "plurale"). Credo, ahimé, che sia un fenomeno preoccupante, ma destinato a dilagare.
Le società occidentali (chi più, chi meno) sono sempre più vecchie. Una delle ossessioni ricorrenti negli anziani è il senso di fragilità legato all'avvicinarsi inesorabile della morte. La paura del futuro - ovviamente sto generalizzando, ma si tratta di un argomento che mi sembra convincente - è maggiore nel vecchio che (avendo costruito qualcosa) ha "qualcosa" da perdere piuttosto che nel giovane ventenne che si sfracella a 180 all'ora contro un palo.
Tutto quello che, nell'ordinaria vita piccolo-borghese che tutti gli anzianotti odierni (i finti ribelli sessantottini figli del boom degli anni d'oro) si sono costruiti a furia di piccoli compromessi, disturba l'ideale serenità che pensavano (ingenuamente) di avere conquistato viene pertanto equiparato al rischio di perdere quel "qualcosa", e perciò fa molta paura.
Non si tratta di un facile psicologismo.
EduardGans
Faccio un piccolo intermezzo fiorentino in questo blog momentaneamente lusitano, perché questo commento letto or ora nel post di Kelebek riguardante l'ordinanza del mio sindaco che si appoggia a Lenin, mentre Bush piange sulle spalle di dio e Ratzinger in grembo a Maria, mi chiama in causa. In effetti è vero che tutte le volte che il rosso del semaforo mi blocca a fianco del lavavetri mi trovo in imbarazzo; senso di liberazione se il verde me lo fa superare all'ultimo momento, a volte dando gas prima che il giallo diventi rosso. Detto questo, annoto qui la mia tecnica di comportamento: sotto il cruscotto della mia Punto diesel 1900, anno 2004, c'è una specie di piccola rastrelliera per monetine di metallo; lì bado a tenere pezzi preferibilmente da 50 cent. Non per il pedaggio saltuario Firenze-Pistoia direzione Abetone (€ 1,40), ma proprio per il lavavetri nel caso deprecato che mi tocchi in sorte: 50 cent. Non consegno la monetina a chi allunga il braccio per chieder l'elemosina senza contropartita. Solo se uno pulisce il vetro o è pronto e disposto a farlo: moneta contro prestazione. Il motivo psico-socio-educativo credo sia intuibile. Non so se l'ordinanza del mio Sindaco colpisce anche l'accattonaggio ai semafori: per coerenza con quanto ho scritto sarebbe auspicabile. E il precario che offre "La Nazione" agli stessi semafori? Interessante questione degna di una tavola rotonda.
Deduzioni e conclusione:
Visto da destra:
L'ordinanza del Sindaco mi crea un sollievo oggettivo.
Quando poi un giorno di questi il borseggiatore del centro di Firenze mi avrà alleggerito del portafoglio, la zingarella con figlio in collo, la compagna a lato munita di foglio di cartone o pagina di giornale aperta avrà alleggerito la borsetta di Paola, quando il giovane italiano avrà risalito la conduttura di scarico dell'acqua piovana per entrarmi in casa attraverso il terrazzo, quando tutto questo si sarà duplicato, io potrei pensare che questo sia l'indotto dell'Ordinanza contro il lavavetri...
Io questo penso davvero e, per logica egoistica, mi dichiaro contro l'Ordinanza. Tra due mali sostengo il male minore.
Visto da sinistra:
Pinocchio finì in carcere “per quattro lunghissimi mesi” avendo denunciato al giudice “scimmione della razza dei Gorilla” di essere stato derubato delle sue preziose monete d’oro dai due furbissimi. I lavavetri di Firenze faranno la stessa fine? L’analogia fra la favola di Collodi e la realtà sembra molto diversa ma nel fondo invece ha delle affinità sostanziali. La denuncia dei lavavetri non è esplicita ma sostanziale. Si piazzano ai crocicchi delle nostre strade per recuperar le briciole di una rapina che il furbissimo Occidente ha perpetrato per secoli ai danni loro. Si chiamano popoli poveri. In realtà si dovrebbero chiamare popoli impoveriti, derubati, dissanguati. L’Inghilterra ha chiesto ora perdono per la tratta degli schiavi e organizza mostre ad esecrazione di un crimine orrendo durato fino a due secoli fa. Ma i discendenti di quegli schiavi vengono messi in prigione se reclamano le briciole di ciò che fu rubato ai loro padri. E finita la schiavitù è continuata con altri mezzi la rapina coloniale. E dopo la rapina coloniale ecco il dominio globale, finanziario, militare, culturale.
Con questo non voglio dire che l’immigrazione oltre che una risorsa non sia anche un problema. I lavavetri infastidiscono, è vero. Ma nessuna persona razionale e sufficientemente informata può ritenere che davvero la strategia repressiva risolva qualcuno dei problemi sollevati dall'immigrazione. Eriger muraglie nel tempo della globalizzazione totale è come recitar giaculatorie per fermare la pioggia. In conseguenza dell'appesantimento del controllo repressivo avremo solo una intensificazione del dominio della illegalità e della delinquenza sull'immigrazione. Non è questo che vogliono le strategie repressive, ma questo è lo sbocco inevitabile. Ed è proprio ciò a cui puntano le forze politiche ed economiche irresponsabili che da un lato cavalcano il disagio, la paura e le angosce della gente, mentre dall’altro fanno affari d’oro con gl’immigrati irregolari, facendoli lavorare a nero con salari irrisori, senza diritti né sicurezze, oppure utilizzandoli per manovalanza in traffici loschi.
Il problema vero, primario, non è l’immigrazione, ma la globalizzazione liberista. L’economia basata sul valore assoluto e quindi totalitario del danaro e del profitto sfrutta il divario Nord-Sud per annullare gradualmente la società dei diritti, per distruggere lo stato sociale, per portare a fondo la sconfitta della classe operaia e della sua cultura solidale. Al dominio della finanza che regola il libero mercato fa comodo un Terzo Mondo disperato. E gli immigrati servono in quanto assolutamente ricattabili, bisogna quindi che almeno in certa misura siano irregolari, braccati, disperati, impauriti, affamati, pronti a subire tutto per sopravvivere.
Siamo a uno snodo cruciale. Perché la scienza e la tecnologia stanno dando un'accellerazione incredibile e incontrollabile alla globalizzazione mondiale. Ma la cultura resta quella del neolitico. E forse a dir questo manchiamo di rispetto verso l'homo sapiens, che si costruiva armi di selce per la pura sopravvivenza e non per la rapina. La nostra è tutt'ora una cultura di egocentrismo, di contrapposizione, di rapina e in fondo di profonda violenza. E’ emblematico che si ergano grandi muraglie contro la mobilità dei dannati della Terra, nel momento della massima esplosione della mobilità globale. E che tanti fiorentini plaudano all’ordinanza contro i lavavetri mentre gnomi senz'anima e senza volto continuano a occupare i crocevia col commercio illegale e mafioso e si comprano Firenze riciclando danaro sporco e spesso anche insanguinato. Ecco lo snodo cruciale. L'unificazione mondiale non può esser affidata alla cultura della superiorità dell’Occidente la cui etica è un'etica di sopraffazione, di contrapposizione e di violenza. E' senza sbocchi e senza speranza.
Cosa voglio dire? Che urge dare spazio al processo di trasformazione culturale dal basso. L’ordinanza contro i lavavetri non ci aiuta in questo. E’ un messaggio distruttivo.
L'associazionismo solidale che tenta giorno per giorno, faticosamente, di risolvere i problemi dell’immigrazione con esperienze concrete e positive di integrazione, che dà forma, visibilità e concretezza a un'anima della città tollerante, accogliente, critica verso le mura che il potere eleva fra "noi" e gli "altri", anche in questa occasione deve assolvere il suo compito ed esprimere la propria contrarietà verso uno strumento puramente repressivo e inefficace che rischia di bruciare un lavoro positivo di anni. Enzo Mazzi
Sparata finale per soluzione una volta per tutte:
Bombardamento dell'Iran: 1200 obiettivi. Soltanto. Perchè la forza dell'America giova a tutti noi. (Dai giornali)
Oppure:
La vita attuale è inquinata alle radici. L'uomo s'è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l'aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. Il triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V'è una minaccia di questo genere in aria. Ne seguirà una grande ricchezza... nel numero degli uomini. Ogni metro quadrato sarà occupato da un uomo. Chi ci guarirà dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente al pensarci soffoco!
Ma non è questo, non è questo soltanto.
Qualunque sforzo di darci la salute è vano. Questa non può appartenere che alla bestia che conosce un solo progresso, quello del proprio organismo. Allorché la rondinella comprese che per essa non c'era altra possibile vita fuori dell'emigrazione, essa ingrossò il muscolo che muove le sue ali e che divenne la parte piú considerevole del suo organismo. La talpa s'interrò e tutto il suo corpo si conformò al suo bisogno. Il cavallo s'ingrandí e trasformò il suo piede. Di alcuni animali non sappiamo il progresso, ma ci sarà stato e non avrà mai leso la loro salute.
Ma l'occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c'è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l'uomo diventa sempre piú furbo e piú debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l'ordigno non ha piú alcuna relazione con l'arto. Ed è l'ordigno che crea la malattia con l'abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del piú forte sparí e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati.
Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno piú, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po' piú ammalato, ruberà tale esplosivo e s'arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un'esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di lavavetri e di malattie.
(I. S.)
martedì 4 settembre 2007
Portogallo VI
O Mosteiro dos Jeronimos
L'edificio si presenta lunghissimo con una bella architettura di tipo barocco. Colpisce subito dal di fuori un portale stracarico di statue, di fregi, di riccioli e via dicendo. Non è la porta da cui si entra che è più sobria. A destra entrando la chiesa bella, aerea, per via di quelle colonne sottili e lunghe come alberi, in cima ai quali una grande ragnatela fatta di cerchi e di fili che si allacciano fra loro fa da soffitto. siamo davanti a quella bellezza un po' strana, un po' inquietante e anche un po' Kitsch che è lo stile manuelino. Non ha la semplicità del romanico né del Rinascimento italiano; non la pesantezza del gotico nordico, neppure la ridondanza del barocco. E' un po' una mescolanza di tutto con un pizzico di surreale, evoca quasi le favole grottesche dei fratelli Grimm. Il chiostro è un capolavoro, complice la luce che riveste d'oro quei ghirigori fantastici. Le tombe dei re sono come sempre pesanti e si scappa via volentieri. Invece è semplice quella di Pessoa (non lo sapevo, ma la parola in portoghese vuol dire persona) con sopra scritti alcuni suoi bei pensieri.
Paola, Belem quarta ((mercoledi) 22 agosto.
Foto allegate
domenica 2 settembre 2007
Portogallo V
Come ho visto Lisbona
Scrivo sulla terrazza assolata di fronte ai campi con le tre palmette che fanno paesaggio da America latina, con i costoni giallo ocra dietro. A quest'ora restano un po' in ombra, mentre la sera dientano dorati per la luce del tramonto. Noto che la striscia di marmo all'ingresso della terrazza ha venature azzurrine che la fanno assomigliare a un azulejo. Amalia che canta mi fa compagnia.
Credo che quando pensero' a Lisbona, vedro' soprattutto la rua Garrett che sale dall'elevator di S.Justa e s'inoltra fra i palazzi alti e stretti, dalle finestre anche loro lunghe e strette, fino alla Piazza de Camoes dove ci siamo seduti a riposare e a guardare Pessoa, anche lui seduto con la tipica espressione enigmatica al caffe' La Brasileira, dove usava sedersi abitualmente. Ora accanto a lui c'è sempre una sedia di metallo vuota dove si siedono i turisti per farsi la fotografia. L'abbiamo fatto anche noi. Rua Garrett rappresenta bene un aspetto di Lisbona elegante ma non lussuoso. Niente nella citta' ha l'aspetto del lusso. Come in una signora di buon gusto, che e' signora, ma non per ricchezza. La rua continua poi scendendo e le case diventano meno belle, piu' vecchie, e lo si vede anche dai molti azulejos sulla facciata. Anche questa parte che va verso S.ta Caterina e Sao Bento mi e' sembrata molto significativa.. Una Lisbona vecchia, piu' povera ma sempre dignitosa coi negozietti vecchissimi e le persone con l'aspetto quasi paesano. Anziane donne in nero e uomini piuttosto piccoli di statura, che abbassano lo sguardo quando passa lo straniero. Ho letto sulla guida che l'aspetto "conservatore" della citta' e' stato mantenuto volutamente dalla dittatura. E' stata comunque una scelta giusta perche' il centro di Lisbona non ha avuto intrusioni di stile e il moderno, molto bello del resto, e' tutto fuori, alla periferia. Una scelta felice anche quella di non ricostruire la chiesa do Carmo, semidistrutta dal terremoto del 1775. Cosi' senza dubbio e' certo piu' bella dell'orrenda ricostruzione del castello di Obidos, fatta con legno e cartapesta. Mi viene in mente, sentendo Amalia, che la citta' ancora si accompagna bene alla sua musica, al fado, espressione di un sentire popolare non moderno, ma non per questo meno vivo nel tempo. Come la canzone napoleana che e' bella ancora oggi e non solo a Napoli, anche se a Napoli ha una cornice piu' adatta. Quando l'ho sentita ammodernata (da M. Ranieri) mi e' sembrato perdesse molto, una vera offesa. Penso sia lo stesso col Fado. Non esco dal tema se ricordo le pastelarias che anche loro hanno fatto in genere la scelta giusta. Le loro pasteis piu' buone sono quelle tradizionali, con la crema brunita e caramellata che si vendono in grande quantita' e si mangiano in due bocconi. Le ho sempre accarezzate con gli occhi queste pastelerias mentre camminavo (tanto!) per le strade di questa citta' non chiassosa non invadente, un po' timida, un po' segreta.
E non e' un caso che si riconosca in Pessoa lo scrittore che la rappresenta.
Primo settembre ore 11 am
Paola.
Divagazione su Pessoa
Tabucchi parla della produzione letteraria pessoana come di "un baule pieno di gente" perché ci ha lasciato «i suoi molteplici spiriti ben impachettati in fascicoli manoscritti tenuti con lo spago e contrassegnati da firme diverse».
E' lo stesso poeta ad analizzare con estrema lucidità la sua eteronimia e a descriverla all'amico Adolfo Casais Monteiro nel 1935 in una lettera. Una caratteristica che inizia nell'infanzia e che persiste per tutta la vita:
Ebbi sempre, da bambino, la necessità di aumentare il mondo con personalità fittizie, sogni miei rigorosamente costruiti, visionati con chiarezza fotografica, capiti fin dentro le loro anime. Non avevo più di cinque anni, e , bimbo isolato e non desideroso se non di stare così, già mi accompagnavano alcune figure del mio sogno, un capitano Thibeaut, Chevalier de Pas e altri che ho dimenticato […]. Ciò sembra la semplice immaginazione infantile che si diverte con l'attribuire vita a fantocci e a bambole. Era però qualcosa di più: io non avevo bisogno di bambole per concepire intensamente quelle figure. Chiare e visibili nel mio sogno costante, realtà esattamente umane per me, qualunque fantoccio, poiché irreale, le aveva sciupate. Erano gente.
…Questa tendenza non passo con l'infanzia, si sviluppò nell'adolescenza, si radicò con la crescita, divenne alla fine la forma naturale del mio spirito. Oggi ormai non ho personalità: quanto in me ci può essere di umano, l'ho diviso tra gli autori vari della cui opera sono stato l'esecutore.sono oggi il punto di riunione di una piccola umanità solo mia.
…E così mi sono fatto, e ho propagato, vari amici e conoscenti che non sono mai esistiti, ma che ancora oggi, a quasi trent'anni di distanza, io ascolto, sento, vedo. Ripeto: ascolto, sento, vedo…E ne ho nostalgia
Come che sia, l'origine mentale dei miei eteronimi sta nella mia tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazione. Questi fenomeni, fortunatamente per me e per gli altri, in me si sono mentalizzati; voglio dire che non si manifestano nella vita pratica, esteriore e di contatto con gli altri; esplodono verso l'interno e io li vivo da solo con me stesso.
L'eteronimia è la manifestazione del labirinto di Pessoa, del vortice in cui si sente avvolto e sente che ogni uomo è avvolto. «L'eteronimia non è altro che la vistosa traduzione in letteratura di tutti quegli uomini che un uomo intelligente e lucido sospetta di essere» scrive Tabucchi.
Dio non ha unità,
come potrei averla io?
(da "Episodi")
Rientro e chiudo la finestra.
Mi portano il lume e mi danno la buona notte.
E la mia voce allegra dà la buona notte.
Magari la mia vita fosse sempre questo:
il giorno peno di sole, o addolcito dalla pioggia,
o tempestoso come se finisse il Mondo,
la sera mite e la gente che passa
guardarla con interesse dalla finestra,
l'ultimo sguardo amico alla quiete delle piante,
e poi , chiusa la finestra, il lume acceso,
senza leggere niente, senza pensare a niente, senza neanche dormire,
sentire la vita scorrere in me come un fiume nel suo letto.
E fuori un grande silenzio, come un dio che dorme.
(da Il guardiano di greggi - Poesie di Alberto Caei)