Chomsky a Firenze (post II)
L'area di Broca, che è vicina alle zone "motorie" della corteccia cerebrale che controllano i muscoli dell'apparato fonatorio (lingua, ecc.), sembra controllare la coordinazione di questi muscoli nel parlato: lesioni all'area di Broca provocano difficoltà nel parlare, ma non intaccano la comprensione. L'area di Wernicke, invece, che è più vicina alle aree che ricevono gli stimoli acustici (Herschel gyrus) e che le connettono (angular gyrus) con le aree della visione (corteccia visiva), sembra più legata alla elaborazione semantica: in caso di lesioni all'area di Wernicke la fonazione è fluente, ma senza senso, e la comprensione è persa. Entro certi limiti, sembra quindi che la distinzione tra significante e significato sia riprodotta anche al livello fisico delle strutture cerebrali.
In realtà, recentissimi studi svolti da Andrea Moro, un linguista attualmente all'Università San Raffaele di Milano, rivendicano un ruolo ancora più importante all'area di Broca, che è risultata coinvolta nell'uso delle regole effettive della lingua, ma non in quelle "finte" inventate dai ricercatori: ruolo che la candiderebbe (dal punto di visto chomskyano) a principale sede del linguaggio. Un resoconto di facile leggibilità, di mano di M. Piattelli Palmarini, è ora consultabile sul web.
vedi qui: http://www.bmanuel.org/courses/corling1-4.html
RENATO MINORE
Il linguaggio è una dote innata, confermate le teorie di Chomsky
ESISTE un'area specializzata che è localizzata nel nostro cervello, l'area di Broca, dal nome dello scienziato che l'ha identificata. In essa nasce la grammatica e, con la grammatica, ogni altra forma riguardante il nostro linguaggio. Con una conseguenza assai importante che lo riguarda: esso si impara d'istinto obbedendo alle regole dettate dalla biologia.
E' il risultato di una ricerca condotta in collaborazione tra Italia e Germania e pubblicata sulla rivista internazionale "Nature Neuroscienze". Secondo il suo responsabile, il linguista Andrea Moro dell'Università "Vita e Salute" del San Raffaele di Milano che ha condotto la sperimentazione con Maria Cristina Musso, Cornelius Wielle e Christian Buchel dell'Università di Amburgo, la scoperta dimostra soprattutto una cosa: l'esistenza di una struttura che organizza la cosiddetta Grammatica Universale, quella che è stata ipotizzata da Noam Chomsky.
Parliamo dell'esperimento condotto dall'équipe di Moro con Raffaele Simone, un linguista con cattedra a Roma che si è a lungo interrogato su questi problemi. Molte le questioni sul tappeto: il significato dell'esperimento, il rapporto con Chomsky, i possibili scenari futuri.
Professor Simone, come vanno valutati i risultati di questa ricerca?
"Si tratta di un'acquisizione assai interessante che dimostra una cosa fondamentale: la precisa localizzazione nel cervello delle strutture del linguaggio. Lo si sapeva in realtà dall'epoca di Pierre-Paul Broca, fin dall'800: ora lo si conosce in maniera più dettagliata. Sappiamo dove si collocano le categorie grammaticali, i nomi, i verbi. E' la conferma di quanto aveva intuito Broca: c'è una parte del cervello che ospita il linguaggio. E' un colpo a ogni idea spiritualista del linguaggio ancora circolante".
E' insomma quella del linguaggio una funzione innata?
" Il linguaggio è come una dote naturale, un patrimonio preesistente. E' un po' come camminare o come respirare.Non impariamo il linguaggio, ma le lingue. Noi ci addestriamo ad usarlo. E' una teoria questa che piace molto a chi considera la mente umana come un computer".
Da questa ricerca dell'équipe di Moro deriva una conferma alle idee di Chomsky?
"C'è come un doppio registro. Da un lato l'innatismo chomskiano viene confermato. Ma riceve anche un duro colpo la sua idea forte della creatività del linguaggio".
Cioè?
"Sapere che il linguaggio risiede nel cervello, significa che le sue capacità sono limitate, viene meno quella possibilità infinita di creare infinite frasi. E'una creatività di molto ridotta".
Continua al prossimo post (forse).
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