La umana Commedia VIII
Oggi - bis
(divertissement)
Si racconta che Inco Marcio, grande e ricco mercante amerikano che aveva ottenuto titolo azionari alla corte di Watican Street, dovendo accompagnare Carlo di Polonia in Mondolandia, sapendo che i suoi affari erano molto intricati e disseminatiin molti luoghi, e che non si potevano concludere velocemente, pensò di affidarli a diverse persone: rimase solo indeciso sul chi mandare a riscuotere i suoi crediti in America latina .
Il motivo della sua titubanza era che conosceva i "borgognoni" come uomini litigiosi, di carattere cattivo e sleali, e non gli veniva in mente nessun uomo così cattivo che potesse a loro opporre.
Dopo aver riflettuto a lungo su questo problema, gli venne in mente di far dimettere Celestino V e di risuscitare Bonifacio VIII perché fosse in grado di trovare un nuovo Carlo di Valois che andasse a mettere zizzania tra i fiorentini in modo da metterli gli uni contro gli altri e ridurrela Toscana sotto lo stretto controllo di Roma ladrona.
Mutatis mutandis ecco le cose come effettivamente andarono.
C'era nella patria di D.Chisciotte un notaio antiveggente che, con la macchina del tempo, a due secoli di distanza, era riuscito ad leggereil cap. 18 del Principe di Machiavelli là dove si dice precisamente così: Debbe, adunque, avere uno principe gran cura che non li esca mai di bocca una cosa che non sia piena delle soprascritte cinque qualità, e paia, a vederlo et udirlo, tutto pietà, tutto fede, tutto integrità, tutto relligione. E non è cosa più necessaria a parere di avere che questa ultima qualità.
Questo notaio provava grandissima vergogna quando doveva redigere un documento autentico, infatti, facevadocumenti falsi gratis meglio che chiunque altro a pagamento. Diceva il falso per divertimento, sia quando era necessario per la sua professione, sia quando non lo era, cosa che faceva senza nessuno scrupolo o preoccupazione.
Inoltre si divertiva e s'impegnava molto a far sorgere tra amici e parenti odi, scandali, inimicizie,dirthy triks e più ne scaturivano malvagità più era contento e divertito. Invitato ad assistere ad un omicidio o a qualsiasi altro reato, vi andava di propria volontà senza mai negarlo, e più volte si trovò a ferire e ucciderei con le proprie mani, provandone un gran piacere. Ma perché mi dilungo tanto a descriverlo? Egli era probabilmente solo il peggior uomo che mai fosse nato.
La potenza e la situazione sociale di Messer Inco Marcio a lungo protessero la sua malvagità, così che fu trattato con ogni riguardo sia dai privati cui spesso arrecava oltraggio, sia dai tribunali, di fronte ai quali si fosse venuto a trovare.
Essendosi ricordato del notaio predetto, Messer Inco Marcio pensò che fosse proprio la persona che la riottosità dei borgognoni richiedeva, e perciò dopo averlo fatto chiamare gli chiese di assumersi questo incarico in cambio di una cospicua ricompensa e della protezione della corte reale.
Carlo di Valois, ricevute da Messer Inco Marcio le lettere di raccomandazione firmate dal re e la procura per agire nelle veci del suo protettore, partì per l'America latina trovando alloggio in casa di suoi confratelli i quali svolgevano la professione illecita di usurai, e che gli riservarono ogni cortesia in onore di Messer Inco Marcio, e qui accadde che Carlo di Valois fu colto da infermità. I due fratelli fecero subito accorrere servitori e medici in modo che lo servissero e che facessero di tutto per fargli recuperare la salute. Ma ogni aiuto si dimostrò inutile, e visto che l'uomo era ormai anziano e aveva vissuto in maniera sregolata, i medici sentenziarono che peggiorava ogni giorno di più come colui che sta andando in contro alla morte….
Carlo di Valois allora, deciso a recitare la sua parte fino in fondo, mandò a chiamare il frate confessore dicendo che, nonostante si fosse già confessato in più e più occasioni, voleva confessarsi di tutti i peccati che poteva ricordarsi, dal giorno della sua nascita a quello della confessione; e per questo lo pregò di interrogarlo con precisione come se non si fosse mai confessato, senza avere riguardo e compassione per la sua condizione di infermo.
Il frate, che non si chiamava Adriana Zarri, lo rincuorò assicurandogli che erano peccati di piccola entità dei quali la sua anima non sia sarebbe dovuta preoccupare, in quanto era cose più che normali.
L'uomo di chiesa indagò allora sul suo passato da mercante, chiedendogli se non avesse mai truffato nessuno e Carlo di V. confessò che una volta gli era capitato di incassare più denaro del dovuto senza accorgersene, ma una volta resosene conto aspettò di poterli restituire per un anno, ma non avendo più avuto l'occasione di incontrare questa persona, aveva poi devoluto la somma in eccesso in beneficenza. Il frate vedendo che non c'era altro da fare assolse S. Carlo di V. e lo benedì considerandolo un sant'uomo, avendo creduto in pieno alle sue parole, cosa che avrebbe fatto chiunque sentendo parlare così un uomo in punto di morte.
Saputa della sua morte il santo frate convinse gli altri suoi confratelli accogliere il corpo di quel sant'uomo presso di loro; la mattina seguente si tenne la processione funebre a cui partecipò tutta la città e giunti in chiesa il frate che lo aveva confessato portò la sua vita ad esempio per tutti i credenti.
Questi lo lodò così a lungo e in maniera così convinta che tutti vollero, alla fine della messa, baciarlo e prendere un brandello delle sue vesti, e la notte stessa egli fu seppellito in una grande arca di marmo.
Tutti cominciarono ad adorarlo come ad un santo, cominciando a chiamarlo San Carlo di Boemia, attribuendogli molti meriti e miracoli.
Così visse e morì dunque S. Carlo di Castiglia il quale infine divenne santo.
E anche nel caso non fosse fosse così, la Grazia di Dio è così tanta che non guarda al nostro errore nel servirci di intermediari sbagliati per rivolgerci a lui, ma solo alla purezza della nostra fede, come se rivolgessimo le nostre preghiere ad intermediari legittimi.
Ed è per questo che noi, nel pieno della pestilenza, ci ritroviamo in questa lieta e allegra compagnia, sani e salvi, lodando il suo nome e rivolgendoci a lui per ogni nostro bisogno, sicurissimi che ci ascolterà.
A questo punto Panfilo terminò la sua narrazione.
Ciao, caro Stigli! Ho messo anch'io sul blog un calendarietto come il tuo; grazie per l'idea! Ti scriverò presto, senz'altro prima di Pasqua. Ho dei consigli da chiederti! Baci, Eunoè
RispondiEliminaRicevuto. Tanta spazzatura per le strade a Napoli?
RispondiEliminaIn città, no; Il problema è nelle zone più periferiche. La mia ultima esperienza scolastica è stata avvilente! Dove sono i miei alunni dell'anno scorso? AIUTO!!!
RispondiEliminawowo.........ciaooooooo......come va??????????????a me serve ser ciappelletto nn teeeeeeeee
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