Agrodolce della vita
Poppi, Casentino, 25 Aprile
Ieri al castello di Poppi ho ascoltato Michele Battini che presentava il suo libro “Peccati di memoria”, la mancata Norimberga italiana Laterza ed, 2003, pg.190, E. 15.
Ho visitato – nello stesso Castello - la mostra sul periodo della Resistenza qui in Casentino. Ricordi già presenti sono riemersi con la forza della documentazione, anche fotografica.
Il messaggio del post è ancora quello: “ora e sempre Resistenza”. Una cosa mi ha chiarito il Prof. Battini – Università di Pisa – ex allievo di Franco Sbarberi mio compagno d’infanzia –Università di Torino-Sassari, presentatore e moderatore, presente il Sindaco – Carlo, mio fratello minore, diciamo anche questa, Francesco Goretti, compagno d’infanzia, archivio vivente della memoria partigiana, Lola Poggi, compagna di gioventù, collega dei primi anni d’insegnamento, ex Segretaria d’Ambasciata alla delegazione italiana dell’Unesco, Sandro Brezzi, grande segretario della storica biblioteca di Poppi, e poi amici parenti conoscenti, tra cui un distinto nobile anziano signore che mi fa sapere di essere un lettore del mio blog e di stampare le parti che rievocano memorie casentinesi: momenti d’intimità sociale che non interessano minimamente a chi inciampa su questo post, ma che servono a Barbabianca per far capire, se ce ne fosse bisogno, che non di soli biscioni vive il mondo, non di sole frustrazioni vive un blog. La vita è come la natura a primavera: più la soffochi e più viene fuori. Eros e Thanatos. In Casentino, oggi 25 Aprile, qui con Paola, stando abbracciato ad Eros, guardo negli occhi Thanatos, che abbassa i suoi. Sensazione dolce del sapore del sangue quando ti spacchi un labbro.
Michele Battini, giovanissimo, faccia simpatica, linguaggio semplice e concreto, mi ha chiarito questo: dopo il Giugno del 44, presa di Roma e fosse Ardeatine, il comandante in capo della Wermacht Kesserling, stabilì una fascia di protezione che andava da Roma alla linea Gotica, ancora non ultimata: in questo spazio si dovevano garantire le operazioni militari dei tedeschi dalle incursioni dei civili in armi, per garantirsi un tempo di ritirata sufficiente per la messa in opera della detta linea. Una specie di zona rossa dove erano consentite operazioni di repressione più dure di quanto in uso nelle tradizionali regole di guerra. Ho capito così che le stragi di Vallucciole, Partina, Moggiona, S.Pancrazio…non sono state casi eccezionali dovute all’efferata crudeltà delle SS guidate dalle spie fasciste; anche l’esercito “regolare” tedesco ha compiuto stragi come al Padule di Fucecchio, Civitella. Tutto in base alle disposizioni di Kesserling che non faceva parte delle SS.
Insomma, cari amici, questa è la guerra; tutto rientra nella logica; non c’è irrazionalità nella strage e negli stupri di Moggiona: è appunto la Legge della guerra. Anche quella di Nassijria. Mi dispiace; l’ho dovuto dire, ma è già scritto nell’art.11 della Costituzione. Una volta che tu dici sì ad una guerra diventi complice delle sue efferatezze e, se paghi le tasse, dai il tuo diretto contributo pagando di tasca propria.
La guerra deve diventare un tabù come l’incesto: al tempo di Caino ed Abele, al tempo dei Faraoni l’incesto era ammesso, ora non più. Understood?
Con questo finale ho quasi rovinato il titolo: Agrodolce della vita.
Franco Sbarberi, mio indimenticato docente di Dottrine politiche all'università di Sassari. Splendido post. Buona giornata della liberazione! Claudia
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