Il mio XXV Aprile
La famiglia col carretto
Era il mezzo di trasporto-merci di allora: il carretto con due ruote, il pianale e due stanghe: si poteva tirare o spingere, a seconda. Quando, ai primi di agosto del 1944 il comandante tedesco avvisò D.Cristoforo, parroco di Lierna, che nel giro di poche or il paese sarebbe stato evacuato completamente per destinazione Romagna, la famiglia si mise in moto. Prima cosa l’infornata del pane, poi carne insaccata o salata, patate, verdure, un po’ di biancheria, quindi partenza per Poppi, il capoluogo, via Avena, Poggio Bandiera, la Torricella, il Ponte. L’uomo, giovane e forte, manda il carretto; la donna, piccola e bruna, un volto tirato in cui l’emozione del momento si esprime attraverso gli occhi scuri e belli. Stretti intorno a lei i quattro ragazzi, 11, 8, 6, 2 anni ancora non compiuti. L’ultimo a giòggiolo del padre o in collo alla madre, a turno. La strada, dopo Avena è in leggera discesa e tutto procede liscio. La giornata è serena, i campi coperti di covoni da grano, le piante di patate preparavano il più bel raccolto degli ultimi anni: intorno pace (si fa per dire) e silenzio; un silenzio particolare. Quando il carretto con i suoi esseri umani arrivò all’altezza della Torricella, a ridosso del paese, una donna in lacrime si fece incontro al gruppo e, tra i singhiozzi, riuscì a spiegare alla famigliola sbigottita che i tedeschi stavano rastrellando tutti gli uomini per portarli in Germania. Breve consulto e cambiamento di programma: l’uomo lasciò le stanghe del carretto alla donna aiutata dal più grande dei figlioli, caricò il piccolo sopra una coperta, e sparì tra i campi di granturco; la donna, un po’ sbiancata in volto, cominciò a spingere il carretto, attraversò il passaggio a livello, girò alla curva che dava alla stazione, imboccò via Roma e si avviò verso il Piazzone. Lo spettacolo fu improvviso: la piazza, delimitata da due lunghi portici, era piena di uomini seduti e silenziosi, disposti lungo le arcate come un grande nastro funebre, il centro della piazza era occupato da una pattuglia tedesca di cinque sei uomini col mitra in mano. Nessun rumore, non di ordini o minacce, niente raus né arbeit; il carretto ebbe un attimo di indecisione, poi, superato l’angolo della bottega del Grechi, fu spinto verso il ponte sull’Arno, direzione Poppi. La pattuglia non si mosse, non fu chiesto nessun lasciapassare né ispezionato il carico: il carretto scivolò con la donna e i quattro bambini nel silenzio irreale di quel Piazzone rimasto con la sua grande bocca spalancata ammutolito come non era stato dal tempo della battaglia di Campaldino, quando il conte Guido Novello l’attraversò con tutti i suoi armati in fuga dalla battaglia; come non era stato - due secoli dopo - al momento della resa dell’ultimo dei conti Guidi alla Signoria fiorentina. Il carrettino e i cinque umani- come per magia - volarono rasente al suolo polveroso e sterrato della piazza come scivolassero su un cuscino d’aria, attraversarono il ponte sull'Arno e si fermarono a Poppi, in cima alla via che dà sul Pratello, ultima casa a destra, proprio davanti al castello.
Era il 7 agosto 1944.
I protagonisti del racconto si chiamavano Cipriano (34 anni), Pia(36), Urbano(11), Cipriana(8), Sergio(6), Carlo(2).
Nota aggiuntiva:
(Quello che segue è il racconto di D.Cristoforo, il prete che mi ha passato a comunione. I fatti da lui descritti risalgono a poche settimane prima del viaggio col carretto. Bastiano, coltivatore diretto, era lo zio paterno di Cipriano)
Il primo venerdì del mese era festa. A un certo momento vengono a dirmi che il maresciallo di Poppi mi aspetta a casa. Hai! - dissi fra me - con questi tempi, non c'è da aspettarsi niente di buono.
Entrai in cucina e subito:
- Reverendo conosce queste persone: Cipriani Sebastiano, Irma, Carmela, e Angiolo Baleni?
- Senz'altro, - risposi - è buona gente, che cosa c'è di nuovo?
- Ho l'ordine ,di arrestarli... hanno dato rifugio a due prigionieri Inglesi.
- È vero, ma hanno fatto come si farebbe tutti... come rifiutarsi?
- Lo so, ma come si fa ora?
Pensò un poco e aggiunse: li faccia fuggire, e dirò che non li ho trovati!
Corsi a portare la brutta notizia, e in quattro e quattrotto la casa si vuotò. Il maresciallo poco dopo bussò e ribussò alla porta, gridò più volte: « Cipriani, Cipriani... ".
- Nessuno, disse, e se ne andò.
- Per tre giorni ritornerò alla solita ora, intesi?
-D'accordo, risposi.
Il sabato mattina puntuale il carabiniere alle ore 10. Non volle ripetere la commedia del giorno precedente. Due chiacchiere e via... C'era da star contenti, ma la faccenda sarebbe andata così liscia? La domenica mattina aspettai invano. Nessuno si fece vivo. Preoccupazione, inquietudine... brutti presentimenti... Finalmente verso le ore 14 venne lo scalpellino di Avena. A nome del segretario del fascio di Avena e Lierna, disse di mandar giù le quattro persone.
- No, dissi, assolutamente no!
- Ma siete matti! Se scappano vi bruciano il paese, mandateli giù, ci sono i carabinieri... li interrogano e li rimandano a casa.
L'eccitazione, il tono irato e imperioso, le minacce, confermarono il mio proposito.
Rivolto al Cipriani: ({ andate via... subito, sparite, non vi fate più vedere! ».
L'inviato impermalito, arrabbiato, corse a raccontare tutto ad Avena. I ,quattro fuggirono a Greppi del fratello di Bastiano. Da Avena dopo lo scalpellino, eccoti il sensale: Vagnoli Pietro o Casone e anche Pietro di Frullo; come lo chiamavano tutti! Era in buone relazioni con Bastiano e a forza di chiacchiere, con le belle e belline, come dice il popolo, lo convinse a presentarsi. Nel frattempo - era la ,chiesa piena - mi affrettai per la funzione vespertina. Non potei rivederli! Giornata piovosa ,triste, di Novembre. La stagione tediosa aumentava il malessere e il fastidio! Introdotti nel salotto del segretario del fascio, i due carabinieri venuti da Poppi, non ebbero il coraggio di arrestarli.
- Arrivate giù a Poppi, - dissero - veniamo anche noi!
Il maresciallo se li vide davanti ... non restò che serrarli in camera di sicurezza. Verso sera eccoti Maria, moglie di Bastiano! Piangeva e si disperava.
- Perché - dissi - sono andati giù? Perché si son presentati? Chi l'ha consigliati?
- È stato Casone, ha detto che non li avrebbero fatto niente ... volevano parlare con loro e poi li rimandavano a casa!
- Era un inganno... L'hanno fatto apposta... sapevo che l'avrebbero arrestati!
Cercai di rassicurarla. La trattenni a lungo con noi, in casa. AI mattino sarei andato a Poppi! La notte non chiusi occhio! Il bando tedesco minacciava la pena di morte per chi dava rifugio ai prigionieri alleati. Pensavo e ripensavo a quei quattro disgraziati ... avevo paura, tutto poteva accadere. Non si faceva giorno: giravo e rigiravo nel letto senza prendere sonno. Il lunedì mattina corsi a Poppi in caserma.
- Maresciallo, ma allora ...?! Perché li avete arrestati, non mi aveva promesso... Quel poveretto si storceva, si struffava le mani ... andava avanti e indietro... agitato, sconvolto ... Come il disgraziato Don Abbondio si trovava fra due fochi. Capii anche troppo bene la sua situazione... erano state fatte pressioni perché li arrestasse e non poteva dirlo. Da chi? Non certo dai Tedeschi... Erano Italiani...
- Li rilasci - dissi - sono brava gente, non si occupano di politica, di partiti.
- Non posso, arresterebbero me con loro...
- E allora che cosa ne farete? Dove li manderete?
- Non so niente, non so neppure che cosa fare.
Otto o dieci giorni di camera di sicurezza. Poi il Maresciallo li consigliò di presentarsi a Perugia. Qui erano stati fermati i due prigionieri e messi in campo di concentramento. In tasca avevano gli indirizzi dei quattro malcapitati. Bombardamenti, strade interrotte, ferrovie altrettanto,come trasportarli a Perugia? Per tentare, Cipriano Cipriani offrì il camioncino. A proprie spese, spontaneamente, si consegnarono al carcere di Perugia. Un mese in gattabuia e perché andò bene! Due o tre volte Cipriano volò a trovarli. Portava il pane, i vestiti e qualche altra cosa da mangiare. Fu veramente eroico. Viaggiò in mezzo alle bombe e agli ostacoli di ogni genere. Verso la fine del mese, consigliai Cipriano di far scrivere una lettera al comando tedesco di Perugia. Irma la figlia maggiore con parole semplici e schiette raccontò tutto. Un ufficiale tedesco venne subito e li fece scarcerare, protestando di non sapere niente di tutta la faccenda. La mattina del primo venerdì di Dicembre erano nella mia cucina. Bastiano non finiva più di raccontare le sue avventure. Soddisfatto, ripeteva le parole dell'ufficiale tedesco che indignato voleva sapere chi aveva fatto mettere in carcere un padre di famiglia e quei figlioli innocenti. Non era il primo caso che i repubblichini incolpassero i tedeschi di arresti e uccisioni fatti da loro. Io vidi nel fatto ('assistenza di Dio. Il Sacro Cuore volle ricompensare con la liberazione chi ogni mese - uno dei pochi uomini - ascoltava la messa e si comunicava in suo onore! L'avventura cominciò il primo venerdì del mese e si concluse in quello successivo, a lieto fine. Dopo la liberazione, qualcuno si offrì per vendicare i quattro contro chi il aveva fatti incarcerare, ma Bastiano non volle, preferendo il perdono. Naturalmente non furono colpevoli il Sensale e lo Scalpellino. Essi agirono per ordine di altri in bona fede.
Cristoforo Mattesini, Guerra e pace, Comune di Poppi, Quaderni della Rilliana 25 Edizioni Frusta Stia (Ar), pg 31 sgg
Il racconto di D.Cristoforo l'avevo già riportato qui Il racconto di una mia visita a Vallucciole in compagnia di Paola e Mariella.
Nota storica
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